[CARC] È uscito il numero 11-12 di Resistenza

Newsletter n.21 – 2023

 

È uscito il numero 11-12 di Resistenza

 

Editoriale

Quello che la resistenza palestinese dice alle masse popolari italiane

Ci sono avvenimenti che per la portata storica che hanno, indipendentemente dal luogo in cui accadono, parlano a tutti. L’offensiva che la resistenza palestinese ha condotto contro lo Stato d’Israele il 7 ottobre è uno di questi.

[Leggi tutto]

Il governo Meloni non ascolta le piazze?

Le piazze devono rovesciarlo e imporre un governo che fa gli interessi delle masse popolari

Le masse popolari del nostro paese sono alla ricerca di un centro autorevole che le organizzi e le mobiliti per cambiare il corso delle cose, perché la classe dominante sta portando il paese e la società intera alla rovina. Questa ricerca implica e comprende l’obiettivo di cacciare il governo Meloni e costituire un governo che abbia la volontà politica di usare il potere, gli strumenti e le risorse di cui dispone per affermare gli interessi delle masse popolari.

In questo contesto, il P.CARC porta in ogni ambito, in ogni piazza, azienda, scuola e territorio la parola d’ordine unitaria e unificante cacciare il governo Meloni e imporre un governo di emergenza popolare.

È un obiettivo unitario perché cacciare il governo Meloni è l’obiettivo politico che in questa fase sintetizza tutte le lotte di resistenza alla crisi, agli effetti della crisi e alle manovre della classe dominante.

È un obiettivo unificante perché imporre un governo di emergenza popolare è ciò che rende realistiche tutte le rivendicazioni dei lavoratori e delle masse popolari.

[Leggi tutto]

Le mobilitazioni della Cgil pongono apertamente la questione del governo del paese

Scriviamo questo articolo a fine ottobre: la manifestazione del 7 ottobre a Roma è passata da circa venti giorni e grossomodo altrettanti ne servono per arrivare alla prima data di sciopero generale indetto da Cgil e Uil.

Il 7 ottobre la Cgil ha portato in piazza 200 mila persone. Un risultato che ha superato anche le aspettative dei vertici del sindacato, tanto che molti partecipanti hanno protestato per la scarsa organizzazione.
La particolarità della manifestazione è stata la piattaforma, tutta politica, con la quale è stata convocata: indirizzare il paese sulla “via maestra” dell’attuazione della Costituzione per realizzare le principali rivendicazioni delle masse popolari (il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il diritto all’istruzione, il contrasto a povertà e diseguaglianze e la promozione della giustizia sociale, il diritto a un ambiente sano e sicuro, a una politica di pace).

Chi non si limita a uno sguardo superficiale ha già probabilmente individuato la questione principale del ragionamento: la Cgil raccoglie in piazza 200 mila persone che manifestano per l’attuazione della Costituzione. La maggioranza di queste persone sa che i tentativi di convincere il governo Meloni a percorrere quella strada sono e saranno vani.

Si pone quindi una questione: quale governo porterà il paese a percorrere la via dell’attuazione della Costituzione?

La questione rimane in sospeso, poiché i vertici della Cgil evitano accuratamente di dare una risposta, ma non possono più evitare la proclamazione dello sciopero generale contro il governo Meloni, non possono più rimandarlo. Tanti dei partecipanti alla manifestazione del 7 ottobre si aspettavano che Landini lo annunciasse durante il comizio finale, invece sono passati alcuni giorni (“per cercare l’unità con Cisl e Uil” è la spiegazione).
La Cgil e la Uil dunque proclamano lo sciopero generale “articolato in cinque date” e alla domanda elusa il 7 ottobre – “quale governo può portare il paese sulla via dell’attuazione della Costituzione” – se ne aggiunge un’altra: se il governo Meloni fa orecchie da mercante alle richieste della Cgil e della Uil di “essere ascoltate” sulla Legge di Bilancio? Se non basta uno sciopero generale articolato in cinque date?

[Leggi tutto]

Il fulcro dell’autunno caldo

Il punto sulla situazione politica

Sottomissione agli imperialisti Usa, sottomissione alla Ue, Legge di Bilancio e riforma costituzionale.

Questi quattro questi punti caratterizzano la fase politica e dipendono dalla natura di Repubblica Pontificia del nostro paese. Vuol dire che mentre infuria la battaglia fra le sue fazioni, ognuna delle quali è decisa ad affermare i propri interessi specifici, tutta la classe dominante è unita nell’affermare i suoi interessi a danno delle masse popolari.

Ne deriva che mentre gli scontri interni indeboliscono i vertici della Repubblica Pontificia, ciò che li manda al tappeto è l’iniziativa delle masse popolari: sul piano elettorale (le elezioni sono una farsa, ma vanno usate!), sul piano delle mobilitazioni di piazza, ma soprattutto sul piano della lotta per il governo del paese. Questo è il fulcro dell’autunno caldo.

[Leggi tutto]

Allarme terrorismo. A volte ritorna

Dal giorno dopo gli avvenimenti del 7 ottobre in Palestina, governo e media di regime hanno cominciato a pompare sulla nuova, presunta, emergenza: è tornato l’allarme terrorismo islamico.

Le analisi e gli approfondimenti sui giornali si sprecano, mentre la Meloni annuncia la chiusura del confine con la Slovenia e, assieme ad altri dieci paesi europei, la sospensione del trattato di Schengen per “evitare infiltrazioni”. Infine, il colpo di scena: il 19 ottobre la polizia arresta a Milano due persone di origini egiziane come “sospetti terroristi”. Secondo la Procura facevano propaganda e proselitismo per l’Isis e lo finanziavano.

Tutto parrebbe confermare la situazione di emergenza. Se non fosse che andando a vedere i fatti da vicino, senza fermarsi ai titoli dei giornali, la vicenda si rivela una farsa.

[Leggi tutto]

La solidarietà alla Palestina nei paesi imperialisti

In tutto il mondo si stanno svolgendo da settimane manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese.

Particolarmente significative quelle nei paesi imperialisti, poiché sono dimostrazione del vicolo cieco imboccato dalla classe dominante: quanto più alimenta la tendenza alla guerra sul piano internazionale, tanto più infiamma il “fronte interno”.

[Leggi tutto]

Non un uomo, né un soldo, né un metro di terra per la guerra degli imperialisti

Sulle manifestazioni del 21 ottobre

Il 21 ottobre è stata una giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra degli imperialisti e contro l’economia di guerra; contro le basi e le installazioni militari nel nostro paese.

Le manifestazioni principali si sono svolte a Ghedi (BS), Pisa e Palermo, ovvero in territori in cui sono già presenti o sono in via di ampliamento/costruzione strutture e installazioni militari, che testimoniano la sottomissione del nostro paese alla Nato: le testate nucleari a Ghedi, il progetto di costruzione di una nuova base a Coltano (che si aggiungerebbe a Camp Darby) e il sistema di comunicazioni Muos in Sicilia (dove si trova pure la base aerea di Sigonella, attiva sia nella guerra contro la Federazione Russa in Ucraina che nel sostegno al massacro del popolo palestinese). Ai tre cortei, complessivamente, hanno preso parte circa 10 mila persone e il più partecipato è stato quello di Pisa, dove simbolicamente è stata divelta parte della recinzione militare della base dei carabinieri al Cisam, a San Piero a Grado.

[Leggi tutto]

•    Ex Ilva. Mobilitazioni contro lo smantellamento

•   (in)Sicurezza sul lavoro e giustizia. La Cassazione condanna un lavoratore per la morte di un collega. Intervento di Marco Spezia – ascolta la puntata del podcast “Corrispondenze operaie” con l’intervento integrale di Marco Spezia

•    Brescia. All’Iveco si sciopera per la sicurezza

•    Aggiornamenti dalla ex Gkn. Il padrone manda le lettere di licenziamento

Campagna sul materialismo dialettico

Lettere alla Redazione

Passare all’attacco

Alla riunione di bilancio che si è svolta subito dopo la Festa nazionale della Riscossa Popolare a Napoli [29 e 30 settembre – ndr] una compagna ha fatto un intervento che ha attirato subito la mia attenzione perché inizialmente credevo che l’argomento non attenesse al tema della discussione.

Ha esordito dicendo: “spesso affermiamo che non dobbiamo limitarci a resistere, ma che dobbiamo passare all’attacco e mi sono interrogata spesso su cosa volesse dire”.

Mi aspettavo un intervento molto generale e astratto, invece ha parlato della sua esperienza in un comitato popolare del territorio e ha concluso che passare all’attacco è una questione di testa, non di azioni che si fanno o non si fanno; dipende dalla testa che mettiamo nelle cose che facciamo, dipende dalla concezione che ci guida nel farle (…)

Curare l’inquietudine

Parlo di un primo risultato della campagna sull’uso del materialismo dialettico.

Anche se è appena iniziata, mi ha dato la possibilità di riflettere sul perché fossi tanto inquieto, con tutto quello che da questo deriva: l’essere discontinuo nell’attività politica, meno puntuale e affidabile rispetto ai compiti che il collettivo mi affida, sempre più “rinchiuso” in una mia dimensione individuale e reticente a svolgere attività di propaganda o a partecipare alle iniziative.

Nonostante non abbia mai messo in discussione la mia “fede” comunista, il peso degli effetti della crisi su di me, sulla mia famiglia e il resto delle masse popolari ha iniziato a soffocarmi. Vedere le ingiustizie e sentirmi impotente ha iniziato a opprimermi (…)

[Leggi tutto]

 

Seguici su www.carc.it

 

Sharing - Condividi