[Rete Ambientalista] Ecologia politica: il salario minimo

Rassegna del 21/08/2023

Ecologia politica: il salario minimo.

Piero Fassino piange miseria  ma sulla base del suo criterio di stipendio parlamentare, l’Italia era  al primo posto in Europa già nell’inchiesta del 2016 con i 10.435 lordi mensili di indennità di base ai suoi deputati. A questa base si aggiunge la “diaria”, il rimborso delle spese di soggiorno a Roma che è fissata in 3.503,11 euro se si partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata. Poi c’è  “rimborso delle spese per l’esercizio del mandato”, 3.690 euro al mese, che può essere speso per stipendiare i collaboratori oppure trattenuto. C’è poi anche il rimborso per le spese di trasporto e di viaggio che ammonta a 1.107 o 1.331 euro al mese a seconda che la distanza da Roma. Oltre alla gratuità di tutti gli spostamenti in treno, aereo e autostrade. E poi, ciliegina sulla torta, un rimborso di 1.200 euro annui per le spese telefoniche, 100 euro al mese. Sommando il tutto viene fuori un compenso complessivo mensile, lordo, per i deputati pari a 19.059,11 o 18.835,11 euro. Chi vuole può esercitarsi a calcolare il rapporto tra questo stipendio e il salario minimo di 9 euro all’ora lordi.

La nuova Diga Foranea del Porto di Genova: analisi critica.

Il ritornello che si ascolta su stampa e media è quello di un progetto gigantesco, sfidante, ingegneristicamente complesso e unico al mondo per diverse caratteristiche costruttive. Uno sfoggio dell’ingegneria progettistica italiana e delle ditte costruttrici italiane. Un’opera strategica per la crescita dei traffici marittimi e per lo sviluppo dell’Italia.

Ma è proprio così oppure no? Alcune voci dicono invece che si tratti di un’opera inutile ed anzi che sia dannosa. Mentre il punto di vista a favore del progetto è molto facile da trovare, vediamo quello contrario: (clicca qui). E sentiamo le argomentazioni critiche -molto meno facili da rinvenire, se non cercando con attenzione- che riportano le negatività di quest’opera: rischi di tsunami sulla costa per smottamenti nei profondi canyons subacquei vicinissimi, rischi di crollo della o di parte della diga che poggerà su fondali limoargillosi poco solidi, rischi di compromettere la circolazione profonda delle correnti mediterranee e gli ecosistemi marini). Tra le altre negatività: la rincorsa continua al gigantismo navale, spreco di massa, espansione di un insostenibile modello consumistico, inquinamento dell’aria e dell’acqua, servitù portuali per gli abitanti.

L’acqua radioattiva di Fukushima in mare tramite un tunnel sottomarino.

L’acqua radioattiva trattata dalla centrale nucleare distrutta dal devastante tsunami seguito allo spaventoso terremoto dell’11 marzo 2011 sarà scaricata in mare tra la fine di agosto e settembre attraverso un tunnel sottomarino. L’acqua immagazzinata è stata trattata attraverso un processo denominato Advanced Liquid Processing System (ALPS) per rimuovere quasi tutta la radioattività, a parte il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno difficile da separare dall’acqua. Circa 1,3 milioni di tonnellate di acqua immagazzinate in enormi serbatoi saranno diluite con acqua di mare, per limitare la concentrazione di trizio, e   gradualmente rilasciate a 1 km dalla costa attraverso un tunnel sottomarino. Il governo giapponese negli ultimi anni ha lavorato a lungo in diplomazia su un piano di scarico per avere meno critiche possibili. Con il beneplacito di Usa e Corea del Sud, a luglio 2023 è arrivato l’ok dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Il via libera è però criticato da Cina e Hong Kong che hanno minacciato di vietare le importazioni di pesce da 10 prefetture giapponesi.

Cessate il fuoco immediato.

PACE SUBITO: Manifestazione del 24 agosto 2023 a Marina di Massa. Cessate il fuoco immediato. Basta invio armi. Trattative e diplomazia. Clicca qui.

Pacifisti o spie russe?

E’ veramente paradossale che verso un pacifista nonviolento di fama internazionale come Yurii Sheliazhenko venga applicato un articolo classificato fra i “reati contro la pace”. Quale? “Propaganda di guerra”. Articolo 436 del Codice Penale dell’Ucraina, il primo di una serie di articolo classificati fra i “reati contro la pace, la sicurezza dell’uomo e l’ordine giuridico internazionale”https://www.peacelink.it/conflitti/a/49605.html Il governo di Kiev attraverso il suo sito SSU.GOV.UA ha fornito ufficialmente i dati della repressione e dei suoi successi contro le opposizioni alla giunta, dal 24 febbraio al marzo 2023:  87.100 arresti e procedimenti penale avviati dagli investigatori della SBU, 3.200 arrestati con l’accusa di essere collaboratori o simpatizzanti del nemico. Clicca qui Enrico Vigna/CIV

CAMPAGNA NAZIONALE PER LA MESSA AL BANDO DEGLI PFAS.

Divieto di produzione, uso e commercializzazione di Pfas o di prodotti contenenti Pfas.

Riconversione produttiva e misure di controllo.

Gemellaggio Pfas tra Arkema e Solvay, tra Lione e Alessandria.

La fabbrica del colosso francese Arkema, che coabita con la belga Solvay nel polo chimico di Spinetta Marengo, è nell’occhio del ciclone a Lione perché dal 1957 in località Pierre-Bénite ha scaricato nel Rodano 3,5 tonnellate di PFAS all’anno.  Lo scandalo è stato scoperto dopo un’inchiesta giornalistica appena un anno fa. Pesci e pollami avvelenati in una quindicina di Comuni e soprattutto l’indagine dei media locali che ha rivelato livelli allarmanti di contaminazione nel sangue dei residenti, tra cui bambini, e denunciato la mancata azione dei politici. Gli abitanti della cosiddetta Chemical Valley hanno con associazioni e sindacati avviato contro Arkema azione legale per risarcimenti dei crimini ambientali, la prima in Francia.

Le analogie tra le due situazioni ecosanitarie e politiche sono impressionanti. Stesse responsabilità degli amministratori locali, uguale ricorso alle class action, assenza leggi nazionali di messa al bando dei Pfas.

 

Pfas nei campioni di sangue di 293 su 302 donne incinte e dei cordoni ombelicali dei loro bimbi.

Le analisi del sangue di 302 donne incinte e del cordone ombelicale dei loro bimbi appena nati hanno rilevato che il 97 percento dei campioni era contaminato dai Pfas.  A condurre la ricerca è stato un team statunitense guidato da scienziati del “Programma sulla salute riproduttiva e l’ambiente dell’Università della California di San Francisco”, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del “Laboratorio di Chimica Ambientale – Dipartimento di Controllo delle Sostanze Tossiche della California Environmental Protection Agency e dell’Università della California di Berkeley”, coordinati dalla professoressa Tracey J. Woodruff, docente presso il “Dipartimento di Ostetricia, Ginecologia e Scienze della Riproduzione dell’ateneo di San Francisco”.

Gli autori dello studio hanno sottolineato la preoccupazione che il Pfos è associato a problemi nello sviluppo dei bambini e nel sangue materno a un rischio superiore di diabete gestazionale, ipertensione correlata alla gravidanza e pre-eclampsia, una condizione potenzialmente fatale: “ È urgente fare di più per comprendere il ruolo che i Pfas hanno nelle condizioni materne e nelle disuguaglianze di salute. Siamo esposti a centinaia di sostanze chimiche e questa ricerca contribuisce a comprendere meglio l’impatto che stanno avendo sulla nostra salute. I Pfas sono stati trovati perfino in tutti i rotoli di carta igienica testati in un’altra indagine, probabilmente contaminati durante il processo di lavorazione della carta”. I dettagli del nuovo studio “Extending Nontargeted Discovery of Environmental Chemical Exposures during Pregnancy and Their Association with Pregnancy Complications—A Cross-Sectional Study” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Environmental Health Perspectives (EHP).

Pfas antincendi nel sangue dei cittadini di Tokyo.

Coordinato da Koji Harada, professore associato di salute pubblica alla Kyoto University, un gruppo civico di Tokyo ha rilevato livelli pericolosi di Pfas nei campioni di sangue di abitanti dell’area occidentale della capitale giapponese, con il sospetto che la contaminazione delle risorse idriche sia riconducibile alla base aerea statunitense di Yokota, che utilizza liquidi schiumogeni antincendi.

Si devono sostituire i Pfas nei chip dei computer, sì ma come?

Le prospettive della domanda di semiconduttori sono solide: essenziali per la nostra economia moderna, dalle automobili agli smartphone, dai data center ai sistemi di intelligenza artificiale e di apprendimento automatico, fino ai sistemi di difesa; la corsa all’intelligenza artificiale in corso tra Google e Microsoft è un ulteriore motore di crescita.

Pur in cima alla classifica delle performance industriali però, allo stesso tempo, le prospettive sono accompagnate da diversi rischi legati alla geopolitica e al potenziale aumento dei costi di produzione a causa dei divieti legati all’uso della sostanza chimica cancerogena PFAS, che è fondamentale per realizzare i microchips. Infatti ha messo in fibrillazione l’industria dei chips la decisione della 3M di dismettere i Pfas entro la fine del 2025, poiché i profitti non sono più sufficienti a giustificare i potenziali costi derivanti da controversie legali in futuro.

L’inevitabile futura messa al bando dei Pfas costituirà un grosso problema per i chip dei computer e quindi per la tecnologia in generale. Si troverà un surrogato per i PFAS, ma lo scenario è quello di una sostituzione a fronte di notevoli costi aggiuntivi.

L’azione informativa nelle scuole del Gruppo educativo Zero Pfas.

Gentile direttore, seguiamo il vostro giornale ritenendolo ricco di informazioni. Ci piacerebbe che in esso trovasse posto anche quello che facciamo noi da attivisti del Movimento No Pfas del Veneto, precisamente come gruppo educativo Zero Pfas che è entrato nelle scuole con PFAS/Scuola in un percorso collettivo dal 2018: quattro province venete, 7.000 studenti incontrati di 32 scuole . Clicca qui.

Alta esposizione ai Pfas dei Vigili del fuoco.

Dal 2020 un regolamento europeo ha vietato l’utilizzo di Pfoa nelle schiume anti-incendio, ma sarebbe utile verificare se le vecchie siano state sostituite con schiume prive di Pfas tutto il territorio nazionale. Sicuramente, invece, per i pompieri resta irrisolto l’alto rischio dei Pfas nei dispositivi di protezione individuale DPI: divise, tute, pantaloni, giacche, elmo, guanti: tutti completi antifiamma costruiti appunto con l’indispensabile protezione delle famigerate sostanze perfluoralchiliche.

Il prolungato tempo di indossamento delle tute antifiamma, unitamente al calore dovuto alle alte temperature degli incendi, aumenta l’assorbimento dei Pfas nel corpo umano, con relative malattie -come ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica internazionale- cardiovascolari e tiroidee, ipertensione e ipercolesterolemia, a tumori ai testicoli, il mesotelioma, il linfoma non Hodgkin e il cancro alla prostata. (Secondo alcuni studi statunitensi questi sono quattro degli otto principali tumori che colpiscono i vigili del fuoco con una percentuale maggiore rispetto alla popolazione normale).

Ebbene, in Italia non risultano analisi e studi epidemiologici, mentre negli Stati Uniti iniziano processi (sempre con l’avvocato Billot) contro le aziende produttrici dei DPI per i pompieri e l’amministrazione Biden stanzia milioni di dollari per gli screening oncologici dei vigili del fuoco;  mentre l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha riclassificato la lotta antincendio dei vigili del fuoco  come occupazione ad alto rischio per il cancro, così come una ricerca dell’University of Central Lancashire.

Sito: www.rete-ambientalista.it

 

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