Strage di Bologna, sentenza processo: furono Gelli e i Servizi ad architettarla

L’Unità2- 06/04/2023

STRAGE DI BOLOGNA, LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA. PROVE ECLATANTI CHE GELLI CONTRIBUI’ INSIEME A UN SERVIZIO SEGRETO OCCULTO – l’Unità2 (unita2.org)

 

“Possiamo ritenere fondata l’idea, e la figura di Bellini ne è al contempo conferma ed elemento costitutivo, che all’attuazione della strage contribuirono in modi non definiti, ma di cui vi è precisa ed eclatante prova nel documento Bologna, Licio Gelli e il vertice di una sorta di servizio segreto occulto che vede in D’Amato la figura di riferimento in ambito atlantico ed europeo”.

E’ una delle conclusioni contenute nella sentenza del processo a Paolo Bellini per l’attentato del 2 agosto 1980, emessa dalla Corte di assise di Bologna dove si parla anche di mandanti e finanziatori e del ruolo della P2.

“All’esito dell’istruttoria, si deve ritenere raggiunta la prova che Paolo Bellini fece parte del commando che eseguì materialmente la strage del 2 agosto 1980, con mansioni esecutive e di raccordo con gli altri concorrenti”.

Così la Corte, presieduta dal giudice Francesco Caruso, nelle motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo per Bellini per la strage del 2 agosto 1980, in ipotesi commessa in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti. La strage non sarebbe stata conseguenza dello «spontaneismo armato» di gruppi neofascisti, ma un obiettivo importante della strategia della tensione. I neofascisti agirono «con i servizi deviati o con elementi della massoneria».

Per le toghe della corte d’Assise di Bologna si voleva colpire «il cuore delle istituzioni democratiche. Emblematica la scelta di agire il 2 agosto in una stazione gremita di persone in partenza per le vacanze e simbolica l’opzione di colpire il capoluogo emiliano, città roccaforte del Pci e simbolo della Resistenza in Italia, nonché da sempre portatrice di valori progressisti e democratici».

“Si deve necessariamente partire dalla constatazione – si legge ancora nelle motivazioni – della prova granitica della presenza di Bellini il 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, poiché egli fu ripreso in alcuni fotogrammi di un filmato amatoriale girato dal turista Harald Polzer, che si riferiscono ad un momento di pochi minuti successivo alla deflagrazione”. Per la Corte “la predetta conclusione è autorizzata da un altro elemento, che è sopravvenuto nel corso dell’istruttoria dibattimentale e che era, invece, ancora incerto nella fase delle indagini preliminari, consistente nell’avvenuto riconoscimento dell’imputato in termini di certezza da parte di Maurizia Bonini (ex moglie di Paolo Bellini, ndr) all’udienza del 21 luglio 2021”. Secondo i giudici la deposizione di Maurizia Bonini segna infatti “due profili decisivi” di questo processo. “Da un lato la donna ha demolito l’alibi che all’epoca permise di scagionare Bellini, affermando che la mattina del 2 agosto 1980 questi arrivò a Rimini non alle 9, ma molto più tardi, verso l’ora di pranzo”. Dall’altro, appunto, Maurizia Bonini “ha riconosciuto l’ex marito nel filmato di Polzer, girato alla stazione di Bologna la mattina del 2 agosto 1980, mentre camminava sul binario 1, subito dopo l’esplosione”, avvenuta alle 10.25.

Sharing - Condividi