[Sinistrainrete] Nunzia Augeri: USA e Indo-pacifico: isolare la Cina non è facile

Rassegna del 30/11/2022

Nunzia Augeri: USA e Indo-pacifico: isolare la Cina non è facile

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USA e Indo-pacifico: isolare la Cina non è facile

di Nunzia Augeri*

immagine articolo di NUNZIA AUGERILo scorso mese di agosto, la visita a Taiwan di Nancy Pelosi, la portavoce del Congresso statunitense, e quelle immediatamente successive di una delegazione dello stesso Congresso e poi del governatore dell’Indiana, Eric Holcomb, con la loro carica provocatoria nei confronti della Cina e le azioni che ne sono seguite, hanno posto sotto i riflettori l’attivismo statunitense nella zona del Pacifico. Ma questi avvenimenti sono solo la punta dell’iceberg di una azione politico-diplomatica molto complessa, che sta tessendo una fitta rete di accerchiamento politico, economico e militare intorno alla Cina.

Oggi sono parecchi i trattati e gli accordi che vincolano i paesi asiatici con gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Australia; il più vetusto risale al tempo della seconda guerra mondiale, quando il nemico comune era il Giappone: l’accordo venne sancito nel 1943 ed è conosciuto come Five Eyes. All’inizio gli occhi erano solo due, quelli di Stati Uniti e Gran Bretagna, che in piena guerra mondiale collaboravano nella lotta silenziosa e segreta dello spionaggio contro la Germania nazista. Nel dopoguerra, con l’avvento della guerra fredda, al patto aderirono nel 1948 i paesi di lingua inglese Canada, Australia e Nuova Zelanda, questa volta contro l’Unione Sovietica e contro ogni paese – ma anche singola personalità – che appoggiasse in qualche modo una visione del mondo diversa da quella anglo-americana. I Cinque occhi – che già avevano incluso la Germania occidentale e la Norvegia, non come membri effettivi ma come “terze parti” – nella loro evoluzione diedero luogo al sistema Echelon, che a sua volta si servì della collaborazione di Giappone, Singapore, Corea del Sud e Israele, coinvolgendo più tardi anche la Francia.

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Assemblea Militante: Dall’emergenza pandemica all’emergenza permanente

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Dall’emergenza pandemica all’emergenza permanente

di Assemblea Militante

rtcytvybun1. Covid-19: tra realtà e finzione

La pandemia di Covid-19 è stata presentata da tutti i governi e i media del mondo, sotto la guida dell’OMS, come una nuova terribile malattia in grado di provocare decine di milioni di morti. La malattia è reale, e reale è anche il virus che la provoca, sulla cui origine, peraltro, si sono aperti scorci che ne rendono sempre più probabile la creazione in laboratori sotto guida Usa. La sua gravità è stata, in ogni caso, fortemente esagerata. Chi continua a baloccarsi con la narrazione mainstream della “pandemia terribile e incontrollabile”, ripetendo come le preghiere del rosario le cifre ufficiali sui morti e sulla letalità più o meno alta della malattia, ignora a bella posta che è ormai impossibile stabilirne la letalità oggettiva, poiché questa è indissociabile dalla sua gestione terroristica e criminale. La letalità è stata resa più alta – sia sul piano dell’impatto reale della malattia che della sua rappresentazione scientifico-mediatica – attraverso una serie di misure assunte, con poche variazioni, quasi dappertutto:

• negazione delle cure: nonostante migliaia di medici in tutto il mondo abbiano fin da subito adottato efficaci rimedi farmacologici, sono stati imposti agli apparati sanitari i protocolli tachipirina e vigile attesa, tramite i quali migliaia di pazienti sono finiti in ospedale, dove le pratiche di “cura” (imposte da protocolli ministeriali) non hanno fatto altro che accompagnarne alla morte un grande numero;

• conteggio di decesso per covid di chiunque sia positivo a un test che la stessa OMS, nel sito ufficiale, indica (per ripararsi da eventuali responsabilità penali) come strumento che da solo non fornisce diagnosi.

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Emanuele Dell’Atti: Federico Caffè e la ri-politicizzazione dell’economico

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Federico Caffè e la ri-politicizzazione dell’economico

di Emanuele Dell’Atti

federico caffe bigÈ oggi ampiamente diffusa un’immagine stereotipata dell’economia presentata come una “scienza naturale”: un sapere a-storico, a-valutativo e indipendente dalle intenzioni umane. Ma l’economia, anche quando si traveste con gli abiti della neutralità tecnica, è sempre “economiapolitica”: esito, cioè, di precise intenzionalità e di specifiche progettazioni umane.

Lo sapeva bene Federico Caffè, tra i più importanti economisti italiani della seconda metà del Novecento, che si è sempre battuto, attraverso pubblicazioni scientifiche, interventi giornalistici e dibattiti pubblici, per costruire una civiltà più giusta di quella prodotta dall’economia capitalistica: Una civiltà possibile. La lezione dimenticata di Federico Caffè (Meltemi, Milano 2022, pp. 215) è infatti il titolo dell’inedito lavoro sul pensiero dell’economista pescarese scritto dal giornalista e saggista economico Thomas Fazi.

Il volume, a detta dello stesso autore, nasce “per caso”: l’intenzione originaria era quella di scrivere un libro sulla figura di Mario Draghi, utilizzando gli scritti di Caffè – suo maestro – come contrappunto al percorso professionale dell’ex presidente della BCE. Infatti, al netto dei “ridicoli parallelismi” (p. 19) tra Caffè e Draghi messi in risalto dalla stampa dopo l’incarico di governo ricevuto da quest’ultimo a inizio 2021, “del pensiero e della ‘filosofia’ di Caffè non vi era traccia nell’operato decennale di Mario Draghi” (ivi: 20), il quale aveva da tempo abbandonato l’originaria adesione al keynesismo per abbracciare le dottrine monetariste e il dogma del “vincolo esterno”.

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Fabio Marcelli: Ucraina, gli Usa si preparano alla guerra mondiale. Noi che facciamo?

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Ucraina, gli Usa si preparano alla guerra mondiale. Noi che facciamo?

di Fabio Marcelli*

Catlin Johnstone fa riferimento anche a un articolo molto recente, pubblicato dalla rivista mainstream di relazioni internazionali Foreign Affairs, che è stato significativamente intitolato “Could America Win a World War? What It Would Take to Defeat Both China and Russia“, che perora con convinzione la causa del riarmo in vista della guerra contro i due antagonisti.La giornalista australiana passa poi ad illustrare una serie impressionante di prese di posizione di studiosi delle relazioni internazionali pubblicate su media importanti come il Washington Post, Foreign Policy, il New Yorker e altri, che convergono sulla necessità per gli Stati Uniti di prepararsi alla guerra contro Cina, Russia e anche Iran.

Secondo Alberto Bradanini, che è stato ambasciatore d’Italia a Pechino, “le pontificazioni elencate costituiscono l’evidenza che l’esercito della grande menzogna è pericolosamente uscito di senno. Il suo verbo obbedisce alla narrativa degli strateghi occulti che valutano l’ipotesi di un conflitto globale non solo possibile, ma persino naturale, e che nessuno può evitare”.

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Francesco Coniglione: Il miraggio delle “competenze”

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Il miraggio delle “competenze”

di Francesco Coniglione

Da tempo assistiamo a tutta una lode alle “competenze”, a una richiesta coram populo di politici “competenti” con cui rimpiazzare quelli che da un po’ di tempo ci governano e che sono tacciati di incapacità, imperizia, approssimazione; soprattutto di “incompetenza”. È sulle “competenze”, infine, che si vuole riplasmare la formazione scolastica e, fra poco, anche quella universitaria, usando come grimaldello il concetto di “merito”. Nel non lontano tripudio di gioia per il governo dei competenti traghettato da Mosé-Draghi, e in quello odierno per l’“alto profilo” del governo Meloni e della stessa Presidente del Consiglio, pochi hanno abbozzato una riflessione su cosa significhi veramente competenza e di quanto essa sia sfuggente e difficile da trovare e praticare.

Chi è infatti “competente”? Lo sono forse io, competente in storia della filosofia, settore nel quale ho per oltre trent’anni insegnato all’università? Affatto: se mi domandaste un parere su Sant’Anselmo o su Aristotele, vi direi che è meglio rivolgersi a chi ha fatto studi in merito, a chi ne ha letto i testi e riflettuto su di essi con l’aiuto della letteratura critica.

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Tariq Marzbaan: Germania divisa. Annalena Baerbock e l’arroganza dei “buoni”

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Germania divisa. Annalena Baerbock e l’arroganza dei “buoni”

di Tariq Marzbaan*

“Un certo grado di divisione è probabilmente presente in tutte le società ed è una costante della storia umana”… Tuttavia, i tedeschi sembrano essere un po’ più “divisivi” di altri popoli

Secondo gli storici, la divisione è comune nelle società umane. Tutte le società umane sperimentano la divisione. Secondo Martin Jehne, storico della storia antica, “un certo grado di divisione è probabilmente presente in tutte le società ed è una costante della storia umana”. Il fenomeno della “divisione” nella società tedesca non è nuovo. In effetti, la divisione nella società è qualcosa di normale in Germania – da un punto di vista storico. Tuttavia, i tedeschi sembrano essere un po’ più “divisivi” di altri popoli. Ciò è dovuto a un periodo particolare della loro storia: l’epoca del nazionalsocialismo e della sconfitta totale in guerra.

La prima divisione documentata risale a un monaco di Wittenberg del XVI secolo di nome Martin Lutero. Egli divise la Chiesa e quindi creò uno scisma tra i credenti in Germania, che poi si diffuse in tutto il mondo.

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Giorgia Audiello: Gli americani preparavano Kiev alla guerra contro la Russia dal 2014

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Gli americani preparavano Kiev alla guerra contro la Russia dal 2014

di Giorgia Audiello

Obiettivo primario della strategia statunitense nella regione eurasiatica – fin dal secondo dopoguerra – è sempre stato quello di contenere la Russia – l’URSS prima, la Federazione russa adesso – un fatto documentato da diversi rapporti di think tank americani e oltremodo noto in ambito di studi geopolitici. Nell’ultimo periodo è emerso – anche attraverso testimonianze dirette – come a tal fine gli Stati Uniti abbiano finanziato ampiamente e addestrato, fin dal 2014, l’esercito ucraino. Anno in cui la Russia riannesse ai propri territori la Crimea in seguito ad un referendum organizzato nella regione ucraina.

Dopo il cambio di governo a Kiev, la cosiddetta “rivoluzione di Maidan” supportata da ormai comprovate interferenze americane per instaurare un governo filoccidentale, e il conseguente ritorno della Crimea alla Russia, gli americani decisero che era giunto il momento di preparare la guerra contro Mosca, addestrando migliaia di soldati ucraini, finanziando e fornendo armi all’esercito dell’ex stato sovietico, in modo occulto. La strategia, del resto, è contenuta nel piano della Rand Corporation – uno dei più importanti think tank americani – intitolato “Over-extending and Unbalancing Russia” in cui si indicavano le modalità per far crollare Mosca: tra queste rientra anche quella di smarcare l’Europa dall’energia russa.

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Mattia Cattaneo: Medicus curat, natura sanat

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Medicus curat, natura sanat

di Mattia Cattaneo

studiare medicinaÈ preferibile non andare dal medico quando si sta bene oppure sarebbe meglio andarci lo stesso per farci prescrivere qualche esame di controllo preventivo? È meglio essere in salute – “sentirsi bene” – o piuttosto non stare male? E chi sta bene ha il dovere di attestare pubblicamente il suo benessere? E chi sta male è da giudicare inferiore – sotto molteplici aspetti – rispetto a chi sta meglio? Come conciliare il pubblico dovere di non nuocere agli altri con il diritto privato alla salute personale? E quanto vale una “salute” perseguita anche a costo del benessere individuale? Queste, tra le altre, sono alcune domande che credo sia utile nuovamente porre sul tavolo del discorso, soprattutto dopo i recenti fatti di cronaca che hanno riattualizzato per un momento la questione sanitaria. Ma prima di tutto, cosa si deve intendere per “salute”?

Non di certo quello che ne diceva il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando all’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università di Pavia[1]: trattare «La salute come bene pubblico» è un modo per far compiere all’idea di “salute” uno scivolamento di piano silenzioso ed assolutamente imperdonabile: è lo sdoganamento impudico e sfacciato della capitalizzazione del benessere individuale. Paragonare infatti la salute ad un bene – invece che, come sarebbe più opportuno, trattarla secondo il concetto di ben-essere – non è altro che un modo per ribadire quanto questo stato, cioè lo stato di salute, sia oggigiorno divenuto un vero e proprio status.

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Federico Zuolo: Scandalo sovrano. Cento anni di “Teologia Politica” di Carl Schmitt

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Scandalo sovrano. Cento anni di “Teologia Politica” di Carl Schmitt

di Federico Zuolo

carlschmittTalvolta il successo di opere polemiche trascende il momento. Può dipendere dalla bontà delle idee e degli argomenti. Oppure la polemica può riuscire a creare un nemico grottesco e impossibile, uno straw man d’autore che diviene tanto importante quanto la tesi stessa dell’opera. Spesso il successo proviene da esigenze postume di confronto critico con altre questioni di cui la polemica iniziale non è che un comodo pretesto. La fortuna enorme di Teologia politica di Carl Schmitt, ingombrante e paradossale come la sua tesi, discende da tutti questi motivi.

In occasione del centenario della prima edizione di Teologia politica, Mariano Croce e Andrea Salvatore hanno curato una preziosa e originale raccolta di saggi (Teologia politica cent’anni dopo¸ Quodlibet, 2022) che include contributi che coprono prospettive diverse e articolate. A differenza di molti scritti d’occasione, questo volume non è meramente commemorativo: tocca nervi ancora scoperti e mette ordine nella materia di un testo tutt’ora vivo e ambiguo. A tutti nota per la famosa tesi sulla natura del sovrano (“colui che decide sullo stato di eccezione”), quest’opera ha annebbiato l’esegesi di molti interpreti e ha fatto intendere tutto il pensiero schmittiano secondo questa chiave. Il decisionismo schmittiano, l’eccezionalismo, la natura extragiuridica della sovranità e la dimensione visceralmente esistenziale del sovrano, assieme alle tesi altrettanto note de Le categorie del politico (la natura strutturalmente agonistica della politica) hanno messo in secondo piano tesi ben più articolate, anche se non meno controverse, del pensiero schmittiano.

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Giso Amendola: La sovranità: permanenza o ritorno spettrale?

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La sovranità: permanenza o ritorno spettrale?

di Giso Amendola

Discutendo P. Dardot, Ch. Laval, Dominer. Enquête sur la souveraineté de l’État en Occident (Paris: 2020. La découverte). La versione inglese di questo articolo è pubblicata in Soft Power. Revista euro-americana de teorìa e historia della politica e del derecho, Issue 17 ( 9,1) – January-June 2022

ph 222 11. La discussione sulla globalizzazione è debitrice, in larga parte, della geografia politica emersa nel mondo occidentale moderno. È la mappa di un mondo ordinato attorno agli stati sovrani, ai loro confini e alle loro relazioni. Il soggetto è lo stato sovrano, che occupa il monopolio della scena: le relazioni internazionali significative sono relazioni interstatuali. Il Nomos della terra di Carl Schmitt è il libro che ha dipinto questa scena con i colori più forti: quel mondo è stato, secondo Schmitt, il vero miracolo dei giuristi. Grazie allo stato e alla sua sovranità, si riusciva a tenere a bada la guerra civile, e allo stesso tempo, ad assicurare un corretto rapporto tra la politica e l’economia. La politica assicurava l’ordine e garantiva al mondo degli interessi economici una relativa indipendenza, offrendogli allo stesso tempo le proprie prestazioni in termini di produzione di ordine, di stabilità e di sicurezza. È un’immagine del mondo idealizzata e costruita su un evidente rimosso coloniale, che del resto proprio nel Nomos Schmitt lascia emergere esplicitamente, nominando le amity lines come confine tra questo nomos ordinato e le terre di conquista. È però l’immagine del mondo a partire dalla quale si è misurata in seguito la rottura prodotta dalla globalizzazione. In breve: l’Economico travolge il Politico con l’esaurirsi della centralità della forma stato. Di qui il problema di ritrovare un ordine possibile, che restauri il primato del Politico sull’Economico; o, al contrario, di proclamare l’estinzione del Politico insieme alla forma Stato, e di assumere l’ordine economico come ordine del mondo.

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Piccole Note: La Russia sponsor del Terrore, una boutade rifiutata dagli Usa

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La Russia sponsor del Terrore, una boutade rifiutata dagli Usa

di Piccole Note

L’Unione europea ha dichiarato la Russia uno Stato sponsor del terrorismo. Una boutade colossale se si tiene presente, solo per fare un esempio, che senza l’intervento russo in Siria, Damasco e probabilmente anche Bagdad sarebbero diventate un enorme Califfato dell’Isis, le cui fila erano formate per lo più dai combattenti per la libertà addestrati e armati dall’Occidente per attuare i regime-change in Libia e Siria.

 

Quando la Ue è più rigida degli Stati Uniti

La decisione è stata presa nonostante il fatto che l’America avesse rifiutato tale sviluppo, con Biden che aveva rigettato le sollecitazioni in tal senso dei falchi Usa. In tal modo la Ue, in cui i falchi sono pochi – eccetto che in Italia – e hanno gli artigli spuntati, svela la sua condizione sub-coloniale.

Non una mera colonia, infatti, in grado di giovarsi delle controversie interne del dominus per perseguire, pur nelle restrizioni, i suoi interessi, ma una sub-colonia costretta a sottostare alle pulsioni più feroci del potere imperiale, alla stregua di una delle tante repubbliche delle banane dove i fili dei dittatori erano mossi dalle figure più retrive dell’Impero.

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Lenny Bottai: Sulla risoluzione del Parlamento Europeo

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Sulla risoluzione del Parlamento Europeo

di Lenny Bottai

L’impietosa vicenda della risoluzione del Parlamento Europeo, con la quale si definisce la Russia uno stato terrorista, ricade essenzialmente – come responsabilità politica e morale – sulle spalle della cosiddetta sinistra. E non mi riferisco tanto a quella liberal, ormai defunta in tutte le sue funzioni reazionarie, quanto a quella che invece si promette di portare avanti le istanze delle masse che la prima ha chiaramente tradito, e che la guerra la pagheranno cara.

Fin dal 24 febbraio era difatti chiaro, a tutti coloro che volevano capire, come stavano le cose. A meno che uno non vive in un mondo parallelo, tipo dentro un videogioco per bambini 24 ore al giorno, ognuno di noi ha sentito parlare di Donbass e di cosa accade in Ucraina, da ben otto anni, alla larga fetta di russofoni che la abitano da sempre, perché se questo stato oggi esiste, bisogna ricordare che la sua suddivisione non è tanto storica, quanto politica, e dovuta alle scelte della defunta URSS che la suddivisero da Mosca in quanto Repubblica Socialista dell’Unione Sovietica secondo loro crismi, e mai potevano immaginare una suddivisione dal cuore della Russia.

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Sergio Cararo: L’avventurismo del Parlamento europeo punta all’escalation di guerra

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L’avventurismo del Parlamento europeo punta all’escalation di guerra

di Sergio Cararo

Più che un documento parlamentare quello votato ieri a Strasburgo somiglia ad una dichiarazione di guerra totale alla Russia.

Il Parlamento europeo ha adottato ieri una risoluzione sulla guerra tra Russia e l’Ucraina. La maggioranza degli eurodeputati ha ritenuto che “gli attacchi intenzionali delle forze armate russe e dei loro alleati contro i cittadini, la distruzione delle infrastrutture civili, e altre gravi violazioni del diritto internazionale e umanitario sono tutti atti di terrore e crimini di guerra”. Per questo, dichiarano la Russia come uno stato sponsor del terrorismo che “utilizza mezzi terroristici”. La risoluzione non legislativa è stata adottata con 494 voti favorevoli, 58 contrari e 44 astensioni.

Il documento era stato proposto dalle componenti della destra del Parlamento europeo ma subito sostenuto da liberali e socialisti.

Di conseguenza tutte le forze della destra al governo in Italia, il PD e quelli di Calenda hanno votato a favore della risoluzione.

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Alessandro Volpi: Perché l’inflazione è paradossale e legata in gran parte alla speculazione

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Perché l’inflazione è paradossale e legata in gran parte alla speculazione

di Alessandro Volpi

L’inflazione è rimasta bassa per decenni, malgrado una domanda in crescita. Ora, paradossalmente, schizza a fronte di una domanda in calo

Tentiamo di rendere in poche righe una riflessione che dovrebbe essere molto più complessa. Dal 2001 ad oggi il consumo mondiale di materie prime è passato da quasi 55 miliardi di tonnellate a ben oltre i 100 miliardi di tonnellate. Dunque abbiamo assistito ad una rapida accelerazione dei consumi di medio periodo.

A fronte di questo fenomeno l’inflazione (l’andamento dei prezzi al consumo) nello stesso arco di tempo, a livello mondiale, è rimasta bassa. Ciò fino al luglio del 2021, non raggiungendo quasi mai le due cifre. A fronte di un raddoppio dei consumi globali, i prezzi sono rimasti dunque bassi e si sono impennati solo nel 2021. Paradossalmente quando la domanda globale e i consumi erano molto contenuti.

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Nicky Ionfrida: “Non bisognava ammettere che c’erano degli effetti avversi”

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“Non bisognava ammettere che c’erano degli effetti avversi”

Il servizio bomba andato in onda a Fuori dal Coro (VIDEO)

di Nicky Ionfrida

“Non bisognava ammettere che c’erano degli effetti avversi”. Apre con queste parole il servizio andato in onda ieri sera durante la puntata di Fuori dal Coro, il programma in onda su Rete4 condotto da Mario Giordano. A pronunciarle è Fabrizio Salvucci, cardiologo e Direttore Sanitario del Ticinello Cardiovascular & Metabolic, un’equipe di specialisti nell’ambito cardiovascolare, metabolico e del danno dell’organo. Primo specialista a comparire nel clamoroso servizio della trasmissione, Salvucci ha spiegato: “C’è rischio di miocardite, che problema c’è? Cerchiamo di prevenirlo pur facendo il vaccino, c’è la modalità, e invece no, non bisognava ammettere che c’erano effetti avversi, per cui nel tempo mi sono trovato non solo miocardite ma anche sintomi soprattutto nei giovani, che erano estremamente invalidanti, fino a diventare letali”. Ne deve esser rimasto colpito anche Alberto Contri, esperto di comunicazione spesso ospite negli studi Mediaset e di La7, che ha twittato rivolgendosi ad un altro giornalista e conduttore di un programma su Rete4:

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