[Sinistrainrete] Enrico Tomaselli: Dopo la guerra

Rassegna del 15/02/2023

 

Enrico Tomaselli: Dopo la guerra

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Dopo la guerra

di Enrico Tomaselli

Europa Russia NATO Ucraina Quella che si sta combattendo in Ucraina è una guerra ibrida multilivello. Ibrida, in quanto non è combattuta soltanto sul piano militare, ma anche – e fortemente – su quello economico e diplomatico. Multilivello perché, anche se voluta e lungamente preparata dagli USA, che ne sostengono l’onere economico maggiore sul breve termine, vede coinvolti obtorto collo anche gli alleati della NATO, ed in particolare i paesi europei che ne pagheranno i costi più di chiunque altro, ed è infine combattuta sul campo dagli ucraini. Ma, anche se al momento tutti gli attori sembrano lanciati verso il proseguimento del conflitto, questo avrà comunque fine. Cosa accadrà, quindi dopo la guerra, nel campo occidentale?

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I deficit strutturali della NATO

La questione fondamentale per l’impero americano, e che di fatto già si pone, è come affrontare le sfide cui la guerra ha fatto da acceleratore, e che l’attendono nel dopo. Il dominio USA, almeno sin dalla fine del secondo conflitto mondiale, si è basato sostanzialmente su tre asset: il potere del dollaro, il potere delle armi, il potere della comunicazione.

Ora il potere della comunicazione si basava fondamentalmente sull’idea degli Stati Uniti come patria del benessere, delle opportunità e della libertà. Un’idea che ha funzionato molto bene, sinché l’alternativa sembrava essere l’austerità sovietica, ma che – finita la guerra fredda – ha perso buona parte del suo appeal, anche a fronte di una rinnovata aggressività americana.

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Francesco Sticchi: Il fascioliberismo

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Il fascioliberismo

Sulla sintonia tra pensiero liberale e prassi autoritarie

di Francesco Sticchi*

Schermata 2023 02 08 alle 12.20.36La disintegrazione controllata dell’economia mondiale è un obiettivo legittimo per gli anni Ottanta”, affermò Paul Volcker, presidente della FED. Ed è proprio sulla soglia degli anni Ottanta che si svolge Armageddon Time (James Gray, 2022). In uno dei momenti più intensi del film, il “buon” padre di famiglia Irving (Jeremy Strong) confessa al piccolo protagonista Paul (Banks Repeta) di non essere stato un genitore ideale, di odiare le ingiustizie e le diseguaglianze e, allo stesso tempo, di non sapere cosa fare per affrontarle. Il suo monologo continua sottolineando che la vita ha dato a Paul una seconda chance: ha scampato per un soffio il carcere minorile per l’ennesima “monellata” pre-adolescenziale compiuta con l’amico Johnny (Jaylin Webb), il quale, in quanto nero e povero non avrà scampo e si addosserà tutte le colpe del piccolo crimine (il furto di un computer della scuola privata di Paul), accettando un destino segnato da marginalità ed esclusione.

Paul deve, come un contemporaneo Pinocchio, fare tesoro di questa possibilità, smetterla con il sogno di diventare pittore e dedicarsi a studiare qualcosa di serio con la prospettiva di avere un futuro migliore di quello dei suoi; aspirare alla mobilità sociale, al non doversi inchinare di fronte a qualcuno per elemosinare le speranze di una vita “buona”, stabile e sicura (ciò che dovrebbe essere garantito per diritto). Questo monologo/dialogo fra padre e figlio potrebbe essere facilmente associato e comparato a tanti scambi presenti nella storia del cinema (e non solo) con a tema la perdita dell’innocenza, l’inizio dell’età adulta e l’entrata nel mondo reale (e delle responsabilità).

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Sergio Farris: Ipocrisia sulla guerra

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Ipocrisia sulla guerra

di Sergio Farris

Marines Usa in Iraq La Presse e1582299872808Il 2023 si è aperto con un nuovo rilancio, da parte occidentale, dell’escalation militare nel confronto con la Federazione russa. Il Parlamento italiano ha votato a favore del sesto atto per l’invio di materiale bellico a Kiev.

Se non altro, dovrebbe risultare ancora una volta più nitido che dal centro dell’impero – gli USA – non si mira nel breve termine a una trattativa di pace che possa porre termine al conflitto in Ucraina.

Vinte le resistenze tedesche riguardanti l’approvvigionamento di carri armati Leopard–2 a Zelens’kyj e approvati nuovi provvedimenti di ‘aiuti’ finanziari e militari da immettere nel ‘pozzo senza fondo’ ucraino, restano pochi dubbi sul fatto che laddove la nostra classe dirigente parla di ‘pace’, il termine va decodificato come ‘sconfitta, ritiro incondizionato dei russi e integrazione dell’Ucraina nell’ambito di influenza occidentale’.

Si alimenta una continua ‘escalation’ ma la si definisce ricerca della ‘pace giusta’.

D’altronde, fin dal 24 febbraio del 2022 ambiguità e simulazioni semantiche sono parte integrante del racconto sulla guerra che il nostro sistema comunicativo ha avuto cura di propalare.

Il nostro apparato mediatico, riflettendo la posizione politico – culturale prevalente, ha continuamente alimentato ad arte un’interpretazione dell’evento bellico nell’est–Europa tale da trascinare l’opinione pubblica verso una presa di posizione acritica e assolutamente faziosa. Sono stati artificiosamente delineati due campi: quello dei probi democratici filoatlantisti e quello degli esecrabili filoputiniani. Chi, in questi mesi, ha cercato di riconoscere il contrasto di interessi geopolitici al fondo del conflitto, è stato condannato – per direttissima – a far parte del campo dei simpatizzanti del potere russo e, più in generale, di regimi dittatoriali.

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Piccole Note: Hersh: il bombardamento Usa del Nord Stream 2

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Hersh: il bombardamento Usa del Nord Stream 2

di Piccole Note

 

La ricostruzione del sabotaggio del Nord Stream 2 ad opera degli Stati Uniti scritta dal premio pulitzer Seymour Hersh è molto dettagliata e ben documentata. Rimandiamo alla lettura integrale dell’articolo per i dettagli, limitandoci a commentare alcuni passaggi.

 

Negoziare per bombardare

Il primo di grande interesse, è che la prima riunione riservata di alto livello, presieduta da Jake Sullivan, nella quale, a nome della Casa Bianca, il Consigliere per la Sicurezza nazionale chiese alla Cia un piano per distruggere il Nord Stream 2 ebbe luogo agli inizi di dicembre del 2021.

Praticamente in concomitanza con l’incontro virtuale del 7 dicembre tra Biden e Putin, nel quale i due leader avevano stabilito di ridurre le tensioni, incaricando le “rispettive squadre [negoziali] di dare seguito” a quanto concordato (bollettino ufficiale della Casa Bianca).

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Lorenzo Tommasini: Sergio Bologna, Agli inizi del container

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Sergio Bologna, Agli inizi del container

di Lorenzo Tommasini

Agli inizi del container: il “Lloyd Triestino” e le linee per l’Australia. At the origins of the maritime container: Lloyd Triestino and the Australia route, a cura di S. Bologna, Trieste, Asterios, 2021.

Poco tempo fa, nel 2021, ricorreva il sessantacinquesimo anniversario dell’invenzione del container destinato ai trasporti marittimi. Si tratta di una rivoluzione epocale che, anche se ci ha messo qualche tempo per affermarsi, ha cambiato radicalmente il sistema dei trasporti e di conseguenza ha influito in maniera decisiva sullo sviluppo dell’economia mondiale portando i traffici marittimi ad una dimensione sconosciuta in precedenza.

La nascita e l’affermazione di questa modalità di trasporto sono ora oggetto dell’analisi che Sergio Bologna ci propone nel suo nuovo libro intitolato Agli inizi del container. Il “Lloyd Triestino” e le linee per l’Australia, volume proposto per l’editore Asterios in versione bilingue italiano-inglese nonché corredato da un ampio apparato iconografico.

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Enrica Perucchietti: Le donazioni e gli ‘interessi’ di Soros: come funziona il filantrocapitalismo

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Le donazioni e gli ‘interessi’ di Soros: come funziona il filantrocapitalismo

di Enrica Perucchietti

La ‘beneficenza’ dello speculatore finanziario nasconde una strategia per perpetuare i propri interessi, sensibilizzare i riceventi alle sue visioni iper-progressiste e dettare l’Agenda globale

«Piegare l’arco della storia nella giusta direzione».

Questo l’obiettivo propugnato da George Soros per foraggiare partiti, ONG e lobby in tutto il mondo, anche nel nostro Paese. Per il suo programma progressista, lo speculatore finanziario ha già investito 32 miliardi di dollari in tutto il mondo.

Panorama ha raccolto, analizzato e compulsato l’archivio delle fondazioni Open Society e ha elencato le “donazioni” che riguardano l’Italia, tra il 2016 e il 2021. Donazioni che vengono effettuate per sensibilizzare i riceventi alle sue visioni iper-progressiste che toccano immigrazione, droga, gender, eutanasia e altri temi sensibili della società.

Il 19 gennaio scorso, in un’intervista al Corriere della sera, Benedetto Della Vedova aveva ammesso di aver ricevuto un “contributo ideale” di 312 mila euro.

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Salvatore Bravo: “Intellettuale ad Auschwitz”

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“Intellettuale ad Auschwitz”

di Salvatore Bravo

Capire Auschwitz e la sua logica di produzione e consumo di esseri umani significa acquisire elementi per comprendere la storia del nostro tempo e la pratica del neoliberismo. Jean Améry con il suo testo “Intellettuale ad Auschwitz” non descrive semplicemente l’esperienza dello sterminio, in quanto ci offre la possibilità di “decriptare” il presente attraverso lo sterminio, il quale non fu semplicemente una operazione razziale, ma un esperimento di eliminazione dell’intelligenza “metafisica”. Le possibilità di sopravvivenza nel campo di sterminio non erano legate ai soli fattori biologici: giovinezza e robustezza fisica, se ci si sofferma solo su tali elementi la comprensione dell’esperimento “Auschwitz” risulta parziale, fino a banalizzarsi. Auschwitz riproduceva in modo estremo la verità del capitalismo, è stata una tragica operazione di svelamento della verità del capitalismo. Gli ultimi decenni del neoliberismo confermano quanto lo scrittore e sopravvissuto Jean Améry ha descritto, argomentato e denunciato. L’intellettuale, ovvero l’essere umano dotato di capacità critiche doveva essere eliminato, in primis.

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Francesco Piccioni, Guido Salerno Aletta, Andrea Indini: Globalizzazione addio. Ormai è un coro…

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Globalizzazione addio. Ormai è un coro…

di Francesco Piccioni, Guido Salerno Aletta*, Andrea Indini**

globalizzazione addioSul fatto che il periodo della cosiddetta globalizzazione sia finito sembra ormai che ci sia un consenso generale. Ma quando si passa dalla constatazione in termini generali, o teorici, agli aspetti concretamente materiali i problemi escono fuori a decine. E tutti di dimensioni “sistemiche”. Ossia, enormi…

In questo articolo vi presentiamo due contributi molto diversi, per contenuto e impostazione, che però convergono nel delineare una situazione economica – per l’Occidente neoliberista – che si va facendo insostenibile. Ma che è stata costruita e preparata proprio dalle scelte compiute dai capitali vincenti, negli ultimi 30 anni.

Ossia dalle multinazionali e dal capitale finanziario “occidentale” (o “euro-atlantico”, come preferiva dire uno dei suoi principali esponenti, mr. Mario Draghi).

Il sempre attento Guido Salerno Aletta, su TeleBorsa, rimette con i piedi per terra l’analisi da fare sulla “rottura” della globalizzazione. Niente geopolitica, che pure ha il suo ruolo, ma ridefinizione delle “catene del valore” a livello mondiale, a cavallo della pandemia da Covid – che le ha pesantemente interrotte e perturbate – e della improcrastinabile “transizione tecnologica” verso una produzione meno devastante in termini ambientali.

Eravamo abituati così nella manifattura: i bassi costi delle materie prime e delle forniture intermedie consentivano di concentrare la maggior parte del valore aggiunto e quindi dei profitti nell’ultima fase di integrazione dei prodotti, quella che si interfaccia con il consumatore.

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Paul Schreyer: Quali sono le ragioni della guerra della Russia?

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Quali sono le ragioni della guerra della Russia?

di Paul Schreyer

Putin vuole costruire un impero o garantire la sovranità e l’esistenza della Russia? Questa domanda, dalla cui risposta dipende la valutazione della guerra, è ancora poco discussa nei grandi media. Probabilmente perché tutti pensano di conoscere già la risposta. Ma questa certezza può essere politicamente devastante. Una ricerca di indizi

Schermata del 2023 02 13 15 54 29Il 27 febbraio 2022, tre giorni dopo l’inizio della guerra, il cancelliere Scholz ha dichiarato nel Bundestag (video) che il presidente russo stava guidando l’attacco contro l’Ucraina “per una sola ragione”: “La libertà degli ucraini mette in discussione il suo regime oppressivo”. Putin vuole quindi “cancellare un paese indipendente dalla mappa del mondo”, “riorganizzare fondamentalmente le condizioni in Europa secondo le sue idee” e “stabilire un impero russo”.

Da allora, la politica tedesca si è basata su questa argomentazione del Cancelliere, che alla fine è culminata nella decisione degli ultimi giorni di consegnare pesanti carri armati all’Ucraina. I carri armati tedeschi stanno rotolando di nuovo contro la Russia, come lo furono l’ultima volta nel 1941-1945 .

L’argomentazione di Scholz è coerente con l’interpretazione degli Stati Uniti, vi somiglia alla lettera. Tuttavia, è scarsamente o per niente documentato. John Mearsheimer, nato nel 1947 e uno dei politologi più rinomati a livello internazionale, lo ha sottolineato in un saggio dettagliato nel giugno 2022 :

“Si dice che [Putin] abbia ambizioni imperiali: vuole conquistare l’Ucraina e altri paesi per creare una Grande Russia che abbia qualche somiglianza con l’ex Unione Sovietica. In altre parole, l’Ucraina è il primo obiettivo di Putin, ma non l’ultimo. (…) Sebbene questa narrazione sia ripetuta più e più volte nei media mainstream e praticamente da tutti i leader occidentali, non ci sono prove a sostegno. (…)

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Tomaso Montanari: La Costituzione è l’antitesi del potere

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La Costituzione è l’antitesi del potere

di Tomaso Montanari

L’inquietante sensazione è che il marketing di Sanremo si sia mangiato proprio tutto: perfino il Presidente della Repubblica, voluto e acquisito al Festival dall’onnipotente manager di Amadeus e Benigni, in una indecorosa “privatizzazione” della massima magistratura repubblicana, all’insaputa degli organi di governo del servizio (già) pubblico.

Del resto, la forza di Sanremo è questa: essere sempre, nel bene e nel male, lo specchio fedele dello stato delle cose. Ed è innegabile che l’imbarazzante rappresentazione della nostra eterna società di corte, col sovrano benedicente in persona e l’aedo osannante, sia stata terribilmente efficace: proprio perché capace di raccontarci per come siamo veramente, al di là delle intenzioni dei protagonisti. Per la stessa ragione, il preteso inno d’amore di Roberto Benigni è stato così imbarazzante: perché la Costituzione è tutto tranne che uno strumento di celebrazione del potere costituito. La Carta – diceva Piero Calamandrei «è una polemica contro il presente, contro la società.

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Aginform: La Russia sta vincendo. La posta in gioco è la fine del dominio USA sul mondo

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La Russia sta vincendo. La posta in gioco è la fine del dominio USA sul mondo

di Aginform

Parlare di pace e di fine del conflitto in Ucraina è sicuramente importante, ma allo stesso tempo comprendere ciò che sta accadendo sul terreno ci rende consapevoli della sostanza degli avvenimenti in corso.

Una cosa sembra ormai certa. La Russia sta vincendo la partita e la sconfitta americana-NATO è dovuta a fondamentali errori di calcolo, che qui sinteticamente elenchiamo: pensavano che le sanzioni avrebbero messo la Russia in ginocchio, ritenevano che Putin avesse sottovalutato le reazioni del fronte interno e infine si illudevano che sul piano militare l’esercito ucraino col sostegno della NATO avrebbe messo in difficoltà le truppe russe. Nessuna di queste previsioni si è avverata e ora il blocco imperialista occidentale non sa come tirarsi fuori dalla trappola ucraina. Decideranno di alzare il livello dello scontro? Questa scelta a un certo punto sarà inevitabile se americani e NATO decideranno di andare avanti e le conseguenze sarebbero imprevedibili. Quel che è certo però è che la Russia si è preparata anche a questo, ed è bene che sia chiaro a tutti, in modo che si sappia anche a che cosa si sta andando incontro.

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comidad: Il doppiogiochismo dei puri e duri del 41bis

comidad

Il doppiogiochismo dei puri e duri del 41bis

di comidad

Le dinamiche di potere non sono quasi mai unilaterali, per cui la malafede e l’incompetenza, il doloso e il demenziale, spesso e volentieri si intrecciano. Ciò è particolarmente evidente nella vicenda di Alfredo Cospito, nella quale le frenesie vendicative ed i torbidi traffici si fanno da sponda a vicenda.

Prima di chiedersi cosa c’entri Alfredo Cospito col 41bis, bisognerebbe domandarsi cosa ci faccia all’ergastolo, visto che non è mai stato imputato di alcun omicidio. Per comminare quella condanna, la Corte di Cassazione ha ripescato uno di quegli articoli “dormienti” del Codice Penale, il 285. L’articolo è stato stilato nel 1930 e risulta piuttosto vago nella sua formulazione, tanto che da interpretare è più ostico di una centuria di Nostradamus: “Chiunque, allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato, commette un fatto diretto a portare la devastazione, il saccheggio o la strage nel territorio dello Stato o in una parte di esso e’ punito con la morte.” Il 285 tende a punire uno “scopo”, infatti non colpisce atti di devastazione, saccheggio o strage, bensì più genericamente: “un fatto diretto a portare …”.

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Pasquale Cicalese: Un protagonista del declino del paese: Mario Draghi

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Un protagonista del declino del paese: Mario Draghi

di Pasquale Cicalese

La settimana scorsa scrissi un post a proposito del fatto che vi erano fortissimi ritardi sul rilascio dei passaporti, dovuti sia ad una forte richiesta sia a mancanza di personale nelle Questure (negli uffici, non nella Celere…), come affermò lo stesso Ministro della Pa.

Ora Il sole 24 Ore snocciola i dati: spesa reale nella Pubblica Amministrazione in Italia -14.9, media Ue +12, con Francia +9, Germania +13,4, Spagna +27.

Ci sono enormi problemi all’attivazione del PNNR sia per carenza di personale sia perché, con il governo Draghi – non nomino il ministro della PA per carità di patria – si decise di assumere professionisti, ingegneri e architetti a tempo determinato, non avendo appeal presso queste categorie, bloccate anche da salari bassi.

Quel ministro che non nomino nel 2009 attuò il blocco del turn over e il blocco degli stipendi nella PA. Andando avanti, fino al 2018, si tagliarono i buoni pasto da 10 a 7 euro, gli indicatori di performance furono ancora più rigidi, avendo come effetto, assieme a carenza di personale, un’intensificazione dei ritmi di lavoro, la rincorsa agli obiettivi senza considerare la qualità dell’azione amministrativa e, in definitiva, il collasso della PA.

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