Iran: Sakineh Mohammadi Ashtiani, una vita in bilico

Il figlio e l’avvocato di Sakineh Mohammadi Ashtiani sono stati arrestati il 10 ottobre 2010 e da allora sono detenuti senza avere accesso a un avvocato o alla famiglia.

 

Iran: Sakineh Mohammadi Ashtiani, una vita in bilico

Data di pubblicazione dell’appello: 12.07.2010

Status dell’appello: attivo

6° Aggiornamento AU: 211/09 MDE 13/083/2010

Sakineh Mohammadi Ashtiani © Archivio Privato

6° aggiornamento: Il figlio e l’avvocato di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana attualmente condannata alla lapidazione, sono stati arrestati il 10 ottobre 2010 e da allora sono detenuti senza avere accesso a un avvocato o alla famiglia. Secondo Amnesty International, potrebbero essere prigionieri di coscienza. Firma l’appello per chiedere il loro immediato rilascio.

La sorte di Sakineh Mohammadi Ashtiani rimane nelle mani di un sistema giudiziario arbitrario e difettoso, che ha commesso diversi errori fin dall’apertura del caso. La disperata situazione di Sakineh ha dato vita a una mobilitazione delle persone in tutto il mondo, mentre le autorità hanno reso una serie di dichiarazioni con il chiaro intento di creare confusione intorno alla situazione giuridica di Sakineh Mohammadi Ashtiani. 

Grazie a quanti hanno firmato l’appello sul nostro sito. Abbiamo inviato le 80.083 firme alle autorità. Continuate a firmare e diffondere l’appello.

Sakineh Mohammadi Ashtiani è stata arrestata nel 2005, in seguito all’omicidio del marito Ebrahim Qaderzadeh.  Nonostante sia stata accusata inizialmente di omicidio, i suoi figli non avevano dato seguito ad azioni legali contro di lei, come è loro diritto secondo l’articolo 205 del codice penale. Invece, è stata accusata per la sua presunta partecipazione nell’omicidio e condannata a 10 anni di prigione, il massimo della pena. Nel 2009 una revisione della condanna ha portato alla sua commutazione per omicidio  in “complicità” nell’omicidio; la pena è stata pertanto ridotta a cinque anni, anche in questo caso il massimo previsto.

Nel maggio 2006,  Sakineh era stata accusata di avere avuto “relazioni illecite” con due uomini ed è stata condannata a 99 frustate, inflitte in presenza del figlio Sajjad. Nonostante questa nuova pena, Sakineh è stata accusata anche per “adulterio durante il matrimonio” e il 10 settembre 2006 è stata condannata a morte tramite lapidazione. La condanna è stata confermata dalla Corte suprema nel maggio del 2007. In seguito la Commissione per l’amnistia e la clemenza ha respinto due volte le sue richieste di clemenza.

Nel giugno 2010, l’avvocato per i diritti umani Mohammad Mostafaei, molto conosciuto e, allora, uno dei legali di Sakineh, ha ricordato al mondo in un blog che la donna potrebbe essere lapidata in ogni momento. Il suo caso ha suscitato grande clamore e forti condanne, soprattutto all’estero.
I l 10 luglio, l’ avvocato di Sakineh, Javid Houtan Kiyan, ha chiesto una revisione giudiziaria del suo caso alla Corte suprema.

L’11 agosto e il 15 settembre 2010, Sakineh è apparsa in alcune “interviste” televisive. Nella prima, “confessava” di avere avuto contatti telefonici con l’uomo che in seguito è stato condannato per l’omicidio del marito. Dichiarava che era a conoscenza dei suoi piani per ucciderlo, ma che non lo aveva preso sul serio. Nella seconda, la donna negava di essere stata costretta a fare la prima “intervista” e smentiva le voci secondo cui sarebbe stata fustigata una seconda volta.

Il  29 agosto 2010, una dichiarazione dell’Alto consiglio per i diritti umani della magistratura dell’Iran (Hchr) ha confermato che Sakineh era stata condannata in prima istanza a 10 anni per omicidio (l’Hchr non ha confermato, tuttavia, la successiva riduzione di pena) e alla lapidazione per adulterio. L’8 settembre, un portavoce del governo ha annunciato che la condanna alla lapidazione di Sakineh era stata “fermata” ma ha aggiunto anche che “è in corso il processo a suo carico per omicidio”. Ciò contraddice il documento della Corte suprema visionato da Amnesty International e le informazioni fornite dal suo avvocato, che rendono evidente che Sakineh sia stata già condannata in relazione alla morte del marito e abbia già scontato la pena.

Il 19 settembre, durante un’intervista a un canale televisivo americano, il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha negato che Sakineh sia mai stata condannata alla lapidazione, nonostante ci siano prove documentate del contrario.

Il 27 settembre, il Procuratore di stato Gholam-Hossein Mohseni-Ejei ha dichiarato che se Sakineh fosse condannata a morte per omicidio, questa sentenza avrebbe la “precedenza” sulla condanna per adulterio. Tuttavia, secondo la legge iraniana, l’attuazione della pena di morte per omicidio è a discrezione dei familiari della vittima e, secondo i documenti del tribunale, i familiari avrebbero già rinunciato al diritto di chiedere risarcimento. L’altro presunto omicida è già stato perdonato dai familiari.

Sin dalla prima apparizione televisiva nell’agosto 2010, a Sakineh sono state negate le visite dei figli e dell’avvocato. La donna si trova nel braccio della morte della prigione centrale di Tabriz, in balia delle autorità.

Leader della repubblica Islamica
Ayatollah Sayed ‘Ali Khamenei, The Office of the Supreme Leader
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http://www.leader.ir/langs/fa/index.php?p=letter ( Persian)  

Eccellenza,

sono un simpatizzante di Amnesty International, l’Organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.

La sollecito a non eseguire la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani in alcun modo.

Le chiedo di chiarire per iscritto lo suo status giuridico attuale di Sakineh Mohammadi Ashtiani, anche alla sua famiglia e ai suoi avvocati, e di condurre un riesame approfondito e trasparente del suo caso.

La sollecito a rilasciare Sakineh Mohammadi Ashtiani se la sua detenzione è legata solo a rapporti sessuali consensuali tra adulti, nel qual caso Amnesty International la considererebbe una prigioniera di coscienza.

La sollecito a garantire che non siano state mosse nuove accuse contro di lei in relazione all’omicidio del marito, per il quale è già stata giudicata e condannata.

La sollecito a emanare una legislazione che ponga fine alla lapidazione come punizione legale e che non permetta la condanna a morte o la fustigazione per le persone accusate di “adulterio” o di altri crimini.

La sollecito inoltre a depenalizzare i rapporti consensuali tra adulti.

La ringrazio per la sua attenzione.

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