[SinistraInRete] Fulvio Bellini: Il 2024: l’anno di Vladimir Putin

Rassegna 16/04/2024

Fulvio Bellini: Il 2024: l’anno di Vladimir Putin

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Il 2024: l’anno di Vladimir Putin

di Fulvio Bellini

“Dici che Hitler è morto da così tanti anni, 80 anni. Ma il suo esempio continua a vivere. Le persone che hanno sterminato ebrei, russi e polacchi sono vive. E il presidente, l’attuale presidente dell’Ucraina di oggi, lo applaude nel parlamento canadese, fa una standing ovation! Possiamo dire di aver sradicato completamente questa ideologia se ciò che vediamo accade oggi? Questo è ciò che è la denazificazione nella nostra comprensione. Dobbiamo sbarazzarci di coloro che sostengono questo concetto e sostengono questa pratica e cercano di preservarla: ecco cos’è la denazificazione. Questo è ciò che intendiamo.”

Vladimir Putin intervistato da Tucker Carlson, 9 febbraio 2024

 

Premessa: il ritorno della Realpolitik

La recente intervista a Vladimir Putin da parte di Tucker Carlson, da taluni qualificata come l’intervista del secolo forse esagerando, è stata però una delle più rilevanti rilasciate dal presidente russo da quando è in carica, e ormai sono passati 25 anni. I numerosi temi toccati erano formalmente indirizzati al popolo americano, ma sostanzialmente diretti ad alcune élite presenti su entrambe le sponde dell’Atlantico: sulla costa occidentale alla classe dirigente definita dei “texani” (si ricorda che le altre sono quelle dei “bostoniani” e dei “californiani”), cioè ai rappresentanti dell’America più profonda e tradizionale e che si appresta a ridare il proprio appoggio a Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali; su quella orientale alle élite che si erano recentemente riunite a Davos, per il loro tradizionale simposio, tanto formale nei summit ufficiali, quanto sostanzioso in quelli riservati.

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Serge Marchand, Thierry Meyssan: Il pericolo di una guerra mondiale è reale?

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Il pericolo di una guerra mondiale è reale?

di Serge Marchand, Thierry Meyssan

Una guerra atomica è possibile. La pace mondiale dipende dall’abilità degli Stati Uniti, sotto ricatto dei “nazionalisti integralisti” ucraini e i “sionisti revisionisti”. Se Washington non fornirà loro le armi per massacrare i russi e i palestinesi di Gaza non esiteranno a scatenare l’Armageddon

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48ae9.jpgLe guerre in Ucraina e a Gaza hanno suggerito a molti responsabili politici di primo piano il paragone tra l’attuale periodo e gli anni Trenta del secolo scorso, inducendoli a evocare la possibilità di una guerra mondiale. Sono timori fondati o semplice retorica per spaventarci?

Per rispondere alla domanda riassumeremo fatti che il pubblico ignora, ma che sono noti agli specialisti. Lo faremo con distacco, correndo il rischio di sembrare insensibili a questi orrori.

Innanzitutto distinguiamo tra il conflitto in Europa orientale e quello in Medio Oriente. Hanno solo due punti in comune:

– Non rappresentano una posta significativa in sé, ma una sconfitta dell’Occidente, già battuto in Siria, segnerebbe la fine dell’egemonia occidentale sul mondo.

– Sono entrambi alimentati da un’ideologia fascista, quella dei “nazionalisti integralisti” ucraini di Dmytro Dontsov [1] e quella dei “sionisti revisionisti” israeliani di Vladimir Ze’ev Jabotinsky [2]; due gruppi alleati dal 1917, ma entrati in clandestinità durante la guerra fredda, quindi sconosciuti al grande pubblico.

Per contro, tra i due conflitti esiste un’importante differenza:

– Sul campo di battaglia combattono con la stessa furia, ma i “nazionalisti integralisti” sacrificano i propri connazionali (in Ucraina sono rimasti pochissimi uomini validi di meno di trent’anni), i “sionisti revisionisti” sacrificano invece persone loro estranee: i civili arabi.

Queste guerre rischiano di generalizzarsi?

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Lelio Demichelis: Tre secoli di guerra mondiale

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Tre secoli di guerra mondiale

di Lelio Demichelis

Tre secoli di rivoluzione industriale, tre secoli di guerre mondiali alla biosfera, all’uomo, alla libertà. Incessanti e crescenti quanto a uso di strumenti di guerra tecnologici, economici e ideologici, senza mai vera pace

guerra 3.jpgTre secoli di guerre mondiali che riassumiamo qui brevemente, per poi scendere nel dettaglio dell’analisi.

Guerra alla biosfera, cioè la Terra intesa come una miniera da sfruttare “fino a che non sarà consumato l’ultimo quintale di carbone” – Max Weber e il capitalismo come gabbia d’acciaio; guerra militare tra gli uomini e le nazioni e tra complessi militari-industriali. Guerra agli uomini ridotti a forza-lavoro e con la valorizzazione capitalistica di tutto e di tutti – in più il Mediterraneo come cimitero di migranti e i Cpr/lager. Guerra alla libertà e all’autonomia individuale illuministica – e guerra a Kant che voleva un uomo capace di uscire dalla minorità in cui è catturato e chiuso dal potere, nonché guerra alla ricerca kantiana di una pace perpetua nel mondo; guerra alla libertà/possibilità/capacità degli uomini – intesi come collettività/società/classe (così per il marxismo) – di immaginare e poi costruire un mondo diverso, umano e umanistico, cioè ancora guerra agli uomini che non devono diventare soggetti costruttori di storia ma oggetti assoggettati alla storia decisa da altri. E guerra alla democrazia, perché tecnica e capitalismo sono strutturalmente anti-democratici, imponendosi come dati di fatto immodificabili e indiscutibili – e allora dovremmo urgentemente riprendere con convinzione e determinazione la distinzione, rivendicandone il superamento con la trasformazione della prima nella seconda – tra democrazia formale e democrazia sostanziale. E soprattutto dovremmo riconoscere che tutta la storia della modernità occidentale e poi globale è storia del capitale, dell’industria, della tecnica e del profitto privato, ma con le premesse nel primo colonialismo e in Cartesio e in Bacone e in quella che definiamo razionalità strumentale/calcolante-industriale. Ma entriamo nel dettaglio.

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Romeo Orlandi: La Cina di Xi Jinping. O il contrario?

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La Cina di Xi Jinping. O il contrario?

di Romeo Orlandi

Schermata del 2024 04 15 15 40 54.pngPrima Mao Tse Tung, dopo Deng Xiaoping, ora Xi Jinping. Tre figure che, tenuto conto delle debite e notevoli differenze, hanno guidato e cambiato a loro modo la Cina.

È proprio l’attuale Presidente il protagonista dell’articolo odierno di Romeo Orlandi che spiega con perizia le direttive seguite da Xi nella sua azione di governo: mettere in discussione il modello economico basato sull’ossessione per la crescita; attaccare le posizioni di rendita che si annidavano nel partito, nelle aziende di stato, nel governo; avocare alla sua segreteria tutti gli aspetti della sicurezza del paese.

* * * *

Lo scorso ottobre Xi Jinping ha sconfitto i suoi oppositori – anche quelli che applaudono all’unanimità formale – con la sua conferma a Segretario G­enerale del Partito comunista cinese. Le altre due cariche – Presidente della Repubblica e Capo della Commissione Militare – gli sono giunte a breve distanza. Nessuno, nella Cina dopo la sua apertura mezzo secolo fa, ha accumulato tanto potere, senza limite alla scadenza degli incarichi. La novità impone un interrogativo cruciale: Xi Jinping sta guidando la Cina, fino a cambiarla, oppure il paese ha bisogno di un uomo forte e lui rappresenta la migliore soluzione? La risposta ovviamente è complessa e pesca delle verità in entrambe le soluzioni avanzate. Tuttavia gli osservatori internazionali – anche tra i più avvertiti – hanno largamente evidenziato la prima ipotesi. Probabilmente l’impatto mediatico impone scorciatoie analitiche o titoli eccessivamente sintetici, dove prevale la personalizzazione: Xi Presidente a vita, uomo solo al comando, onnipotente come Mao. Tutto vero, seppure incompleto. È probabilmente utile iniziare a capire partendo da Pechino.

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coniarerivolta: Approvato il DEF: il Governo nasconde l’austerità

coniarerivolta

Approvato il DEF: il Governo nasconde l’austerità

di coniarerivolta

Il Governo è in difficoltà, è debole. Questo è il precipitato politico di un ragionamento che prende le mosse dalla scelta del Governo di approvare un Documento di economia e finanza (DEF) privo delle principali informazioni sulle tendenze della finanza pubblica e dei conseguenti effetti macroeconomici.

Il DEF è il principale strumento di programmazione economica del Governo, serve a definire il quadro della finanza pubblica per l’anno in corso e per il successivo triennio. In pratica, con il DEF il Governo è chiamato a mettere nero su bianco da un lato quanto spenderà per servizi pubblici, pensioni, sanità, infrastrutture, spesa sociale, scuola, università, ricerca, cultura, e dall’altro come finanzierà quella spesa, cioè a dire quale parte di quella spesa sarà coperta dalle tasse (e dunque dalle risorse tratte dalle tasche dei cittadini) e quale parte, invece, sarà coperta attraverso il debito pubblico, prendendo a prestito risorse.

Nel DEF approvato il 9 aprile dal Consiglio dei Ministri, tutte queste informazioni sono state omesse: il Governo ha deciso di affiancare al quadro tendenziale, che rappresenta le stime circa l’andamento macroeconomico del Paese a parità di condizioni (quindi senza un intervento correttivo del Governo).

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Piccole Note: Zaporizhzhia, le bombe sulla centrale atomica

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Zaporizhzhia, le bombe sulla centrale atomica

di Piccole Note

“Ora siamo un impero e, quando agiamo, creiamo la nostra realtà”, questo il credo a cui rispondono i nostri media, anche sui resoconti, striminziti, dell’ultimo rischio corso dalla centrale nucleare

Dopo l’oblio dell’attacco al Crocus da parte dei media d’Occidente, preoccupati solo di discolpare l’Ucraina dalle evidenti responsabilità, come peraltro accaduto varie volte in passato – a parte eccezioni che confermano la regola – per altre azioni oscure di Kiev, anche l’attacco di droni alla centrale atomica di Zaporizhzhia è passato sottotraccia, come qualcosa di marginale.

 

L’attacco alla centrale di Zaporizhzhia e i topos delle guerre infinite

E ciò nonostante la gravità dell’accaduto: se l’attacco fosse riuscito al 100% poteva creare una nuvola radioattiva al confronto della quale quella di Chernobyl sarebbe stata una barzelletta, essendo quella di Zaporizhzhia la centrale atomica più grande d’Europa.

Pochi e stringati gli articoli e, al solito, debordanti sciocchezze. Due casi esemplari, con Repubblica che, pur ricordando che la centrale atomica è da “due anni occupata dai russi”, riferisce che “Russia e Ucraina si accusano a vicenda”.

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Emma Bracci: Curare la colpa

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Curare la colpa

di Emma Bracci

Il senso di colpa domina incontrastato nella multiforme platea dei sentimenti umani.

Senso di colpa per non essere abbastanza, per non aver superato l’esame, per non aver performato quanto desideravamo, per aver disatteso le aspettative, per non aver concluso un lavoro, per aver trascurato passioni e interessi, per aver manifestato rabbia, tristezza e paura, per gli errori commessi, per le azioni compiute, per una parola fuori posto, per non esserci stata, per aver mangiato, per aver risposto nervosamente, per quella carezza non data, quei baci rubati e quei libri non ancora letti che, forse, rimarranno immobili sulla nostra mensola.

Senso di colpa per essere in vita.

La colpa appare come un’entità, ci guarda, osserva i nostri movimenti e invade i nostri pensieri. Questo sentimento è profondamente radicato nella cultura della nostra società; esso può rappresentare il simbolo di un rimpianto, di estremo individualismo o di autocritica declinata come esasperata responsabilità. Anche in un momento di serenità la colpa è sempre lì, a ricordarci che in fondo qualcosa può sempre andar male e fuoriuscire dai binari prestabiliti. La colpa è come una sentinella, è presente proprio quando siamo assenti a noi stessi. La colpa è un tribunale, non perde occasione di incolparci insistentemente.

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Dante Barontini: Non è un mondo per far figli

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Non è un mondo per far figli

di Dante Barontini

Immancabili, come ogni anno, i dati Istat sull’andamento demografico del paese registrano un deciso segno meno”. Che non è grave soltanto in sé, ma soprattutto perché conferma una tendenza di lunghissimo periodo.

Dal 1964 a oggi sono stati pochissimi gli anni in cui le nuove nascite sono state più numerose dell’anno precedente, ma anche a uno sguardo disattento balza agli occhi che la dimensione delle diminuzioni è sempre alta, mente i “rimbalzi” sono sempre appena percettibili.

Il risultato finale, al 2023, non lascia dubbi: i nuovi nati sono stati l’anno scorso 379mila, oltre il 60% in meno del milione e più registrato nel 1964.

Appare scontato, come sempre, che il “tasso di sostituzione” generazionale – a questo livello – non garantisce più la tenuta complessiva del paese, sia per quanto riguarda la produzione di ricchezza, sia per tenuta dei conti pubblici futuri (meno gente al lavoro significa meno entrate fiscali), sia – persino – per le fantasie macabre dei guerrafondai che cominciano a indicare la “leva obbligatoria” come via maestra per contribuire alla guerra contro Russia, Cina e chiunque capiti a tiro.

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Norberto Fragiacomo: Una guida alla lettura del futuro (e del presente)

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Una guida alla lettura del futuro (e del presente)

di Norberto Fragiacomo

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6477996084280135845 n.jpgUna volta che sia stato rimosso il passato (quello prossimo insieme al remoto) e la Storia sia stata ridotta a cronaca giornalistica, se non a un pettegolezzo incentrato sul qui e ora, qualsiasi accadimento presente acquista un carattere di inedita novità, il raffronto con vicende precedenti diviene improponibile e, di conseguenza, risulta agevole per un sistema informativo monopolistico convincere il suo uditorio che una narrazione di comodo o addirittura artefatta sia veridica.

Lo schema da seguire è abbastanza semplice, e in genere si rivela efficace: il messaggio da diffondere non dev’essere troppo complesso e va ripetuto senza modifiche sostanziali fino allo sfinimento, affinché si imprima nelle menti del gruppo bersaglio e assurga a “senso comune”; per funzionare deve fare appello alle emozioni piuttosto che alla riflessione, gratificando l’ascoltatore (crociata antirussa) o, all’opposto, colpevolizzandolo (tema migranti). Ovviamente il propalatore ha necessità di accreditarsi agli occhi del proprio pubblico, sfoggiando un’autorevolezza derivante dal ruolo ricoperto all’interno della società oppure da un “certificatore” terzo, che può essere un’autorità morale o una disciplina scientifica. Più la versione è banale e manichea e meglio attecchisce, ma occorre ridurre – e ove possibile eliminare – le interferenze: le critiche espresse da chiunque contraddica la “verità rivelata” non vanno perciò prese in considerazione, ma ridicolizzate assieme al dissenziente, oggetto di un’azione delegittimante e demolitrice.

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Gianandrea Gaiani: Mamma li Russi! Ma i vertici europei temono i loro elettori più di Putin

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Mamma li Russi! Ma i vertici europei temono i loro elettori più di Putin

di Gianandrea Gaiani

5199583045030631786 121 002.jpgNegli ultimi due anni ci siamo sorbiti continue prediche sulla disinformazione di russi, filo-russi e “putiniani” nonostante anche Ucraina, UE, NATO e i governi occidentali ci abbiano “bombardato” di bufale, fake-news e propaganda che, a dispetto dell’intenso fuoco mediatico, non sembrano aver prodotto grandi risultati osservando l’orientamento dell’opinione pubblica europea rispetto al conflitto.

Anche in passato ci siamo occupati di come i media abbiano seguito per lo più da “tifosi” il conflitto in Ucraina (vedi l’editoriale “Credere, Obbedire, Soccombere” del febbraio 2023) ma recentemente alcune vicende hanno riportato questo tema alla ribalta.

Due importanti direttori di testate giornalistiche, Paolo Liguori alla testa di TGCOM24 e Maurizio Belpietro che dirige Panorama e La Verità, hanno espresso su questo tema valutazioni impietose. Liguori ha sottolineato come i media statunitensi siano molto più liberi di quelli italiani ed europei per la diffusione di notizie e valutazioni sul conflitto in Ucraina e il ruolo di Stati Uniti e Occidente nel favorirlo che la gran parte dei nostri organi d’informazione ignorano mentre, commentando la vittoria elettorale di Putin, Belpietro ha accusato media e politici di aver mentito per due anni.

Critiche confermate anche dal taglio con cui sono state diffuse un paio di notizie nei giorni scorsi. Leggendo i titoli di buona parte dei media italiani il 28 marzo scorso sembrava che Vladimir Putin avesse minacciato di aggredire NATO ed Europa nonostante che la notizia da titolo cubitale per prima pagina e apertura dei TG avrebbe dovuto essere di taglio opposto considerato che Putin ha definito l’ipotesi di attaccare nazioni europee una “totale assurdità”.

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Marc Tibaldi: Al ladro! Anarchismo e filosofia di Catherine Malabou

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Al ladro! Anarchismo e filosofia di Catherine Malabou

di Marc Tibaldi

Al ladro! Anarchismo e filosofia di Catherine MalabouElèuthera, Milano 2024, 374 pagine, 23 euro

9788806243623.jpgNon è un libro per gli anarchici, è per tutti, proprio perché segnala spie d’allarme, nodi da sciogliere, connessioni necessarie, che possono servire a ogni individuo o gruppo sociale che voglia agire in maniera efficace nella realtà. Qual è il nocciolo duro dell’anarchismo politico? L’anarchismo condivide con altri pensieri politici concetti, tensioni, pratiche: solidarietà, mutuo appoggio, autogestione, federalismo, non sono patrimonio esclusivo del movimento che fa riferimento a pensatori quali Proudhon, Bakunin, Kropotkin, Malatesta, Goldman, eccetera. Quello che invece è peculiarità del solo anarchismo è la messa in discussione, la negazione, di ogni autorità, potere, dominio (su differenze e analogie tra questi concetti è ancora dirimente il saggio di Amedeo Bertolo, pubblicato nel 1983 e disponibile in “Anarchici e orgogliosi di esserlo”, Elèuthera: “Il dominio è possesso privilegiato del potere. I detentori del dominio si riservano il controllo del processo di produzione di socialità, espropriandone gli altri”). Ora, si può deridere questa idea come sogno utopico, chi invece vuole ragionare in maniera non banale, senza ripetere gli errori del passato, è obbligato a prenderla in considerazione.

Come fa questo libro che inizia con una definizione precisa dei termini “anarchia” e “anarchismo” e della loro storia, e una panoramica delle questioni politiche contemporanee che rendono necessario un ripensamento di questi termini e del loro potenziale emancipatorio. Malabou presenta la riflessione di alcuni filosofi proprio sulla questione del potere. “La mia analisi del dominio si concentra su sei pensatori cruciali per la filosofia contemporanea che hanno posto l’anarchia al centro della loro riflessione smarcandosi però dal suo esito, l’anarchismo politico.

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Franco Maloberti: Anche l’Italia è un paese fuorilegge?

comedonchisciotte.org

Anche l’Italia è un paese fuorilegge?

di Franco Maloberti

photo 2023 02 05 20 13 35 656x430.jpgHo letto un articolo di un americano, Karl Sanchez, che sul suo Substack [1] si pone la stessa domanda relativamente agli USA. La sua analisi parte dalla carta delle Nazioni Unite e, in particolare, l’articolo 2, che al punto 3 dice:

Tutti i Membri risolveranno le loro controversie internazionali con mezzi pacifici in modo che la pace, la sicurezza e la giustizia internazionali non siano messe in pericolo.

Sembra evidente che quanto disposto da questo punto e i successivi siano disattesi non solo dagli USA ma anche da tutte le nazioni che fanno parte della NATO, inclusa l’Italia, e, quindi, sarebbero tutte fuorilegge. Per quanto ci compete, non si può pensare che le controversie tra Russia e Ucraina abbiano riguardato in qualsiasi modo l’Italia, e che l’autorizzino a parteggiare, assieme al cosiddetto occidente, per “difendere” una fazione. In verità, sono stati gli USA, a cui siamo “associati”, che hanno soffiato sul fuoco, istigando e finanziando i contrasti. Tutti sanno che Victoria Nuland è stata protagonista e artefice della politica statunitense in Ucraina (dalla gestione della “rivoluzione del Maidan” nel 2014 al radicamento del controllo di Washington sul governo di Kiev). Il tutto è documentato, incluso il fatto che gli USA hanno investito al dicembre 2013 cinque miliardi di dollari, come ufficialmente indicato dal Dipartimento di Stato USA nel documento [2] e dichiarato dalla stessa Nuland alla US-Ucraine Foundation Conference del 13 dicembre 2013. Solo i ciechi e le cheerleader che si fanno chiamare giornalisti non lo vedono. Dove siano i mezzi pacifici per risolvere le controversie è un mistero e sarebbe bene che il nostro ministro della difesa, ad esempio, spiegasse come le armi inviate in Ucraina (con elenco secretato) siano mezzi pacifici usati dall’Italia per risolvere le controversie internazionali. Se le armi non sono un mezzo che favorisce la pace, allora si deve parlare, anche per l’Italia, di comportamento fuorilegge.

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Alba Vastano: Fascista è chi fascista fa

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Fascista è chi fascista fa

di Alba Vastano

“… Il problema è stabilire chi non è in parte coinvolto nella legittimazione del fascismo come metodo, cioè quanto fascismo c’è in quelli che si credono antifascisti. Non tutto è fascismo, ma il fascismo ha la fantastica capacità, se non vigiliamo costantemente, di contaminare tutto” (Michela Murgia)

Essere democratici è una fatica immane. Allora perché continuiamo a esserlo quando possiamo prendere una scorciatoia più rapida e sicura?’. Così Michela Murgia, la scrittrice sarda recentemente scomparsa, nel suo pamphlet del 2018 dal titolo provocatorio: ‘Istruzioni per diventare fascisti’.

Con una originale sapienza dialettica, com’era suo stile di comunicazione in ogni dibattito pubblico e nel relazionare sulle grandi ingiustizie e ineguaglianze che affliggono le società odierne, Michela Murgia, nel suo saggio, ci invita a sottoporci a un’analisi introspettiva, perché emerga la parte nera del nostro modo di vedere il mondo. Solo prendendo consapevolezza della parte buia, insita in noi, eredità dall’eterna storia dei potenti contro i più fragili per privarli della libertà e dominarli, potremmo tentare di recidere drasticamente i relitti di quel buio passato.

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Vincenzo Maddaloni: Voglia di Rivoluzione. Tra censure e bugie la libertà svanisce

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Voglia di Rivoluzione. Tra censure e bugie la libertà svanisce

di Vincenzo Maddaloni

I due anni della pestilenza da Covid-19 si sono rivelati una grande imprevedibile opportunità per testare il livello di ubbidienza che, si può ottenere applicando un regime disciplinare come lo è stato l’obbligo di vaccinarsi, appunto.

La narrativa secondo la quale il barbaro no-vax e chi lo sostiene rappresentano il Male, e quindi vanno denigrati, censurati, emarginati, criminalizzati ha funzionato. Pertanto, lo stesso identico canone è stato applicato su una nuova dicotomia buono-cattivo nella politica internazionale.

Stesso manicheismo, stessa censura, stessa martellante propaganda con l’invito a schierarsi dalla “parte giusta”, stessa creazione di un’opinione pubblica a molla che reagisce pavlovianamente con strabuzzamenti d’occhi e sdegni emotivi.

Ora, diciamo una cosa semplice e, spero, chiara.

Nei sistemi formalmente democratici il potere passa attraverso il dominio dell’opinione pubblica. Idealmente in un sistema di pluralismo dell’informazione, della ricerca, del dibattito, l’opinione pubblica dovrebbe formarsi liberamente e approssimare il vero attraverso la ragione dialettica.

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Fabrizio Poggi: Il terrorismo ucraino e le velleità interventiste occidentali

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Il terrorismo ucraino e le velleità interventiste occidentali

di Fabrizio Poggi

L’avesse compiuto, per dire, il Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, un gesto come quello del suo omologo britannico David Cameron, recatosi in “visita di lavoro” da Donald Trump in USA, intrattenendosi – magari – in Germania, con Sahra Wagenknecht, per di più alla vigilia delle elezioni, il coro liberal avrebbe subitamente gridato alle «interferenze russe nei processi democratici dei paesi liberi».

Ma fatto tra “alleati”, per di più di estrazione anglosassone, la cosa rientra nella normalità e, trattandosi della “democratica Ucraina aggredita dal dispotismo russo”, la faccenda diventa addirittura “doverosa”, dato che quei testardi di repubblicani yankee non si decidono a sbloccare i fondi per la junta nazigolpista di Kiev.

E poi, gli “alleati” europeisti già danno Joe Biden per liquidato e dunque, essendo la cosa della massima urgenza, più pratico trattare direttamente col probabile prossimo presidente USA.

C’è quantomeno da tentare di dar continuità a quel fiume di soldi che, in larghissima parte ha preso e prende la strada Occidente-Ucraina (a scapito beninteso non dei capitali occidentali, bensì delle spese sociali delle masse popolari), ma che non ha tralasciato il percorso Kiev-Cipro-Kiev.

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Fulvio Grimaldi: Israele non vince, Hamas non perde – LA PALESTINA ACCENDE IL MONDO – Quisling collaborazionisti fuorigioco

mondocane

Israele non vince, Hamas non perde – LA PALESTINA ACCENDE IL MONDO – Quisling collaborazionisti fuorigioco

di Fulvio Grimaldi

Byoblu-“Che idea ti sei fatto”. Davide Porro con Roberto Hamsa Piccardo, già rappresentante delle comunità islamiche in Italia, Fulvio Grimaldi, Lorenzo Bernasconi, Istituto Machiavelli

https://www.byoblu.com/2024/04/08/gaza-orrore-senza-tregua-che-idea-ti-sei-fatto/

Un’analisi di cosa succede e di cosa si prospetta in Medioriente, a partire dal genocidio in atto a Gaza, dalla rivolta generale palestinese, dallo scontro tra Stato Sionista e Asse della Resistenza in Libano, Siria, Iraq, Yemen, all’indomani dell’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco.

Una panoramica che parte dalla ritirata della FOI (Forza di Offesa Israeliana) dalla metà sud di Gaza, dopo sei mesi di offensiva del presunto “esercito più potente del Medioriente” che non è riuscito a controllare la Striscia, annientare Hamas e a ottenere il rilascio dei coloni israeliani catturati. Sconfitta secca. Catastrofe morale irreversibile.

Ciò che viene sempre trascurato, anche in ragione di una pervicace disinformazione dei noti media di servizio, è la feroce repressione condotta in Cisgiordania dai coloni, affiancati dalla FOI, contro quanto rimane della presenza autoctona, che si vorrebbe destinata, qui come a Gaza, a scomparire dalla faccia della Terra.

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Mattia Giampaolo: 9 Aprile di sciopero per la Palestina: dalle università, alle fabbriche e ai porti, costruiamo una vera mobilitazione generale!

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9 Aprile di sciopero per la Palestina: dalle università, alle fabbriche e ai porti, costruiamo una vera mobilitazione generale!

di Mattia Giampaolo

In vista della settimana di mobilitazione dei lavoratori all’interno dell’accademia italiana, proponiamo qui un resoconto delle linee d’intervento del movimento negli ultimi mesi, mettendo al centro i punti politici principali che stanno caratterizzando le proteste dei lavoratori e delle lavoratrici dell’università di concerto con i movimenti studenteschi. Si tratta di una riflessione che vuole essere un punto di partenza che ci porti allo sciopero del 9 aprile di tutto il mondo universitario, una data che deve essere un punto di partenza per estendere la lotta a tutta la classe lavoratrice.

* * * *

Le azioni militari contro la Striscia di Gaza, così come l’intensità dell’occupazione dei Territori Occupati palestinesi in Cisgiordania e della repressione dei cittadini palestinesi all’interno di Israele aumentano ogni giorno di più. Le cifre dei morti ammazzati sono sotto gli occhi di tutt*; allo stesso tempo, non è passato in sordina il più grande furto di territorio da parte dei coloni israeliani, spalleggiati dallo stato sionista, buono per 800 ettari della Cisgiordania occupata. Di fronte a tutto a ciò, al di là della retorica della cosiddetta comunità internazionale, sembra non esserci alternativa se non quella della mobilitazione internazionale che non si limiti alla mera denuncia, ma che prenda azioni concrete che colpiscano gli interessi economici e politici che sottostanno al genocidio del popolo palestinese.

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Rosa Moro: “Sul genocidio in Ruanda, una disinformazione gigantesca”

lantidiplomatico

“Sul genocidio in Ruanda una disinformazione gigantesca”

Geraldina Colotti intervista Rosa Moro

Trent’anni dopo il genocidio in Ruanda, innescato dall’abbattimento dell’aereo privato su cui viaggiavano il presidente del Paese e il suo omologo del Burundi, e spacciato per l’esplosione di un conflitto etnico tra Hutu e Tutsi, si continua a discutere sulle cause del massacro di quasi un milione di persone. Dopo tre decenni, si evidenziano implicazioni che gettano una luce meno semplificata su quegli eventi drammatici: a cominciare dal ruolo delle grandi potenze che cercavano di accaparrarsi le enormi risorse strategiche nella regione dei Grandi Laghi dopo la caduta dell’Unione Sovietica.

Ed ecco un punto su cui si concentra il libro della spagnola Rosa Moro, intitolato “El genocidio que no cesa”, Il genocidio che non finisce, edito da Umoya. Moro, giornalista e analista internazionale, riprende le analisi, le inchieste e i documenti di numerosi studiosi africani antimperialisti, definendo, con le parole di Charles Onana, quel genocidio “un capolavoro di disinformazione, una perfetta intossicazione”. Con lei abbiamo parlato del libro e del genocidio, nel contesto dell’Africa di allora e di oggi.

* * * *

Qual è la sua interpretazione del genocidio? Perché sono state evidenziate le appartenenze etniche di tutsi e hutu a scapito delle differenze di classe?

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