John Elkann è “bel cavaliere”

“Questi cavalieri. Troppi Cavalieri Quanti Cavalieri.”. Aveva ragione Il Principe de Curtis in arte Totò, interpretando un vessato commesso di Farmacia sollecitato a servire, appunto un Cavaliere, nel film ‘Fifa e Arena’.

Per il 2 Giugno è consuetudine che il Capo della stato nomini, per la Festa ella Repubblica, una serie di personalità italiane che si sono distinte in vari settori dell’industria e del commercio portando anche, come dire, lustro al nostro Paese.

Questa onorificenza non è mai data ad un lavoratore di una fabbrica, un precario della Scuola, un rider, una partita Iva , un piccolo commerciante, un bracciante, uno stagionale, no,  va sempre a qualche milionario di turno che, a torto o a ragione, si serve comunque del lavoro delle figure nominate precedentemente. Sarà populismo, ma siamo populisti! Il problema è un altro.

Quest’anno la grande novità è rappresentata dalla nomina a Cavaliere del Lavoro di John Elkann, presidente di Stellantis, già FCA, Fiat etc etc che, a parte cosa presiede, davvero sembra una onorificenza quantomeno surreale. Immeritata, poco chiara, a dir poco.

Perché? Se dovessimo seguire la retorica dell’onorificenza, dovrebbe essere data a chi rappresenta l’eccellenza italiana. Oltre a seguire un’etica dell’impresa, su questo aspetto ci ha pensato l’articolo 41 della Costituzione.

Tutte prerogative che il rampollo della famiglia Elkann non sembra affatto avere.

Da Presidente, di quella che una volta era la Fiat, è stato decisivo nella nomina di Sergio Marchionne ad amministratore delegato dell’azienda automobilistica che attuò una vera e propria restaurazione padronale nell’ambito delle relazioni sindacato-impresa con l’accordo per lo stabilimento Fiat di Pomigliano D’Arco.

Quell’accordo, sancì il colpo di grazia allo Statuto dei Lavoratori, in quanto oltre alla flessibilità selvaggia, metteva in discussione diritti indisponibili come quello allo sciopero e alla rappresentanza.

Inoltre, dalle riassunzioni nello stabilimento campano, furono esclusi i lavoratori iscritti alla Fiom, che denunciarono appunto la discriminazione. Il 21 giugno 2012 il tribunale di Roma condannò la Fiat per discriminazione. Non sembra che John si sia mai dissociato da Marchionne.

Il rampollo di casa Agnelli è stato protagonista dal trasferimento dalle sede fiscale in Olanda. Un gesto non proprio patriottico, quando per anni la sua famiglia ha intascato a fondo diretto e non, miliardi sia di euro che di lire dallo Stato italiano, ergo soldi dei cittadini italiani.

A tal Proposito, per rispettare le tradizioni di famiglia, Fiat Chrysler ha ottenuto in piena crisi economica-pandemica, un prestito a garanzia statale di bel 6,3 miliardi di euro.

Forse non è finita qui, dobbiamo ancora aspettare quanti posti di lavoro saranno sacrificati negli stabilimenti italiani per la fusione con Peugeot con la neonata Stellantis.

Con questo referenze, quindi, la Presidenza della Repubblica, lo ha nominato Cavaliere del Lavoro.

Quando Silvio Berlusconi fu condannato per frode fiscale partì una campagna mediatica per chiedere la revoca dell’onorificenza, ora, non hanno nulla da obiettare i dipendenti del gruppo Gedi- su questa nomina?

Pensiamo proprio di no, si comporteranno come il Geometra Calboni. perché in fondo John Elkan è “un bel Cavaliere.”

Angelo Brunetti

John Elkann è “bel cavaliere” – DALL’ITALIA – L’Antidiplomatico (lantidiplomatico.it)

 

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