Nell’articolo (copiato da Il Fatto) clicca: Libertà di stampa al tempo della propaganda di guerra. , abbiamo scritto: “Il giornalista lo fa per attitudine prostituente ma anche per mestiere ad attaccare i buoi dove vuole il padrone”. Il tema della prostituzione intellettuale -eclatante nell’ esercizio giornalistico- fin dall’antichità è stato copiosamente affrontato in libri, saggi, conferenze, dibattiti, articoli, vignette… Che evidentemente non appartengono alla cultura (neppure googlista) di Andrea Carotenuto, giornalista professionista iscritto all’Ordine della Liguria, direttore responsabile di “Liguriaoggi”, “testata giornalistica in corso di registrazione presso il tribunale di Genova”, la cui affollata redazione ci minaccia: “Dare della ‘prostituta’ al destinatario delle email che inviate è una precisa strategia di ‘comunicazione’? Vi prego di scusarvi pubblicamente o di cancellare la nostra email dai Vs archivi. C’è un limite (anche legale, si chiama DIFFAMAZIONE) a quello che si può scrivere e diffondere. Ringraziate il cielo che abbiamo da lavorare e non abbiamo tempo per depositare una denuncia. Buon lavoro e cercate di riflettere su quello che fate”. Carotenuto neppure ha letto San Girolamo che, nelle sue lettere (Epist. 4), avvertiva: dum excusare credis, accusas (“mentre credi di scusarti, ti accusi”). Si dà il fatto che i destinatari della mailinglist erano 35.998, di cui i 3.128 giornalisti nazionali e internazionali: cioè i 3.128 destinatari sospettabili di “attitudine prostituente” nel panorama della disinformazione che oggi è abbacinato più che mai dalla propaganda di guerra. Tra i 3.128 innominati, Carotenuto si è sentito identificato. Ebbene, noi non siamo in grado né di scagionarlo né di stigmatizzarlo, non avendo mai finora sospettato l’esistenza del suo prestigiosissimo giornale. Toccherà l’ardua sentenza alla sconfinata moltitudine dei suoi lettori. Fatti tuoi, caro Carotenuto.
Per quanto mi riguarda, i quattro volumi de “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza” testimoniano il privilegio di aver praticato per mezzo secolo il giornalismo libero, militante e partigiano, non servile. Il mio privilegio, chiamiamolo così, è di non aver praticato il giornalismo professionistico e di non essermi prostituito al mio padrone. Anzi, contro questo padrone, la multinazionale Montedison (poi Solvay), ho organizzato per decenni continue denunce ambientali sul territorio, anche di grande rilievo mediatico sulle testate locali e nazionali, affrontando così le conseguenti rappresaglie: cassa integrazione, tre trasferimenti, mobbing, dequalificazione professionale, demansionamento, ufficio confino, inattività assoluta, oltre ad uno stillicidio di tentati provvedimenti disciplinari e vertenze minori e, dulcis in fundo, licenziamento. In sintesi: 7 cause in pretura, 4 in appello, 2 in cassazione, tutte concluse con sentenze favorevoli che mi hanno salvano il posto di lavoro. Così dicasi per la sentenza contro la multinazionale Michelin che aveva tentato la querela per diffamazione a mezzo stampa. Quanto meno con Michelin si era trattato di questione seria: le morti operaie. Con il caro Carotemuto… brrr.
Lino Balza
Vocabolario Treccani.
pennivéndolo s. m. (f. –a) [comp. di penna e tema di vendere, sul modello di fruttivendolo e sim.], spreg. – Chi fa, della propria capacità di scrivere (come autore di libri, giornalista, collaboratore di riviste), un uso mercenario, facendosi, anche in contrasto con le proprie convinzioni, difensore e sostenitore delle tesi e degli interessi di chi gli assicura maggiori vantaggi personali: pennivendoli che ponevano l’ingegno e il livore a servizio del miglior pagante (Papini).
prostituto s. m. [tratto da prostituta]. – Uomo che si prostituisce, che esercita la prostituzione: (sessuale, intellettuale, sacra) abbiamo voluto camuffarci come i prostituti nottivaghi per nascondere meglio le nostre piaghe (Montale).
leccaculo s. m. e f. [comp. di leccare e culo], invar. (raro -i), spreg. – Adulatore servile (sinon. volg. di leccapiedi)
Irrealistica la vittoria sulla Russia.
Pensare che l’Ucraina possa sconfiggere la Russia e riconquistare tutti i territori, compresa la Crimea, “non è un obiettivo realistico“. Il motivo è che la Russia resta “troppo forte” e che Vladimir Putin “ha investito troppo prestigio personale nell’invasione per fare marcia indietro“. In un editoriale pubblicato il 19 maggio dal titolo “La guerra in Ucraina si sta complicando, e l’America non è pronta“, il New York Times esprime tutti i suoi dubbi e la sua preoccupazione per il conflitto che si protrae ormai da tre mesi. L’articolo è firmato dall’Editorial Board, ovvero dal gruppo di giornalisti opinionisti che lavorano al Nyt. Rappresenta il loro pensiero condiviso, frutto del dibattito, di ricerche e delle informazioni raccolte da esperti.
Ne valeva la pena?
Il Pentagono comunica che “difficilmente i russi verranno respinti dal Donbass e dal Sud” e avvia colloqui con Mosca per trattare in base non ai sogni, ma alla realtà. Ma va? Purtroppo lo “sconfitto” Putin s’è preso ciò che voleva e se lo terrà, come i veri esperti dicevano fin da subito. Prima o poi, con calma, qualcuno si domanderà se valesse la pena lasciar massacrare fisicamente mezza Ucraina dai russi ed economicamente l’Europa intera e mezzo mondo dalle auto-sanzioni per giungere a conclusioni già chiarissime qualche migliaio di morti fa. E magari chiederà scusa a chi passava per putiniano solo perché non mandava il cervello all’ammasso.
Eroe o genocida?
Le immagini della resa del battaglione Azov sono state diffuse dai media russi. Si vedono gli ucraini sfilare in mutande, alcuni di loro hanno tatuaggi a prova del loro credo politico: svastiche, soli neri, aquile del Terzo Reich e simboli celtici. Ci sono poi gli scatti dei militari salendo su dei bus. Vanno nei territori controllati dai russi dove saranno portati davanti a una giuria russa. Un processo “inevitabile” secondo Denis Pushilin, leader dei separatisti del Donetsk, perché si tratta di “una richiesta dei cittadini e della società”. Il comandante degli Azov, Denis Prokopenko, nella foto, è stato portato via con un mezzo speciale. “I residenti lo odiavano e volevano ucciderlo per le numerose atrocità commesse” ha spiegato il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov. Zelenski lo decora come eroe nazionale, per i filo russi del Donbass è un nazista genocida.
Solidarietà internazionale al reggimento Azov.
Accusata, tra il 2014 e il 2016 nella guerra del Donbass in risposta ai secessionisti filo-russi, di crimini di guerra e tortura, tra gli altri dall’OSCE, dall’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, e da Human Rights Watch, la formazione neonazista è stata legalizzata dal regime di Kiev. Dai media italiani in più trasmissioni e tg i miliziani del Reggimento Azov sono stati presentati come eroi anche attraverso le testimonianze delle loro mogli. Questa solidarietà non è venuta meno dopo che si sono arresi nell’acciaieria Azovstal a Mariupol, seppur siano stati perfino accusati di aver bloccato nei sotterranei delle acciaierie centinaia di civili, impedendo loro di mettersi in salvo e utilizzandoli come “scudi umani”. Così commenta il sarcasmo di Vauro:
Tera e Aqua di giugno, monografico su guerra e nonviolenza.
Se clicchi qui ti appare Tera e Aqua di giugno-luglio 22 monografico su guerra e nonviolenza
Festival del libro per la pace e la nonviolenza
Clicca qui https://youtu.be/3uPXa6vFyHI
20 anni dal Forum Sociale Europeo.
QUALE EUROPA AL TEMPO DELLA GUERRA, DEL COLLASSO ECO-CLIMATICO, DELLE DISEGUAGLIANZE, DELLA CRISI DEMOCRATICA. Clicca qui il senso dell’iniziativa, il programma, come aderire e partecipare.
Salva le api salva te stesso.
3 giugno ore 20.30 www.facebook.com/isdevicenza.it/ Evento organizzato da ISDE Vicenza in occasione della Giornata Mondiale delle api, sui pericoli per la salute degli esseri viventi e dell’ambiente derivanti dall’uso inappropriato di insetticidi e pesticidi negli ambienti domestici e urbani. In particolare, sarà esaminato il caso dei trattamenti “adulticidi” anti-zanzare, la cui inutilità e inefficacia è oramai definitivamente dimostrata. Più efficaci sono invece i trattamenti “larvicidi”, adottati da molti comuni amici delle api.
Il maggior tradimento della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con disabilità.
L’articolo 3 della Convenzione – quello che ne detta i “Princìpi generali” – è il più ignorato e tradito . Vi si parla tra l’altro di rispetto per la dignità, di autonomia e indipendenza delle persone, di non discriminazione, di piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società, di parità di opportunità e di accessibilità. (continua…)
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