Armi autonome: chiusa senza un’intesa la Conferenza all’Onu

Nell’incontro tenutosi a Ginevra dal 13 al 17 dicembre non è stato raggiunto un accordo per arrivare ad una normativa che stabilisca il primato del controllo umano, e non dell’intelligenza artificiale, nell’utilizzo di armi letali

La sesta Conferenza di revisione della Convenzione sulla proibizione o limitazione dell’uso di alcune armi convenzionali si è conclusa senza un accordo. L’incontro si poneva, tra gli obiettivi, quello di riconoscere la necessità di tracciare norme e linee morali per assicurare un controllo umano sull’uso delle armi autonome letali. E aveva anche l’ambizione di iniziare i negoziati su uno strumento giuridicamente vincolante. La Conferenza è invece terminata con l’indicazione a “considerare proposte”, ad elaborare possibili misure “prendendo in considerazione protocolli esistenti”, rinviando tutto a nuove discussioni nel 2022.

Cosa sono le armi autonome
A differenza delle armi semi-autonome, quelle completamente autonome sono gestite da sensori e software. Utilizzano nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e il riconoscimento facciale. Lo scenario, per ora visto nelle trame di alcuni film ma già in parte sviluppato dalla tecnologia, è quello di carri armati, sottomarini, robot e flotte di droni che colpiscono obiettivi senza la supervisione umana. In un rapporto dell’Onu, pubblicato a marzo, si sottolinea che il primo attacco autonomo con droni sarebbe già avvenuto in Libia. Alcuni Paesi, tra cui Stati Uniti e Russia, hanno destinato ingenti somme allo sviluppo di queste armi. Complessivamente, i dati sulla spesa militare nel mondo sono drammatici: si registra un raddoppio, dal 2000 ad oggi, a livello globale, arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari all’anno, di fronte alle tante guerre, molte dimenticate, che affliggono il mondo.

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

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