Tensione in Kosovo. In seguito al ‘consiglio’, dell’ambasciatore statunitense a Pristina, Geoffrey Hovenier, il governo dell’autoproclamata Repubblica del Kosovo ha annunciato che l’attuazione delle misure di cancellazione delle targhe e dei passaporti serbi è rinviata di un mese.
“In questa occasione, il governo del Kosovo si impegna a rinviare l’attuazione delle due decisioni al 1° settembre 2022, quando tutte le barricate saranno rimosse e sarà stabilita la piena libertà nel Kosovo settentrionale”, ha dichiarato il governo del Kosovo in un comunicato.
“Ringraziamo i partner internazionali, in particolare l’ambasciatore statunitense Geoffrey Hovenier, per il loro impegno e contributo”, si legge inoltre nel sopracitato comunicato.
Le tensioni al confine tra Kosovo e Serbia si sono acuite quando Pristina si apprestava ad applicare una legge controversa che impone ai serbi che vivono nel territorio conteso di sostituire le targhe dei veicoli rilasciate dalla Serbia con quelle del Kosovo a partire da lunedì.
Il Kosovo è intenzionato anche richiedere la sostituzione di altri tipi di documenti, come le carte d’identità, e potrebbe cercare di vietare l’ingresso nel Paese ai viaggiatori con documenti rilasciati da Belgrado.
Le proteste dei serbi residenti nel nord del Kosovo hanno scatenato la risposta di Pristina che secondo il presidente serbo Vucic era pronta a lanciare un’operazione militare contro i serbi kosovari.
Lo stesso Vucic in un discorso alla nazione chiedeva di fermare la parte “irresponsabile” albanese, mentre ringraziava “i serbi del nel nord del Kosovo per la moderazione e, allo stesso tempo, per il coraggio”.
La missione di pace in Kosovo guidata dalla NATO (KFOR) minaccia l’intervento attraverso un comunicato dove afferma di essere “pronta a intervenire se la stabilità nel nord del Kosovo è messa in pericolo”.
— @NATO – KFOR (@NATO_KFOR) July 31, 2022
“La situazione generale della sicurezza nei comuni del Kosovo settentrionale è tesa. La missione KFOR, guidata dalla NATO, sta monitorando da vicino ed è pronta a intervenire se la stabilità è compromessa, in conformità con il suo mandato”, si legge nella dichiarazione. La NATO ha inoltre dichiarato di continuare a “sostenere pienamente il processo di normalizzazione tra Pristina e Belgrado attraverso il Dialogo facilitato dall’UE e invita tutte le parti a proseguire i negoziati”.
Dalla Russia, il primo vicepresidente della commissione della Duma di Stato per gli affari della CSI, l’integrazione eurasiatica e le relazioni con i compatrioti Konstantin Zatulin evidenzia ai microfoni di Komsomolskaya Pravda Radio che i serbi in Kosovo subiscono repressione da lungo tempo.
“La situazione tra Serbia e Kosovo non si è sviluppata oggi, ma nel corso di 20 anni. In Kosovo, dove gli albanesi hanno preso il potere, si compiono violenze contro i serbi che sono oppressi, cercando di far sì che il collegamento tra i serbi in Kosovo e la Serbia si interrompa”, ha denunciato Zatulin.
Il quale ha poi aggiunto che sono già state vissute diverse crisi, associate al desiderio delle autorità albanesi in Kosovo di opprimere i serbi: “Certo, non posso giudicare a distanza chi abbia la alzato la tensione per primo e cosa è successo oggi. Ma ho analizzato questa situazione per molto tempo, sono stato in Kosovo e in Serbia, e posso dire che questa è la stessa storia che stiamo vivendo oggi con l’operazione speciale”.
Inoltre, viene segnalato che il presidente serbo Vucic in un incontro con l’ambasciatore russo Aleksandar Bocan-Kharchenko ha ringraziato la Russia per il suo sostegno attivo alla sovranità e all’integrità territoriale del Paese in relazione all’aggravarsi della situazione in Kosovo.
L’AntiDiplomatico
01/08/2022
Kosovo: spari, strade di collegamento con la Serbia bloccate e allarmi che suonano
Alta tensione in Kosovo. Nelle regioni settentrionali dell’autoproclamata Repubblica del Kosovo, dove risiedono prevalentemente serbi, vengono riportati dai media locali spari e allarmi che suonano.
I residenti avrebbero iniziato a costruire barricate a Rudare, sull’autostrada Pristina-Leposavich e non lontano dalla città di Zvecan.
“Dopo le 18:00 sono stati attivati gli allarmi di raid aereo a Kosovska Mitrovica… Davanti alla nuova base della polizia di frontiera dell’autoproclamato Kosovo, non lontano dal capoluogo di Yarine, sono state avvistate unità di reazione con armi automatiche, elmetti e giubbotti antiproiettile…”, scrive Vecherne Novosti.
Cosa è successo, perché di colpo si è alzata la tensione? Come annunciato dal governo del Kosovo, dal 1 agosto i documenti serbi cesseranno di essere validi nel territorio sotto il suo controllo e ai loro proprietari verrà rilasciato un certificato temporaneo all’ingresso. Allo stesso tempo, inizierà la re-immatricolazione obbligatoria delle auto con numeri serbi ai numeri RKS (Repubblica del Kosovo).
Belgrado non riconosce i numeri RKS sul suo territorio. L’anno scorso, ciò ha portato a un conflitto: Pristina ha vietato l’ingresso di auto con numeri serbi e ha schierato un’unità speciale del Ministero degli affari interni ROSU nel nord della regione. I serbi locali hanno risposto bloccando la strada con attrezzature da costruzione verso i posti di blocco di Yarina e Brnak e hanno mantenuto il blocco, sebbene la polizia abbia cercato di disperderli con gas lacrimogeni e attrezzature speciali.
Successivamente, attraverso la mediazione dei paesi occidentali, Belgrado e Pristina hanno raggiunto un accordo secondo il quale, quando si lascia il Kosovo e Metohija per la Serbia centrale, i simboli del Kosovo sulle targhe vengono sigillati con adesivi con lo stemma serbo e le lettere KM.
Il primo ministro dell’autoproclamata repubblica, Albin Kurti, ha invitato i serbi che vivono nella regione a re-immatricolare le loro auto “per il bene dello stato di diritto” e ha promesso che non sarebbero stati soggetti a ulteriori procedure doganali. Secondo Kurti si tratta di una grossa concessione, dal momento che la tariffa doganale media per un’auto è di circa cinquemila euro.
Il ministro degli Esteri serbo Nikola Selakovich, a sua volta, ha affermato che le autorità del Kosovo stanno preparando il “vero inferno” per i serbi.
Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha affermato l’esercito kosovaro sta pianificando un attacco contro la popolazione serba che vive nel nord della regione. Le forze speciali kosovare avrebbero chiuso i valichi di frontiera mentre Belgrado ha posto l’esercito in stato di allerta.
L’AntiDiplomatico
31/07/2022