Venezuela, elezioni amministrative: grande vittoria del PSUV su 20 stati su 23

Domenica 21 novembre 2021, si sono tenute le 29esime elezioni amministrative nella Repubblica Bolivariana del Venezuela in 22 anni di Rivoluzione, che hanno visto una schiacciante vittoria dei candidati del Partito Socialista Unito del Venezuela contro le destre fasciste, neoliberiste e reazionarie. Già con il 90,21% del conteggio, il Presidente del Consiglio Elettorale Nazionale Pedro Calzadilla aveva reso noto che il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) aveva vinto la presidenza in 20 regioni su 23 del Paese1, più l’Ufficio del Sindaco di Caracas, uno dei più importanti, con l’elezione della già Ministra della Difesa Carmen Meléndez. La sconfitta invece è arrivata negli Stati del Cojedes, con la vittoria di José Alberto Galíndez Cordero (MUD); del Nueva Esparta, con la vittoria di Morel Rodríguez (Fuerza Vecinal); e del Zulia con la vittoria di Manuel Rosales (MUD).

“Bel trionfo, bella vittoria, bel raccolto frutto del lavoro” – ha esultato il Presidente costituzionale Nicolas Maduro Moro, parlando di “risultati travolgenti”. Un risultato che non solo ha confermato il consolidato consenso del popolo venezuelano al PSUV e al governo bolivariano delle elezioni parlamentari del 6 dicembre 2021, ma anche il fatto che la popolazione vuole proseguire i cambiamenti e il progresso sociale avviato dalla Rivoluzione Bolivariana in questi 22 anni.

All’inizio di questo lunedì è stato emesso il primo bollettino elettorale in cui è stato annunciato che l’affluenza alle urne è stata di 8.151.791 elettori dei 21.159.186 registrati, che rappresenta il 41,80%2. Il tasso di partecipazione è stato sensibilmente superiore a quello registrato in Venezuela alle elezioni politiche di un anno fa, risentendo però della grande presenza all’estero di cittadini venezuelani.

Nel frattempo, Spagna e Regno Unito hanno preso le distanze dalle elezioni venezuelane puntando l’attenzione sulla “poca partecipazione”. Questo è l’unico argomento che i nemici del Venezuela stanno rilanciando nei media, anche se non corrisponde a nessuna realtà fattuale. Come ha dichiarato l’intellettuale e giornalista venezuelano Ignacio Ramonet al programma 360, trasmesso da Venezolana de Televisión, questo processo elettorale ha unito le forze politiche e rivoluzionarie del chavismo, garantendo la legittimità di queste elezioni regionali e comunali con una percentuale molto soddisfacente, spiegando che in Venezuela le elezioni regionali e comunali tradizionalmente alla popolazione interessano poco.

Nonostante le critiche e le pesanti ingerenze degli Stati Uniti, a differenza delle scorse elezioni, l’Unione Europea ha inviato una missione di osservatori internazionali a “vigilare” sulla regolarità del voto insieme a oltre 300 osservatori ed accompagnatori internazionali provenienti da 55 Paesi tra America Latina, Africa, Asia, Nordamerica, Norvegia, Svizzera e a personalità come l’ex premier spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero. Il sistema di voto elettronico automatizzato è stato visionato 3 volte prima delle elezioni in vari test da una commissione mista governo-opposizione: nessuna accusa di mancanza di democrazia e nessuna polemica di mancanza di libertà.

Il 23 novembre, la delegazione dei rappresentanti del Consiglio degli Esperti Elettorali dell’America Latina (CEELA), dell’Osservatorio degli Affari Latinoamericani della Camera dei Deputati della Nazione Argentina, della Conferenza Permanente dei Partiti Politici dell’America Latina (COPPPAL), dell’Associazione Nazionale degli Avvocati degli Stati Uniti (National Lawyers Guild) e la Rete di Intellettuali, Artisti e Movimenti Sociali in Difesa dell’Umanità, hanno stilato un rapporto in cui dichiarano che il sistema di voto automatizzato venezuelano è affidabile, robusto e trasparente, oltre ad essere stato controllato correttamente per 18 volte in occasione di queste elezioni soprattutto nella produzione, spedizione, configurazione hardware e software della macchina per il voto. La trasparenza, a detta degli esperti, è stata possibile grazie al sistema di comunicazione, evidenziando che le trasmissioni in diretta degli audit attraverso il Canale CNETV hanno reso il processo elettorale più trasparente e sicuro, in quanto consente alle persone di osservarlo da qualsiasi parte del mondo. Il presidente del Consiglio Latinoamericano degli Esperti Elettorali (Ceela), Nicanor Moscoso ha esaltato anche il lavoro professionale dei 10 revisori accademici indipendenti delle università del Venezuela nell’audit completo del sistema di voto automatizzato, che ne ha sancito l’affidabilità e l’impossibilità di compiere brogli. In rappresentanza della Rete di Intellettuali, Artisti e Movimenti Sociali in Difesa dell’Umanità, il professore e ricercatore domenicano Héctor Díaz Polanco ha affermato che il sistema elettorale venezuelano “garantisce i principi fondamentali del diritto umano al voto: per ogni elettore uno voto, segretezza e integrità” del suffragio.

A fare i complimenti al sistema di voto elettronico con riconteggio manuale venezuelano (unico al mondo), oltre alla Fondazione Carter che più volte in questi anni ha espresso ammirazione, vi è stata anche la missione di osservazione elettorale dell’Unione Europea, che ha svolto le sue funzioni su tutto il territorio nazionale con 136 delegati dal 14 ottobre e ha visitato 665 seggi elettorali con 1.318 tavoli. Isabel Santos3, capo della Missione Elettorale dell’UE, ha dichiarato che le elezioni regionali e comunali si sono svolte in condizioni migliori rispetto ai processi precedenti, a dimostrazione di un sistema automatizzato equilibrato. Oltre a precisare che la sua Missione di Osservazione è “indipendente, trasparente, neutrale e imparziale” rispetto ai risultati che emanano i processi elettorali nei Paesi4, ha riferito che nel gennaio 2022 tale missione presenterà i risultati finali delle ultime elezioni che si sono svolte il 21 novembre in Venezuela. Santos ha anticipato che è stata “l’amministrazione elettorale più equilibrata che il Venezuela abbia avuto negli ultimi 20 anni”5, indicando anche che le componenti tecniche erano migliori e i preparativi elettorali più efficienti. Affermazioni che, se da un lato sono la scoperta dell’acqua calda, dal momento che le accuse paventate di “brogli”, in passato, non sono mai state provate; dall’altro lato sono uno schiaffo diplomatico alle dichiarazioni del segretario di Stato Usa Antony Blinken, il quale senza aver inviato alcun osservatore, ha detto che il trionfo chavista in 20 dei 23 stati era “irregolare”. Inoltre è sempre stata la stessa comunità internazionale a riconosce il governo bolivariano di Maduro come l’unico “governo legittimo”, a discapito dei golpisti.

Sta di fatto che la situazione che si è creata rimane un traguardo importante che conferma il successo della politica diplomatica di dialogo, di pace e di negoziato del governo bolivariano per la riconciliazione nazionale con l’opposizione, perseguita ostinatamente da Maduro, che è riuscita ad includere i settori politicamente e socialmente rappresentati dalla coalizione Mesa De Unidad Democratica (MUD) e da formazioni come Fuerza Vecinal, lasciando fuori solo i settori più oltranzisti e reazionari dell’estrema destra venezuelana come Juan Guaidó e Leopoldo Lopez.

In queste elezioni il socialismo bolivariano ha prevalso agevolato da una destra ultraframmentata, che non è presente sul territorio, e da una serie di vittorie diplomatiche giunte con la sconfessione di Guaidò da parte dell’UE. Questo a conferma del fatto che una vera sinistra di popolo-classe può vincere anche nelle condizioni più difficili come quelle determinate dalla pandemia e dalle sanzioni economiche inflitte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.

Non solo, a dimostrazione dell’evidenza della democrazia bolivariana, bisognerebbe ripensare le politiche neocoloniali degli Stati occidentali verso il Venezuela ponendo fine all’insensate punizioni collettive inferte al popolo venezuelano con la politica del bloqueo e delle sanzioni economiche e personali verso funzionari bolivariani, tanto volute all’estero dalla “destra internazionale” e in patria dalla destra golpista venezuelana. Sul piano internazionale si attende quindi la cessazione immediata delle sanzioni, dichiarate contrarie ai diritti umani e al diritto internazionale; la cancellazione da parte degli USA di quel decreto firmato il 9 marzo 2015 dall’ex-Presidente Barack Obama che dichiarava la Repubblica Bolivariana del Venezuela “una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”; la fine del clima di guerra imperialista nei confronti di uno stato sovrano come il Venezuela; e la scarcerazione da parte degli Stati Uniti di Joe Biden del diplomatico venezuelano Alex Saab, detenuto illegalmente negli Stati Uniti con motivazioni del tutto prive di fondamento, come già in buona parte riconosciuto dalla stessa giurisdizione statunitense.

27.11.21 – Lorenzo Poli

 

Elezioni amministrative in Venezuela, grande vittoria del PSUV su 20 stati su 23 (pressenza.com)

 

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