[SinistraInRete] Enrico Tomaselli: War fog sulla Palestina

Rassegna 30/05/2024

 

Enrico Tomaselli: War fog sulla Palestina

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War fog sulla Palestina

di Enrico Tomaselli

photo 2023 12 31 02 48 02.jpgNel gergo militare, l’espressione nebbia di guerra allude all’assenza – o all’opacità – delle informazioni, che non consente ai belligeranti di avere una chiara cognizione di quanto sta accadendo. Attualmente, qualcosa di sostanzialmente simile sta accadendo in Palestina, ma la nebbia invece di nascondere la realtà del campo di battaglia alle forze che si stanno affrontando, la nasconde a chi la osserva dall’esterno; e non è costituita da una mancanza o scarsità di informazioni, quanto piuttosto dal prevalere di altre informazioni, che – appunto – distolgono l’attenzione e offuscano quel che accade sul terreno. Ma poiché la guerra è, non certo secondariamente, anche qualcosa di estremamente materiale, si potrebbe quasi dire misurabile, è importante ricondurre la visione su questa sua dimensione.

È ovviamente del tutto normale che eventi di grande tragicità, quale il massacro quotidiano messo in atto dall’esercito più immorale del mondo, siano costantemente alla ribalta, così come è naturale e giusto che siano le notizie a esso collegate a guadagnare le prime pagine. Che si tratti dell’ultimo bombardamento su un campo profughi o di una decisione della Corte Penale Internazionale, della scoperta di una fossa comune o di una presa di posizione da parte di qualche paese in riconoscimento dello Stato di Palestina, sono certamente tutte cose rilevanti, e che meritano la massima attenzione. Oltretutto, sono spesso eventi che si verificano sul medesimo terreno su cui si combatte, e sono intrecciati all’attività bellica vera e propria.

Ma indubbiamente essi contribuiscono anche a creare una cortina fumogena sugli aspetti propriamente bellici del conflitto.

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Giuseppe D’Elia: Il genocidio in atto a Gaza è un fatto: la bestemmia è di chi strumentalizza Segre e la Shoah

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Il genocidio in atto a Gaza è un fatto: la bestemmia è di chi strumentalizza Segre e la Shoah

di Giuseppe D’Elia

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eaa3a753096c.jpgIl caso Segre, esploso in questi giorni, è letteralmente la punta dell’iceberg di una montagna ghiacciata di propaganda con la quale si cerca di sommergere e soffocare ogni tentativo di far comprendere la concretezza e la serietà dei crimini di cui è accusato il governo israeliano in carica, da entrambe le corti internazionali di giustizia, ovvero: a) l’International Court of Justice (ICJ), che si occupa di giudicare gli Stati; b) l’International Criminal Court (ICC), che invece processa le singole condotte individuali.

Sono passati ormai quattro mesi da quando le accuse di genocidio, mosse dal Sudafrica contro Israele, sono state reputate credibili dalla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) – di seguito CIG – che ha emesso pertanto una Ordinanza per l’esecuzione di misure cautelari, nel caso “Sudafrica contro Israele”, con specifico riferimento all’applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio nella Striscia di Gaza.

È appena il caso di ricordare che l’articolo III della “Convenzione sul genocidio” definisce lo spettro delle condotte genocidiarie punibili e che – per prevenire con ogni mezzo queste nefandezze – lo spettro degli atti vietati risulta assai ampio.

La norma citata punisce infatti:

«a) il genocidio;

b) l’intesa mirante a commettere genocidio;

c) l’incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio;

d) il tentativo di genocidio;

e) la complicità nel genocidio».

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Gianmarco Pisa: Il Vertice Putin-Xi e l’iniziativa strategica a tutto tondo della Repubblica Popolare Cinese

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Il Vertice Putin-Xi e l’iniziativa strategica a tutto tondo della Repubblica Popolare Cinese

di Gianmarco Pisa

pisa cina russiaAl culmine di un’iniziativa diplomatica di ampia portata (Germania, Francia, Serbia, Ungheria), la Repubblica Popolare Cinese, all’indomani della visita di Stato del presidente della Federazione Russa, rilancia il proprio profilo politico-diplomatico a tutto tondo, in uno con l’impegno della sua direzione politica nel concretizzare un rinnovato multilateralismo e un inedito mondo multipolare, nonché con il ruolo-guida del Partito Comunista nel definire un innovativo “socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”.

Si è trattato della prima visita ufficiale all’estero del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, dopo l’inaugurazione, avvenuta lo scorso 7 maggio, del suo quinto mandato presidenziale, che ha fatto seguito all’ampio successo conseguito alle recenti elezioni del 15-17 marzo, quando, a fronte di un’affluenza alle urne pari al 77%, Putin ha superato l’87% delle preferenze. E, da questo punto di vista, non potrebbe assumere significato, politico e strategico, più rilevante il fatto che la prima visita di Stato sia stata effettuata proprio nella Repubblica Popolare Cinese, in un clima, peraltro, come lo stesso presidente russo ha avuto modo di mettere in evidenza, di amicizia e di cooperazione tra i due grandi Paesi.

E si è trattato, al tempo stesso, del culmine di una iniziativa politica e diplomatica di ampia portata avviata dal presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, che lo ha portato prima in Francia (5-7 maggio), nel contesto della quale, insieme con l’evidente significato politico di una visita di Stato presso uno dei due attori chiave, insieme con la Germania, della politica europea, è stata annunciata l’estensione a tutto il 2025 della politica di esenzione dal visto per undici Paesi europei, tra cui i quattro maggiori (Francia, Germania, Italia e Spagna).

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Dante Barontini: Una “classe dirigente” di impressionante squallore

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Una “classe dirigente” di impressionante squallore

di Dante Barontini

Una classe dirigente può esser tale senza avere nessuna delle caratteristiche minime per esercitare dignitosamente questo ruolo? Sicuramente ci si può trovare davanti a una ruling class inadeguata, ma questo comporta che il Paese disgraziatamente sotto il suo potere sia condannato allo sfacelo.

La giornata di ieri ha mostrato un mosaico di avvenimenti che danno la misura effettiva della nullità – capitalistica, morale, economica, politica, culturale, ecc – di chi controlla questa sfortunata provincia dell’Impero. Andiamo con ordine, prendendo i titoli dal giornale che pretende di essere ancora “il salotto buono della borghesia italiana”. Il quale, fin da ieri mattina, ci invita a spargere lacrime simpatetiche con “il povero” Luciano Benetton, che si è accorto solo ora – 89enne, al momento di ritirarsi in dolce attesa – che il suo gruppo ha registrato perdite choc: «In pochi mesi da 13 a 100 milioni, ora il rosso sarà di 230». Il tutto preceduto da una addolorata intervista in cui viene presentato quasi come vecchio pensionato raggirate da fanciulle disinvolte – «Sono stato tradito» La denuncia: le verità dei bilanci nascoste dai manager – con toccante foto in prima pagina mentre raggiunge forse la sua solita panchina ai giardinetti. E’ appena il caso di ricordare che l’ex “re del maglioncino” è stato a capo di un piccolo impero economico multinazionale, “a gestione familiare”, che ha responsabilità dirette nella repressione dei Mapuche in Patagonia, nel crollo del Ponte Morandi per risparmiare sulla manutenzione (43 morti), accarezzando nel frattempo anche qualche giovane virgulto “democratico” in vena di arrampicate

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Fulvio Grimaldi: Le belle famiglie occidentali

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Le belle famiglie occidentali

Papà in camicia nera, mamma in mimetica, figlia tangentista, figlio terrorista

di Fulvio Grimaldi

BYOBLU/MNDOCANE 3-25 In onda domenica 21.30. REPLICHE Lunedì 9.30, martedì 11.30, mercoledì 22.30, giovedì 10.00, sabato 16.30, domenica 09.00

Nella puntata ci sono la richiesta d’arresto della Corte Penale internazionale. Con un giochetto di prestigio si mette sullo stesso piano Israele genocida e Hamas forza di liberazione antifascista e anticolonialista. E come accoppiare sul banco degli imputati le SS e la Brigata Garibaldi, i nazisti di Azov e i resistenti del Donbass, Crosetto e Danilo Dolci. Ma l’effetto pubblico per quanto riguarda Hamas è come l’ennesimo giro di un vecchio disco; quello su Israele è un effetto Hiroshima, un botto di portata storica, un discredito pari a una contaminazione radioattiva che uccide lentamente.

Nella puntata non c’è ancora l’intimazione della Corte Internazionale di Giustizia di piantarla con la fregola di estendere il genocidio a quanto rimane vivo a Rafah e di fare entrare i camion di aiuti che io stesso ho visto allineati fermi, impediti dai carcerieri di Gaza, per 200 km tra Suez e Rafah. Altro che la presa per il culo del molo galleggiante preteso da Netaniahu e costruito dagli americani per mettere a disposizione dei genocidi il sostegno di mille Marines. Oltre a fornire la via di fuga verso il nulla a 2,3 milioni di evacuandi della nuova Nakba.

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Piccole Note: La Reuters si accorge che Putin è pronto a trattare

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La Reuters si accorge che Putin è pronto a trattare

di Piccole Note

Lo spettro del collasso estivo dell’Ucraina. Cresce il potenziale offensivo dei russi

La Reuters ha riferito che Putin è pronto a fermarsi e congelare la guerra. L’asserito scoop dell’agenzia stampa britannica, che ha rilanciato quanto appreso da quattro diverse fonti russe vicine all’entourage dello zar, ha certa importanza, nonostante abbia scoperto l’acqua calda, ché lo zar da tempo chiede che si aprano negoziati (un segnale in tal senso lo ha dato anche nel corso della recente visita in Cina, quando ha detto che i russi non hanno ancora piani per conquistare la città di Kharkiv).

 

Lo spettro del collasso estivo

L’importanza del lancio della Reuters risiede nel fatto che da anni le aperture dei russi vengono più o meno puntualmente ignorate. Dare spazio alla notizia significa che nell’establishment anglosassone è rimasto un residuo di lucidità, che una parte di esso vuole chiudere la guerra.

Non che ci sia molto spazio per la speranza, dal momento che finora il partito della guerra occidentale è sempre riuscito a soffocare tali aperture. Ma un barlume si è acceso.

Peraltro, tale sprazzo di lucidità si è aperto proprio mentre più forte imperversa il partito suddetto, caduto preda di una vera e propria isteria che rischia di scatenare una guerra atomica.

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Le ricette «austere» che la sinistra non rinnegaEmiliano Brancaccio:

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Le ricette «austere» che la sinistra non rinnega

di Emiliano Brancaccio

Fondo monetario. Se avevamo ancora dubbi possiamo adesso fugarli tutti: la dottrina dell’austerity sta tornando alla ribalta. Approvato dal governo italiano dei sovranisti redenti, il nuovo Regolamento Ue annuncia una nuova epoca di restrizioni di bilancio

Se avevamo ancora dubbi possiamo adesso fugarli tutti: la dottrina dell’austerity sta tornando alla ribalta.

Approvato dal governo italiano dei sovranisti redenti, il nuovo Regolamento Ue annuncia una nuova epoca di restrizioni di bilancio. E l’ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale dedicato all’Italia va persino oltre. La tesi da cui partono gli economisti di Washington è la solita: il nostro debito pubblico è troppo alto e dobbiamo ridurlo tagliando il bilancio statale.

La proposta per diminuire il debito è che entro due anni lo Stato crei un eccesso di entrate fiscali rispetto alla spesa pubblica al netto degli interessi pari a tre punti percentuali di Pil. Ossia, il Fmi invoca una stretta progressiva nell’ordine di una sessantina di miliardi. L’invito, senza tante cerimonie, è a rituffarci nel vecchio mare tempestoso delle lacrime e del sangue.

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Comunicato stampa: Anche a Parma contro il genocidio in Palestina!

Anche a Parma contro il genocidio in Palestina!

Acampada studentesca

Comunicato stampa

A Parma, come in altre città di Italia e nel resto del mondo, gli studenti dell’università stanno da più di due settimane occupando i locali universitari contro il genocidio in Palestina. A Parma le tende sono piazzate nel Chiostro di lettere in via d’Azeglio.

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Roberto Iannuzzi: Come il conflitto ucraino ha cambiato la Russia

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Come il conflitto ucraino ha cambiato la Russia

di Roberto Iannuzzi

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1024x632Il paese sta vivendo una fase contrassegnata da una battaglia esistenziale con l’Occidente, e da una ridefinizione dei suoi obiettivi strategici e della sua identità politica e sociale

Più di due anni di conflitto in Ucraina non solo hanno rivoluzionato la politica estera russa, ma anche trasformato la società del paese forse irreversibilmente, al punto che la Russia ha oggi un’identità nuova e profondamente diversa rispetto ad alcuni anni fa.

Il ruolo internazionale del paese, la sua posizione nel mondo, gli obiettivi e la visione della sua classe dirigente – tutto è profondamente mutato.

Per la prima volta dal crollo del muro la Russia è realmente in guerra, non per risolvere qualche crisi ai margini della sua enorme massa territoriale, ma per combattere un conflitto esistenziale su un fronte lungo più di 1.000 chilometri, non molto lontano da Mosca, contro l’intero Occidente.

Gli Stati Uniti, infiltrandosi per anni in Ucraina, hanno trasformato quello che molti russi consideravano un paese fratello in un pericoloso nemico dal punto di vista di Mosca.

 

La breve parentesi della “pace fredda”

La crescente pressione e ostilità occidentale è riuscita a trasformare, nell’arco di poco più di due decenni, la leadership inizialmente forse più occidentalizzata ed europeista della Russia moderna – incluso lo stesso presidente Vladimir Putin – in una dirigenza fermamente determinata a contrastare le politiche americane ed europee nel continente.

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Aurelien: Gli eserciti fantasma della NATO

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Gli eserciti fantasma della NATO

E il fantasma di Carl von Clausewitz

di Aurelien

carro armato gonfiabile
della seconda guerra mondiale 1020x680Mentre le operazioni militari della crisi ucraina entrano nella sua lunga fase finale, con l’esito di massima ormai inequivocabile per tutti coloro che hanno occhi per vedere, ci si augura che gli opinionisti, a prescindere dalle loro opinioni personali di quale squadra di calcio vorrebbero la vittoria, accettino comunque la realtà e inizino a parlare dell’Europa e del mondo dopo una vittoria russa. Tuttavia, è tale la morsa del pensiero convenzionale e la paura di abbandonare le credenze sacre sul mondo, che questo non sta accadendo. Anzi, da tutti i punti della bussola ideologica si sente parlare di un nuovo minaccioso stadio nell’evoluzione della crisi, quello dell’intervento della NATO o, come suppongo si debba scrivere, dell’INTERVENTO DELLA NATO. Per alcuni, l’unico modo per “sconfiggere” la Russia e “fermare Putin” è che la NATO “venga coinvolta”, mentre per altri tale intervento è un disperato espediente dell’imperialismo statunitense che provocherà semplicemente la Terza Guerra Mondiale e la fine del mondo.

Se avete letto alcuni dei miei saggi passati, vi renderete conto che entrambi questi argomenti sono completamente falsi. Ma nonostante io, e altri scrittori molto più eminenti e letti, lo diciamo da tempo, sembra che siano quasi inosservati. Perciò questo è un saggio che pensavo non avrei mai dovuto scrivere, ma che ora mi sembra necessario. Si addentra in dettagli che potremmo definire strazianti, ma in questo genere di argomenti il diavolo si nasconde nei dettagli, o addirittura nei particolari dei dettagli. Detto questo, ci sono molti altri livelli che non vengono trattati, sui quali possono commentare persone molto più esperte di me in campo militare, ma si limita al quadro generale. Quindi….

Mentre pensavo a come affrontare questo saggio, mi sono imbattuto nel fantasma del grande pensatore militare prussiano Carl von Clausewitz che, un po’ contro le mie aspettative, ha prontamente accettato di fornire alcune riflessioni iniziali.

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Nicola: Sette mesi

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Sette mesi

di Nicola

È venuto fuori un papiello infinito. Chi lo legge si dovrà armare di molta pazienza. Le questioni trattate, purtroppo, non sono di semplice soluzione e coinvolgono una serie di altre questioni che è difficile lasciare fuori. Spero almeno che sia di facile comprensione. Di questa, ovviamente, risponde solo chi lo ha scritto…

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94993d752ab8.jpgUna premessa

Thierry Meyssan è uno dei complottisti più affermati. Lo seguo da anni, perché ogni tanto fornisce notizie di qualche utilità, dopo averle ripulite dai fantasiosi contesti in cui le colloca. Perché fantasiosi? Da complottista tutto d’un pezzo Meyssan è affetto dalla tipica patologia di infantilismo. Mi spiego.

Un bambino percepisce (o se si vuole, capisce, comprende) di avere nei riguardi del mondo esterno un rapporto di totale dipendenza, ma anche di totale impotenza. La sua vita dipende da quel che il mondo esterno gli fornisce, mentre non può fare nulla per intervenire su di esso. Da questa situazione sviluppa, in modo naturale, una visione fantastica del mondo che lo circonda, in cui le forze reali agenti vengono tramutate in forze fantastiche, se non magiche. Nella fantasia il mondo esterno viene percepito come basato su una dualità estremamente semplificata, il male e il bene. Il male è tutto ciò che è ignoto, e per il bambino tutto è ignoto, mentre il bene è qualcosa che il bambino non può fare nulla per meritarlo, gli può derivare solo da personaggi che sono portati a farlo per intrinseca predisposizione. Nelle favole il male è rappresentato da animali, figure maschili o femminili malvagie, forze della natura, che cospirano all’unico scopo di realizzare la loro malvagità, mentre il bene è rappresentato da figure femminili (fate, principesse, regine) o maschili (cavalieri, principi, re) che rinviano, in ultima istanza, alla madre e al padre, le uniche persone che fanno il bene del bambino senza chiedergli nulla in cambio, e, quindi, anche se lui è del tutto incapace di fare alcunché per meritarselo (questo almeno lo schema delle favole europee a partire dal 1700, prima in Europa e altrove nel mondo, il bene era rappresentato in modo meno dipendente dalla famiglia monogamica).

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Norberto Fragiacomo: Non c’è più spazio per il “terzismo”

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Non c’è più spazio per il “terzismo”

di Norberto Fragiacomo

A proposito del conflitto ucraino e delle relazioni giunte al punto di rottura tra “Est e Ovest” (formula questa che si adoperava quand’ero bambino) si confrontano quotidianamente in tivù e sui giornali due posizioni contrapposte: da un lato quella, largamente maggioritaria, degli occidentalisti assataNATO, che sostengono il diritto-dovere dei Paesi “democratici” di “difendere” l’altrettanto “democratica” (?) Ucraina dall’Impero del Male russo, guidato da un personaggio – Vladimir Putin – che assomma in sé la follia criminale di Hitler, la demoniaca spietatezza di Sauron e la perfidia di Nosferatu, e va quindi sputtanato, maledetto e distrutto; dall’altro quella dei cosiddetti “putiniani”, che sottolineano le responsabilità dell’Occidente nella genesi dell’attuale crisi, e per questo vengono (mal)trattati alla stregua di untori ed eresiarchi.

La prima opinione prevale sulla seconda non perché fornisca argomenti migliori, ma poiché l’arbitro (politicume e propagandisti mediatici) è sfacciatamente venduto; va tuttavia precisato che esiste una terza visione, che non viene pubblicizzata ma è espressa – magari sottovoce – da larghi strati della popolazione acculturata e pensante. Per definirla potremmo usare il termine terzismo: secondo questa interpretazione lo scontro in atto è stato provocato in egual misura dai due contendenti, cioè NATO e Federazione Russa, in quanto entrambi avrebbero tentazioni imperialistiche destinate inevitabilmente a confliggere.

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Antiper: Emiliano Brancaccio e le “condizioni economiche per la pace”

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Emiliano Brancaccio e le “condizioni economiche per la pace”

di Antiper

Emiliano Brancaccio è un noto economista italiano di scuola keynesiana che non è nuovo nella promozione di appelli pubblicati dal Financial Times e sottoscritti da liste di professori (si vedano contro le politiche di austerità dell’UE, contro il MES, per un piano anti-covid…). In larga parte della sinistra viene definito marxista, ma marxista non è, sebbene sia una persona intelligente che non di rado propone riflessioni più interessanti di quelle che propongono persone apparentemente più “ortodosse” (del resto la sua corrente intellettuale è quella che si definisce dell’economia eterodossa).

Mesi fa ha varato l’ennesimo appello – Le condizioni economiche per la pace – di cui si segnalano un punto analitico interessante e una proposta politica non interessante.

Il punto analitico consiste nel riconoscimento che le tensioni militari in atto, a partire dall’Ucraina, derivano dalle tensioni economiche e strategiche che la cosiddetta “globalizzazione” ha acuito a causa dell’emersione di aree geopolitiche capaci di mettere in crisi l’egemonia imperialista americana.

Potremmo anche dire così: la guerra in Ucraina è uno dei modi attraverso i quali l’imperialismo americano reagisce al proprio declino.

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Giuseppe Masala: Papa Francesco e il “nodo di Gordio” dell’allargamento del conflitto

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Papa Francesco e il “nodo di Gordio” dell’allargamento del conflitto

di Giuseppe Masala

«Come tutte le grandi immagini, il nodo di Gordio gode di una sua eterna attualità. In quanto simbolo del potere tellurico e dei suoi vincoli, viene evocato a ogni incontro tra Europa e Asia, e ogni volta deve essere nuovamente tagliato. Ciò significa un incontro con antiche sventure»

Ernst Jünger, Il nodo di Gordio

Hanno colpito ieri le parole del Papa che, durante l’Udienza Generale, ha parlato per la prima volta di “Tempo di guerra mondiale”, dunque abbandonando la sua vecchia espressione di “guerra mondiale a pezzi” ormai vecchia di una decina d’anni, ma che con poche parole semplici, riusciva a inquadrare e illustrare a tutti la situazione geopolitica mondiale.

Una nuova espressione – questa usata dal Pontefice – che chiaramente indica un’unione tra i vari pezzi del conflitto in corso, generando dunque un unico conflitto che – appunto – non è sbagliato definire come una nuova guerra mondiale.

Io credo che sia sbagliato sottovalutare queste parole, proprio perché espresse da una persona che ha chiaramente accesso a informazioni precluse ai normali analisti e commentatori.

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Alba Vastano: Europee, il capestro del bandwagon

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Europee, il capestro del bandwagon

di Alba Vastano

Abbiamo la possibilità in questa tornata elettorale di esprimere il nostro dissenso per le guerre, contro una Europa bellicista che fomenta il mercato delle armi. Possiamo farlo votando per un’ Europa in cui regni sovrana la pace e la solidarietà fra i popoli e contro ogni forma di prevaricazione. L’unico voto davvero utile è questo, non di certo quello di salire sul carro del vincitore, preannunciato dai fallaci sondaggi che mirano a generare consensi ai partiti del centro destra e del centro sinistra

Bandwagon, ovvero il carrozzone. L’effetto carrozzone ha un senso ben preciso, specie se applicato in politica. Si sostanzia nel salto sul carro del vincitore. Quel carro, che tanto attrae chi un senso nelle collettività sociali e politiche non lo trova, non è che un accumulatore di folle spaurite, inconsapevoli della realtà. Folle allo sbando, prigioniere del pensiero unico, omologato. Folle deluse dalla politica, ma approdate, non si sa bene come, nel calderone del potente solo al comando, il condottiero del carrozzone. Ѐ il capetto sfrontato di turno che controlla, sotto il suo scettro, tanti capetti politici che si insinuano prepotenti e sfacciati nelle pubbliche amministrazioni e nella Tv di Stato, al fine di generare consensi di massa, negando prepotentemente la par condicio fra i rappresentanti di tutte le forze politiche, specie quelle di minoranza extra parlamentare.

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