[Sinistrainrete] Lelio Demichelis: Da Christopher Lasch al suicidio della sinistra positivista

Rassegna del 07/02/2023

 

Lelio Demichelis: Da Christopher Lasch al suicidio della sinistra positivista

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Da Christopher Lasch al suicidio della sinistra positivista

di Lelio Demichelis

spaceship g376302c2d 1920 1536x960Christopher Lasch (1932-1994) è stato certamente un intellettuale scomodo, poco amato dalle sinistre liberal americane, dalle femministe, dagli intellettuali europei. Eppure, è stato autore di opere fondamentali come La cultura del narcisismo, La rivolta delle élite, Il paradiso in terra (tutte pubblicate o ripubblicate da Neri Pozza).

Scomodo, ma quindi necessario. Come Heidegger (facendo le debite proporzioni), che è essenziale per capire cos’è la tecnica, ma che la sinistra si rifiuta di leggere e di capire restando anzi preda di una visione idilliaca – come scriveva, criticandola, Raniero Panzieri settant’anni fa – della tecnologia. O meglio, aggiungiamo, della razionalità strumentale/calcolante-industriale che ci domina dalla rivoluzione industriale e che è essenza (andando oltre Heidegger) anche del capitale/capitalismo, poiché basati – tecnologia e capitalismo – sulla stessa logica di accrescimento illimitato e infinito di sé come mercato e profitto, oltre che come sistema tecnico, producendosi appunto quello che chiamiamo tecno-capitalismo e che trova oggi nel totalitarismo del digitale, e nella digitalizzazione delle masse, la sua ultima (per ora) fase storica. E quindi, così come un grande intellettuale di sinistra, Claudio Napoleoni, aveva letto lo scomodo Heidegger per capire cosa sia la tecnica (che non è neutra come ingenuamente credono i marxismi, ma possiede un determinismo proprio – ontologico, teleologico e teologico), così oggi le sinistre dovrebbero rileggere anche lo scomodo Lasch per capire come è cambiato il mondo e recuperare un legame con la realtà da cui si sono dissociate per inseguire lo storytelling tecno-capitalista, cioè confondendo il progresso con la tecnica (con la razionalità strumentale/calcolante-industriale) e infine con il mercato neoliberale.

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Tendenza internazionalista rivoluzionaria: Il messaggio del governo Meloni, nei suoi primi 100 giorni

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Il messaggio del governo Meloni, nei suoi primi 100 giorni

di Tendenza internazionalista rivoluzionaria

Gli uccelli interno asini 10 1536x1128“Spread, borsa, economia, l’Italia è più solida e in salute di quanto si voglia far credere”: così la Meloni ha voluto salutare i primi cento giorni del suo governo. Se per Italia si intende il mondo del capitale, gli interessi dei capitalisti, chi può darle torto? C’è però un’altra faccia di questo galleggiamento della borghesia italiana: è lo sprofondamento dell’altra Italia, del mondo del lavoro salariato dove in questi mesi si sono toccati record di morti sul lavoro, c’è stato un pesante taglio dei salari per l’inflazione più alta da 40 anni in qua, sono ulteriormente cresciute precarietà e povertà. E sui luoghi di lavoro il dispotismo padronale si è fatto ancora più aggressivo, incoraggiato ad andar giù duro dal nuovo esecutivo che si è impegnato a “non disturbare chi produce”, cioè chi sfrutta i produttori reali.

Questo effetto si vede anche nella logistica, l’unico ambito della produzione in cui negli ultimi anni le forti lotte dei facchini immigrati organizzati nel SI Cobas hanno fatto arretrare il fronte padronale. Perfino gli scandali e le inchieste sui giri di evasione fiscale e contributiva che hanno coinvolto importanti filiere (Dhl e Brt su tutte), vengono usati strumentalmente dai padroni a proprio uso e consumo. Invece di porre fine una volta e per tutte al sistema degli appalti e dei subappalti, la strategia padronale è quella di andare verso il loro superamento formale, ma con l’obiettivo di imporre un balzo all’indietro della condizione operaia, con il ritorno a livelli salariali, di orario, normativi indecorosi, e l’azzeramento delle libertà sindacali – cancellando così un intero ciclo di lotte. Questa manovra troverà pane per i suoi denti, com’è accaduto alla FedEx. Ma intanto anche quella parte del padronato della logistica che aveva accettato di firmare accordi migliorativi di secondo livello affila le armi, contando sull’aiuto solerte di Cgil-Cisl-Uil, della magistratura e delle forze della repressione.

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Franco Bordignon e Giacomo D’Alessandro: Il Congo non si salverà

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Il Congo non si salverà

di Franco Bordignon e Giacomo D’Alessandro

Franco Bordignon è un padre saveriano di origine veneta che ha passato gli 80 anni e da 50 opera in Congo, dove ha scelto di restare anche sotto i regimi e le violente guerre che hanno attraversato questa zona dell’Africa. Nel Kivu è un’istituzione, avendo contribuito a progetti politici, di sviluppo sociale, idrico e rurale, a cooperative e a canali di controinformazione. L’ho incontrato a Bukavu nel corso di tre viaggi nel 2018, 2021 e 2022 (G.D.).

Gli uccelli interno asini 10 1536x1128Lo scenario del Kivu, l’Est della Repubblica Democratica del Congo, in questi anni non è cambiato di molto. Cambiano i colori politici e poco altro. Ad ogni elezione si spera in una rinascita del paese, ma negli anni abbiamo capito che un presidente nominato non è un presidente scelto dal popolo. L’ex presidente Kabila ha ancora un forte margine di manovra, mentre l’attuale Tshisekedi passa il tempo a girare il mondo per “diffondere apparenze”. La compravendita dei deputati è all’ordine del giorno… In conclusione chi ha interesse ad occuparsi della gente?

La gente del Congo è abbandonata a se stessa da decenni. Ma il Kivu, dove ci troviamo, è invaso da gruppi armati (163 secondo le Nazioni Unite), alcuni locali, altri dei paesi confinanti Rwanda, Burundi e Uganda. Non nascono così per caso, ma da una serie di fattori: il fatto che i giovani non abbiano nessun avvenire, il fatto che nell’esercito si creino fazioni dissidenti; in ogni caso, esistono al soldo di qualcuno, altrimenti non starebbero in piedi. Qualcuno che ha bisogno di loro per garantirsi lo sfruttamento delle miniere e i traffici di materie prime. Non è poi escluso che gli eserciti regolari li utilizzino per fare il “lavoro sporco”, cioè azioni di cui i governi non possono macchiarsi ufficialmente.

Da un paio di anni le province del Nord Kivu e dell’Ituri sono governate dai militari (Etat de siège), ma vi sono forti dubbi sulla presenza di infiltrati legati al Rwanda o all’Uganda. E si vantano di eliminare ogni giorno che passa ribelli e gruppi armati. In realtà è molto complicato capire le diverse affiliazioni e fedeltà, si comincia a parlare perfino di accordi tra gruppi ribelli e gruppi jihadisti che entrano in questa zona dell’Africa dopo averne destabilizzate altre. Quel che è certo è che chi vive qui ha notizie di morti ammazzati tutti i giorni, di sevizie e razzie nei villaggi.

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Manlio Dinucci: «Cooperazione a 360° con la Libia», ma con quale Libia ?

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«Cooperazione a 360° con la Libia», ma con quale Libia ?

di Manlio Dinucci

La Presidente Meloni, in visita ufficiale a Tripoli, ha impegnato l’Italia a una “cooperazione a 360 gradi con la Libia”. Ma con quale Libia? Il “Governo di Unità Nazionale” libico, “internazionalmente riconosciuto”, presieduto da Abdul Hamid Dbeibah. Esso è stato “eletto” nel 2021 a Ginevra da un Forum di 73 “rappresentanti libici” scelti e diretti dalla rappresentante ONU Stephanie Williams, funzionaria del Dipartimento di Stato USA.

L’incontro della Meloni con Dbeibah è stato suggellato da un accordo da 8 miliardi di dollari tra l’ENI e la National Oil Corporation libica per lo sfruttamento di un giacimento di gas offshore di fronte alla costa di Tripoli. Tale accordo è stato però subito dopo sconfessato dal Ministro del Gas e del Petrolio dello stesso governo Dbeibah, che lo ha dichiarato “illegale”.

Contemporaneamente, in Tripolitania, manifestanti hanno occupato la sala di controllo del gasdotto Greenstream chiedendo di smettere di pompare gas verso l’Italia.

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Geraldina Colotti: Contro il neoliberismo, piazze roventi in Europa

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Contro il neoliberismo, piazze roventi in Europa

di Geraldina Colotti*

Attaccare le leggi sul lavoro e quelle sulle pensioni. Due obiettivi che uniscono le strategie dei governi neoliberisti e delle istituzioni internazionali che li guidano, a livello globale: dall’America Latina (lo abbiamo visto in Brasile dopo la fine dei governi Lula e Rousseff), all’Europa. Intanto, mentre aumenta la povertà e la fame, cresce in modo stratosferico la forbice tra il profitto di pochi, nelle cui mani si concentra la ricchezza mondiale, e quello delle grandi multinazionali, soprattutto del web e della grande finanza.

Secondo l’ultimo rapporto Oxfam, uscito a ridosso del 53° Word Economic Forum di Davos in Svizzera – che ha riunito le élite politico-finanziarie del mondo globalizzato – per la prima volta da 25 anni sono aumentate contemporaneamente disuguaglianze, fame e povertà estrema. In compenso, nel biennio 2020-2021, l’1% più ricco del pianeta si è appropriato di quasi 2/3 della nuova ricchezza prodotta, e le 95 multinazionali più importanti nel campo dell’energia e dell’agro-business hanno più che raddoppiato i profitti rispetto alla media del periodo 2018-2020.

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comidad: Vendono armi e notizie con gli stessi spot

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Vendono armi e notizie con gli stessi spot

di comidad

Alfredo Cospito non è né un mafioso né un corrotto, perciò il ministro Nordio ha giustamente stabilito che il garantismo non gli spetta. Nordio ci ha spiegato che Cospito si merita il 41bis perché è cattivo; così ammettendo che in questa circostanza il 41bis non è usato secondo la sua finalità dichiarata, cioè a titolo cautelativo, per impedire ad un criminale potente le relazioni di potere interne ed esterne al carcere, bensì con uno scopo vendicativo contro un nemico debole che di potere non ne avrà mai. Il ministro ha confessato: la legalità è una buffonata ed è solo il potente a decidere. In questa occasione Nordio ha riscosso l’avallo persino dal suo fustigatore personale, Marco Travaglio. In soccorso al governo è arrivata la goffa narrativa mediatica sull’offensiva della “galassia anarchica”. Ma perché accontentarsi della misera galassia, quando ci sono pure l’universo e il multiverso?

Il governo Meloni quindi tira dritto, in atteggiamento di fermezza sotto gli attacchi di coloro che si illudono di intimidirlo, manco fossero parenti di Biden.

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Gabriele Angelini: “Due miliardi di euro buttati via”. La verità sul Covid finalmente emerge. Chi pagherà per questo?

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“Due miliardi di euro buttati via”. La verità sul Covid finalmente emerge. Chi pagherà per questo?

di Gabriele Angelini

Mentre siamo ancora in attesa di risposte da parte di chi ha gestito le prime fasi della pandemia sul fronte vaccini, e mentre anche in Europa tutto tace tra uno scandalo e l’altro, con Ursula von der Leyen che non si decide ancora a parlare sul suo scambio di sms privati con il capo di Pfizer, ecco che in Italia si iniziano a fare i conti degli sprechi. Le cifre sono da capogiro, e rivelano quanto il business dei vaccini sia stato gonfiato. Il nostro Paese piange lo sperpero di risorse, Big Pharma se la ride. E così, mentre il Covid sembra solo un lontano e brutto ricordo, malgrado le nostre virostar in astinenza da ospitate in tv continuino a lanciare allarmi interessati, gli italiani si stanno anche dimenticando dei vaccini. Hub sempre più vuoti e magazzini sempre più pieni di dosi che finiranno al macero. E pensare che gli ultimi ordini sono arrivati a fine estate, con la scusa che erano quelli “aggiornati”. Mentre anche le tesi sul fatidico aggiornamento sono state via via smontate uno per uno rendendo palese l’inutilità e il bluff di questa mossa di Big Pharma. L’Italia vaccinista, però, c’era “cascata” di nuovo.

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Carlo Di Mascio: Pašukanis ieri e oggi. Una introduzione

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Pašukanis ieri e oggi. Una introduzione

di Carlo Di Mascio

Da Pašukanis e la critica marxista del diritto borghese, Phasar Edizioni, Firenze, 2013, pp. 268.

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Norberto Bobbio, in un saggio pubblicato nel 1954 dal titolo Democrazia e dittatura, osservava che gli enormi progressi, che l’Unione Sovietica stava in quel tempo compiendo in direzione di uno Stato fondato sul diritto, dovevano in gran parte essere ascritti alla cosiddetta «riscoperta del diritto», e ciò in particolare per merito della scuola facente capo a Vyšinskij, la quale, concependolo «come complesso di norme coattive imposte dalla classe dominante al fine di salvaguardare le relazioni sociali ad essa vantaggiose», si poneva in netta sintonia con quanto tracciato dalla più avanzata dottrina borghese di matrice kelseniana, tendente a considerare il diritto «come una tecnica speciale per la organizzazione di un gruppo sociale (qualunque esso sia)». Ma per Bobbio questi progressi dovevano ritenersi attribuibili anche ad un altro motivo, e cioè alla piena «sconfessione delle dottrine giuridiche estremistiche di Pašukanis e compagni, secondo cui il diritto era una sovrastruttura della società borghese e come tale destinato a scomparire con l’avvento della società socialista»1.

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Raffaele Sciortino: I dieci anni che sconvolgeranno il mondo? Seconda parte

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I dieci anni che sconvolgeranno il mondo? Seconda parte

L’ascesa cinese e i conti aperti con il Capitale

di Raffaele Sciortino

Cina bandiera 867x487Pubblichiamo la seconda parte dell’intervento di Raffaele Sciortino alla presentazione del suo ultimo, prezioso lavoro – Stati Uniti e Cina allo scontro globale. Strutture, strategie, contingenza (Asterios 2022) – di sabato 3 dicembre a Modena.

Se nella prima parte ci si è occupati del versante statunitense dello scontro “in processo”, tra piano inclinato della crisi globale e nuova dinamica dell’imperialismo, passiamo ora a scandagliare il lato cinese, tra retaggio della rivoluzione sulla composizione di classe e contraddizioni in seno al “capitalismo politico” socialista. Si apre uno scenario non scontato, attraversato dal rapporto lotte-sviluppo e dai limiti dell’ascesa cinese, che lascia aperti certi conti con il Capitale.

A queste longitudini la conoscenza del Dragone – o meglio, quello che interessa a noi, della situazione della classe operaia e dello sviluppo del capitalismo in Cina, per dircela come una volta – è spesso offuscata da una coltre di propaganda dozzinale, nel migliore dei casi oggetto di assenza di studio e di fonti, nel peggiore di distorsione ideologica, divisa tra ingenui e volenterosi crociati della narrazione liberal e campisti «fedeli alla linea anche quando la linea non c’è».

La ricchezza e la densità del libro di Raf emergono in particolar modo in questi capitoli, sicuramente i più “faticosi”: riflettono un accurato e difficile “lavorone” a monte dell’autore, che ha saputo sintetizzare e chiarificare nell’intervento che segue, legando la “questione cinese” al più complessivo piano globale. Pensiamo che meriti attento ragionamento e discussione.

In attesa della terza parte… Buona lettura.

* * * *

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Federico Giusti: Forza lavoro autoctona e migrante, sfruttamento e riduzione del potere di acquisto

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Forza lavoro autoctona e migrante, sfruttamento e riduzione del potere di acquisto

di Federico Giusti

immigrato a lavoro 1 scaled 1La libera circolazione di merci e di capitali ha favorito l’arrivo di nuovi e maggiori flussi migratori che hanno determinato l’acuirsi di alcune contraddizioni anche in seno alla classe operaia. Veniamo da anni bui per un pensiero critico, in materia di immigrazione la bussola di orientamento è stata rappresentata dai diritti umani o al massimo quelli civili, un approccio umanitario di stampo cattolico progressista (assai più avanzato, per intenderci, del pensiero democratico americaneggiante se non proprio liberista del centro sinistra) che non ha saputo indagare alcuni aspetti dirimenti dei flussi migratori.

Se vogliamo entrare nel merito delle questioni non possiamo eludere alcuni fatti storici come il crollo del Muro di Berlino, le politiche di assalto neo liberiste che hanno spinto all’immigrazione i popoli dell’est Europa, le guerre scatenate dalla Nato che a loro volta hanno disegnato nuove rotte immigratorie (ad esempio dalla Siria e dai paesi africani).

Se poi pensiamo alla Ue dovremmo aprire prima una seria riflessione sugli interessi reali che hanno portato al pareggio di bilancio nella Costituzione Italiana, ai flussi migratori verso i paesi europei alimentati anche dalla necessità di alcuni paesi di quella manodopera a basso costo indispensabile per le loro aziende. Il rapporto tra guerra e immigrazione dovrebbe alimentare la nostra analisi; basterebbe guardare ai numeri della popolazione ucraina in uscita verso i paesi Ue, da qui ogni ulteriore considerazione sul ruolo della Nato. Proviamo allora a riflettere, in maniera volutamente schematica, su alcuni punti dirimenti per non farci sommergere da una lettura parziale e spesso acritica.

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Piccole Note: Il messaggio di Blinken a Lavrov

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Il messaggio di Blinken a Lavrov

di Piccole Note

Tony Blinken ha inviato un messaggio al suo omologo russo Sergej Lavrov tramite il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry. Il Segretario di Stato americano ha incontrato Shoukry due giorni fa, nella prima tappa del suo tour mediorientale. Il giorno successivo Shoukry si è recato a Mosca dove, nel corso di una conferenza stampa congiunta con Lavrov, ha parlato del messaggio Usa, la cui esistenza è stata confermata successivamente dal ministro degli Esteri russo.

 

Il messaggio di Blinken

Fin qui ciò che è noto, dal momento che il contenuto del messaggio non è affatto noto. Si sa solo quel che ha detto Lavrov, cioè che il messaggio sarebbe un banale invito alla Russia a ritirarsi. Un invito al quale Lavrov ha risposto con un ovvio niet, aggiungendo, però, significativamente, che Mosca “resta sempre pronta ad ascoltare tutte le proposte serie – insisto su questa parola – volta a risolvere l’insieme della situazione attuale nel suo contesto globale”.

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Michele Paris: Il boomerang delle sanzioni

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Il boomerang delle sanzioni

di Michele Paris

Dopo quasi un anno dall’inizio delle operazioni militari in Ucraina si è quasi perso il conto delle sanzioni imposte alla Russia da Stati Uniti e UE. Com’è ormai chiaro a chiunque, gli effetti dei provvedimenti stanno però pesando in grandissima parte su quegli stessi paesi che li hanno decisi. Le conseguenze negative continueranno poi a farsi sentire in futuro, soprattutto nell’ambito energetico, dove le politiche suicide di Bruxelles mettono a rischio la tenuta stessa del tessuto industriale europeo. L’economia russa ha invece mostrato una solidità per molti inaspettata, con gli scambi commerciali in larga misura tornati al periodo pre-bellico e gli introiti dell’export di gas e petrolio virtualmente immutati.

I fattori che hanno determinato il sostanziale fallimento delle sanzioni occidentali sono molteplici. Quello principale è la creazione negli ultimi due decenni da parte dell’attuale classe dirigente russa di una base industriale multiforme in parallelo alla disponibilità quasi illimitata di materie prime. Un altro elemento da considerare è ovviamente la formidabile capacità estrattiva di prodotti in grado di alimentare l’economia interna e che, in qualunque condizione, trovano facilmente acquirenti all’estero.

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Wu Ming: La storia in (nero) fumo

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La storia in (nero) fumo

Su una pessima campagna di comunicazione dell’Istituto Parri di Bologna

di Wu Ming

L’Istituto storico Parri – Bologna Metropolitana, dal giugno 2020 presieduto dall’ex-sindaco di Bologna Virginio Merola*, compie sessant’anni. La settimana scorsa si è tenuto l’evento inaugurale delle celebrazioni, ospiti Lodo Guenzi e Bebo Guidetti de Lo Stato Sociale.

Nei giorni successivi sui muri di Bologna è apparsa una serie di manifesti dedicati alle sei decadi vissute dall’Istituto.

A ogni decennio corrisponde un’immagine corredata di titolo e slogan. Un paio di esempi: «1983-1993. Muri & Pupe. Reganismi [sic, col refuso], comunismi, edonismi»; «2003 – 2013. Social/ismi. Viva Marx, Viva Lenin, Viva Zuckerberg!».

Il manifesto dedicato al decennio 1973 – 1983 si intitola «NeroFumo». La scritta ha un carattere vagamente gotico e si staglia su volute di fumo denso. Lo slogan è: «Detestabili quegli anni»**.

Va bene che siamo a Bologna, che nel 1974 c’è stato l’attentato al treno Italicus e nel 1980 la strage alla stazione, ma che senso ha appioppare a un intero decennio un’etichetta così?

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Il Rovescio: La falsa parola degli assassini di Stato

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La falsa parola degli assassini di Stato

di Il Rovescio

Se già con l’Emergenza Covid-19 e la successiva propaganda di guerra – con in mezzo la nomina di un generale della NATO per organizzare misure di «salute pubblica» – abbiamo assistito al più plateale divorzio tra la parola di Stato e la realtà, nei telegiornali di ieri sera, 30 gennaio, si è raggiunto, sul caso di Alfredo Cospito, un vero e proprio Himalaya d’infamia e di falsità.

Abbiamo sentito, nell’ordine, un procuratore parlare di saldatura tra movimento anarchico e Cosa Nostra per l’abolizione del 41 bis (la stessa tesi, sbandierata dai media e poi ufficialmente smentita persino da una Relazione del DAP, sostenuta a suo tempo sulla presunta «comune regìa esterna» delle rivolte scoppiate nelle carcere italiane nel marzo del 2020). L’imbecille che intervistava il procuratore ha aggiunto di suo che l’abolizione del 41 bis farebbe uscire dal carcere tutti i condannati all’ergastolo ostativo; non sapendo nemmeno, il mentecatto, che ci sono prigionieri in 41 bis senza condanne all’ergastolo, così come dei detenuti condannati al «fine pena mai» che non si trovano in 41 bis. Subito dopo un altro giornalista – che ha capito in fretta il copione che il governo ha deciso di recitare – ha parlato di «attentato al cuore dello Stato» a proposito delle azioni in solidarietà con Alfredo.

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Salvatore Bravo: Reificazione

sinistra

Reificazione

di Salvatore Bravo

La reificazione è la patologica normalità del capitalismo tecnocratico. Il capitalismo è divenuto una forma di “assoluto”, in quanto ha infettato ogni condizione e relazione umana. Si è reificati da sé e dalla comunità, in quanto ci si valuta “come oggetti” d’investimento e nello stesso tempo le relazioni sono investite dalla tempesta del solo valore di scambio. Si è manipolati e si manipola; il valore di scambio si è installato nella profondità razionale ed emotiva di ogni gesto. L’innaturalità di tale postura e la violenza programmata che ne consegue sono parte dei processi di patologizzazione dell’intera comunità: la reificazione è la normalità-patologia non riconosciuta del neoliberismo.

Il mercato è la longa manus finalizzata alla normalizzazione-inclusione dei casi che rischiano di interrompere il “giusto funzionamento” del sistema.

La “reificazione” è una rete che avvolge l’intera sistema ed ha lo scopo di neutralizzare le parole disalienanti: bene, natura, fine oggettivo, giustizia per sostituirle con le parole dell’ordine del discorso: successo, risultato, PIL, piani di investimento, competizione, resilienza ecc.

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