[Sinistrainrete] Luca Busca: “Divide et Impera” – Il grande complotto

Sinistra in Rete – Rassegna del 02/12/2022

 

 

Luca Busca: “Divide et Impera” – Il grande complotto

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Divide et Impera” Il grande complotto

di Luca Busca

Quasi tre anni di pandemia e nove mesi di guerra hanno completamente destabilizzato l’opinione pubblica, dividendola in due parti distinte e inconciliabili. Da un lato i tifosi del regime, dall’altro i dissidenti. La valanga di menzogne propagandistiche con cui i media hanno cercato di rendere plausibile l’inettitudine dell’establishment politico, hanno ulteriormente scosso i due schieramenti popolari. I sostenitori del regime si sono frammentati tra scettici, ciechi, sordi e muti, con infinite sfumature intermedie. Gli scettici hanno percepito qualche parziale incongruenza nell’operato del governo e dei vari comitati tecnici. I ciechi, si sa, non vedono, i sordi non sentono e i muti, pur vedendo e sentendo, non parlano, per loro è andato tutto bene: la pandemia, anche se l’Italia ha ottenuto i peggiori risultati al mondo, non poteva essere gestita meglio; la guerra; le sanzioni; la crisi energetica, quella economica e il caro bollette; i crimini contro l’umanità e gli attentati terroristici; la povertà dilagante e le disuguaglianze; le privatizzazioni; i condizionatori e i riscaldamenti spenti; i cambiamenti climatici; etc. sono risultati tutti palese responsabilità di Putin!

Non è andata meglio ai dissidenti, frazionati in parti infinitesimali tra chi non vota, perché non si fida di nessuno, perché “tanto sono tutti uguali”, perché “tanto non cambia mai nulla”, e chi vota per una forza antisistema, perché non è di destra né di sinistra, perché è di sinistra, perché è l’unica realmente no vax; oppure vota M5S nonostante sia ormai un partito completamente funzionale al sistema. In un momento così incerto e difficile il mistero acquista sempre un grande fascino. L’ignoto, così come l’inspiegabile, generano sgomento e insicurezza. Se le istituzioni, invece di promuovere la solidarietà, alimentano la paura al fine di perseguire un interesse diverso da quello comune, le teorie del complotto, la stregoneria, la magia e la superstizione prendono il sopravvento.

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Oliviero Calcagno: Louis Althusser tra marxismo e marxismi

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Louis Althusser tra marxismo e marxismi

di Oliviero Calcagno

La «maledizione» di Althusser

0e99dc 2c90089626674fa885607033ea1e3927mv2Secondo la lettura che propongo, nella ormai lunga vicenda dei marxismi (al plurale) non vi è stato autore più frainteso (se non addirittura diffamato) di Althusser. Dal livello più superficiale al più tecnico, se ne trovano varie forme, che è possibile così suddividere:

A) Il pubblico dei semi-colti semplicemente non ne conosce né il nome, né le tesi: di conseguenza, non sa riconoscere tracce della sua elaborazione in autori alla moda. Ciò vale in particolare per quanti di costoro fanno riferimento alla psicoanalisi di Lacan.

B) Il pubblico dei colti, ma non specialisti, ne ha orecchiato il nome, e tuttavia si è abituato a leggere che la sua impresa teorica era finalizzata a costituire una neo-ortodossia marxista. Emblematica per pressappochismo la pagina dedicata su Wikipedia, che recita testualmente: «Nella filosofia, dice Althusser, è necessario ritornare a una prospettiva scientifica e determinista della teoria marxista, contro le interpretazioni e le utilizzazioni umaniste e ideologiche».

C) Il pubblico dei militanti di sinistra lo ha guardato con la diffidenza che si riserva ai teorici chiusi nell’Accademia e perciò incapaci di cogliere gli appuntamenti con la storia. Ed è un fatto che nel maggio francese del ’68 egli non esercitò alcun ruolo (da cui il calembour Althusser à rien, «Althusser non serve a niente»).

D) La comunità di nicchia degli specialisti in scienze sociali ne ha sentito parlare per il suo anti-umanesimo teorico, che è però concetto costitutivamente indigeribile per quelle discipline. D’altra parte, non si può negare che sia stata la moderna centralità antropologica ad aver dato loro origine.

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Notizie Economiche Tedesche: “L’Europa paga la codardia dei suoi leader”

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“L’Europa paga la codardia dei suoi leader”

di Notizie Economiche Tedesche

Un’intervista piuttosto “pepata” allo storico esponente della sinistra tedesca, Oskar Lafontaine, fondatore della Die Linke e spesso molto critico con il suo stesso “partito-movimento”.

 

Deutsche Wirtschaftsnachrichten: Cosa succede ora che i gasdotti Nordstream 1 e Nordstream 2 sono stati fatti saltare?

L’esplosione dei due gasdotti è una dichiarazione di guerra alla Germania ed è patetico e vile che il governo tedesco voglia nascondere l’incidente sotto il tappeto. Dice di sapere qualcosa, ma non può dirlo per motivi di sicurezza nazionale. I passeri lo fischiano dai tetti da molto tempo: gli Stati Uniti hanno eseguito direttamente l’attacco o almeno hanno dato il via libera.

Senza la conoscenza e il consenso di Washington, non sarebbe stato possibile distruggere gli oleodotti, che costituiscono un attacco al nostro Paese, colpiscono la nostra economia nel profondo e vanno contro i nostri interessi geostrategici.

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Massimo Fini: Basta con l’arroganza di Zelensky

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Basta con l’arroganza di Zelensky

di Massimo Fini

Adesso l’arroganza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha superato ogni limite: non si accontenta più di dettare l’agenda politica dell’Ue, ma vuole cancellare la cultura russa dall’Europa, la stessa pretesa di Putin con l’Ucraina. Come racconta Marco Travaglio sul Fatto: “Il console ucraino Andrii Kartysh ha intimato a Sala, a Fontana e al sovrintendente Meyer di cancellare la prima della Scala col Boris Godunov di Musorgskij e ‘rivedere’ il cartellone per ripulirlo da altri ‘elementi propagandistici’, cioè da opere di musicisti russi”. Dà ordini perentori ai sindaci, ai presidenti di Regione, ai direttori artistici, vuole decidere lui, attraverso i suoi scagnozzi, quale deve essere il cartellone della Scala. La Scala, il più grande teatro al mondo di musica classica, di balletto, di operistica, dove sono stati messi in scena i maggiori compositori russi, da Tchaikovsky a Rimsy-Korsakov a Prokofiev a Khachaturian a Stravinsky, dove hanno ballato le più grandi étoile russe, da Rudy Nureyev a Baryshnikov e, per restare a casa nostra, sempre che rimanga tale, dove sono stati dati tutti i nostri grandi dell’opera, da Puccini a Rossini, da Verdi a Vivaldi, da Monteverdi a Bellini, dove hanno cantato Maria Callas e la Tebaldi. Che cosa ci hanno dato gli ucraini in cambio? Zero, zero.

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Giorgio Agamben: Il lecito, l’obbligatorio e il proibito

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Il lecito, l’obbligatorio e il proibito

di Giorgio Agamben

Secondo i giuristi arabi, le azioni umane si classificano in cinque categorie, che essi elencano in questo modo: obbligatorio, lodevole, lecito, riprovevole, proibito. All’obbligatorio si oppone il proibito, a ciò che merita lode ciò che è da riprovare. Ma la categoria più importante è quella che sta al centro e che costituisce per così dire l’asse della bilancia che pesa le azioni umane e ne misura la responsabilità (responsabilità si dice nel linguaggio giuridico arabo «peso»). Se lodevole è ciò il cui compimento è premiato e la cui omissione non è proibita, e riprovevole è ciò la cui omissione è premiata e il cui compimento non è proibito, il lecito è ciò su cui il diritto non può che tacere e non è pertanto né obbligatorio né proibito, né lodevole né riprovevole. Esso corrisponde allo stato paradisiaco, nel quale le azioni umane non producono alcuna responsabilità, non sono in alcun modo «pesate» dal diritto. Ma – e questo è il punto decisivo – secondo i giuristi arabi è bene che questa zona di cui il diritto non può in alcun modo occuparsi sia la più ampia possibile, perché la giustizia di una città si misura proprio dallo spazio che lascia libero dalle norme e dalle sanzioni, dai premi e dalle censure.

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coniarerivolta: Legge di bilancio: il Governo dichiara guerra ai poveri

coniarerivolta

Legge di bilancio: il Governo dichiara guerra ai poveri

di coniarerivolta

ausmdIl disegno di legge di bilancio (DDL Bilancio) approvato dal Consiglio dei Ministri è un atto di importanza fondamentale, perché consente di vedere oltre la nebbia dei primi provvedimenti di bandiera del Governo (dai rave alle ONG) e di riconoscere l’impronta politica dell’esecutivo Meloni: un’impronta in tutto e per tutto identica a quella dei precedenti governi che da oltre trent’anni, da destra, da sinistra o dallo scranno dei tecnici hanno condotto un progressivo smantellamento dello stato sociale ed un attacco ai lavoratori, ai loro diritti e ai loro salari, che sta trasformando la povertà, la precarietà e la disoccupazione in elementi strutturali della vita della maggior parte dei cittadini italiani.

Vi è una perfetta armonia tra le misure di bandiera varate nelle prime settimane dal Governo, misure minori solo per chi non le subisce sulla propria pelle, e il DDL Bilancio appena approvato. La guerra agli ultimi, ai poveri, ai deboli viene ostentata nell’ambito delle politiche migratorie perché condotta a largo del Mediterraneo, lontano dalle nostre case e dai luoghi di lavoro, sulla pelle degli stranieri, o spettacolarizzata nella lotta senza quartiere ai rave disegnata ad arte per reprimere ogni forma di dissenso sociale. Eppure, quella stessa guerra di classe è la cifra della manovra finanziaria varata dal Governo, è il contenuto politico dei numeri che emergono dal principale strumento di politica economica in mano all’esecutivo. La Legge di Bilancio porta l’attacco dentro le nostre case, nei nostri luoghi di lavoro.

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Michele Castaldo: L’affare Soumahoro, determinismo e libero arbitrio

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L’affare Soumahoro, determinismo e libero arbitrio

di Michele Castaldo

brain 85262027 jpg 88522.660x368Dico in premessa: scrivo per chi è disposto a capire.

È costume comune nella società moderna occidentale apprezzare il corruttore e schifare il corrotto. L’affare Soumahoro di questi giorni mette a fuoco una questione sulla quale pochi sono disposti a ragionare, ovvero a cercare – spinozianamente – la causa delle cose e tutti, ma proprio tutti, si ergono a giudici contro il malcapitato nero che ha avuto il torto di farsi corrompere da un sistema corruttore.

Il giornale Il Riformista, di un arcinoto uomo un tempo di sinistra, approdato poi alla corte di sua maestà destra ex socialista, ai piedi del povero corruttore Berlusconi, a proposito di Soumahoro titola in prima pagina: « Perché tutti linciano Soumahoro? Perché è “negro”», si notino ovviamente le virgolette a indicare che non viene linciato in quanto nero, ma perché è negro per lo stato in cui è caduto, perché è un corrotto. Chi non condanna un corrotto? Tutti giudici di Corte d’Assise pronti a condannare il reo.

Il pulpito dal quale si erge a giudice è una delle tante voci del padrone, con uno stipendio di riguardo, al calduccio e in ottimo appartamento, la possibilità di fare vacanze e di viaggiare, di mandare all’università i figli e introdurli magari nella carriera. E dunque sia sempre lodato quello Stato che fa vivere il cotanto direttore profumatamente pagato.

Si vuole un altro esempio, sempre beninteso di un brillante giornalista, che viene intervistato dal Corriere della Sera e dichiara che quando gli fu proposto di dirigere il quotidiano Il giornale dal fratello di Berlusconi, tentennò, perché guadagnava un miliardo di vecchie lire all’anno al Corriere della sera.

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Gaspare Nevola: Tempeste e bicchieri. A margine della crisi di nervi tra Francia e Italia sull’Ocean Viking e le migrazioni

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Tempeste e bicchieri. A margine della crisi di nervi tra Francia e Italia sull’Ocean Viking e le migrazioni

di Gaspare Nevola

Tempeste e bicchieri tra Francia, Italia, Unione Europea e Ong. E poi ci sarebbero anche le migrazioni, che un Macron prende a suo modo sul serio, che un Salvini non riesce a farsi prendere sul serio, che una Meloni ci prova, che un Conte e un Letta sono in tutt’altro affare affaccendati. Sotto il vigile balbettio di Bruxelles e un Quirinale enigmatico che conversa a un altro tavolo… Ma qui si parlerà di cose meno frizzanti. A qualcuno fischieranno le orecchie, a qualcun altro non sarà possibile. E agli altri? Per chi cerca letture con più appeal e mordace elettricità, cerchi altro, cerchi altro su cui posare gli occhi per leggere. In giro non mancano… e buona fortuna

861092 thumb full 720 la ocean viking salva 39 persone1. Roma e Parigi ai ferri corti, l’Unione Europea balbetta

Attraversare le tempeste cercando di contenerle in un bicchiere. Questa sembrerebbe la filosofia e la strategia politica con cui spesso l’Unione Europea cerca di venire a capo dei problemi che sfidano il mondo contemporaneo e mostrano tutte le ambiguità dell’integrazione e dei propositi di una sedicente Unione europea.

Far fronte alle ondate migratorie, regolare gli sbarchi delle sventurate persone che le navi Ong raccolgono perlustrando le acque del Mediterraneo e che pressano sulle coste dei Paesi che vi si affacciano, ridefinire impegni e criteri di gestione dei flussi e dei ricollocamenti degli immigrati portati all’approdo in terra europea. Queste alcune voci salienti del tema e della discussione che affollano le cancellerie e i media, ormai da qualche decennio. In questi giorni l’Unione Europea si è impegnata a varare un piano in 20 punti volto a perseguire i suddetti e altri connessi obiettivi. La spinta a rimettere mano alla materia è arrivata dall’esigenza di fare rientrare le tensioni esplose tra Francia e Italia a metà novembre. La Commissione europea intende rilanciare un Action Plan allo scopo di dare una soluzione alle «sfide attuali ed immediate» che vengono dalle sgovernate rotte migratorie del Mediterraneo centro-meridionale.

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Francesco Galofaro: Il mito della guerra nucleare e il destino del pianeta

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Il mito della guerra nucleare e il destino del pianeta

di Francesco Galofaro

Nel mio ultimo intervento ho sostenuto che nella nostra cultura si è già superata una soglia molto pericolosa: l’idea che in alcuni casi sia ammissibile, legittimo, forse perfino doveroso un attacco nucleare “tattico”, limitato, che non dia via all’escalation. Ritorno sull’argomento a motivo della recente caduta di un missile ucraino in territorio polacco. Come ha scritto il direttore di Marx21, abbiamo corso il rischio di un conflitto nucleare. Non ha alcuna importanza che il missile in realtà non fosse russo; dal punto di vista della comunicazione e della propaganda, si è trattato del pretesto ideale: in altri termini, i Paesi NATO avrebbero potuto attaccare. La buona notizia è che la parte della NATO che conta non ha voluto farlo, almeno per il momento. Purtroppo, si è anche evidenziata nettamente una frazione, costituita dai Paesi Baltici, pronti a immolare se stessi e il mondo in un tecno-Ragnarok pur di pervenire a un’epica resa dei conti col nemico russo.

Non scomodo per caso la mitologia norrena a proposito della guerra nucleare. Il “crepuscolo degli dei” è un mito apocalittico che narra la resa dei conti tra forze della luce e delle tenebre.

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Guido Viale: Stay behind, l’Ucraina e 5 domande

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Stay behind, l’Ucraina e 5 domande

di Guido Viale

L’operazione Stay behind è stata un’iniziativa segreta della Nato organizzata per contrastare la possibile vittoria elettorale dei comunisti in Italia: con il consenso degli Stati maggiori delle forze armate, furono stretti rapporti con tutte le organizzazioni fasciste italiane. Pur in un contesto storico differente, sono tante le analogie con quello che è stato fatto in Ucraina, paese non Nato, ma prenotato a diventarlo, tra il 2004 e il 2014, armando e addestrando gruppi e milizie naziste. E oggi, dopo mesi di guerra, che cosa può accadere? Alcune domande aperte sulla guerra tornata in Europa

L’operazione Stay behind era – forse è ancora – un’iniziativa segreta della Nato, controllata operativamente dai servizi segreti degli Usa. Serviva a preparare una resistenza, da “dietro” il fronte, in caso di un’occupazione dell’Italia da parte dell’Unione Sovietica. In realtà, in caso di una vittoria elettorale dei comunisti. Per prevenirla o, nel caso, affrontarla, veniva addestrata una folta schiera di combattenti anticomunisti, venivano predisposti depositi segreti di armi, ma soprattutto, con il consenso degli Stati maggiori delle forze armate, venivano stretti rapporti con tutte le organizzazioni fasciste presenti in Italia, indotte o incoraggiate a perpetrare tutte le stragi che hanno costellato la storia del paese tra la fine degli anni ’60 e quella degli ’80.

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Carlo Clericetti: Manovra economica: i danni a lungo termine della destra

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Manovra economica: i danni a lungo termine della destra

di Carlo Clericetti

Le decisioni di bilancio sono state generalmente definite “prudenti”, o addirittura “draghiane”. Non poteva essere altrimenti: oltre al fiato sul collo dei partner europei, il recente disastro inglese ha costretto a più miti consigli rispetto alle promesse elettorali. Ma anche così, già si vedono i guasti che aumenteranno col tempo

Come il famoso orologio rotto che almeno una volta al giorno segna l’ora giusta, per una volta dobbiamo ringraziare che esistano il vincolo esterno e le “stupide” regole europee, che, per quanto ancora sospese, non possono essere del tutto ignorate, sia perché tra un annetto torneranno in vigore (modificate nei meccanismi, ma non nella sostanza), sia perché una plateale deviazione provocherebbe una reazione che non sta nelle regole ma nei fatti: ci sarebbe certamente un cambio di atteggiamento della Banca centrale europea, dalla quale ancora oggi dipende il fatto che i tassi sul nostro debito non vadano alle stelle. Certo, qualche peso deve averlo avuto anche la vicenda del Regno Unito, dove la ricetta ultra-thatcheriana fuori tempo della premier Liz Truss (taglio delle tasse in deficit per i ricchi) ha provocato una reazione dei mercati che hanno portato il paese sull’orlo del default, cosa che si sarebbe probabilmente verificata senza le dimissioni dell’incauta leader e un svolta a 180 gradi del nuovo premier Rishi Sunak.

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Marta Mancini: Funzionare è meglio che esistere?

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Funzionare è meglio che esistere?

di Marta Mancini

La vicenda pandemica è destinata a comparire ancora nelle riflessioni sulla contemporaneità per aver segnato una misura con cui saggiare il tasso di democrazia della vita pubblica e, insieme, un modo di scandire la vita personale tra un prima, un durante e un dopo-Covid. Altri fatti, gravi almeno quanto la pandemia se non di più, non hanno lasciato la stessa impronta nel linguaggio corrente. Non è accaduto per eventi spartiacque come l’attentato alle Torri Gemelle o il dissesto finanziario di Wall Street, nonostante le profonde ripercussioni che hanno raggiunto anche il Vecchio Continente; e nemmeno è successo per le crisi a lento rilascio, legate al fenomeno migratorio e ai mutamenti climatici; ancor meno, ovviamente, per i recentissimi avvenimenti bellici, tuttora in atto, con il portato incerto dell’approvvigionamento energetico, dell’inflazione e per la minaccia nucleare ogni giorno evocata e che – fatto sorprendente – non sembra suscitare particolare apprensione. È possibile che la sensazione di non poter incidere con il comportamento individuale sul decorso di tali accadimenti sia una spiegazione plausibile.

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