“Sosteniamo lo sciopero dei lavoratori IKEA del 13 dicembre”

Negli ultimi giorni, a Roma, Milano e Bari la multinazionale svedese IKEA ha licenziato tre dipendenti con motivazioni insensate e inaccettabili. Ha licenziato Marica, perché non poteva iniziare il suo turno alle 7.00 di mattina in quanto madre separata di due figli di cui uno disabile. Ha licenziato Filippo, cardiopatico di 54 anni, perché dopo 18 anni in IKEA ha inviato con ritardo un paio di certificati di malattia.

 

Newsletter n. 36/2017 – Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo

Questa settimana ti consigliamo: 

[Italia] Sosteniamo lo sciopero dei lavoratori IKEA del 13 dicembre!

Solidarietà con i lavoratori licenziati di IKEA!

Negli ultimi giorni, a Roma, Milano e Bari la multinazionale svedese IKEA ha licenziato tre dipendenti con motivazioni insensate e inaccettabili. Ha licenziato Marica, perché non poteva iniziare il suo turno alle 7.00 di mattina in quanto madre separata di due figli di cui uno disabile. Ha licenziato Filippo, cardiopatico di 54 anni, perché dopo 18 anni in IKEA ha inviato con ritardo un paio di certificati di malattia. Ha licenziato Claudio, perché la sua pausa è durata 5 minuti in più.

Colpirne uno per educarne cento. Questa è la strategia che padroni, capi e capetti senza scrupoli mettono da sempre in atto per seminare terrore e garantirsi l’asservimento dei lavoratori. Questa è la motivazione reale dei licenziamenti di Ikea, questo è il piano spietato che ha escogitato, il regalo di Natale che ha confezionato per i suoi dipendenti. Nel caso di Roma in particolare, il licenziamento di Claudio, iscritto al sindacato di base CUB, è la lezione che ha voluto impartire ai dipendenti del punto vendita che in passato si erano mobilitati e avevano lottato contro l’arroganza padronale di Ikea.

MA NON SONO I PADRONI AD ESSERE FORTI! SONO LA CLASSE OPERAIA E LE MASSE POPOLARI CHE ANCORA NON HANNO FATTO VALERE LA PROPRIA FORZA!

I licenziamenti criminali di IKEA sono l’ennesima dimostrazione della debolezza dei padroni, dimostrano che i capitalisti e i governi loro asserviti non hanno altra soluzione per tentare di sopravvivere alla crisi del loro sistema che non sia quella di fare la guerra ai lavoratori e alle masse popolari, in nome dell’accumulazione del profitto.

Organizzarsi per rispondere e prevenire gli attacchi del padrone è l’unico modo sicuro per mantenere il posto di lavoro, anche se precario. La mobilitazione e l’organizzazione dei lavoratori è il peggiore incubo di ogni padrone, perché nella lotta contro la classe operaia organizzata sa bene di non poter vincere!

Per questo approfitta dell’attuale debolezza e disorganizzazione dei lavoratori per reprimere e prevenire ogni protesta, sciopero e/o rivendicazione.

Ma i lavoratori non devono cadere nella trappola dei padroni!

Bisogna promuovere in ogni azienda Organizzazioni Operaie che trasversalmente alle sigle sindacali e promosse dagli stessi lavoratori prendano in mano la situazione in azienda e svolgano un ruolo analogo a quello che fu dei Consigli di Fabbrica nel nostro paese negli anni ’70 (prima che i limiti dei loro promotori e l’opportunismo dei sindacati di regime non li trasformassero in un apparato burocratico). Per difendere i posti di lavoro esistenti e crearne di nuovi, la classe operaia deve prendere la testa della mobilitazione popolare, porsi come nuova autorità di governo del paese a partire dal governare la propria azienda imponendo al padrone con la lotta e l’organizzazione le proprie regole!

Costituire in ogni azienda organizzazioni operaie e in ogni azienda pubblica organizzazioni popolari che lottano per un Governo di Blocco Popolare!

 

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·        [Centro-Italia] Tra macerie e ricostruzione, l’esperienza del Gruppo di Ricerca “Emidio di Treviri”

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·        [Internazionale] Un operaio statunitense racconta la democrazia operaia nella Russia di Stalin

 

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Da Resistenza n. 11-12/2017

Al link trovi il numero completo da scaricare anche in formato word e PDF.

 

La Situazione politica in Italia e i compiti dei comunisti

Quattro tesi sulla crisi politica e sulle prospettive della lotta di classe in corso

1. Il regime delle larghe intese fa acqua in tutti i paesi imperialisti (sia d’esempio la Germania, capofila della grande coalizione) e anche in Italia. I vertici della Repubblica Pontificia non riescono più a garantire stabilità di governo passando dalle elezioni. Il timore di una vittoria del M5S, che già nel 2013 ci è andato vicino e che nel frattempo ha conquistato molti comuni, fra cui Roma e Torino, li spinge a cercare soluzioni di emergenza: scendere a patti con il M5S oppure trovare un pretesto abbastanza grave e credibile per rinviare ancora le elezioni oppure avanzare nella cessione di sovranità nazionale in modo da vincolare ancora più strettamente il governo ai dettami della Comunità Internazionale degli imperialisti europei, USA e sionisti… (Leggi tutto)

Si sente la mancanza del vecchio PCI “nonostante i suoi limiti”? No, si sente la necessità di un partito comunista che superi quei limiti!

Lettera alla Redazione

 Cari compagni,

durante una manifestazione in occasione dello sciopero del 27 ottobre, un operaio con la falce e martello nel cuore mi ha detto, un po’ sconsolato perché in piazza c’era poca gente, che “si sente la mancanza del PCI (di quello vecchio) nonostante i suoi limiti. Oggi le masse non lottano più nemmeno per difendere le loro conquiste”.

Siccome stavo volantinando, gli ho risposto un po’ di fretta che è vero che per i lavoratori era meglio quando c’era il PCI grande, ma bisogna mettere in fila le cose: come è diventato grande il PCI, perché poi si è disgregato ed è degenerato fino a partorire gente come Bertinotti da una parte e Renzi dall’altra, che relazione c’è tra lo stato delle masse e le dimensioni del PCI… (Leggi tutto)

 

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Il segnale dell’Aurora – Le conquiste dei primi paesi socialisti

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La Resistenza – Imparare dalla Resistenza per avanzare nella rivoluzione

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Devolvi il 5×1000 della tua dichiarazione dei redditi all’Associazione Resistenza

Il cinque per mille è una forma di finanziamento che non comporta oneri aggiuntivi al contribuente, dal momento che questi, tramite la compilazione dell’apposita sezione nella dichiarazione dei redditi, sceglie semplicemente la destinazione di una quota della propria IRPEF.

Se presenti il Modello 730 o Modello Unico Persone Fisiche:

·Compila la scheda sul modello 730 o Modello Unico Persone Fisiche;

·firma nel riquadro indicato come “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative…”;

·indica nel riquadro il codice fiscale dell’Associazione Resistenza 97439540150;

Anche se non devi presentare la dichiarazione dei redditi puoi devolvere il 5 per mille:

·Compila la scheda fornita insieme al CU dal tuo datore di lavoro o dall’ente erogatore della pensione, firmando nel riquadro indicato come “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative…” e indicando il codice fiscale dell’Associazione Resistenza 97439540150;

·inserisci la scheda in una busta chiusa;

·scrivi sulla busta “DESTINAZIONE CINQUE PER MILLE IRPEF” e indica il tuo cognome, nome e il codice fiscale dell’Associazione Resistenza 97439540150;

·consegnala a un ufficio postale o a uno sportello bancario (che le ricevono gratuitamente) o a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (CAF, commercialisti, ecc.).

 

Promuovi il 5×1000 all’Associazione Resistenza SCARICA E DIFFONDI IL VOLANTINO  Fronte – Retro

Associazione Promozione Sociale – Codice Fiscale: 97439540150 –

Via Tanaro 7, 20128 Milano, Tel: 02.26.30.64.54, Email: ass.resistenza@libero.it, Facebook: Associazione Resistenza

 

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