Firenze, 12 ottobre 2022
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Alcuni di coloro che hanno manifestato il proprio dissenso contro le disposizioni governative in materia di green pass del 15 febbraio scorso sono stati condannati come promotori della manifestazione a pagare 1200 euro ciascuno, tramite un decreto penale di condanna emesso dal tribunale di Firenze.
L’iniziativa aveva chiamato a raccolta lavoratori, pensionati, studenti, attivisti sindacali davanti alla prefettura di Firenze per denunciare la retorica della pandemia, quando la popolazione è stata abbandonata, terrorizzata, multata, repressa e sottoposta a trattamenti sanitari obbligatori per poi andare davanti alla sede dell’Agenzia delle entrate a denunciare l’ente incaricato di mandare lettere e multe (200 euro) quando, di fronte alla libertà di vaccinazione, è stato imposto il green pass sia per i lavoratori (che venivano sospesi senza stipendio o licenziati), sia per gli over 60 (anche disoccupati o pensionati) che rifiutavano di vaccinarsi.
Una misura spacciata come decisiva nella lotta al virus: come un sacrificio che ci avrebbe permesso di tornare alla normalità, consentendo ai vaccinati di condurre la propria vita in piena sicurezza e spingendo i restii – fatti passare per untori – a farsi il vaccino. Quella stessa normalità che è stata la fonte dei problemi che la Covid 19 ha fatto esplodere in tutta la loro gravità: il definanziamento, il depotenziamento del Servizio Sanitario Nazionale e l’orientamento verso la privatizzazione, la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro, la tendenza autoritaria e repressiva dello Stato.
Il risultato della gestione criminale della pandemia sono i milioni di posti di lavoro persi, i problemi psicologici che colpiscono giovani e meno giovani,
la situazione disastrosa in cui versano la sanità e la scuola pubblica, i morti tra i quali molti operatori sanitari cui si aggiunge una cifra imprecisata di decessi causati dal black-out nella prevenzione e mancanza di cura di ogni altra patologia, di ritardati interventi chirurgici, ma anche l’aumento vertiginoso della povertà.
La verità è che fin dall’inizio, la tendenza è stata quella di deviare l’attenzione e la rabbia della popolazione verso un qualche capro espiatorio.
Dividi et impera… e oggi lo scenario prova a ripetersi e chi è stato protagonista di quelle proteste, di quelle lotte, è colpito da repressione, condannato e multato.
Ma se lo Stato ci affama e ci reprime, noi non abbasseremo la testa e ci opporremo alla condanna, passiamo al contrattacco e rilanciamo con la lotta e la mobilitazione.
Chiamiamo tutti e tutte alla solidarietà di classe che è un’arma e va usata!
Piena solidarietà ad Alessio, Sara, Stefano, Renato e Tommaso.
I compagni colpiti dal decreto penale di condanna