Palestina, vergognosa repressione dell’Anp in Cisgiornania

I gravi fatti di Ramallah, in cui la polizia dellAnp ha represso brutalmente una manifestazione di solidarietà con i palestinesi di Gaza, massacrati da Israele e penalizzati dal miope comportamento punitivo del presidente Abu Mazen, hanno sollevato un’ondata di sdegno da parte di alcune figure particolarmente rappresentative.

 

Palestina, vergognosa repressione dell’Anp in Cisgiornania

I gravi fatti di Ramallah, in cui la polizia dellAnp ha represso brutalmente una manifestazione di solidarietà con i palestinesi di Gaza, massacrati da Israele e penalizzati dal miope comportamento punitivo del presidente Abu Mazen, hanno sollevato un’ondata di sdegno da parte di alcune figure particolarmente rappresentative come Hanan Ashrawi, membro del Comitato Esecutivo dell’OLP, e da parte di organizzazioni palestinesi fuori della Palestina.
 
La ridicola giustificazione per reprimere i manifestanti è stata, ufficialmente, quella di non permettere che una manifestazione politica, sebbene pacifica,  sciupasse la celebrazione del Ramadan.

In realtà è chiaro anche ai più fedeli sostenitori dell’Autorità palestinese che Abu Mazen, sebbene negli ultimi tempi abbia provato  a fare la voce grossa con gli occupanti, sia ancora nell’ottica di temporeggiare e non abbia ancora maturato l’idea che  la Grande marcia di Gaza ha rilanciato, sia a lui che ad Hamas, di riconoscere solo in Israele il comune nemico da battere.  

Al contrario, l’obiettivo primario di Abu Mazen sembra quello di sconfiggere Hamas e a questo scopo, erroneamente pensando di indebolirla, ha penalizzato i suoi impiegati e funzionari, compresi medici e infermieri, tagliando loro lo stipendio e rendendo sempre più difficile la vita a Gaza ma, al tempo stesso, perdendo sempre più la fiducia delle decine di migliaia di simpatizzanti di Fatah che oltre ad essere chiusi in gabbia da Israele si vedono costretti a vivere di sussidi a causa della geniale trovata dell’Anp.

In tutto questo, non solo non si indebolisce Hamas, ma si rinforza sempre più Israele, alimentato dalle divisioni interne ai palestinesi  che impediscono l’elaborazione di una strategia comune per ottenere ciò che secondo  il Diritto internazionale spetterebbe loro.

In realtà Abu Mazen, dopo aver minacciato di fare l’unica cosa che riscatterebbe  almeno parzialmente i palestinesi dal fallimento di Oslo, cioè interrompere la collaborazione con la sicurezza israeliana (letta dal 90% dei palestinesi come collaborazionismo) ha di fatto limitato a parole cui non sono seguiti fatti,  le sue sacrosante minacce.

Come ha scritto più volte l’onorevole Hanan Ashrawi, sono in Palestina si può assistere all’assurdo dell’occupato che garantisce la sicurezza dell’occupante, cioè del suo oppressore il quale, peraltro,  quotidianamente si macchia di crimini verso il popolo che opprime.

E’ quindi giunta come un raggio di lucidità politica e di onestà intellettuale la dura condanna che la Ashrawi ha fatto pervenire in forma ufficiale alla stampa, dichiarando inaccettabile il comportamento della polizia e definendolo senza mezzi termini “una violazione della libertà di espressione, di associazione e di pacifico raduno, in completa contraddizione con i principi  sanciti dalla Legge fondamentale e dal Patto internazionale sui diritti civili e politici che la Palestina ha sottoscritto nell’aprile 2014.
” La frase conclusiva del suo comunicato non si limita ad una condanna dell’operato poliziesco, ma sembra dare un’indicazione impositiva al governo palestinese affermando che “è imperativo lavorare per salvaguardare i diritti e la libertà di tutti i palestinesi”

 Forse le dichiarazioni della Ashrawi, data la sua autorevolezza, faranno uscire di galera le decine di manifestanti arrestati, ma non cancelleranno la tristezza e la vergogna che diversi palestinesi hanno espresso in alcune inteviste estemporanee sia nella Striscia di Gaza che in Cisgiordania, nel considerare che la polizia palestinese, impotente verso i soldati occupanti, reprime lo stesso popolo di cui è figlia e che dovrebbe proteggere.

Anche l’UDAP, l’Unione Democratica Arabo Palestinese in Italia ha espresso dura condanna verso l’Autorità palestinese responsabile della repressione poliziesca e la stessa accusa l’ha rivolta all’OLP accomunato all’Anp attribuendo “completa responsabilità e conseguenze alla dirigenza dell’Autorità e dell’OLP. Questa barbara repressione va contro qualunque principio del nostro popolo e della sua lotta.” L’UDAP, nel suo durissimo  comunicato accusa l’Anp, in seguito alle sanzioni economiche imposte alla popolazione di Gaza, di essere “mero strumento di guardia dell’entità sionista” ed  invita le comunità arabe e palestinesi in Italia e in Europa a “far pressione sulle ambasciate palestinesi e sulle rappresentanze dell’Autorità palestinese all’estero … affinché cessino le sanzioni contro la Striscia di Gaza.”
Le Ambasciate non hanno ancora diramato i loro comunicati e probabilmente stanno valutando se scegliere  la linea di condanna del membro del comitato esecutivo dell’OLP o se  restare sotto l’egida dell’ANP nonostante ormai sia fin roppo chiaro che rappresenta poco più che se stessa e comunque non certo i palestinesi che stanno lottando per il riconoscimento dei diritti del loro popolo.

di Patrizia Cecconi

Gaza, 14 giugno 2018

da: www.lantidiplomatico.it

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