[SinistraInRete] Paolo Arigotti: Gaza (e Cisgiordania), tra massacri e doppi standard

Rassegna 28/05/2024

Paolo Arigotti: Gaza (e Cisgiordania), tra massacri e doppi standard

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Gaza (e Cisgiordania), tra massacri e doppi standard

di Paolo Arigotti

Quello di oggi non sarà un argomento semplice da trattare, se non altro perché sappiamo bene – basterebbe leggere alcuni giornali o assistere a qualche approfondimento curato dal cosiddetto mainstream – che parlare in modo critico di Israele, prima e dopo il 7 ottobre 2023, non è facile, e può costare facilmente l’infamante accusa di “antisemitismo”.

Il 7 ottobre 2023 un attentato terroristico di Hamas, organizzazione politica palestinese sunnita impegnata nel conflitto in Medio Oriente, avrebbe provocato, con una serie di azioni partite dalla striscia di Gaza, la morte di 1.200 cittadini israeliani. La reazione dello stato ebraico non si è fatta attendere e fin dal giorno successivo, su di un territorio esteso più o meno come la provincia di Prato e dove si concentravano due milioni e duecentomila persone, ha scatenato una spirale di bombardamenti e azioni militari, che avrebbero causato finora la morte di oltre 35mila persone (e quasi il doppio di feriti[1]), la maggior parte delle quali donne e bambini, quasi tutti civili. A ciò si aggiunge il fenomeno degli sfollati: si calcola che circa due milioni abbiano già abbandonato le proprie case, per dirigersi in prevalenza verso sud, a Rafah, dove sono da poche settimane iniziate le operazioni militari[2].

E la conta delle vittime, purtroppo, non finisce qui. Uno studio[3] curato dal Centro per la Salute Umanitaria della Johns Hopkins University e dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine ha formulato previsioni ancora più fosche sul numero dei decessi potenziali, provocato non soltanto dalle operazioni militari, ma anche dalla mancanza di cure e dalle condizioni igienico sanitarie ogni giorno più disastrose; si parla perfino dei primi morti per fame[4], dovuti alla difficoltà negli approvvigionamenti, spesso ostacolati dagli stessi israeliani[5]. In base a questi studi, il numero di morti potrebbe arrivare fino a 85mila.

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Riccardo Manzotti: Il grande bluff delle neuroscienze

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Il grande bluff delle neuroscienze

di Riccardo Manzotti*

Dogmi, vicoli ciechi e controversie irrisolte nello studio empirico della coscienza

il fullxfull.727401657 21clA volte, nella scienza, si assiste a un fenomeno analogo alle bolle speculative in campo economico: per decenni un problema insolubile assorbe risorse e investimenti, in misura crescente e senza nessun reale progresso. I ricercatori continuano a proporre soluzioni infruttuose e si appellano alla politica del “primo passo”: bisogna pur cominciare da qualche parte e questo è il massimo che si può fare. Ma si resta sempre nella casella di partenza. Più che un primo passo, è un passo sul posto.

Questa situazione descrive lo stato della ricerca sulla coscienza nel campo delle neuroscienze dove, come in una guerra di posizione, invece di scontrarsi in campo aperto si passa più tempo a fortificare trincee e chiedere fondi. Non diversamente dalla fortezza Bastiani nel romanzo di Dino Buzzati, i più non sembrano cercare il corpo a corpo con il nemico reale, limitandosi a esercitazioni durante le quali assegnano medaglie e mostrine che hanno la sola funzione di giustificare il conseguimento di titoli e premi. Nella ricerca neuroscientifica della coscienza il nemico che non si può mai ingaggiare in battaglia è l’hard problem della coscienza, e un’armata di neuroscienziati e scienziati cognitivi, pur impegnandosi in manovre continue, non lo affronta mai direttamente.

Dal tempo delle ricerche pioneristiche dei grandi neurofisiologi tedeschi e italiani dell’Ottocento, si continua a cercare qualcosa che sia l’equivalente fisico della nostra coscienza. È stato trovato? No. Non si è mai superato il livello delle correlazioni (deboli) tra l’attività cerebrale e l’esperienza – un’idea ragionevole che circolava già nel Cinquecento ai tempi di Andrea Vesalio. A tutt’oggi non esiste una teoria che spieghi in modo comprensibile come e perché l’attività chimica ed elettrica di un sistema nervoso debba o possa diventare qualcosa di totalmente diverso come sensazioni, percezioni, emozioni e pensieri.

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Fulvio Grimaldi: Dalle guerre non vinte al terrorismo

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Dalle guerre non vinte al terrorismo

Paolo Arigotti intervista Fulvio Grimaldi

https://youtu.be/DOWNcA7aPOY?si=jdurHlQzsou0xrXj

Dove si parte dall’abbattimento dell’elicottero del presidente Iraniano, Ibrahim Raisi, e si finisce nella lunga storia del terrorismo da me raccontato dalle bombe su Napoli del 1942, alle rivoltellate ai manifestanti del ’68-‘77, ai missili su Gaza del 2024, passando per l’equiparazione, all’Aja, di carnefici e vittime e all’allentamento, a Londra, del cappio al collo di tutti noi per interposto Julian Assange.

Ma ripartiamo da Ibrahim Raisi, finito in un recesso montano boscoso, buio di nebbia e pioggia, al termine di un attentato terroristico reso chiaro come un mezzogiorno d’agosto da fatti e ragionamenti.

Prima i ragionamenti. Chi fa questo tipo di guerra, dove si occulta la mano, ma si fa vedere quel tanto di mignolo da far capire il mittente del messaggio? Chi fa saltare i gasdotti inopportuni, la figlia di filosofi irritanti, i blogger russi sconvenienti, i generali dei Pasdaran dei quali hai tanta paura, gli scienziati iraniani che si occupano di nucleare civile, tutti i veri e non veri autori del rapimento degli atleti israeliani a Monaco, la maggior parte delle vittime del 7 ottobre nel nome di “Hannibal”, chi inventa, recluta, addestra, finanzia e manda a fare sfracelli gli invasati dell’ISIS e chi ne cura i feriti nelle cliniche sul Golan occupato?

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Alastair Crooke: Roberto Fico – Il ‘canarino nella miniera’

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Roberto Fico – Il ‘canarino nella miniera’

La meta-narrazione dell’Eurozona ci fa scivolare verso il disastro

di Alastair Crooke

La Slovacchia è profondamente polarizzata: da un lato c’è una fazione fortemente favorevole all’UE che disdegna in modo particolare l’opposizione del premier alla politica occidentale sull’Ucraina

La scorsa settimana il Primo Ministro Robert Fico è stato colpito da distanza ravvicinata con quattro proiettili durante un tentativo di assassinio. Dopo cinque ore di intervento chirurgico, Fico non sarebbe più in pericolo di vita, ma le sue condizioni sono comunque gravi.

La polizia ha accusato di tentato omicidio un poeta e scrittore di 71 anni (un profilo insolito per un attentatore “lupo solitario”).

Alla conferenza stampa dopo l’attacco“, riporta Politico, “Šutaj Eštok, il ministro degli Interni, ha chiesto di porre fine al linguaggio violento e agli attacchi sui social media che hanno caratterizzato la politica slovacca nell’era Fico. ‘Voglio fare appello al pubblico, ai giornalisti e a tutti i politici affinché smettano di diffondere l’odio’, ha dichiarato“.

Siamo sull’orlo della guerra civile“.

Un deputato del partito di Fico ha urlato all’opposizione in parlamento che “oggi Fico sta combattendo per la sua vita a causa del vostro odio“. Mentre il vicepresidente Andrej Danko, capo del Partito Nazionale Slovacco di estrema destra, ha chiesto all’opposizione: “Siete soddisfatti?“.

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Massimo Avella: “Food for profit”. Gli animali che rimuoviamo

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“Food for profit”. Gli animali che rimuoviamo

di Massimo Avella

Food for profit è un documentario realizzato da Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi che mostra il collegamento tra industria della carne, lobby e potere politico. Nell’attuale sistema economico la produzione intensiva non è funzionale al sostentamento dei popoli, ma alla reiterazione ad infinitum del capitale. Tale modo di produzione alimentare ha come scopo del proprio operare tecnico-scientifico e socio-politico non l’aumento del benessere delle nazioni, ma l’aumento dei capitali a disposizione di organizzazioni private e multinazionali, ovvero di strutture autonome che hanno finalità completamente differenti rispetto a quelle che dovrebbero essere dei singoli Stati e delle loro leggi.

È in questa situazione che, però, si muove ormai gran parte della politica economica europea. Questa divergenza fondamentale di interessi tra multinazionali e i singoli Stati e le loro legislazioni particolari è senza dubbio uno dei grandi temi che emergono dal documentario. Il film rivela infatti come dei quattrocento miliardi di euro che in sette anni l’Europa ha destinato alle politiche agricole comuni (allo scopo, in teoria, di aiutare gli agricoltori e sostenere il loro reddito), la maggior parte finisca in realtà nelle casse di grandi gruppi industriali e in quelle degli allevamenti intensivi.

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Alessandro Bianchi: La morte di Raisi, il Sud Globale e la (desolante) Europa – Alberto Bradanini

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La morte di Raisi, il Sud Globale e la (desolante) Europa – Alberto Bradanini

di Alessandro Bianchi

cnowegfnmjViviamo tempi drammatici, con pochi punti di riferimento e molti improvvisatori di professione, consapevoli o sul libro paga, che di solito aiutano a perdersi per strada, non certo a capire quel che succede. Quando il Papa nel suo viaggio all’Avana nel settembre del 2015 aveva parlato di “terza guerra mondiale a pezzetti”, in pochi avevano dato il giusto peso alle sue parole. E oggi, storditi da un regime mediatico megafono delle guerre della Nato, abbiamo un disperato bisogno di una bussola per comprendere, analizzare e approfondire.

La morte del presidente Raisi, le possibili conseguenze per il Medio Oriente allargato in un momento in cui il mondo assiste impotente e complice al genocidio di una popolazione, quella palestinese, il consolidarsi del sud globale come alternativa al sistema delle “regole” occidentali e il futuro dell’Europa. Di tutto questo ci siamo confrontati nuovamente per “Egemonia” con l’ex ambasciatore a Pechino e Teheran, Alberto Bradanini, una delle voci più coraggiose, chiare e competenti nel definire i contorni delle relazioni internazionali attuali.

Una delle principali bussole per l’AntiDiplomatico.

Sulla morte di Raisi e la possibile “destabilizzazione” dell’Iran come scrivono (o meglio si augurano) in queste ore i giornali italiani, l’Ambasciatore ha pochi dubbi nel rispondere ai nostri quesiti: “Non è in vista alcun orizzonte di destabilizzazione”. Gli israeliani, ci spiega Bradanini, hanno escluso un loro coinvolgimento: “noi non c’entriamo” e Teheran ha sposato questa ipotesi (non per convenienza, secondo il giudizio di tutti gli osservatori, compresi quelli indipendenti). Non v’è dunque alcuna ragione di temere un’escalation tra Iran e Israele.

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Andrea Fumagalli: La crisi del progetto europeo nel III millennio

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La crisi del progetto europeo nel III millennio

di Andrea Fumagalli

europa1.jpgManca poco alle elezioni del prossimo parlamento europeo, fissate a inizio giugno. Il tema del destino e del futuro dell’Europa non è però al centro del dibattito politico. Eppure mai così forti sono stati i venti di crisi, alimentati dai venti di guerra che si affacciano sul Mediterraneo e a Est. Mai così forte è stato il senso di impotenza, tutti presi dalle meschinerie del bigottismo politico nazionalista.

 

Il peso economico dell’Europa

Eppure l’Europa, nel suo insieme, ha un peso economico, ancora importante, seppur declinante[1]. A livello mondiale, la quota di PIL maggiore è detenuta dagli Usa con il 25%, sempre più tallonati dalla Cina (18%). Tra gli stati nazionali, più a distanza si collocano l’India e il Giappone (entrambi con una quota del 4%). L’Europa a 27 (al netto della Gran Bretagna, che ha il 3%) detiene il 16,9% e si colloca al terzo posto, recentemente superata dalla Cina…

Facendo un confronto tra paesi occidentali del Nord del Mondo (Europa, Nord America, Giappone), la quota totale di PL è pari al 43& mentre la rispettiva quota dei paesi BRICS+[2] ammonta al 29%, con un gap che ogni anno tende a ridursi di un punto percentuale.

Sul piano delle relazioni commerciali, la Cina è stata il principale partner dell’Ue per le importazioni di beni nel 2023: i Paesi membri hanno acquistato dal gigante asiatico un quinto delle importazioni extra-Ue del blocco: più che dagli Stati Uniti (13,7 per cento), Regno Unito (7,2 per cento), Svizzera (5,5 per cento) e Norvegia (4,7 per cento). D’altra parte, l’Ue esporta in Cina l’8,8 per cento del totale delle sue esportazioni. La terza maggiore destinazione, preceduta dagli Stati Uniti (19,7 per cento) e dal Regno Unito (13,1 per cento).

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Eros Barone: Perché le Regioni rappresentano il “vincolo interno” del capitalismo italiano

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Perché le Regioni rappresentano il “vincolo interno” del capitalismo italiano

di Eros Barone

Fortunato depero Skyscrapers and
Tunnels 1024.jpg1. La metamorfosi della “razza ladrona”

L’inchiesta condotta dalla magistratura genovese mostra quali mutamenti siano intervenuti nella mappa della corruzione dopo Tangentopoli. Anche se è ovviamente difficile acquisire dati precisi sulle esatte dimensioni del fenomeno, per sua natura solo parzialmente visualizzabile in termini statistici, la percezione che si ricava dalla lettura degli estratti, forniti dalla stampa cartacea e digitale, della enorme documentazione su cui i giudici genovesi stanno lavorando conferma non solo che la situazione è grave, ma che è in via di peggioramento. La corruzione è, peraltro, solo un lato della questione concernente la diffusa illegalità dell’amministrazione pubblica in Italia. Basti pensare alla commistione tra amministrazioni locali e criminalità mafiosa, che non è limitata al Sud ma investe l’intero paese e, segnatamente, quel Nord-Ovest in cui, come indicano la Liguria e la Lombardia, si trova oggi l’epicentro della corruzione.

Gli studiosi del fenomeno della corruzione parlano infatti di una metamorfosi della “razza ladrona”, che si è imposta dopo “Mani Pulite” e che ha visto tale “razza” radicarsi su un terreno differente da quello che alimentò il fenomeno di Tangentopoli. E invero, il territorio di caccia prediletto del politico disonesto non sono più i ministeri e il Parlamento, ma gli assessorati comunali e i consigli regionali. Parimenti, è cambiato l’obiettivo a cui si rivolge l’azione di tale politico, che non è più quello di finanziare le segreterie nazionali dei partiti, bensì quello di arricchire la sua camarilla personale. Dunque, si tratta di una “razza ladrona” che, nei primi decenni di questo secolo, è tornata a proliferare nel Meridione e in parte nel Nord-Ovest, mentre sembra decrescere nelle “vecchie regioni rosse e bianche”, dove si è conservata, in qualche misura, una tradizione di efficienza e di correttezza nell’amministrazione della cosa pubblica.

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comidad: La falsa alternativa tra unipolarismo e multipolarismo

comidad

La falsa alternativa tra unipolarismo e multipolarismo

di comidad

Dalle intercettazioni della Guardia di Finanza è risultato che il presidente della Regione Liguria gonfiava i dati sui contagi da Covid; ma in fondo lo faceva a fin di bene, per ottenere più vaccini. Magari uno crede che siamo stati due anni sotto la pseudo-emergenza psicopandemica solo perché l’hanno voluto Gates, Fauci o Bourla; oppure perché da noi la legge Lorenzin ha santificato i vaccini e asservito l’Ordine dei Medici al governo. Certo, tutto rientra nel quadro, ma l’emergenzialismo non può funzionare per trasmissione di ordini dall’alto; ci volevano quelli pronti a sporcarsi le mani stando sul campo, truccando i dati e impedendo materialmente che le polmoniti si curassero come si era fatto sino al 2019. Non è un caso che l’Italietta sia stata l’epicentro e il motore dell’emergenza Covid in tutto il Sacro Occidente; ciò è stato dovuto a un sistema sanitario permeabile al protagonismo, soprattutto illegalitario, dei presidenti di Regione. Il bello è che dopo la strage al Pio Albergo Trivulzio, l’eventuale reato ipotizzato per Attilio Fontana e soci è stato quello di “epidemia colposa”; come se mettere insieme anziani e malati di Covid potesse essere un gesto di distrazione; un’altra inchiesta giudiziaria su Fontana si è appuntata sulla questione di un suo eventuale ritardo nell’istituire una “zona rossa”; come a dire che avrebbe potuto delinquere di più e meglio.

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Piccole Note: La Corte penale internazionale, il Golem Usa e Israele

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La Corte penale internazionale, il Golem Usa e Israele

di Piccole Note

Finalmente la Procura internazionale si è mossa. Ma i mandati di arresto potrebbero non essere accolti dai giudici del Tribunale. Fuoco di sbarramento dagli Usa…

Netanyahu ha reagito come al solito alla richiesta di un mandato di arresto della Corte penale internazionale, cioè accusando i magistrati di antisemitismo. Riflesso condizionato dell’uomo politico che sussume su di sé il ruolo di vittima dell’odio del mondo contro gli ebrei, personalizzando in maniera esecranda la narrativa della nazione vittima propria di Israele, per farne un suo punto di forza all’interno della società e dello Stato (vedi anche Haaretz. “I promotori dell’Olocausto fanno di Israele una vittima perpetua”).

 

Le richieste di arresto per Netanyahu e Gallant della Corte

Attorno al premier si sono strette le più autorevoli personalità israeliane, tra cui il presidente Isaac Herzog, a conferma che quanto sta facendo a Gaza gode di ampio supporto, che resta insindacabile. Il premier, insomma, non è solo il rompighiaccio che sta aprendo a Israele nuove frontiere, ma anche un utile scudo dietro il quale ripararsi per preservare la propria immagine.

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Franco Romanò: La classe morta

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La classe morta

di Franco Romanò 

Lo spunto che mi ha spinto a scrivere questa riflessione è il dibattito che c’è stato intorno a un saggio pubblicato di Antonio Attisani su Doppiozero. L’articolo è indubbiamente interessante per molti aspetti, tanto che inizierò proprio da una citazione del suo saggio, mentre non mi convince la lettura politica che ne dà. La classe morta è stata nella drammaturgia del secondo ‘900 un evento e non solo uno spettacolo, poi è stato lasciato in un relativo oblio e nessuno si è posto il problema di metterlo di nuovo in scena, anche se alcuni lavori si sono ispirati ad esso. La mia rilettura ruota intorno a una domanda: cosa ci può dire oggi quell’evento? A mio avviso molto, ma in un senso che, pur presente anche in un breve passaggio del saggio di Attisani, viene poi da lui abbandonato.

 

Il teatro della morte

Il brano di Attisani che riprende anche alcune affermazioni di Kantor rispetto alla sua drammaturgia è questo:

… occorre piuttosto pensare alla scena come montaggio di elementi della “realtà pronta” (objets trouvés) e riconoscere il “ruolo del CASO” nella creazione.

Continua Attisani:

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Giorgio Agamben: Il guscio della lumaca

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Il guscio della lumaca

di Giorgio Agamben

Quali che siano le ragioni profonde del tramonto dell’Occidente, di cui stiamo vivendo la crisi in ogni senso decisiva, è possibile compendiarne l’esito estremo in quello che, riprendendo un’icastica immagine di Ivan Illich, potremmo chiamare il «teorema della lumaca». «Se la lumaca», recita il teorema, «dopo aver aggiunto al suo guscio un certo numero di spire, invece di arrestarsi, ne continuasse la crescita, una sola spira ulteriore aumenterebbe di 16 volte il peso della sua casa e la lumaca ne rimarrebbe inesorabilmente schiacciata». È quanto sta avvenendo nella specie che un tempo si definiva homo sapiens per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e, in generale, l’ipertrofia dei dispositivi giuridici, scientifici e industriali che caratterizzano la società umana.

Questi sono stati da sempre indispensabili alla vita di quello speciale mammifero che è l’uomo, la cui nascita prematura implica un prolungamento della condizione infantile, in cui il piccolo non è in grado di provvedere alla sua sopravvivenza. Ma, come spesso avviene, proprio in ciò che ne assicura la salvezza si nasconde un pericolo mortale. Gli scienziati che, come il geniale anatomista olandese Lodewjik Bolk, hanno riflettuto sulla singolare condizione della specie umana, ne hanno tratto, infatti, delle conseguenze a dir poco pessimistiche sul futuro della civiltà.

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