[Sinistrainrete] Michele Castaldo: Sui valori della resistenza

La giornata del 25 aprile 2022 ha posto sul tappeto il quesito dei quesiti politici: perché era giusto essere resistenti in Italia unitamente alle truppe angloamericane nella lotta contro il nazifascismo dopo il 1943, mentre c’è più di una remora a sostenere la resistenza armata dell’Ucraina di Zelensky contro la Russia di Putin che ha invaso e in parte occupa il paese limitrofo. Inutile girarci intorno: è una questione storica molto complicata e si cammina sempre sul filo del rasoio. E se la sinistra è frammentata da posizioni diverse sullo stesso fatto vuol dire che c’è da riflettere. E per riflettere è necessario spogliarsi delle vesti ideologiche, analizzare i fatti nudi e crudi del passato e fare la stessa operazione con i fatti di oggi senza l’uso di comodi meccanicismi ideologici, ma con lealtà. Solo a quel punto si è realmente credibili oltre le strumentalizzazioni della propaganda di parte. Chiediamo troppo? Pazienza, chi ci sta ci sta e chi no, amen.

C’è qualche analogia tra i fatti della resistenza in Italia contro il nazifascismo dal 1943 al 1945 con la resistenza ucraina contro la Russia? Analizziamo i fatti.

Prima questione: La NATO nasce il 4 aprile 1949, dunque a guerra finita e come “difesa” contro l’Urss temuta come insieme di popolazioni e etnie che cercavano una propria via per sottrarsi al dominio euro-atlantico, quella potenza economica, politica e militare che aveva fino a quel momento dominato il mondo. Altrimenti detto: la NATO perciò nasce come difesa contro la rivoluzione dei paesi poveri capeggiati dall’Urss contro i paesi ricchi capeggiati dagli Usa.

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Il Pungolo Rosso: Gerusalemme: una Pasqua di provocazioni sioniste e di sangue – nel silenzio generale

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Gerusalemme: una Pasqua di provocazioni sioniste e di sangue – nel silenzio generale

di Il Pungolo Rosso

al aqsa israeli forces aim baton 15apr2022 afp edit 768x512 1Nelle scorse settimane Gerusalemme, e la moschea di al-Aqsa in particolare, sono state il luogo di una catena di provocazioni anti-palestinesi e anti-islamiche da parte delle autorità dello stato di Israele e delle organizzazioni dei coloni. [E ancora ieri, venerdì 29 aprile, nuovi scontri sulla spianata delle moschee con 42 feriti tra i palestinesi, secondo la Mezzaluna rossa.]

Sono prove di forza che schiacceranno per sempre le masse palestinesi e le indurranno alla resa? Assolutamente no. Come scriviamo nelle conclusioni: è da settantaquattro anni, dalla Nakba (1948), che i Palestinesi resistono. Invitti. Questa è la prova storica che la politica colonialista e razzista di Israele, fondata sulle espropriazioni senza fine, sulle discriminazioni da apartheid (che colpiscono anche una parte della stessa popolazione ebraica immigrata dal Corno d’Africa), su una repressione sistematica e spietata dotata delle tecnologie di avanguardia, non è in grado di piegare la resistenza palestinese che, come l’araba fenice, rinasce periodicamente dalle proprie ceneri. (Red.)

 

Una settimana di raid

Quella che è andata in scena presso la moschea di al-Aqsa nei giorni scorsi è stata la ripetizione di un medesimo tragico copione, che non è certo una novità nel quadro della persecuzione palestinese in Israele e nei Territori Occupati, ma ne rappresenta uno dei picchi più drammatici degli ultimi tempi.

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Pietro Ciampini: Dalla Rivoluzione scientifica alla rivoluzione industriale

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Dalla Rivoluzione scientifica alla rivoluzione industriale

Recensione al volume di Angelo Calemme

di Pietro Ciampini

Angelo Calemme, Dalla Rivoluzione scientifica alla rivoluzione industriale. Sulle condizioni marxiane dello sviluppo scientifico-tecnico, Milano, 2022, 448 pp.

Crystal Palace interiorRiannodando i fili delle sparse considerazioni di Marx (in particolare negli Hefte zur Technologie degli anni 1850-1857/1858 e in quelli preparatori al Capitale del 1857/1858, 1861/1863, 1863-1865) sulle leggi che regolano lo sviluppo della tecnologia scientifica, il libro di Calemme si propone di mostrare come, in accordo con il filosofo di Treviri, l’evoluzione scientifico-tecnica non sia riducibile ad uno strumento di sfruttamento del lavoro da parte del capitale, ma costituisca al contempo un’occasione di emancipazione del lavoro dell’uomo. La ripresa del progetto marxiano di una Storia critica della tecnologia ha allora innanzitutto la funzione di considerare la logica interna, troppo spesso trascurata dalla storiografia marxista, dello sviluppo della tecnologia scientifica:

[…] le grandi scoperte e invenzioni della Rivoluzione scientifica prima e industriale poi […] possiedono anche una natura, una “logica ontologica”, uno statuto di senso autonomo e irriducibile sia alla mera accumulazione dei risultati raggiunti dalle pratiche produttive nel corso dei millenni sia all’uso politico, sociale ed economico del lavoro da parte del capitale.1

Mediante un confronto con epistemologi come Koyré e Geymonat (ma anche con Husserl e Foucault), Calemme evidenzia quindi l’irriducibilità di questa natura tecnologica all’esito di mere innovazioni pratico-tecniche.2 Si tratta piuttosto di comprendere quella logica indipendente degli oggetti tecnologici che costituisce la modernità senza scadere nel «rozzo materialismo» secondo cui «lo sviluppo delle scienze e delle tecniche moderne segue leggi astoriche»,3 integrando dialetticamente la Critica dell’economia politica e la Storia critica della tecnologia in funzione dell’idea che il superamento del modo di produzione capitalistico sia vincolato ad una profonda comprensione delle leggi interne di sviluppo della tecnologia scientifica.

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Pierluigi Fagan: Ma…?

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Ma…?

di Pierluigi Fagan

Per trenta anni, noi occidentali, abbiamo vissuto dentro una credenza vastamente e profondamente condivisa per la quale il mondo doveva smetterla di frazionarsi in stati egoisti. Molto male proveniva dallo Stato. L’egoismo delle nazioni, i nazionalismi, i confini, la società non aperta, l’odio ideologico, il fascio-nazismo. Soprattutto, il frazionamento statuale impediva il venirsi a formare e liberamente funzionare dell’infrastruttura che unica ci avrebbe dato benessere, futuro, pace: il mercato.

Chi sapeva del mondo guardava con ironica compassione quelle frange di diseredati che cianciavano contro la “globalizzazione”, invidiosi dell’altrui competenza e merito nel sapersi destreggiare in un gioco che non sapevano giocare perché inetti. Eh sì, purtroppo è la dura legge della natura, la sopravvivenza del più abile e chi non aveva certe abilità era comprensibile provasse a lamentarsi del gioco invece che capire di non esser in grado di giocarlo accettando la propria minorità manifesta.

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Fabrizio Verde: Deindustrializzazione della Germania: così gli USA vogliono usare l’Ucraina per disinnescare Berlino

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Deindustrializzazione della Germania: così gli USA vogliono usare l’Ucraina per disinnescare Berlino

di Fabrizio Verde

La Germania post Merkel vive una fase decisamente turbolenta. Crescono le pressioni dell’opposizione tedesca e di alcuni membri della sua stessa coalizione sul cancelliere tedesco Olaf Scholz, per quella che viene percepita come una mancanza di leadership di fronte alla crisi ucraina e per il suo ostinato rifiuto di inviare armi pesanti al regime di Kiev. Questo passaggio però possiamo ormai considerarlo superato, con una netta sconfessione della linea di Scholz, visto che il Bundestag (Parlamento tedesco) ha approvato il sostegno militare all’Ucraina.

Il Parlamento tedesco con 586 voti a favore, 100 contrari e sette astenuti, ha infatti approvato la fornitura di armi pesanti all’Ucraina, grazie al sostegno della coalizione di governo e del principale blocco di opposizione CDU/CSU guidato da Friedrich Merz, esponente del partito storicamente ostile all’ex cancelliera Angela Merkel.

Non tutte le forze politiche parlamentari hanno condiviso la scellerata decisione di armare l’Ucraina fino ai denti e quindi avvicinare la terza guerra mondiale.

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Roberto Pecchioli: Leo Strauss e i neocons, architetti delle guerre

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Leo Strauss e i neocons, architetti delle guerre

di Roberto Pecchioli

Alcune personalità poco conosciute al grande pubblico influenzano le idee e gli accadimenti storici molto più di protagonisti famosi. Nella Chiesa Giuseppe Dossetti, prima politico, poi monaco, riuscì a determinare molte delle conclusioni del Concilio Vaticano II e pose le basi, in Italia, per l’egemonia del cattocomunismo. A livello globale, poche personalità influenzano il presente quanto Leo Strauss, pensatore tedesco di origine ebraica emigrato negli Stati Uniti. Il suo pensiero è poco noto, la sua lezione è alla base del movimento neo conservatore e della politica di potenza. Possiamo affermare che gli straussiani – alcune decine di personalità di enorme potere – sono veri e propri architetti della guerra come strumento dell’impero americano.

Leo Strauss (1899-1973) nacque in una famiglia di stretta osservanza ebraica e in giovinezza fu affascinato dal pensiero di Heidegger – successivamente rinnegato – poi amico e sodale di Carl Schmitt, che lo aiutò nella carriera e di cui sempre condivise l’approccio filosofico realistico. Ammiratore di Hobbes, ebbe un rapporto controverso nei confronti di Niccolò Machiavelli, il fondatore della scienza politica. Studioso di Platone, polemico contro lo storicismo imperante, propugnò una sorta di ritorno agli antichi, latori di verità insieme profonde e segrete.

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Claudia Cipriani: Propaganda e ricerca del nemico

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Propaganda e ricerca del nemico

di Claudia Cipriani

Informazione a senso unico, repressione della protesta, logica del capro espiatorio, articoli della Costituzione calpestati. Sono numerose le analogie con gli anni Cinquanta. Inclusa la diffusione dell’idea che i russi sono il male del mondo. Tuttavia, scrive Claudia Cipriani, regista, oltre i racconti mediatici e quelli virtuali, cresce il numero di persone che hanno voglia di incontrarsi, discutere, ribellarsi alle logiche di guerra: le azioni dei portuali di Genova o degli aeroportuali di Pisa che si sono rifiutati di caricare armi dirette in Ucraina vanno in quella direzione

Le recenti proiezioni di alcuni dei documentari che ho realizzato in questi ultimi dieci anni mi hanno permesso di incontrare il pubblico in diverse occasioni, dandomi nuove occasioni di dialogo e riflessione, e offrendosi come spunto rispetto al tema da me proposto in una recente tavola rotonda, ossia “La propaganda e la creazione del nemico”.

Il primo spunto me lo dà un mio vecchio documentario dal titolo “La guerra delle onde – Storia di una radio che non c’era”. Perché “radio che non c’era”? Perché era clandestina. Fu la prima radio clandestina italiana, nata nel 1950 a opera di esuli politici comunisti che erano dovuti espatriare a Praga.

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Mário Maestri: Russia: il diritto alla difesa

sinistra

Russia: il diritto alla difesa

di Mário Maestri*

S 400 India Russia Stati Uniti USA Biden Modi Putin Le sorti del mondo del lavoro e della civilizzazione nei prossimi decenni potrebbero dipendere fortemente dall’evoluzione e soluzione del confronto militare tra la Russia e l’imperialismo statunitense ed europeo sul territorio ucraino. Buona parte della sinistra che si rivendica marxista rivoluzionaria si divide attorno a questa questione cruciale, assumendo posizioni chiaramente pro-imperialiste e pro-nato, che in questo articolo nomineremo con l’acronimo italiano di Otan (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.)

Non parliamo delle organizzazioni che da decenni sono schierate a favore delle operazioni militari imperialiste, come la Liga Internazionale dei Lavoratori – Quarta Internazionale (LIT-QI), che negli anni 1979-89, festeggiarono la sconfitta dell’Afghanistan e applaudirono i mujahidins della contro-rivoluzione; che negli anni 1989-1991 si compiaceva dell’esplosione dell’URSS, dell’unificazione tedesca e della restaurazione del capitalismo nelle nazioni del “socialismo reale”; che sostennero la distruzione della Jugoslavia e l’aggressione alla Serbia, nel 1999; le aggressioni all’Iraq, all’Afganistan, a Cuba, alla Siria, alla Libia e così via; difesero diversi colpi di stato: quelle del 2013 in Egitto, del 2014 in Ucraina, del 2016 in Brasile, sempre proponendo di sostenere rivoluzioni popolari mai viste ne sentite, sia prima sia dopo quegli avvenimenti.

 

Per la vittoria della OTAN

Oggi, così come altre organizzazioni che si definiscono marxiste-rivoluzionarie, la LIT-QI rivendica il rompimento delle relazioni diplomatiche; maggiori e più dure ritorsioni alla Russia; l’invio di armi pesanti e lo stabilimento di una “Zona d’interdizione al volo” sull’Ucraina.

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Angelo Baracca: Il giorno dopo: sbirciando nella sfera di cristallo

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Il giorno dopo: sbirciando nella sfera di cristallo

di Angelo Baracca

scivola guerra mondialePoiché il mio ragionamento sarà piuttosto articolato antepongo una breve sintesi degli argomenti.

1. Nulla sarà come prima: eventi recenti come la pandemia e la guerra in Ucraina hanno cambiato il mondo, mentre la crisi climatica ambientale aggravata da decenni dalle attività umane lo modifica in modi imprevedibili. 2. Sullo stato della crisi climatica tutti si affidano ai rapporti dell’Ipcc, senza considerare che è un organismo intergovernativo, cioè finanziato dai governi: il mio parere è che lo stato del clima abbia già superato delle soglie irreversibili. 3. La guerra in Ucraina ha innescato cambiamenti geopolitici radicali: si profila nel mondo una gravissima crisi alimentare; la transizione green comporta un ingente aumento della necessità di minerali strategici, per il possesso dei quali è prevedibile un aumento dei conflitti; gli Usa cercano in tutti modi il conflitto con la Russia, la guerra rischia di generalizzarsi, mentre l‘Europa subirà le conseguenze più gravi, e la NATO cerca di espandersi verso l’Asia-Pacifico in funzione anti Russia e Cina; sullo sfondo vi è una lotta senza esclusione di colpi per l’egemonia del dollaro; la recente votazione all’Onu per la condanna della Russia ha evidenziato – al di là dei numeri – una dissociazione di sostanza dei paesi del Sud dalle persistenti politiche degli Usa e dei paesi ex-coloniali, configurando un riposizionamento geopolitico che sembra desinato a radicalizzarsi. Si apre un mondo nuovo, nel quale dominano le incognite.

* * * *

Nulla sarà come prima

La storia della società umana è cambiata sia attraverso trasformazioni graduali, sia con eventi repentini che ne hanno mutato il corso in modo radicale e definitivo. La frequenza, rapidità e profondità dei cambiamenti sono andate aumentando man mano che la società è divenuta più complessa e interconnessa.

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Davide Gionco: L’energia non è una merce ma una infrastruttura pubblica

generazionifuture

L’energia non è una merce ma una infrastruttura pubblica

di Davide Gionco

Tutti i danni che subiamo dalle privatizzazioni nel mercato dell’energia

Energia bene comune 1L’acqua, le infrastrutture pubbliche e l’energia

Nel 2011 gli italiani votarono a larga maggioranza (95,8%) a favore del referendum per il mantenimento del controllo pubblico sui servizi idrici.

La maggioranza degli italiani aveva capito che l’acqua è un bene comune fondamentale, senza del quale non possiamo vivere, la cui disponibilità non può dipendere dagli interessi economici di soggetti privati.

Senza acqua non possiamo sopravvivere come esseri umani e non possiamo produrre il cibo che mangiamo. Senza acqua molte aziende dovrebbero fermare la loro produzione, non avremmo il turismo, non avremmo i servizi pubblici. Senza acqua non potremmo neppure produrre energia elettrica tramite la combustione di gas, idrocarburi o carbone.

Se venisse a mancare l’acqua in un certo territorio del paese, quel territorio si spopolerebbe in brevissimo tempo, obbligando gli abitanti ad emigrare verso altri territori.

La disponibilità di acqua è un bene comune, una infrastruttura fondamentale da cui dipende la vivibilità e la sostenibilità economica del nostro Paese.

Analogamente alla disponibilità di acqua, un paese moderno non può sussistere senza disporre dell’accesso comune, a prezzi abbordabili, ai prodotti alimentari fondamentali, ad una rete stradale, ai servizi sanitari, all’istruzione di base, alle telecomunicazioni.

L’accessibilità ai servizi energetici, intesi come disponibilità di energia elettrica e come disponibilità di combustibile per produzione di energia termica, è con ogni evidenza una questione fondamentale per la sussistenza del nostro paese.

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Pierluigi Fagan: Cambiare gli occhiali per leggere meglio

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Cambiare gli occhiali per leggere meglio

di Pierluigi Fagan

La riflessione di oggi ha argomento apparente la Gran Bretagna, ma l’argomento reale è un altro. Partiamo dalla Gran Bretagna.

Due settimane -prima- del referendum Brexit, scrissi un articolo che inquadrava il problema sotto una luce del tutto diversa da quelle che lo illuminavano allora. Scrissi che “La ragione più forte per la Brexit è geopolitica a riprova del fatto che è questo il gioco che ordina e dà le condizioni di possibilità a tutti gli altri”. Era il giugno 2016. Le luci che illuminavano il temuto o benvenuto avvenimento erano di tutt’altro taglio. Per lo più si disputavano il punto di vista o i tagli monetaristici-finanziari-economici o i tagli politici pro o contro l’Europa. Il tutto in salsa analitica neoliberista o sovranisti vs unionisti, con ai bordi del ring i paradossali pro o contro migranti. Queste due salse erano declinazioni di una unica ricetta delle forme di pensiero, quella secondo la quale è l’economia politica la struttura portante degli eventi delle nazioni o forse l’economia sola in quanto tale.

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Federico Dezzani: La guerra e l’alternanza dei partiti

federicodezzani

La guerra e l’alternanza dei partiti

di Federico Dezzani

Mentre in Europa infuria la guerra russo-ucraina, Cina e Iran rafforzano la cooperazione strategica in vista delle prossime sfide. Entrambe le potenze asiatiche hanno già vissuto momenti di forte tensione sotto l’amministrazione Trump: tutto lascia supporre che la pressione si sposterà nuovamente su di loro dopo le prossime presidenziali americane. Alternando democratici e repubblicani, gli USA spostano infatti il focus bellico su una o l’altra zona dell’Eurasia.

 

“Whighs” anti-russi e “tories” anti-cinesi

Uno dei segreti alla base della potenza inglese tra il Settecento e l’inizio del Novecento, fu l’alternanza dei governi. I due principi della politica inglese, l’uno “conservatore” ed espressione dell’aristocrazia e della grande proprietà terriera (i tories), l’altro “progressista” ed espressione della borghesia e dei ceti legati alla finanza e ai commerci transoceanici (i whighs) non rispecchiavano solo gli interessi della politica interna inglese, ma avevano anche precisi obiettivi di politica estera.

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Fabrizio Marchi: Perchè l’Occidente odia la Russia e Putin

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Perchè l’Occidente odia la Russia e Putin

di Fabrizio Marchi

Anche se può sembrare fantapolitico, specie per chi non si occupa di politica internazionale, è importante sottolineare che l’obiettivo strategico dell’offensiva globale americana (leggi, fra le altre cose, l’espansione della NATO ad est), è la Cina, non la Russia.

L’indebolimento o addirittura la destabilizzazione della Russia sul medio-lungo periodo è “solo” (con molte virgolette…) un passaggio intermedio, anche se di enorme importanza, al fine di isolare la Cina, il vero e più importante competitor degli americani. Che ciò sia possibile è tutto da verificare, naturalmente, ma a mio parere questa è l’intenzione.

Gli Stati Uniti puntano a prolungare quanto più possibile il conflitto in Ucraina se non a renderlo permanente. In questo modo sperano di dissanguare la Russia sia dal punto di vista militare che soprattutto economico, e di logorarla con il tempo anche sul piano psicologico, minando la coesione interna. Sul medio periodo la guerra potrebbe rafforzare e sta già rafforzando molto la leadership di Putin ma sul lungo potrebbe, forse, indebolirla. Del resto, restare impantanati in una guerra di lungo periodo può essere ed è stato destabilizzante per tutti.

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Guido Salerno Aletta: Danni collaterali del Super Dollaro

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Danni collaterali del Super Dollaro

di Guido Salerno Aletta

USA, Bilancia dei pagamenti verso il precipizio

L’esorbitante privilegio del dollaro, così ebbe a qualificarlo ai suoi tempi il Presidente francese Giscard d’Estaing, deriva dalla capacità di creare risorse in tutto il mondo per il solo fatto di entrare in circolazione: è la moneta su cui si basa il commercio anche se avviene tra parti diverse dagli Usa, è strumento finanziario usato da chiunque, è metro e misura del valore delle altre monete.

Tutte le volte che la Fed procede ad operazioni su mercato aperto comprando titoli della Federal Reserve si determina una creazione di nuova liquidità in dollari che inonda i mercati: dal nulla si crea un nuovo mezzo di pagamento universalmente accettato, uno strumento monetario ulteriore da impiegare sui mercati per finanziare nuovi investimenti, per sottoscrivere nuovi titoli di debito, per erogare nuovi prestiti, per effettuare operazioni di Borsa, per ogni genere di commercio e speculazione.

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