12 settembre: Giornata Internazionale di Solidarietà con i Prigionieri di Taksim

Il Partito dei Comitati d’Appoggio alla Resistenza per il Comunismo aderisce alla Giornata Internazionale con i Prigionieri di Taksim indetta per il 12 settembre.

 

 

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Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
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Milano, 2 settembre 2013

 

 
12 settembre: Giornata Internazionale di Solidarietà con i Prigionieri di Taksim

 
Il Partito dei Comitati d’Appoggio alla Resistenza per il Comunismo aderisce alla Giornata Internazionale con i Prigionieri di Taksim indetta per il 12 settembre, di cui ci dà comunicazione il Partito Comunista Marxista Leninista di Turchia e Nord Kurdistan nel documento ci ricorda la sollevazione delle masse popolari turche di giugno, e che riportiamo di seguito (Allegato 1).
La sollevazione delle masse popolari turche è stata una delle espressioni più importanti del movimento di resistenza delle masse popolari a livello mondiale. Al riguardo, valgono le valutazioni esposte dal (nuovo)Partito comunista italiano nel suo comunicato del 7 giugno 2013 (Allegato 2), che riportiamo integralmente, e che invitiamo a studiare, riprendendo l’appello di Gramsci, perché la resistenza delle masse popolari in Italia, in Turchia e in tutto il mondo per vincere ha bisogno “di tutto il vostro entusiasmo”, “di tutta la vostra forza”, e oggi soprattutto “di tutta la vostra intelligenza”.
La Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti sconvolta dalla crisi generale del capitalismo non riesce in alcun paese a creare un ordine stabile ad essa favorevole. Essa non riesce più a governare la rivolta popolare che avanza in ogni angolo del mondo e per mantenersi al potere ricorre sempre più a metodi apertamente criminali: la sua forza sta principalmente nella debolezza del movimento comunista. La rinascita del movimento comunista sarà la sua fine. Il primo paese imperialista che spezzerà le catene della comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti aprirà la strada e mostrerà la via anche alle masse popolari del resto del mondo.
 
Partito dei CARC
Settore delle Relazioni Internazionali


 

Allegato 1
“(…) Nonostante la repressione brutale dello stato borghese turco, il popolo non ha avuto paura e ha resistito con coraggio contro l’attacco della polizia il 31 maggio e il primo giugno, quando la polizia ha attaccato Gezi Park e piazza Taksim occupata con gas lacrimogeni e bulldozers.
Dal 31 maggio al 27 giugno il terrorismo poliziesco ha causato ottomila feriti, di cui sessanta feriti gravemente. Undici persone hanno perso gli occhi, cinque sono state assassinate dalle forze dello Stato, tra cui il giovane rivoluzionario Mehmet Ethem Sarısülük, ucciso dalle pallottole della polizia ad Ankara.
Durante la Rivolta di Giugno le forze comuniste e rivoluzionarie hanno giocato un ruolo significativo, ragion per cui è stato del tutto naturale che fossero il primo obiettivo della dittatura fascista che governa tramite l’AKP.
Per vendicarsi di quello che era successo a Taksim e per indebolire le forze rivoluzionarie e progressiste l’AKP ha attaccato molti partiti e organizzazioni politiche come il ESP (Partito Socialista degli Oppressi), il SDP (Partito Socialista Democratico), il giornale Atilim, la rivista Partizan, la radio Ozgur, l’agenzia dinotizie Etkin, le SGD (Associazioni dei Giovani Socialisti), le Nuove Donne Democratiche, Case del Popolo e altri, incarcerando dozzine di persone. Hanno invaso le sedi di partito, gli uffici dei giornali e le radio sfondando le porte, sequestrando e distruggendo le attrezzature tecniche.
Ancora oggi dozzine di rivoluzionari e comunisti sono in carcere. Le liste sono segrete e nemmeno le date dei processi sono stabilite.
Noi chiediamo a tutte le forze progressiste, rivoluzionarie e comuniste di unirsi alla lotta per i prigionieri di Taksim! La lotta per liberare i prigionieri di Taksim è la lotta per nuove sollevazioni, per un movimento rivoluzionario forte che avanzi verso la rivoluzione. Come hanno gridato più volte quelli che resistevano nelle piazze, nelle barricate e in prigione, “questo è solo l’inizio”.
Il 12 settembre, anniversario del colpo di Stato militar ein Turchia, si terrà una Giornata di Solidarietà Internazionale con i Prigionieri di Taksim per rafforzare la solidarietà internazionale e fare pressione sul regime turco.
Cari Compagni, vi invitiamo a unirvi alle azioni a livello internazionale per rivendicare la libertà per i prigionieri di Taksim organizzando presidi di protesta di fronte alle ambasciate turche, informando la popolazione del vostro paese della resistenza in Turchia-Nord Kurdistan, mandando messaggi di solidarietà, facendo scritte murali ed esprimendo la vostra solidarietà in tante maniere pratiche e creative.
Se organizzate azioni di solidarietà vi preghiamo di darcene informazione sintetica via e-mail così che possiamo pubblicarle come momenti della Giornata Internazionale di Solidarietà con i Prigionieri di Taksim.
 
Saluti rivoluzionari.
Partito Comunista Marxista Leninista di Turchia e Nord Kurdistan
 


 

Allegato 2
 
(nuovo)Partito comunista italiano
Comitato Centrale: www.nuovopci.it – lavocenpci40@yahoo.com
 
Delegazione:
BP3 4, rue Lénine 93451 L’Île St Denis (Francia)
 
Comunicato CC 25/2013 – 7 giugno 2013
 
Turchia
Viva la sollevazione delle masse popolari turche e kurde!
 
I portavoce coerenti delle masse popolari del nostro paese salutano con gioia la sollevazione delle masse popolari in Turchia e augurano loro la vittoria più ampia contro il regime di Erdogan e contro la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Le manifestazioni di solidarietà con le masse popolari turche e kurde in rivolta rafforzano la loro lotta, ma rafforzano anche la lotta delle masse popolari del nostro paese contro l’illegittimo e illegale governo Letta-Napolitano-Berlusconi e alimentano nel nostro paese il movimento per costituire un governo d’emergenza delle Organizzazioni Operaie e Popolari, il Governo di Blocco Popolare. Le lotte delle masse popolari del nostro paese rafforzano anche la sollevazione delle masse popolari in Turchia.
 
Dal 28 maggio la sollevazione delle masse popolari si estende via via da Istanbul al resto della Turchia: il paese dove il gruppo Merloni sta delocalizzando la Indesit chiudendo o riducendo gli stabilimenti in Italia, il paese il cui PIL cresce al punto da far concorrenza alla crescita di quello dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), la base d’appoggio da cui la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti alimentano la loro guerra civile in Siria:  proprio il 28 maggio il vertice dei ministri degli esteri della Unione Europea aveva deciso di togliere il divieto formale all’esportazione legale di armi ai loro ribelli siriani.
Il regime di Erdogan è in crisi. Il partito di Erdogan ha preso il potere in Turchia nel 2002, più di dieci anni fa, con l’appoggio quasi unanime del sistema imperialista mondiale. La Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti aveva fiducia che avrebbe preso con successo il posto del regime capeggiato dalle Forze Armate fondate da Kemal Ataturk e integrate nella NATO, regime che era arrivato a un punto morto contro le lotte delle masse popolari e degli operai turchi e contro la lotta di liberazione nazionale delle masse popolari kurde. Erdogan e il suo partito assicuravano che avrebbero fatto leva sulla religione musulmana sunnita per fare della Turchia un eldorado per il sistema imperialista mondiale, una specie di “regime democristiano ma sotto bandiera musulmana anziché cattolica”. Erdogan doveva essere il De Gasperi turco, il suo regime islamico avrebbe preso il posto del regime delle Forze Armate kemaliste come il regime democristiano aveva preso il posto del fascismo. Sarebbe stato un modello per gli altri paesi musulmani, dove la subordinazione dei gruppi feudali e clericali era sempre meno sicura e i gruppi imperialisti avevano difficoltà crescenti a strumentalizzare la religione ai loro fini.
Ora le masse popolari turche e kurde hanno rotto l’incanto del regime islamico asservito alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Non possono più proporlo come modello ai loro clienti dell’Egitto, della Tunisia e di altri paesi in fermento.
Se le masse popolari turche e kurde riusciranno o no a prendere il mano la loro storia, dipende dalla capacità dei partiti comunisti di adempiere al loro ruolo. La sollevazione in corso delle masse popolari darà loro modo di verificare e sviluppare la concezione del mondo che li guida e le linee di lotta che praticano: la vittoria è possibile, ma dipende principalmente da quanto la direzione si basa sul materialismo dialettico. La nostra solidarietà con le masse popolari della Turchia consiste e deve consistere principalmente nel promuovere la rivoluzione socialista nel nostro paese e contribuire alla rinascita del movimento comunista internazionale, sulla solida base del marxismo-leninismo-maoismo.
Con la loro sollevazione, le masse popolari turche e kurde danno a noi italiani alcuni grandi insegnamenti.
Esse hanno rotto l’incanto della crescita del PIL. Nel nostro paese gran parte degli esponenti della sinistra borghese, dei dirigenti dei sindacati di regime (CGIL-CISL-UIL) e persino una parte dei dirigenti dei sindacati di base e alternativi fondano le loro denunce della crisi (quindi l’orientamento e la coscienza che diffondono tra le masse popolari) e le loro ricette per uscirne sull’andamento del PIL e invocano, rivendicano e sognano la crescita del PIL.
Il PIL annuo non è che la somma degli importi in denaro di tutte le transazioni commerciali che vengono fatte nel paese nel corso dell’anno. Esso quindi può crescere anche se la miseria materiale (per non parlare del resto) delle masse popolari aumenta. La trasformazione dei servizi pubblici in merci (in servizi a pagamento) aumenta il PIL. La cacciata dalle campagne delle popolazioni dedite ancora a un’economia primitiva di sopravvivenza e la loro immissione forzata nell’economia mercantile, aumentano il PIL dell’India, del Brasile e di altri BRICS e affini. L’installazione delle lavorazioni sussidiarie dell’economia imperialista nelle condizioni che i recenti massacri di operai hanno portato all’onore delle cronache, aumenta il PIL della Cina, del Bangladesh e di altri paesi “in via di sviluppo”. L’emigrazione di milioni di lavoratori che dilaga nel mondo è un indice più affidabile che non il PIL delle effettive condizioni che la crisi generale del capitalismo sta creando nel mondo, delle condizioni della lotta di classe. Questo smentisce anche quanti fanno derivare la crisi attuale dalla deregolamentazione del sistema finanziario mondiale, dalla costituzione o dalla cattiva gestione dell’Unione Europea e del sistema monetario dell’euro, dalla subordinazione delle autorità della Repubblica Pontificia all’Unione Europea o al governo tedesco.
La sollevazione delle masse popolari turche e kurde forniscono materiale prezioso di riflessione a tutti quelli che invocano, rivendicano o sognano aggiustamenti dell’attuale sistema di relazioni sociali, la “ripartizione del lavoro che c’è”, la distribuzione più egualitaria della ricchezza e altre affini pie aspirazioni.
La sollevazione delle masse popolari turche e kurde mostra che i regimi fondati sull’economia capitalista sono instabili, che essi sono un campo fecondo per l’opera di sovvertimento che noi comunisti dobbiamo compiere. Essa incoraggia quindi tutti quelli che meditano ma esitano a costituire Comitati di Salvezza Nazionale o un Governo di Salvezza Nazionale che concorrano a mobilitare le masse popolari a organizzarsi contro l’illegittimo e illegale governo Letta-Napolitano-Berlusconi.
 
In tutto il paese e a ogni livello le persone autorevoli e gli organismi che godono di qualche prestigio tra le masse popolari devono costituirsi in Comitati di Salvezza Nazionale!
 
Le masse popolari organizzate e solo le masse popolari organizzate possono porre fine alla crisi del capitalismo!
 
Costituiamo nella clandestinità Comitati di Partito in ogni azienda, in ogni scuola, in ogni istituzione civile e militare dello Stato, in ogni località!
 

Sito: www.carc.it 

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