[nPCI] Rompere l’assedio di Borgomeo, dei suoi padrini e complici!

Comunicato CC 7/2023 – 14 marzo 2023

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Al Collettivo di Fabbrica e agli operai della GKN di Firenze

Rompere l’assedio di Borgomeo, dei suoi padrini e complici!

Combattere a modo nostro fino a vincere!

Ai solidali del movimento di resistenza, delle organizzazioni politiche e sindacali, della società civile

Nella loro Lettera aperta al movimento sindacale, a tutte le organizzazioni sindacali, a delegate, delegati, semplici iscritte e iscritti, lavoratrici e lavoratori, il Collettivo di Fabbrica e gli operai della GKN denunciano l’assedio in cui Borgomeo li ha stretti “per indurre il numero maggiore possibile di lavoratori a licenziarsi e per punire e piegare la resistenza lunga 20 mesi dell’assemblea permanente creatasi dopo la delocalizzazione della produzione”, un assedio che “si compone di due direttrici: fare terra bruciata attorno alla lotta con la calunnia (contro la RSU, il Collettivo di Fabbrica, il movimento delle solidali e solidali, la Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo, l’assemblea permanente) e prendere per fame e sfinimento gli assediati”; denunciano che Borgomeo ha violato non solo “l’accordo quadro sottoscritto che lo impegnerebbe anche a reindustrializzare con capitale proprio”, ma anche “il contratto nazionale, gli accordi interni, il diritto al salario e perfino a ricevere la busta paga, l’aspettativa, i contributi, l’allattamento, la paternità, ecc.”; denunciano l’immobilismo complice del governo Draghi prima e Meloni poi, fatto di “tavoli ministeriali che servono solo a prendere tempo per perdere tempo” e di disinteresse verso i piani industriali elaborati dagli operai con il supporto di tecnici, ingegneri, ricercatori ed economisti, piani industriali “che con l’intervento pubblico potrebbero essere facilmente realizzati e che sono ecologicamente e socialmente avanzati”.

Per rompere questo assedio il 9 marzo hanno lanciato un appello Difendere GKN, ora, tentare il futuro, creare un precedente a favore di tutte/i, subito sottoscritto da numerosi esponenti democratici della società civile (giornalisti come Gad Lerner, Moni Ovadia e Irene Grandi, studiosi e accademici come Salvatore Settis, già direttore della Scuola Normale di Pisa, esponenti del mondo della cultura come il regista Citto Maselli, lo storico dell’arte Tomaso Montanari e lo storico Adriano Prosperi), e hanno indetto una nuova manifestazione nazionale a Firenze il 25 marzo.

L’assedio intorno ai lavoratori della GKN è uno strumento della guerra che, sotto la tutela del governo e con la complicità del governo e delle altre autorità, Borgomeo e i suoi compari combattono con ogni mezzo. Usano le leggi a loro favorevoli varate nei trent’anni passati dai governi delle Larghe Intese con l’ausilio dei sindacati complici (prima in nome del fatto che “i lavoratori devono restituire parte di quello che hanno tolto” e poi che “siamo in crisi…”). Violano quanto resta delle leggi a tutela dei lavoratori e delle masse popolari che avevamo strappato quando il movimento comunista era forte nel nostro paese e nel resto del mondo. Calpestano apertamente la Costituzione del 1948 ufficialmente ancora in vigore. Usano e abusano della “libertà d’azione” che si sono ripresi in mano nei trent’anni di “nera reazione” succeduti alla dissoluzione dell’URSS nel 1991, in cui è sfociato l’arretramento del movimento comunista e, al suo seguito, di quello sindacale e operaio nel nostro paese e nel mondo. Non serve elencare gli effetti di tutto questo: il vortice di guerra, miseria, devastazione ambientale, disperazione e abbrutimento, censura, razzismo e repressione in cui stanno sprofondando le masse del nostro paese e del resto del mondo è sotto gli occhi di tutti.

Il Collettivo di Fabbrica e gli operai della GKN hanno in mano gli strumenti per rompere l’assedio! Hanno dalla loro i legami di solidarietà, di organizzazione e di coordinamento costruiti dal luglio 2021 a oggi con migliaia di organismi e di movimenti popolari da un capo all’altro del paese. La loro lotta è parte della guerra che in ogni campo oppone le masse popolari ai vertici della Repubblica Pontificia (Vaticano, gruppi imperialisti USA-sionisti-UE, clan della criminalità organizzata, associazioni padronali). Questi ultimi non hanno alcun futuro di progresso da proporre alle masse popolari: diversione e confusione, abbrutimento e repressione sono gli strumenti a cui ricorrono per tenere in piedi la loro baracca. Vincerli è possibile, però per vincere bisogna combattere senza esclusione di colpi, adottare metodi e strumenti di lotta all’altezza della situazione: “è il momento di un colpo di reni, al di là delle notizie più o meno fondate che possono circolare”, come giustamente la RSU GKN ha dichiarato di recente.

Oltre all’appello e alla manifestazione nazionale, il Collettivo di Fabbrica e gli operai della GKN hanno altre armi a loro disposizione.

Usare la passerella che Maurizio Landini ha organizzato per il Congresso nazionale di Rimini (15-18 marzo), invitando persino Giorgia Meloni: fare leva sui 900 delegati e approfittare dell’attenzione mediatica per mettere la direzione della CGIL di fronte all’alternativa che o appoggia con i tanti mezzi di cui dispone (soldi e altro) la lotta del CdF e degli operai GKN o si sputtana ancora di più… tanto più che la grande mobilitazione popolare di questi giorni in Francia contro la riforma delle pensioni di Macron fa vedere ai lavoratori italiani che cosa la CGIL avrebbe potuto fare (ma non ha fatto) contro la riforma Fornero.

Sottoporre pubblicamente i piani industriali ignorati dal governo italiano e dalle istituzioni locali, complici di Borgomeo e degli altri “capitani coraggiosi” suoi compari, alle autorità di quei paesi in rotta con la Comunità Internazionale degli imperialisti europei, USA e sionisti. Sono numerosi: dalla Repubblica Popolare Cinese al Brasile di Lula, dall’Iran al Venezuela, da Cuba alla Bielorussia. Alcuni di essi sono certamente interessati a quello che la GKN può riprendere a produrre o mettersi a produrre.

Organizzare pubblicamente il non pagamento di mutui, affitti e bollette: non è facile ma è possibile, le masse popolari inglesi lo mostrano.

Far fare pubblicamente una valutazione del materiale in magazzino in vista della sua vendita: sarebbe solo il risarcimento per il dovuto non ricevuto, visto che Borgomeo non paga da sei mesi.

Sono metodi di lotta fuori dall’ordinario? È vero, ma siamo all’emergenza.

Sono metodi di lotta illegali? In base alle leggi e alle prassi dei padroni sì, ma sono conformi agli interessi dei lavoratori e quindi legittimi. À la guerre comme à la guerre! Per vincere, non possiamo combattere solo con gli strumenti che ci concede un nemico deciso a stroncarci. Quando gli operai della GKN sono arrivati a Cassino per fare un presidio di protesta contro Borgomeo che non avevano pubblicizzato via social e quindi “a sorpresa”, hanno trovato ad attenderli le camionette della polizia: sono stati intercettati e spiati, anche se sarebbe vietato per legge.

Si rischiano denunce? Forse, ma non è detto. Perché sarebbero una grossa grana per le autorità: allargherebbero il sostegno al CdF e agli operai e lo sdegno contro Borgomeo e chi lo copre. È indicativo che, quando Nicoletta Dosio ha violato gli arresti domiciliari, le forze dell’ordine non hanno osato fiatare. D’altra parte, i padroni non ci hanno mai regalato nulla. Anche quei diritti che gli operai della GKN hanno difeso per anni in fabbrica, da dove vengono se non dalle lotte che a duro prezzo i nostri nonni e i nostri padri hanno condotto, dalla Resistenza contro il nazifascismo alle lotte degli anni ’60 e ’70?

Rompere l’assedio alla GKN significa non solo dare un futuro ai lavoratori rimasti in fabbrica, ma creare un precedente favorevole per tutti i lavoratori e un punto di forza nella guerra per trasformare il paese. Nel nostro paese i capitalisti chiudono le aziende per speculare su terreni e immobili, per delocalizzare dove possono sfruttare di più e con meno vincoli; ottengono prestiti dalle banche per far fallire un’azienda; comprano un’azienda a 1 euro e tengono per mesi senza salario gli operai al solo scopo di piegarli e riuscire a chiuderla, anche se può produrre cose che servono. Le aziende possono essere comprate, spolpate e liquidate da multinazionali estere, usate dai fondi d’investimento per guadagnare sul corso futuro delle azioni o ad altri fini spelativi, acquistate a quattro soldi da capitalisti che le rimettono in funzione solo sulla carta per intascare soldi dallo Stato. I capitalisti si accaparrano soldi pubblici per costruire impianti sciistici in località dove a causa del cambiamento climatico non nevica da anni, ma “non ci sono i soldi” per sistemare gli acquedotti che perdono acqua o far funzionare degnamente gli ospedali pubblici. In mano a gente così il nostro paese va in rovina, perde il suo apparato produttivo, i giovani devono emigrare, la gente si adatta a elemosine e ammortizzatori sociali, il dissesto idrogeologico si aggrava e gli eventi meteorologici estremi e mortali si moltiplicano, la miseria aumenta e la vita diventa più dura e difficile per tutte le masse popolari, immigrate e italiane.

A fronte di questo dobbiamo non solo promuovere la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari in proteste e rivendicazioni contro le classi dominanti, elevare il livello della loro resistenza, moltiplicare nelle aziende, nelle scuole e università, nelle zone d’abitazione il numero degli organismi operai e popolari che organizzano la resistenza, sviluppare tra organismi operai e popolari il coordinamento a livello locale e nazionale, estendere il fronte unito di tutti gli organismi e gli individui che promuovono la resistenza delle masse popolari. Dobbiamo anche rafforzare in ognuno di essi l’indirizzo a costituire e imporre un proprio governo d’emergenza, che nazionalizza le aziende lasciate andare in malora dai capitalisti, che crea nuove aziende pubbliche o riconverte e amplia l’attività di quelle esistenti, che inquadra in un piano economico nazionale le aziende capitaliste e pubbliche, le cooperative (vecchie e nuove) e altre strutture economiche. La fiducia che sia la borghesia imperialista, che siano i vertici della Repubblica Pontificia a cambiare il corso delle cose è un’illusione che le classi dominanti per prolungare l’esistenza del loro sistema sociale fomentano senza successo tra le masse popolari. Per sua natura la borghesia oramai non può che condurre l’umanità alla guerra, all’abbrutimento delle menti e dei cuori, all’inquinamento della Terra e alla distruzione della vita. Questo perché ogni capitalista deve valorizzare il suo capitale: chi non lo fa viene sostituito da un concorrente. Questa è la fonte, la causa del disastro in cui siamo da quando la società borghese è entrata nell’epoca imperialista.

Con il Governo di Blocco Popolare iniziamo dai casi in cui l’azienda non funziona o non fornisce i beni e servizi necessari o fornisce beni e servizi non corrispondenti alle esigenze della società oppure nocivi. Ma di questo sta a noi fare la base per un salto avanti nella lotta che concluderemo sostituendo le aziende gestite dai capitalisti per aumentare il loro capitale con unità produttive gestite dai lavoratori organizzati che lavorano secondo un piano pubblicamente deciso per produrre tutti e solo i beni e i servizi necessari alla vita dignitosa della popolazione e ai rapporti di solidarietà, di collaborazione e di scambio con gli altri paesi.

Apprendere, assimilare, applicare la concezione comunista del mondo!

Costituire clandestinamente Comitati del Partito in ogni azienda e in ogni centro abitato!

Fare di ogni lotta una scuola di comunismo!

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