[Sinistrainrete] Mauro Gallegati, Pier Giorgio Ardeni: Italia, la lunga crescita è finita?

Centocinquant’anni di economia italiana riesaminati con nuovi dati e con uno sguardo che non si ferma al PIL, esplorando la complessità dello sviluppo, dei divari, degli squilibri e dell’attuale stagnazione del paese. Un’anticipazione dal libro di Ardeni e Gallegati ‘Alla ricerca dello sviluppo’

money 549161 960 720L’Italia – come recita il felice titolo di un saggio di Vera Zamagni – nei centocinquant’anni tra il 1861 e il 2011 è passata «dalla periferia al centro». Il Paese è cresciuto: si è arricchito, istruito, ha visto un generale e vistoso miglioramento del tenore di vita della sua popolazione, la quale è aumentata per raggiungere un «plateau», dato l’aumento dell’invecchiamento e la diminuzione della natalità. Questo sviluppo, tuttavia, è avvenuto per fasi e negli ultimi decenni è sostanzialmente rallentato: poiché nulla è per sempre, esso può ancora tornare indietro, e questo libro investiga perché. Oggi il Paese sembra fermo, la sua economia non cresce, le sue prospettive paiono incerte, l’orizzonte vago: è questa la «fine» di una parabola, oppure è già iniziata una nuova fase? Eppure, dall’Unità d’Italia ad oggi, molta strada è stata percorsa, in termini di ricchezza prodotta, di qualità e tenore di vita, di benessere.

Reddito e ricchezza, com’è ovvio, influiscono profondamente sul tenore di vita, sui consumi e, quindi, sul benessere. Questo, tuttavia, non dipende solo dal reddito ed è il risultato di un insieme di fattori in cui istruzione, salute e condizioni di vita giocano un ruolo fondamentale, così come le infrastrutture – le scuole, gli ospedali, le strade, le reti idriche, elettriche e telefoniche, gli esercizi commerciali, insomma il «contesto» socio-economico – e le istituzioni, lo Stato e le politiche pubblici, nonché il capitale sociale e culturale. Come questi siano cambiati nel corso dell’ultimo secolo e mezzo e come abbiano influenzato l’evolversi dell’economia e della popolazione è l’oggetto di questo libro.

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Alessandro Visalli: Yu Yongding, Cosa fare con le obbligazioni USA, aggiustamenti nella ‘doppia circolazione’ cinese

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Yu Yongding, Cosa fare con le obbligazioni USA, aggiustamenti nella ‘doppia circolazione’ cinese

di Alessandro Visalli

la FEDYu Yongding è un economista cinese, membro dell’Accademia delle Scienze Sociali e già del Comitato di politica monetaria della Banca Centrale Cinese, in questo articolo per Guancha[1]. Nel Forum finanziario globale PBCSF di Tsinghua del 2022[2], espressione di un think thank cinese fondato nel 1981 dalla Banca Centrale, Yongding ha attirato l’attenzione sul “dilemma” centrale del sistema internazionale monetario: il dollaro può fungere da moneta di riserva e fornire quindi una piattaforma monetaria di scambio al mondo (banalmente, garantendo che ci siano sempre dollari a disposizione per scambi tra terzi), solo se gli Stati Uniti sono in deficit. Un paese in surplus, infatti, aspirerebbe dollari mentre uno in deficit li distribuisce. Questa è la contraddizione interna sulla quale si è bloccata l’economia mondiale dopo la rottura della parità legale con l’oro che era prevista nello schema di Bretton Woods. Ma il ‘dilemma’ ha un suo scolio decisivo: la domanda internazionale di valuta di riserva e di scambio è correlata con la crescita del commercio mondiale e questa con la tenuta del dollaro. Se cala il commercio mondiale diminuisce la richiesta di valuta internazionale e quindi il dollaro si svaluta, ma allora, aumenta anche la possibilità che gli Stati Uniti si vedano costretti a non rispettare il proprio credito. Ovvero a replicare la crisi 1969-71 che portò al disaccoppiamento dollaro-oro. Questo scolio mostra la reale posta in gioco, e la reale funzione sistemica, della continua espansione della cosiddetta “mondializzazione”. Nelle condizioni poste dal disaccoppiamento il sistema di potere del dollaro può funzionare solo fino a che cresce. Trascinando il mondo in una insostenibile, se non altro sotto il profilo ambientale, bulimia.

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Luca Michelini: Il sapere oltre il mercato

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Il sapere oltre il mercato

di Luca Michelini

education systemL’aziendalizzazione della scuola, di ogni grado compresa l’Università, e il disperato tentativo di trovare una misura di mercato al suo funzionamento e sviluppo, hanno guidato qualsivoglia atto di governo negli ultimi 30anni. La stessa “pedagogia” è divenuta una “pedagogia per il mercato”. La parola “riforma” è stata snaturata, perché ha sotteso e sottende, sempre, una controriforma. E così accade della parola “progresso”, che ha sotteso e sottende, puntualmente, forme di “regresso” e di “conservazione”.

* * * *

  1. Voglio proporre una breve riflessione sull’Università ricordando un celebre passo di Marx.

Che cosa è la ricchezza se non l’universalità dei bisogni, delle capacità, dei godimenti, delle forze produttive, degli individui (…)? Che cosa è se non il pieno sviluppo del dominio dell’uomo sulle forze della natura, sia su quelle della cosiddetta natura, sia su quelle della propria natura? Che cosa è se non l’estrinsecazione assoluta delle sue doti creative, senza altro presupposto che il precedente sviluppo storico, che rende fine a se stessa questa totalità dello sviluppo, cioè dello sviluppo di tutte le forze umane come tali, non misurate su un metro già dato? Nella quale l’uomo non si riproduce in una dimensione determinata, ma produce la propria totalità? Dove non cerca di rimanere qualcosa di divenuto, ma è nel movimento assoluto del divenire?

 

2. Il superamento del capitalismo non è un fatto compiuto, come alcuni hanno voluto far intendere utilizzando questo testo.

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coniarerivolta: REPowerEU: l’Europa vuole la guerra, la transizione ecologica può attendere

coniarerivolta

REPowerEU: l’Europa vuole la guerra, la transizione ecologica può attendere

di coniarerivolta

Lo scorso 18 maggio la Commissione europea ha presentato il Piano REPowerEU che prevede l’investimento di 300 miliardi di euro per conseguire due obiettivi espressamente dichiarati: “porre fine alla dipendenza dell’UE dai combustibili fossili della Russia” e “affrontare la crisi climatica”. La compenetrazione tra i due obiettivi, almeno in linea teorica, è evidente: nella misura in cui si riuscisse ad accelerare il processo di transizione verso le fonti energetiche rinnovabili, si riuscirebbe sia a diminuire la cosiddetta “dipendenza energetica” dell’Europa (da qualsiasi altro Paese, non solo dalla Russia), sebbene solo in parte se consideriamo l’importanza di certe materie prime (silicio, terre rare, etc.) nella transizione, sia, e soprattutto, a ridurre drasticamente l’impatto negativo delle nostre economie sull’ambiente. Purtroppo, è altrettanto evidente che il Piano europeo non mira a questo. Come vedremo nel dettaglio, mentre l’ambizione green di REPowerEU appare risibile, il reale obiettivo del Piano insiste sulla possibilità di individuare fonti fossili dannose per l’ambiente che siano però alternative a quelle sacrificate sull’altare dello scontro con la Russia.

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Andrea Zhok: Scenari

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Scenari

di Andrea Zhok

Più passa il tempo e più si manifesteranno le implicazioni – da molti viste immediatamente – dell’operazione “Ucraina”.

1) La Russia porterà avanti il suo decoupling dall’Occidente e dall’Europa nello specifico, reindirizzando le proprie relazioni commerciali (e politiche) verso oriente – Cina in primis.

Questa non era per la Russia la prima scelta, visto che la complementarità tra l’Europa Occidentale – massima area di trasformazione industriale, e la Russia – massima sorgente di risorse naturali, sarebbe stata ovviamente di mutuo beneficio.

Però è andata così.

Dopo anni di provocazioni, Putin ha tagliato il nodo gordiano e deciso che le relazioni con l’Europa non potevano più essere salvate, vista la totale sudditanza nei confronti degli USA. Questo ha un costo nell’immediato per la Russia, ma è un costo che era stato preventivato, visto che è dal 2014 che la Russia ha iniziato a ridurre la propria dipendenza tecnologica dall’Europa, riportando “autarchicamente” sul proprio territorio gran parte della produzione strategica.

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Federico Dezzani: Strage di Capaci, 30 anni dopo: un affresco internazionale

federicodezzani

Strage di Capaci, 30 anni dopo: un affresco internazionale

di Federico Dezzani

Il 23 maggio 2022 corrono trent’anni dalla strage di Capaci, in cui fu assassinato il giudice anti-mafia Giovanni Falcone. La strage segnò la fine della Prima Repubblica e l’inizio di una trentennale fase di “disfacimento” delle istituzioni e dell’economia italiana, fase che sta toccando lo zenit proprio in questi mesi. Per capire la stagione del 1992, bisogna inquadrarla nella geopolitica del passato e del presente.

 

Andreotti e Gorbacev, Italia e Russia, destini uniti

Tra pochi giorni si celebrerà il trentennale della strage di Capaci, forse l’evento più significativo, dopo l’assassinio di Aldo Moro, della storia repubblicana italiana. Un evento che segnò e sta segnando tuttora il corso degli eventi in Italia e che sancì l’inizio di un’epoca di “disfacimento” dell’economia e delle istituzioni italiane che si concluderà quasi certamente in un prossimo futuro col dissesto delle finanze pubbliche: Mario Draghi, il giovane funzionario di Bankitalia che salì sul panfilo Britannia nel giugno 1992 e che ora siede a Palazzo Chigi, incarna fisicamente l’inizio e la fine di questo ciclo di decadenza.

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Pasquale Cicalese: Il parossismo del modo di produzione capitalistico

pianocontromercato

Il parossismo del modo di produzione capitalistico

di Pasquale Cicalese

Stamane ho pubblicato sulla pagina telegram pianocontromercato un estratto di un articolo del People’s Daily sull’economista americano Stephen Roach, profondo conoscitore della Cina (qui di seguito). Nelle ultime settimane sto notando che gli iscritti alla pagina fanno commenti molto interessanti. Oggi voglio pubblicare nuovamente il commento della Signora Alex -X che gentilmente mi ha autorizzato. Guido Salerno Aletta, avendola già letta precedentemente sul blog, ritiene la signora una persona acuta. Anche con questo commento si conferma ed è per questo che lo voglio pubblicare a margine di Roach. Buona lettura.

* * * *

DA PEOPLE’S DAILY DI OGGI: “L’ex presidente di Morgan Stanley Asia ha anche avvertito che le relazioni USA-Cina sono andate di male in peggio, il che avrà serie conseguenze per la stabilità mondiale e la crescita globale se il conflitto dovesse continuare. L’attuale approccio alla risoluzione dei conflitti, che può essere esaminato al meglio attraverso il cosiddetto accordo commerciale di Fase Uno raggiunto tra Stati Uniti e Cina nel gennaio del 2020, è un approccio fallito. Guarda i vantaggi di opportunità di crescita ampliate.

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Guglielmo Forges Davanzati: Le debolezze del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

moneta e credito

Le debolezze del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

di Guglielmo Forges Davanzati*

Abstract:
Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) costituisce il programma di politica economica italiano nell’ambito di quello europeo denominato Next Generation EU (NGEU) ed è strutturato nella forma di investimenti finalizzati a raggiungere gli obiettivi di crescita e di resilienza. Il PNRR italiano è quello maggiormente finanziato fra quelli degli altri paesi europei. In questo articolo se ne mettono in evidenza due debolezze: segnatamente la sua provvisorietà rispetto al ripristino del Fiscal Compact e la sua inadeguatezza, sotto il profilo quantitativo. Si evidenzia inoltre come il PNRR si basi sulla convinzione che nel breve periodo l’aumento del PIL derivante da una politica fiscale espansiva sia tale da generare una crescita duratura e tale da mantenere sostenibile l’aumento del debito in rapporto al PIL. Si considera preferibile, in alternativa, un intervento strutturale e non condizionato a riforme di segno liberista. In più, si evidenziano alcune criticità nel modello di previsione, accentuate dalle incognite politiche che pesano sulla revisione del Patto di Stabilità e Crescita e dalla guerra in Ucraina.

iStock 492069754 440x281Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza) costituisce il programma di politica economica italiano nell’ambito di quello europeo denominato Next Generation EU (NGEU) ed è strutturato nella forma di investimenti finalizzati a raggiungere gli obiettivi di crescita e di resilienza. Il PNRR italiano è quello maggiormente finanziato fra quelli degli altri paesi europei.1

Questo saggio si propone di dar conto di due ordini di critiche mosse al Piano, ovvero la sua condizionalità rispetto alle politiche di austerità (quantomeno nella interpretazione di quella parte della Commissione Europea che fa riferimento ai c.d. ‘paesi frugali’) e la sua insufficienza sotto il profilo quantitativo. Non si entrerà nel merito delle singole riforme, ma si valuterà l’impatto complessivo che il combinato di politiche fiscali espansive e riforme stesse può avere sull’economia italiana post-COVID.

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Pino Arlacchi: Strage di Capaci, trent’anni dopo

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Strage di Capaci, trent’anni dopo

di Pino Arlacchi

19c5c20378a1ec67ddbdda65fd19b6In occasione del trentennale della Strage di Capaci (23 maggio 1992) vi proponiamo, per gentile concessione dell’autore, un breve estratto dell’ultimo libro di Pino Arlacchi, dal titolo Giovanni e io, uscito per i tipi di Chiarelettere (sul sito www.pinoarlacchi.it potete trovare l’introduzione). Vicino ai giudici Chinnici, Falcone e Borsellino, in prima linea contro Andreotti, Cosa nostra e la cosiddetta mafia di Stato, Pino Arlacchi ha scritto un libro particolarmente significativo che non è solo il racconto di una bella amicizia e di un forte legame professionale, ma anche l’occasione per una ricostruzione storica profonda e accurata, condita con importanti aneddoti e retroscena, di una lunga stagione della storia del nostro Paese, che ha visto come protagonista la criminalità del potere (“il gioco grande” del potere direbbe Giovanni Falcone) le cui varie componenti hanno spesso interagito tra loro sui diversi terreni della corruzione sistemica, della mafia e dello stragismo, tramite una miriade di vasi comunicanti che hanno fatto circolare lo stesso sangue infetto all’interno di un unico fragile corpo.

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Gladio, Mattarella e il dopostragi

Pur non essendo più titolare di capacità investigativa, e dovendosi tenere lontano da qualsiasi indagine in corso per non fornire pretesti ai suoi nemici, Giovanni [Falcone] non resisteva all’attrazione fatale esercitata su di lui dai casi più misteriosi del passato. Anche perché c’erano in campo sviluppi clamorosi, come la rivelazione del segreto su Gladio fatta da Giulio Andreotti alla fine del 1990.

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Pierluigi Fagan: Aggiornamento dai fronti

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Aggiornamento dai fronti

di Pierluigi Fagan

Numerosi i fronti del conflitto in atto, andremo dal micro al macro. Nel Lugansk, tutto si gioca in una cittadina, anzi un paio, che concluderebbero la presa dell’oblast che fa metà del Donbass. I russi hanno concentrato truppe locali, i riposizionati dai precedenti fronti nord ed est e nuove e fresche forze dalla Russia contro gli ucraini che lì hanno il loro maggior condensamento. Gli ucraini insistono che lì è Armageddon, la battaglia decisiva, il non poter concedere agli avversari l’obiettivo. Sul perché si possono fare ipotesi. Prima però va detto che, da un paio di giorni le intelligence britannica ed anche americana, sembrerebbero aver consigliato agli ucraini di riposizionare il fronte indietro, dicono anche perché prima o poi inevitabile, cosa che Kiev però non ha intenzione di fare. Dubito i servizi anglosassoni non sappiano la situazione sul campo e quella logistica. Ma Kiev, forse, teme che arrivati ai confini amministrativi della regione intera, i russi si attestino e smettano di avanzare, il che raffredderebbe molto l’attenzione su di loro che continuano a chiedere di tutto e di più.

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ilsimplicissimus: Sul pianeta delle scimmie arriva il vaiolo

ilsimplicissimus

Sul pianeta delle scimmie arriva il vaiolo

di ilsimplicissimus

Si chiama vaiolo delle scimmie, ma le scimmie in realtà non c’entrano nulla, a meno che non si scopra che Bill Gates e compari abbiano un po’ troppo pelo specialmente sullo stomaco per essere umani : il serbatoio di questo Orthopoxvirus sono piccoli roditori delle foreste pluviali africane., dove infatti questa malattia, comunque molto rara, scoperta negli anni ’50 del secolo scorso è rimasta confinata con qualche piccola epidemia molto localizzata tra Congo, Nigeria e Paesi limitrofi aumentando lentamente la sua incidenza. La ragione di ciò starebbe nella cessazione, negli anni 80, della vaccinazione antivaiolosa, efficace anche contro questa variante del virus originario. Ma ecco la sorpresa che non ci si poteva aspettare: questo virus confinato nell’Africa centrale da quando se ne conosce l’esistenza, improvvidamente e per giunta in un periodo nel quale gli spostamenti sono ancora fortemente ridotti, si è improvvisamente espanso oltre la sua area comprando contemporaneamente in 10 paesi al di fuori dell’Africa, con 107 casi confermati o sospetti segnalati al momento nel Regno Unito (9 casi), Portogallo (34), Spagna (32), Francia ( 1), Belgio (2), Svezia (1), Italia (3), Canada (22), Stati Uniti (2) e Australia (1).

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Vincenzo Morvillo: Al rogo la libertà di stampa

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Al rogo la libertà di stampa

di Vincenzo Morvillo

«Se non vuoi un uomo infelice per motivi politici, non presentargli mai i due aspetti di un problema, o lo tormenterai; dagliene uno solo; meglio ancora, non proporgliene nessuno» (Ray Bradbury – Fahrenheit 451)

«Spacciare deliberate menzogne e credervi con purità di cuore, dimenticare ogni avvenimento che è divenuto sconveniente, e quindi, allorché ridiventa necessario, trarlo dall’oblio per tutto quel tempo che abbisogna, negare l’esistenza della realtà obiettiva e nello stesso tempo trar vantaggio dalla realtà che viene negata… tutto ciò è indispensabile, in modo assoluto»[…] «Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza sono la stessa cosa» (George Orwell -1984)

Ci siamo. Saranno il Copasir e, in subordine, la Commissione di Vigilanza Rai, a stabilire cosa sia informazione e cosa no. Quale sia la Verità e cosa debba considerarsi fake news.

A cosa i cittadini di Oceania debbano credere oppure no. Ovviamente, in aperto contrasto con le versioni di verità che arrivano da Estasia ed Eurasia.

Ognuno, d’altra parte, ha la propria verità, in questo nostro mondo contemporaneo.

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Marco Cattaneo: Deficit, moneta, debito e inflazione

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Deficit, moneta, debito e inflazione

di Marco Cattaneo

Se ascoltate un qualunque economista euroausterico in merito al tema “modalità di finanziamento del deficit pubblico”, a un certo punto gli sentirete dire che non si può monetizzare il deficit perché ne seguirebbero devastanti effetti inflazionistici.

Quindi il deficit deve essere finanziato da emissione di debito pubblico, che però “impoverisce il paese” perché deve essere rimborsato e quindi “grava sulle spalle dei nostri figli”.

Insomma, con il deficit si rischiano o l’inflazione incontrollata o l’impoverimento delle future generazioni.

Un cumulo impressionante di sfondoni logici in sole due frasi.

Quando lo Stato spende, immette moneta nel sistema economico. La quale moneta passa di mano in mano, ma rimane SEMPRE E COMUNQUE in tasca a qualcuno.

Il che significa che incrementa il RISPARMIO PRIVATO.

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Gabriella Grasso e Mouna Fares: La maledizione del gas

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La maledizione del gas

di Gabriella Grasso e Mouna Fares

Introduzione

Il piccolo Paese dei Cedri, situato sulla riva orientale del mediterraneo, confinante con la Siria a nord e a est, con la Palestina occupata dall’Entità israeliana a sud e col Mediterraneo a ovest, il Libano, sta affrontando la peggiore crisi economica, politica e sociale degli ultimi cento anni, dopo la nascita dell’attuale repubblica e dopo la grande carestia del 1933 che colpì la “Terra di Damasco”1 detta anche la Grande Siria.

Il paese è al collasso totale e la portavoce della banca mondiale ha classificato la crisi libanese come la peggiore crisi economica del mondo negli ultimi 150 anni. La banca centrale libanese e lo Stato hanno dichiarato bancarotta. Il fallimento è stato annunciato dal vice primo ministro durante un’intervista sulla tv locale New TV.

Il 17 ottobre del 2019 è scoppiata in Libano, la rivolta più massiccia che si ricordi dopo la cosiddetta rivoluzione contro il presidente Kamil Chamoun nel 1958. Una rivolta popolare estesa a tutto il paese che ha visto la mobilitazione della gente comune, dei partiti di sinistra, della società civile, dei movimenti e delle Ong.

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