Rassegna – 02/06/2024
Mike Whitney: Attacco ucraino a un elemento chiave della difesa nucleare russa
Attacco ucraino a un elemento chiave della difesa nucleare russa
La complicità di Washington minaccia l’intera architettura di sicurezza nucleare globale
di Mike Whitney
Anticipiamo la pubblicazione di questo articolo, dato che giungono da varie fonti notizie di altri attacchi UAV contro altre postazioni della catena di radar di allarme precoce. Provvederemo ad aggiornarvi non appena in possesso di informazioni verificate e maggiormente dettagliate.Il “pesante coinvolgimento di Washington nel conflitto armato e il controllo totale sulla pianificazione militare di Kiev fa capire che le affermazioni secondo cui gli Stati Uniti non sarebbero a conoscenza dei piani ucraini per colpire il sistema di difesa missilistico della Russia possono essere scartate”. Dichiarazione del senatore russo Dmitry Rogozin.L’amministrazione Biden, utilizzando le sue forze per procura in Ucraina, ha lanciato giovedì un attacco senza precedenti contro “un elemento chiave dell’ombrello nucleare russo”, impedendo di fatto all’esercito russo di individuare i missili balistici ad armamento nucleare in arrivo. “Le immagini satellitari confermano che più droni hanno gravemente danneggiato un sito radar di allerta strategica russo nell’estremità sud-occidentale del Paese”, rendendo Mosca più vulnerabile agli attacchi nemici. I media occidentali hanno in gran parte oscurato qualsiasi copertura dell’incidente, che avrebbe dovuto essere presente nei titoli dei giornali di tutti i Paesi. Secondo la dottrina nucleare russa, qualsiasi attacco al sistema di primo allarme nucleare della Russia giustifica una rappresaglia nucleare. Data la gravità della situazione, dobbiamo supporre che la frustrazione di Washington per le prestazioni dell’Ucraina sul campo di battaglia abbia precipitato un drammatico cambiamento di politica che prevede provocazioni ad alto rischio volte a scatenare una reazione eccessiva che porti ad un intervento diretto della NATO.
Aaron Wilson: Ordine dal Caos
Ordine dal Caos
di Aaron Wilson
Relazione del professor Aaron Wolfson, Isaac Goldstein Chair, Computational Mathematic, Institute for Advanced Studies, Princeton. Convegno annuale della Fondazione Prometeus, Forum Grimaldi, Monte Carlo, 16 giugno 2000.Il mondo sta diventando disordinato, in una parola: ingovernabile, perché il disordine, ineluttabilmente, conduce al caos.Orbene, io non ho nulla contro il caos, di per sé, ma solo se è una condizione temporanea, il cui scopo sia quello di condurre a un ordine diverso da quello precedente.Se mi è consentita quest’espressione: un ordine migliore, più compiuto, più coerente.Il sistema nel quale viviamo, che si suole definire “democratico” e “liberale” è, per sua natura, un sistema entropico.Il luogo comune vuole che esso si autoequilibri…consentitemi di ridere: questa è una colossale sciocchezza, inventata dai quegli imbecilli dei neoclassici.Diciamo che, apparentemente, tende a riequilibrarsi prima di uscire troppo dai binari, ma non si riequilibra da solo e, soprattutto, questo apparente equilibrio si situa a un livello entropico diverso da quello precedente, un livello nel quale la distanza dall’equilibrio è molto più accentuata, nel quale il sistema si allontana sempre di più dall’equilibrio.Anche se, in apparenza, sembra che il sistema abbia “assorbito il colpo”, in realtà è solo riuscito a trasferire il disordine a un livello più elevato.Un sistema come quello in cui viviamo, è caotico per natura, perché non è guidato da alcun principio, da nessuna assiologia: non marcia verso alcuna direzione ma, semplicemente, procede.D’altra parte, non è più possibile tenerlo a bada, guidarlo, disciplinarlo, con un’autorità conferita dall’alto, come quella di un pontefice o di una monarca, e neanche col pugno di ferro di una dittatura; tanto meno con l’aspirazione alla virtù o con la paura del peccato.
Antonio Martone: Il capitalismo perde il “pelo moderno” – ma non il vizio
Il capitalismo perde il “pelo moderno” – ma non il vizio
di Antonio Martone
1. Competizione maschile e cooperazione femminile? Una posizione oggi ricorrente nel dibattito pubblico vorrebbe l’incapacità da parte delle donne di ottenere una reale valorizzazione della propria femminilità a causa della necessità di imitare i modelli maschili. Secondo questa posizione, molte donne avrebbero ottenuto posti di rilievo nella società soltanto sacrificando la propria femminilità. In altre parole, in nome del successo, le donne avrebbero dato spazio a ira, superbia, lussuria, competizione e magari anche, se si guarda ad alcune donne di potere contemporanee, a cinismo senza scrupoli. In pratica, trattasi proprio di quelle caratteristiche che le donne stigmatizzerebbero negli uomini. Se ciò fosse vero, assisteremmo a un malinteso concetto di emancipazione capace di produrre una sorta di virilizzazione del femminile: una rinuncia alle proprie prerogative “naturali” – l’empatia, la relazione, la sensibilità – a favore di ruoli modellati su stereotipi maschili.Come rispondere a questa tesi? Intanto, dico subito che la questione della femminilità e della sua espressione è complessa e sfaccettata: non esistono prove storiche tangibili che confermino l’esistenza di una forma pura e inespressa di femminilità tale da poter emergere quando le donne non imitino gli uomini, soggettivandosi finalmente in modalità cooperative e relazionali – ciò che si considera, in maniera chiaramente sessista, mero appannaggio ontologico del femminile. Pertanto, sembra a me occorra svolgere un’analisi che non presenti metafisiche della relazionalità e dell’empatia attribuite alle donne o della cattiveria e della competizione che sarebbe invece tipica degli uomini. Per comprendere appieno la questione, è necessario offrire un quadro più completo non tanto del rapporto fra generi quanto dei processi di formazione della soggettività nel tempo del capitalismo post-industriale.
Giuseppe Masala: Escalation nucleare possibile? Cosa rischia l’Europa
Escalation nucleare possibile? Cosa rischia l’Europa
di Giuseppe Masala
«La deterrenza è l’arte di creare nell’animo dell’eventuale nemico il terrore di attaccare».
Il Dottor Stranamore di Stanley KubrickProbabilmente è giusto sostenere la tesi che quando si scontrano due o più potenze nucleari, anche attraverso stati proxy, è già in corso una crisi nucleare. Questa visione è ancora più corretta nel caso in cui una o entrambe le parti in conflitto dotate di armi nucleari rischino la propria integrità sia dal punto di vista territoriale, o dal punto di vista dello status internazionale, o dal punto di vista del collasso delle istituzioni statuali o ancora, rischino il collasso economico e sociale.Sfortunatamente nel conflitto in corso nell’est Europa che vede contrapporsi USA, Nato e Ucraina da un lato e Russia dall’altro, a essere in gioco sono elementi fondamentali come appunto la sicurezza territoriale, economico-sociale e istituzionale dei paesi coinvolti. Pertanto questa crisi sin dal primo momento della sua deflagrazione era da ritenersi – almeno potenzialmente – come una crisi nucleare.Bisogna ammettere che, sotto questo particolare e fondamentale aspetto, sostanzialmente tutti i commentatori e gli esperti di relazioni internazionali e di warfere hanno sottovalutato i rischi. Non lo stesso però, si può dire dei decisori di una parte e dell’altra, che avevano, già da allora, ben chiaro a cosa il mondo rischia di andare incontro.
Andrea Zhok: Il più grande scandalo umanitario della storia
Il più grande scandalo umanitario della storia
di Andrea Zhok*
Dalle notizie che giungono ieri sera a Rafah l’esercito israeliano ha bombardato le tende degli sfollati poste accanto ai magazzini dell’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency).Il numero dei morti e dei mutilati è indefinito, ma l’ordine di grandezza è del centinaio.Non è naturalmente il primo crimine di guerra di vaste proporzioni, in mondovisione, di cui l’IDF si macchia. Il rischio di assuefarsi all’orrore è perciò elevato. Un bambino straziato od orfano è difficile da reggere se visto da vicino; ma quando entriamo nell’ordine delle decine con cadenza quotidiana per mesi, l’intollerabilità può tradursi in fuga mentale, rimozione.Non si sa bene cosa aggiungere come commento a quello che è forse il più grande scandalo umanitario della storia. Peggiore non per i numeri, ma per il fatto di avvenire sostanzialmente in diretta, a disposizione di chiunque desideri informarsi (dunque non i fruitori della nostra stampa mainstream), e dunque di fatto nell’accettazione ufficiale.Sconvolge che ci sia ancora gente che ha la faccia di latta di affermare che questa non è altro che la risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre, che questo scempio rientra sotto la voce “legittima difesa”. (Un po’ come immaginare che agli attentati dell’IRA a Birmingham nel 1974 l’esercito britannico avesse risposto bombardando a tappeto l’Irlanda del Nord.)
Il Chimico Scettico: I nostalgici del green pass non si rassegnano
I nostalgici del green pass non si rassegnano
di Il Chimico Scettico
Quando me lo hanno detto non ci credevo. Non era possibile che una politica sanitaria completamente discreditata da due anni di gestione pandemica continuasse a insistere. Questa roba pugliese è né più né meno che la riproposizione di un pezzo di Green Pass. Nel 2016-2017 la faccenda dell’obbligo vaccinale pediatrico mai si era estesa alla scuola dell’obbligo: all’epoca ancora esistevano paletti invalicabili, da un punto di vista giuridico. Oggi non più, grazie ai precedenti creati per l’emergenza pandemica.E chiariamo subito una cosa: non si può parlare di iniziative del genere come nudge (che sarebbe “spinta gentile”), qua si parla di obbligo bello e buono ma lo si vende come “spinta all’informazione” – “potenziare la rete informativa in modo da “ridurre i non vaccinati alla sola percentuale di ragazzi e famiglie che scelgono il rifiuto in piena consapevolezza”, questo dicono in regione.
Moreno Pasquinelli: Machiavelli, Lenin e noi
Machiavelli, Lenin e noi
di Moreno Pasquinelli
La politica è una scienza o un’arte? Lenin rispose, di contro a ogni meccanicismo scientista, che è un’arte. Egli voleva dirci che coloro i quali si occupano degli affari sociali, più che mai quelli che agiscono per modificare lo stato di cose esistente, non sono come tecnici di laboratorio, che quindi ottengono il risultato atteso in base ai materiali che maneggiano e ai protocolli che utilizzano. La società è un luogo in perenne mutamento, dove non ci sono solo oggetti che un demiurgo possa manipolare in base a uno schema, dove agiscono forze e soggetti differenti e opposti, e la risultante delle loro reciproche azioni e controazioni, non è mai data in anticipo, predeterminata. Nella storia intervengono infatti il caso, la contingenza, l’imprevedibilità. Di qui il politico, che tra le altre qualità deve possedere quelle dell’ingegno, della creatività, della tempestività, nonché del coraggio nel prendere le decisioni.* * *Per cambiare il mondo, per passare da un sistema a un altro, occorre conquistare il potere politico, poiché esso da accesso all’uso di alcuni degli strumenti indispensabili per la trasformazione sociale.Non c’è una sola via per conquistare il potere, la storia ce ne indica diverse.
Angelo Zaccaria: Javier Milei presidente: il caso argentino
Javier Milei presidente: il caso argentino
Resoconto di 40 giorni a Buenos Aires
di Angelo Zaccaria
Questo contributo è prodotto di una recente permanenza di circa 40 giorni in Argentina, svoltasi fra la seconda metà di Marzo e fine Aprile di questo annoParlo di un “caso argentino” perché colpisce che un paese come l’Argentina, che nel cosiddetto “Occidente Allargato” vanta fra i più alti livelli di conflitto sociale , sindacale e politico organizzato e dal basso, il paese delle Madri di Plaza de Mayo, l’unico paese della regione latinoamericana che il suo dittatore (uno dei vari, Jorge Videla), lo ha fatto morire in carcere, colpisce che proprio un paese del genere si ritrovi ora col presidente forse più a destra, Javier Milei.Cominciamo dai numeri. Nel primo turno delle elezioni presidenziali, svoltosi il 22 di ottobre del 2023 i risultati raggiunti dalle forze principali sono i seguenti: Sergio Massa (Peronismo) 36.69%, 9.645.983 voti.Javier Milei (La Libertad Avanza) 29.99%, 7.884.336 voti.Patricia Bullrich (destra tradizionale) 23.84%. 6.267.152 voti. Il restante 6,79% viene raccolto da un altro candidato peronista ancora più moderato, più il 2,7% del candidato della sinistra variamente trotskista. Gli aventi diritto al voto sono 35.410.080, e quindi la partecipazione al voto è del 76,53%.Al secondo turno di ballotaggio, svoltosi il 19 di Novembre, i risultati invece saranno questi: Javier Milei 55.69%, 14.476.462 voti. Sergio Massa 44.31%, 11.516.142 voti. La partecipazione al voto è quasi uguale a quella del primo turno.Una prima osservazione. Premesso che stiamo comparando due risultati elettorali in paesi con sistemi istituzionali diversi, presidenziale quello argentino e parlamentare (per ora) quello italiano, il consenso reale sul totale della popolazione col quale al secondo turno è stato eletto presidente Javier Milei, è notevolmente più alto di quello sul quale si basa l’attuale governo di Destra-Centro italiano.
Mike Whitney: Dare all’Ucraina i missili per colpire la Russia è una dichiarazione di guerra
Dare all’Ucraina i missili per colpire la Russia è una dichiarazione di guerra
di Mike Whitney
Nel disperato tentativo di evitare un’umiliante sconfitta in Ucraina, “il Segretario di Stato Antony Blinken avrebbe chiesto al Presidente Biden di dare il via libera ad attacchi missilistici ucraini contro obiettivi in profondità nel territorio della Russia“. Il cambiamento di politica non avrà alcun impatto materiale sulla guerra terrestre in corso in Ucraina, anche se potrebbe innescare una risposta che metterebbe la NATO in conflitto diretto con Mosca. In breve, l’incombente sconfitta di Washington in Ucraina ha costretto i responsabili dell’amministrazione ad attuare una strategia che potrebbe innescare una terza guerra mondiale. Questo è tratto dal New York Times:Fin dai primi invii di armi americane sofisticate all’Ucraina, il presidente Biden è sempre stato fermo su un divieto: il presidente Volodymyr Zelensky ha dovuto accettare il fatto che non avrebbe mai potuto usarle per colpire il territorio russo, perché questo avrebbe violato il mandato di Biden di “evitare la terza guerra mondiale”.Ma il consenso intorno a questa politica sta venendo meno. Spinto dal Dipartimento di Stato, all’interno dell’amministrazione è in corso un vigoroso dibattito sull’allentamento del divieto per consentire agli ucraini di colpire i siti di lancio dei missili e le postazioni di artiglieria appena al di là del confine con la Russia – obiettivi che, secondo Zelensky, [essendo stati lasciati indisturbati] avrebbero consentito le recenti conquiste territoriali di Mosca.Per mesi Zelensky ha sferrato attacchi contro navi, impianti petroliferi e centrali elettriche russe, ma lo ha fatto in gran parte con droni di fabbricazione ucraina, che non hanno la potenza e la velocità delle armi americane… Ora gli Stati Uniti sono sempre più sotto pressione affinché aiutino l’Ucraina a colpire obiettivi militari in territorio russo… con armi fornite dagli Stati Uniti….
Luciano Vasapollo: Marx e il General Intellect nelle dinamiche della produzione
Marx e il General Intellect nelle dinamiche della produzione
di Luciano Vasapollo
Marx formula nei Lineamenti il concetto di General Intellect, o intelletto generale.Ciò che Marx espone circa le macchine, indica in maniera inequivocabile l’importanza della scienza, delle macchine all’interno del processo di produzione, affermando «che la conoscenza, la tecnologia, seppur offrono incremento di produttività, trasformano anche i rapporti di produzione».Questo intelletto generale non è posseduto dai singoli individui, ma è distribuito a livello sociale. È una forza produttiva pertanto collettiva, per tale ragione il progresso scientifico e tecnologico è una parte fondamentale del processo di produzione, contribuisce alla creazione di ricchezza non individuale, di ricchezza sociale.Questo tema del pensiero marxiano, si riflette nei Lineamenti, dove affronta la questione centrale della divisione del lavoro, il ruolo della scienza e delle macchine.Marx mette in guardia dalle contraddizioni insite nel processo tecnologico, evidenziando la duplice finalità delle macchine.Solitamente l’approccio marxiano a concetti di particolare interesse, sono ridondanti negli scritti del filosofo, vengono ripetuti ai fini di una migliore assimilazione da parte del lettore. Il concetto del General Intellect, invece, lo incontriamo solo una volta, non viene approfondito e gli viene data una definizione generale: viene visto come la capacità di acquisire la conoscenza da parte dell’umanità nel corso del suo sviluppo e viene applicata al processo produttivo attraverso l’uso di macchine e di tecnologie.Marx si sofferma sulla natura contraddittoria dell’intelletto generale: il progresso scientifico e tecnologico aumenta la produttività del lavoro; pertanto, una macchina libera potenzialmente gli individui dai lavori ripetitivi, meno alienanti, più faticosi.
Clara Statello: La NATO ha iniziato a sfidare apertamente la deterrenza nucleare russa?
La NATO ha iniziato a sfidare apertamente la deterrenza nucleare russa?
di Clara Statello
“Il possibile ingresso di truppe occidentali in Ucraina è un’escalation e un altro passo verso il conflitto in Europa e il conflitto globale”, ha avvertito oggi Putin. La questione non sembra più essere “se” ma “quando” ci sarà lo scontro diretto con la Russia e se avverrà con armi convenzionali o dovremo affrontare l’incubo di una guerra atomica.Secondo alcuni analisti, potremmo già essere alla prima fase un attacco nucleare.Il servizio di frontiera dell’FSB, l’intelligence russa, martedì mattina ha dichiarato a Ria Novosti che la NATO si sta addestrando vicino ai confini della Federazione Russa, per colpire il territorio russo con armi nucleari.“Vicino al confine russo, le attività di ricognizione della NATO stanno aumentando, cresce l’intensità dell’addestramento operativo al combattimento delle truppe dell’alleanza, durante il quale vengono elaborati scenari per condurre operazioni di combattimento contro la Federazione Russa, compreso il lancio di attacchi nucleari sul nostro territorio fuori”, ha affermato il capo del servizio di frontiera del Servizio di sicurezza federale russo (FSB), Vladimir Kulishov.
Caitline Johnstone: Israele, il diritto internazionale e il controllo della narrazione
Israele, il diritto internazionale e il controllo della narrazione
di Caitline Johnstone*
La Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di cessare l’assalto a Rafah, un ordine che sarà certamente ignorato da Israele con il pieno sostegno di Washington. Tutto questo arriva pochi giorni dopo che la Corte penale internazionale aveva annunciato la sua intenzione di chiedere mandati di arresto per funzionari israeliani per crimini di guerra a Gaza, che saranno anch’essi respinti da Israele e dal suo alleato egemone a ovest.L’altro giorno il procuratore della CPI Karim Khan ha dichiarato che, mentre si preparava a richiedere i mandati d’arresto israeliani, gli è stato detto da “un alto dirigente” che “questo tribunale è stato costruito per l’Africa e per i delinquenti come Putin”. Di solito non si sentono i dirigenti dell’impero esprimere pubblicamente un’opinione così franca, ma non è certo sorprendente che questa sia la loro visione dietro le quinte. E, tecnicamente, non è affatto falsa: basta dare un’occhiata alla lista dei prigionieri detenuti all’Aia per scoprire che si tratta di persone provenienti da Paesi piccoli, deboli e per lo più africani.
Andrea Zhok: La parabola dell’occidente e i nuovi Potlatch
La parabola dell’occidente e i nuovi Potlatch
di Andrea Zhok*
Nel quadro politico internazionale che caratterizza questa fase storica c’è un fattore che trovo estremamente preoccupante. Si tratta della combinazione, nel mondo Occidentale, di 1) un fattore strutturale e 2) un fattore culturale. Provo a tratteggiarne in modo volutamente schematico gli aspetti di fondo.
1) IL RETROTERRA STRUTTURALE. L’Occidente ha notoriamente acquisito una posizione globalmente egemonica negli ultimi tre secoli. Lo ha fatto in grazia di alcune innovazioni (europee) che gli hanno permesso di incrementare in modo decisivo la produzione industriale e la tecnologia militare.Nel corso dell’800 l’Occidente ha imposto le proprie leggi, o i propri contratti, sostanzialmente a tutto il mondo. Alcune parti del mondo come il Nord-America e l’Oceania hannocambiato radicalmente configurazione etnica, divenendo insediamenti stabili di popolazioni di origine europea. Imperi asiatici millenari si sono trovato in condizione di protettorato, colonia o comunque di sottomissione. L’Africa è diventata un cespite cui attingere liberamente forza lavoro e materie prime.
Roberto Fineschi: Osservazioni in calce a dibattiti recenti su eurocentrismo, “occidente globale”, “giardini e giungle”
Osservazioni in calce a dibattiti recenti su eurocentrismo, “occidente globale”, “giardini e giungle”
di Roberto Fineschi
Riprendendo alcuni passaggi da un articolo su Orientamenti politici e materialismo storicoEurocentrismo? Anticapitalismo?1. Nel gran parlare che si fa sul cosiddetto eurocentrismo regna a mio parere una discreta confusione nelle definizioni. In particolare quando, poi, si riferisce la questione a Marx.Se con tale termine si intende considerare la storia del mondo universo in funzione delle prospettive ed esigenze europee, va da sé che si tratta di un pregiudizio da estirpare. Se però si entra più nel dettaglio, la questione diventa molto più scivolosa e in certi casi decisamente reazionaria.La storia del mondo è diventata eurocentrica con lo sviluppo del modo di produzione capitalistico, nel senso che esso ha imposto dominio, regole, forme di sviluppo a una dinamica che prima aveva più elementi indipendenti non uniti a sistema se non per contatti marginali, mentre il capitalismo è diventata la variabile dominante che ha funzionalizzato a sé l’intero mondo. In questo senso eurocentrismo non è un mero pregiudizio intellettuale, è un processo reale di dominio e sfruttamento legato al modo di produzione capitalistico.
Eros Barone: Dante e l’Islàm
Dante e l’Islàm
di Eros Barone
Dante ha veduto il tutto e ha scritto il tutto.
Franco Sacchetti, Trecentonovelle, novella CXXI.Dante non finisce mai di sorprenderci e di sfidarci, come dimostra quanto è successo in una classe di terza media di Treviso, dove due alunni musulmani sono stati esentati dallo studio del capolavoro di Dante Alighieri, definito “un’opera a sfondo religioso” in contrasto con la fede dei due ragazzini. L’iniziativa era nata dallo scrupolo di un professore che, nell’affrontare lo studio della Divina Commedia, aveva scritto alle famiglie i cui figli sono già esentati dall’ora di religione per chiedere il consenso a trattare l’opera dantesca. In risposta i genitori degli alunni musulmani hanno chiesto che i figli fossero esonerati dallo studio, dai compiti in classe e dalle interrogazioni su Dante, perché l’opera “offende l’Islàm”. Così, il ministero ha disposto un’ispezione e per i due alunni l’insegnante ha dovuto elaborare un programma parallelo alternativo, dedicato a Boccaccio.L’episodio sembra quindi rientrare nelle cronache conflittuali in cui si scontrano due modelli educativi opposti: da un lato, quello di una scuola multiculturale e inclusiva, disposta a modificare il canone letterario sotteso all’insegnamento dell’italiano in funzione delle esigenze confessionali di determinati gruppi religiosi; dall’altro, quello di una scuola tesa ad affermare la centralità di una cultura e di una tradizione strettamente legate alla storia del nostro paese, ma nel contempo ricche di valenze universali.
Nicola: Sette mesi dopo il 7 ottobre
Sette mesi dopo il 7 ottobre
di Nicola Casale
È venuto fuori un papiello infinito. Chi lo legge si dovrà armare di molta pazienza. Le questioni trattate, purtroppo, non sono di semplice soluzione e coinvolgono una serie di altre questioni che è difficile lasciare fuori. Spero almeno che sia di facile comprensione. Di questa, ovviamente, risponde solo chi lo ha scritto…A più di sette mesi dal 7 ottobre, a che punto siamo in Palestina? Per rispondere bisogna guardare l’aspetto militare, ma non limitarsi a esso. Quella in atto è, davvero, guerra senza limiti. Non si combatte solo sul piano militare ma coinvolge tutti gli aspetti politici, economici, sociali, culturali, ecc. Inoltre, mai come adesso è chiaro a tutti come questo scontro si inserisce in uno molto più ampio che interessa l’Asia Occidentale e il mondo intero. Merita, inevitabilmente, lungo spazio.Prima di tutto è obbligatorio fare una premessa su Hamas, su cui si sono concentrate molte attenzioni. Chi difende Israele la definisce integralista islamica e terrorista e ritiene la reazione di Israele al 7 ottobre una legittima difesa contro di essa, invocando il diritto degli ebrei di difendersi da chi li vorrebbe vittime di un nuovo Olocausto. Ma anche tra molti che difendono i palestinesi, le prese di distanza da Hamas sono molteplici: pedina di Israele, integralista islamica, reazionaria, espressione della borghesia palestinese, ecc. Due parole su Hamas sono, perciò, indispensabili.Prendiamo in esame la tesi che la ritiene una pedina di Israele, molto diffusa tra i complottisti. Si può vedere, a titolo di esempio un articolo di Thierry Meyssan che oltre a sostenere che Hamas sia usata da Israele è anche protetta dagli inglesi. Meyssan non è tra i complottisti più accaniti, ma proprio per questo è un esempio particolarmente utile. Il complottista talvolta scopre notizie di una qualche utilità, dopo averle, però, ripulite dai fantasiosi contesti in cui le colloca. Perché fantasiosi? Perché i complottisti sono, per lo più, affetti dalla tipica patologia di infantilismo. Spieghiamo.Un bambino percepisce (o se si vuole, comprende) di avere con il mondo esterno un rapporto di totale dipendenza, ma anche di totale impotenza.