“L’aereoporto di Fiumicino non può crescere sventrando il territorio del Litorale”

“Lo sviluppo dell’aeroporto di Fiumicino non si può realizzare sventrando il territorio della Riserva del Litorale, danneggiando l’ambiente, le aziende agricole e le popolazioni dell’area”. Così *Maurizio Gubbiotti*, coordinatore della Segreteria nazionale di
Legambiente, interviene nella discussione sul nuovo Masterplan per
l’Aeroporto di Roma Fiumicino, partecipando all’incontro “Raddoppio
dell’aeroporto: opportunità o disastro?” organizzato a Fregene dal
Comitato Fuoripista.

Legambiente ha verificato la situazione territoriale delle aree dei
1.300 ettari nei quali si vorrebbe estendere il sedime aeroportuale,
riscontrando che quasi tutto il territorio è inserito nella “Riserva
Statale del Litorale Romano”, sia in aree di tipo 2 che per una parte
anche in aree di tipo 1 massimamente vincolate. Quale “piano che
salvaguardi le finalità della Riserva” è compatibile con la
realizzazione di piste, aerostazioni, aree commerciali?

Anche gli assunti sui quali si fonda il Masterplan, per il quale è stata
avviata il 15 gennaio scorso la procedura per una gara internazionale,
sono tutti da verificare: a partire dalle proiezioni delle
organizzazioni internazionali (CEAC, IATA, Eurocontrol) che
prevedrebbero una crescita del volume di traffico a Roma Fiumicino fino
a circa 53/57 milioni di passeggeri nel 2020 e di 90/100 milioni di
passeggeri nel 2040.

“L’area di ampliamento dell’aeroporto di Roma Fiumicino ha grandi
valenze ambientali, non si può semplicemente affermare che si dovranno
trovare le compatibilità, senza nemmeno presentare il progetto ai
cittadini e alle comunità, è un pessimo avvio che non porterà da nessuna
parte”, afferma Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio.

Nell’area di Maccarese nei decenni scorsi c’è stata una enorme opera di
recupero, che ha previsto la realizzazione di 500 km di canali di
drenaggio e che ha portato l’area ad essere utilizzata per
un’agricoltura di qualità, con una forte valenza paesaggistica, tanto da
far classificare nel Piano Territoriale Paesistico l’area come /Zona
agricola ad alto valore paesaggistico/, dove si possono quindi
realizzare solo attività agricole e trasformazioni legate alle attività
suddette. Un contesto nel quale esistono anche vincoli legati alle acque
pubbliche, in particolare del collettore delle acque basse.

Sul territorio insistono anche diversi siti di interesse paesaggistico,
ambientale e archeologico, tra i quali le aree naturali di riserva
“Coccia di Morto” e “Macchia Grande”, “Macchia dello Stagneto”, i bacini
di Maccarese e la non lontana la pineta di Fregene.

Roma, 20 Febbraio 2010
L’Uffico Stampa

Legambiente Lazio Viale Regina Margherita, 157 00198 Roma

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