Prima delibera comunale approvata per arrestare gli impianti fotovoltaici su terreni agricoli

Ad appena due mesi dal suo avvio, la “campagna nella campagna” avviata dal Movimento nazionale per lo Stop al Consumo di Territorio per arginare l’esponenziale moltiplicarsi di nuovi impianti fotovoltaici su terreni liberi inizia a punteggiare di atti concreti il suo percorso. Giungono, infatti, segnali chiari da innumerevoli parti d’Italia: molte sono le Commissioni consiliari ed i Consigli Comunali già impegnati nell’analizzare e dibattere il controverso tema sul “come” limitare/impedire che i terreni agricoli possano finire per essere adibiti a “coltivazioni” di pannelli fotovoltaici. Un’attenzione quasi febbrile che ci conferma quanto il fenomeno fosse da porre sotto esame urgente e necessitasse davvero di un intervento chiaro da parte degli amministratori sensibili.

Siamo lieti di avere “lanciato un sasso” (in uno stagno evidentemente non immobile …).

Lo scorso 26 Gennaio abbiamo, con estrema soddisfazione, potuto anche salutare il giungere della prima delibera approvata nel segno del “Fotovoltaico SI’, ma non su terreni liberi”; si tratta del Comune di San Costanzo, in provincia di Pesaro Urbino nelle terre del Montefeltro, un paese di circa 4.900 abitanti che ha “bruciato” nel rush finale tutti gli altri Comuni italiani e che merita, dunque, la nostra “menzione d’onore” …

La delibera, proposta dal suo Assessore all’Ambiente, Agricoltura e Turismo Ing. Gigliola Cattalani ed approvata dal Consiglio Comunale della cittadina pesarese, definisce un’integrazione al regolamento edilizio comunale vigente ed introduce un nuovo articolo interamente dedicato ai pannelli fotovoltaici ed alle fonti rinnovabili in cui spicca il seguente punto:

Nelle zone agricole non sono consentiti impianti fotovoltaici a terra  ed altri impianti di produzione di energia di tipo autonomo, sono tuttavia consentiti impianti solari termici o fotovoltaici aderenti o integrati nei tetti degli edifici con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda e i cui componenti non modificano la sagoma degli edifici stessi.

Il testo completo della delibera è visibile al seguente link: http://www.stopalconsumoditerritorio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=248&Itemid=49

Questa prima delibera del Comune di San Costanzo segue molti altri segnali importanti: l’intervento del TAR di Lecce per fermare la realizzazione del devastante impianto eolico previsto sulla Serra di Ruffano; la delibera dei primi indirizzi per la prevenzione del consumo di suoli agricoli con impianti fotovoltaici e analoghi fatta dal Consiglio dei 10 Sindaci/Agenda 21 della “Marca della Due Province” in provincia di Torino (Caramagna Piemonte, Carignano, Carmagnola, Cavallerleone, Lombriasco, Piobesi Torinese, Osasio, Polonghera, Racconigi, Villastellone); il dibattito all’interno della Commissione Ambiente e Ecologia del Comune milanese di Vaprio d’Adda o dei Consigli comunali di Resana (Treviso), Campiglia Marittima e Suvereto (Livorno), Coazzolo (Asti) e decine di altri; la chiara posizione contraria all’utilizzo dei terreni agricoli per gli impianti fotovoltaici pubblicamente manifestata dalla Coldiretti (ad esempio nella provincia di Cuneo) e certamente utile per dimostrare che l’agricoltura moderna è attenta alla sostenibilità dei suoli e non privilegia le pure “speculazioni” del breve termine  …

Il Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio, nato nel Dicembre 2008, è una Rete a cui aderiscono attualmente circa 16.000 cittadine e cittadini a titolo individuale ed oltre 200 tra Associazioni e Comitati organizzati (tra cui le principali organizzazioni ambientaliste italiane) che moltiplicano la quota degli aderenti al Movimento in funzione dei loro innumerevoli iscritti.

Nel Novembre dello scorso anno, il Movimento ha lanciato una specifica campagna nazionale per arginare l’espandersi incontrollato dei cosiddetti “campi fotovoltaici” su terreni liberi/agricoli, indicando come giusta alternativa quella di utilizzare per tali impianti i milioni di tetti di abitazioni e capannoni già edificati, nonché gli edifici pubblici e i parcheggi.

Quello del consumo di suolo/territorio è un problema su cui da anni si sono pronunciati numerosi scienziati e ricercatori, ma in Italia il tema è stato sempre considerato prettamente come un elemento di tipo “estetico” e per questo, dunque, non emergenziale. La campagna nazionale per lo “Stop al Consumo di Territorio” si è invece concentrata sugli aspetti più concreti della materia in questione ponendo alcune basi di riferimento attraverso sei “perché ?”:

1. Perché il suolo ancora non cementificato non sia più utilizzato come “moneta corrente” per i bilanci comunali.

2. Perché si cambi strategia nella politica urbanistica: con l’attuale trend, in meno di 50 anni buona parte delle zone del Paese rimaste naturali saranno completamente urbanizzate e conurbate.

3. Perché occorre ripristinare un corretto equilibrio tra Uomo ed Ambiente sia dal punto di vista della sostenibilità (impronta ecologica) e sia dal punto di vista paesaggistico.

4. Perché il suolo di una comunità è una risorsa insostituibile in quanto il terreno e le piante che vi crescono catturano l’anidride carbonica, per il drenaggio delle acque, per la frescura che rilascia d’estate, per le coltivazioni, ecc.

5. Per senso di responsabilità verso le future generazioni.

6. Per offrire a cittadini, legislatori ed amministratori una traccia su cui lavorare insieme e rendere evidente una via alternativa all’attuale modello di società.

Tutti gli aderenti al Movimento nazionale, firmando il manifesto nazionale, si sono impegnati a richiedere una moratoria generale ai piani regolatori e delle lottizzazioni, in attesa che ciascun Comune sviluppi una precisa “mappatura” di case sfitte e capannoni vuoti e pertanto hanno formulato una precisa sollecitazione: che si blocchi il consumo di suolo e si costruisca esclusivamente su aree già urbanizzate, salvaguardando il patrimonio storico del Paese.

Additando, nel contempo, ad esempio l’esperienza del Comune milanese di Cassinetta di Lugagnano, Comune che possiede la caratteristica di essere attualmente l’unico (ma sarebbe meglio dire: il primo …) municipio d’Italia dotatosi di un Piano Regolatore a “crescita zero”. Una decisione, importante e da imitare, che deriva da una condivisa visione di amministratori, tecnici e “semplici” cittadini e frutto di un lungo percorso di analisi e discussione partecipata, che ha portato l’intera comunità locale a scegliere collettivamente di azzerare la disponibilità comunale ad ospitare nuove edificazioni e di dirigere in alternativa ogni sforzo al recupero del patrimonio già esistente: residenziale, produttivo, commerciale.

Per maggiori informazioni: www.stopalconsumoditerritorio.it

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