[Sinistrainrete] Enrico Tomaselli: L’autismo occidentale

Rassegna del 05/05/2023

 

Enrico Tomaselli: L’autismo occidentale

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L’autismo occidentale

di Enrico Tomaselli

maxresdefaultoiuhgtL’autismo (dal greco αὐτός, aütós – stesso) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da deficit della comunicazione verbale e non verbale, che provoca comportamenti ripetitivi. In un certo senso, questa definizione ben si attaglia al comportamento degli USA – e quindi dei vassalli del NATOstan – sulla scena internazionale. Con l’accendersi del conflitto in Ucraina, questo autismo ha raggiunto nuove, pericolosissime vette.

 

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L’ombelico del mondo

Gli Stati Uniti hanno immaginato, teorizzato, perseguito ed infine realizzato il sogno di un dominio globale a partire da un’idea di eccezionalità (auto attribuita), la quale, a sua volta, si traduce nel famoso destino manifesto (1). Tale propensione ha trovato il suo coronamento nel 1945, con la vittoria nella seconda guerra mondiale, per poi raggiungere il suo apice nel corso della guerra fredda. Ovviamente, nel corso di questa lunga traiettoria politica, l’élite statunitense – e di riflesso la popolazione del paese – ha maturato la crescente convinzione che il proprio successo globale fosse la controprova della propria titolarità ad ottenerlo. Coerentemente con lo spirito dell’etica protestante-capitalista (2), negli States ha preso forma una vera e propria ideologia suprematista, il cui fondamento culturale è la convinzione di incarnare l’ideale di giustizia.

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Miguel Martinez: Vandana Shiva

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Vandana Shiva

di Miguel Martinez

vandana shiva 1536x922Tra le innumerevoli cose buone di una vita a volte drammatica, ma sempre istruttiva, c’è stato il mio incontro con Vandana Shiva.

Quando viene in Italia, le faccio da traduttore volontario.

Vandana cerca di salvare la biodiversità, dei semi come degli esseri umani, dalle tecnotenebre incombenti. Attenzione, non si tratta di “cambiare” il mondo, che è il sogno di tutti i progressisti, si tratta solo di permettere alla vita di vivere.

Ciò che Vandana ha di speciale è la capacità di comunicare questa missione. Non come causa astratta, ma come coinvolgimento di ogni singolo individuo che incontra sul suo cammino, sa accogliere le storie di tutti noi e ricordarle.

Vandana arriva tra una platea di persone all’altro capo del mondo dal suo, e in un istante si sintonizza, con passione e umorismo, sulle loro esperienze, per poi incitarle a fare qualcosa di concreto. E come lei mi diceva, sono meglio le persone che non hanno pregiudizi ideologici di partenza, perché sono più vicine alla vita.

Il gioco di “Destra-e-Sinistra” occupa, per gli occidentali, l’intero orizzonte delle scelte disponibili.

Vandana deve trasmettere una visione del mondo lontanissima da questo gioco delirante, perché la sua non nasce dall’Occidente che il mondo l’ha conquistato. E quindi Vandana semplifica molto quando parla: il suo scopo non è fare un ragionamento accademico, ma sfidarci, se stiamo dalla parte della biodiversità o dalla parte del tecnodominio.

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Roberto Fineschi: Klossowski e la moneta vivente

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Klossowski e la moneta vivente

Considerazioni di un avvocato del diavolo1

di Roberto Fineschi

imagenkiuvcdDal mio intervento traspariranno chiaramente le mie limitate conoscenze su questo tema. Spero che mi scuserete e che considererete i miei commenti come delle note da parte di un non addetto ai lavori che cerca di entrare in un mondo con il quale non ha particolare familiarità. Questo per avvisare, da una parte, di prendere con la dovuta cautela i miei rilievi e, dall’altra, di considerarli come interventi dell’avvocato del diavolo, di qualcuno che legge e solleva delle possibili obiezioni.

Ho studiato con interesse il testo di Klossowski, trovando alcune difficoltà interpretative sulla sua articolazione complessiva. Naturalmente non posso che commentarlo alla luce della mia specializzazione, vale a dire la filosofia classica tedesca e, soprattutto, Marx, autore nel quale il tema del denaro è assolutamente centrale e in maniera trasversale, tanto nell’opera giovanile che in quella matura. Partiamo dal titolo: moneta vivente. Qui il primo dubbio: moneta o denaro? C’è infatti subito un problema di traduzione che si riscontra anche nelle edizioni francesi del Capitale; in Marx denaro e moneta sono categorie distinte e questo in francese creò problemi a lui stesso, costringendolo a spiegare in nota le sfumature di significato e le differenze categoriali tra i due termini2. La domanda per Klossowski dunque è: a quale delle due categorie sta pensando? Secondo me intende quello che, in termini marxiani, è il denaro.

L’aggettivo “vivente”, invece, immediatamente mi ha fatto pensare alla teoria del feticismo dove il punto chiave per Marx è che il denaro non è una cosa, ma un rapporto sociale che si “cosifica” in un oggetto materiale, ma non per questo cessa di essere un rapporto sociale.

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Nico Maccentelli: Quale 1° maggio?

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Quale 1° maggio?

Il 1° maggio è festa dei lavoratori e non del lavoro

di Nico Maccentelli

Sarebbe da contestare il concetto di festa, con tutto il suo strascico di concertoni CGIL-CISL-UIL, a causa dei quali le lavoratrici e i lavoratori hanno ben poco da festeggiare: decenni di svendite a favore del mantra capitalistico che dagli anni ’80 in poi ha introdotto nella politica economica italiana e in quella europea occidentale il neoliberismo, ossia la messa a profitto di ogni pezzo di società e di stato sociale. Con un’Unione Europea che è nata su questi presupposti e che prosegue il suo ruolino di marcia a vantaggio non dei popoli europei e delle classi lavoratrici, ma dei gruppi della finanza e delle multinazionali.

Ma anche volendo festeggiare, sarebbe fuorviante festeggiare il lavoro, ossia quelle catene salariate sempre più merce rara nella competizione globale tra capitali e nelle guerre tra poveri al ribasso. Più oggetto di divisione nelle classi sociali che vivono del lavoro, che di unità retorica.

Sarebbe fuorviante festeggiare anche i lavoratori in sé se li pensiamo per quelli che sono nelle loro condizioni materiali di forza-lavoro semi-schiavizzata, che da contraltare al mitolavorismo non sono altro che soggetti-merce e soggetti-consumo nella logica nasci-produci-consuma e crepa.

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Giuseppe Masala: Primo Maggio 2023. Marx è morto. Viva Marx!

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Primo Maggio 2023. Marx è morto. Viva Marx!

di Giuseppe Masala

<<Abbiamo percorso tutti i sentieri della produzione e della sovrapproduzione virtuale di oggetti, di segni, di messaggi, di ideologia, di piaceri.
Oggi tutto è liberato, tutti i giochi sono fatti e ci ritroviamo collettivamente di fronte alla domanda cruciale: CHE FARE DOPO L’ORGIA?>>

Jean Baudrillard, La trasparenza del male saggio sui fenomeni estremi.

Non che la cosa abbia più molta importanza. Ma andrebbe chiarito che Marx non ha perso, ad aver perso sono i pensatori marxisti venuti dopo di lui. Marx tutto sommato l’aveva detto, che l’Ente, qualsiasi ente, è in costante moto di autotrasformazione; così dunque sono anche i fenomeni economici e sociali. Ma il filosofo tedesco indicò anche un mezzo di analisi; il materialismo dialettico, ovvero la dialettica hegeliana in chiave materialistica al fine di riuscire ad interpretare i fenomeni che si verificano in ogni epoca storica. Tolti Marx, Gramsci e pochi altri, il pensiero marxista è collassato su se stesso come una stella che implode su se stessa diventando un buco nero.

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Guido Salerno Aletta: Ritorno a Maastricht, ma in manette

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Ritorno a Maastricht, ma in manette

di Guido Salerno Aletta – TeleBorsa

Chi vuole ignorare i “vincoli esterni” all’azione di uno Stato è condannato a sognare una liberazione impossibile per gli sfruttati di quel paese. Anche se si batte con le migliori intenzioni.

Lo abbiamo scritto decine di volte, certo, ma “l’interesse generale” di classe – che si manifesta anche come interesse nazionale in caso di vittoria (si veda Cuba o ogni altra Rivoluzione) – ancora spaventa per le conseguenze, e qualche sovrapposizione, con impostazioni di classe decisamente diverse.

Però c’è poco da sfuggire al dilemma: un paese collocato all’interno di un’alleanza strutturata istituzionalmente (l’Unione Europea o la Nato) si trova in condizioni di forte limitazione della sua “libertà” di scegliere come utilizzare la ricchezza che produce.

Di questo si accorgono prima, per evidente estraneità ai ricatti ideologici giocati sull’etichetta di “sovranismo”, quegli analistti economici che hanno per di più avuto esperienze istituzionali di alto livello. Come ad esempio Guido Salerno Aletta, tra le altre cose ex vicesegretario generale di Palazzo Chigi.

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Tomaso Montanari: “Open to meraviglia”: povero Botticelli, e poveri noi!

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“Open to meraviglia”: povero Botticelli, e poveri noi!

di Tomaso Montanari

Nove milioni di euro. Quanti precari del patrimonio culturale ci si potrebbero assumere? Quanti documenti antichi dei nostri archivi di Stato restaurare? Quante chiese curare, e riaprire? Quanti piccoli musei riallestire? E invece no. La Repubblica butta nove milioni delle nostre sudatissime tasse in una oscena campagna pubblicitaria che dovrebbe vendere ciò che si vende fin troppo bene da sola: l’Italia come meta turistica!

La ministra Santanché annunzia gioconda alle tv che vorrebbe vedere il turismo ascendere al rango di prima industria italiana: senza nemmeno immaginare cosa questo significherebbe in termini di sostenibilità, e di declino di un Paese ridotto a grande villaggio turistico. Vorrebbe dire essere comprati a pezzi da fondi stranieri, perdere quel poco di influenza internazionale, assomigliare sempre di più all’immagine che dei romani aveva James Joyce: quella di un nipote neghittoso e inetto che campa facendo vedere ai turisti il cadavere imbalsamato della nonna.

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Fabrizio Poggi: Armi e “ricostruzione”: i profitti (oscuri) sulla pelle dell’Ucraina

lantidiplomatico

Armi e “ricostruzione”: i profitti (oscuri) sulla pelle dell’Ucraina

di Fabrizio Poggi

Se gli stessi soldati ucraini accusano i comandi golpisti di arricchirsi sulla morte dei commilitoni al fronte, ciò può passare per un “gioco” (lurido) tutto interno ai ras nazisti. Una partita, in fondo, per raccattare le briciole che cadono dal tavolo attorno a cui banchettano i barracuda dei complessi militari-industriali euro-atlantici. Perché, a dirla tutta, ora che si fanno più violente le sgomitate per accaparrarsi le fette più succose della “ricostruzione” dell’Ucraina, sono però completamente aperti i round sul ring della distruzione dell’Ucraina. La “ricostruzione” sarà tanto più lucrosa, quanto più l’Ucraina sarà distrutta; e sarà tanto più distrutta, quante più armi si invieranno perché la guerra continui il più a lungo possibile: tanto più nuoteranno nell’oro le imprese appaltatrici della “ricostruzione”, quanto più i colossi delle armi smaltiranno i “ferri vecchi” in casa propria fornendoli a Kiev e rimpinguando gli arsenali “alleati” e le proprie tasche.

Al proposito, due noterelle sono indicative.

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Vincenzo Comito: Nuova rivoluzione tecnologica e lavoro

sbilanciamoci

Nuova rivoluzione tecnologica e lavoro

di Vincenzo Comito

Il programma di AI generativo ChatGPT, sospeso e poi riammesso in Italia, sta invadendo i mercati e riaccende il dibattito sulle ricadute di queste tecnologie innovative sul mondo del lavoro e sui possibili effetti disastrosi sulle competenze umane. Di sicuro niente che il mercato potrà regolare da solo

chatgptIntelligenza artificiale, produzione additiva, auto a guida autonoma, digitalizzazione “tradizionale”

Stiamo apparentemente entrando in una nuova grande fase di innovazione tecnologica. A differenza di quella precedente, questa non sembra toccare tanto i consumatori, ma, prevalentemente, le imprese e l’industria. Questa nuova fase si va sviluppando lungo diverse direttrici.

-I progressi recenti dell’intelligenza artificiale 

La messa sul mercato dell’ultimo ritrovato nel campo dell’intelligenza artificiale, il programma ChatGPT, il primo di una serie di sistemi di IA cosiddetti “generativi” che stanno in questo periodo invadendo i vari Paesi, con il suo successo immediato, ha riacceso il dibattito su alcune questioni di base, quali prima di tutto quella della vecchia paura che tale tecnologia esca fuori controllo, prendendo il sopravvento sugli umani. Qualcuno stima in effetti che potremmo raggiungere verso il 2030 la cosiddetta “intelligenza artificiale generale”, con il risultato che l’umanità perderebbe il controllo della tecnologia che sta sviluppando e che alla fine tutti sulla terra morirebbero (Thornhill, 2023). Si discute poi sulla preoccupazione per il grandissimo potere che vanno assumendo i pochi gruppi oligopolistici che controllano le tecnologie, su come mettere a punto strumenti giuridici per far fronte ai sorprendenti tempi nuovi, e , infine, tema anch’esso di grande rilievo, delle conseguenze sul futuro quantitativo e qualitativo del lavoro, nonché parallelamente, della paura che la nuova tecnologia possa esacerbare le diseguaglianze sociali e inquinare l’informazione pubblica, tutti temi sui quali anche gravano delle previsioni molto inquietanti.

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Rossella Fidanza: Theaters of War: come la Cia e il Pentagono hanno conquistato Hollywood

rossellafidanza

Theaters of War: come la Cia e il Pentagono hanno conquistato Hollywood

di Rossella Fidanza

Il documentario Theaters of War mostra come il Pentagono detta le trame per adattarle a narrazioni, immagini e versioni alternative della storia che sono di suo gradimento

b1ee3d91 2d03 4047 be82 49575307f290 1280x720Il documentario del 2022 Theatres of War: how the Pentagon and Cia took Hollywood è un’agghiacciante esposizione della profonda collaborazione tra l’industria dell’intrattenimento americana e l’apparato statale statunitense. Dimostra come Hollywood e altri segmenti dell’industria glorifichino la macchina da guerra multimiliardaria, sbianchettino i suoi sanguinosi interventi globali e tentino di condizionare la popolazione a crimini ancora più gravi.

Uscito all’inizio del 2022 e disponibile su alcuni servizi di streaming (se cliccate il nome del documentario vi si apre un link dove potrete vederlo in lingua originale) il film, della durata di 87 minuti, è diretto, montato e narrato da Roger Stahl, professore di studi di comunicazione all’Università della Georgia.

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Leo Essen: Domenico Losurdo legge Nietzsche

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Domenico Losurdo legge Nietzsche

di Leo Essen

losurdo 1220x600Losurdo dice di Nietzsche che è il più grande pensatore tra i reazionari e il più grande reazionario tra i pensatori. E chiude la faccenda. Centra i tre temi del suo pensiero (Innocenza dell’avvenire, Eterno ritorno, Volontà di potenza), ma li liscia tutti e tre, fornendo un’interpretazione banale e ingenerosa.

Dell’eterno ritorno dice che viene usato per liquidare la tradizione (messianica) ebraico-cristiana.

La critica del messianesimo e di ogni forma di teologia o filosofia della storia, dice, va a sfociare nella critica della speranza socialista nell’avvento di un mondo nuovo – un mondo nuovo per gli schiavi.

Lasciate ogni speranza, abbandonate ogni messianesimo, per voi la schiavitù sarà sempre e solo schiavitù, ora e per sempre, in un eterno ritorno, in un eterno presente.

Nietzsche, dice Losurdo, liquida la fiduciosa attesa, mediante la contrapposizione alla visione unilineare del tempo, propria della tradizione ebraico-cristiana, della tesi, mutuata dall’antichità classica, dell’eterno ritorno dell’identico. E così Nietzsche sembra voler ritornare al punto di partenza.

Il sentimento della speranza e la visione unilineare del tempo su cui esso si fonda, dice Losurdo, viene messa definitivamente fuori causa con la tesi o con il mito dell’eterno ritorno

dell’identico.

L’Eterno ritorno viene connesso da Losurdo al tema dell’Innocenza dell’avvenire.

Non fatevi illusione, non attendetevi niente. Tutto ciò che sarà è già stato, e ciò che è già stato lo avete davanti agli occhi, è la vostra schiavitù. Non abbiate speranza nell’avvenire. Non c’è avvenire, non c’è messia. Non c’è nessun piano, nessun progetto, nessuna filosofia della storia. C’è solo questo presente che gira intorno al suo asse.

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Antonio Mazzeo: Il Sudan ha un amico tricolore. “L’Italia addestrò i janjaweed”

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Il Sudan ha un amico tricolore. “L’Italia addestrò i janjaweed”

di Antonio Mazzeo

È il 6 aprile e mentre a Khartoum la tensione è alle stelle tra le forze armate fedeli al presidente del Consiglio di transizione, il generale Abdel Fattah al-Burhan e le Rapid Support Forces del generale-vicepresidente Mohamed Dagalo “Hemetdi”, a Roma viene sottoscritto un accordo tra la fondazione Med-Or del gruppo Leonardo S.p.A. e la Repubblica del Sudan. “Si stabilisce un mutuo impegno per il sostegno all’educazione, alla formazione professionale e, soprattutto, alla promozione della lingua italiana in Sudan”, spiega il presidente di Med-Or, Marco Minniti. “Erogheremo borse di studio a favore di giovani studenti presso università italiane e realizzeremo progetti di ricerca congiunti con alcuni think tank sudanesi”.

Due colpi di stato e una sanguinosa guerra civile in meno di quattro anni ma l’Italia non ha mai fatto mancare aiuti di ogni tipo ai leader militari succedutisi alla guida del paese africano. E sempre e solo in nome della lotta all’immigrazione “clandestina”.

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Alessio Galluppi: Il chiacchiericcio sul 25 aprile e la fuga dei capitali dalle banche negli USA

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Il chiacchiericcio sul 25 aprile e la fuga dei capitali dalle banche negli USA

di Alessio Galluppi

Mentre in Italia diventa spasmodico il chiacchiericcio su antifascismo, fascismo e 25 aprile, negli Stati Uniti la First Republic Bank – 18^ banca negli USA, con sede centrale a San Francisco in California – il cui asset totale ammontava al 2022 a 197,9 miliardi di dollari, ha improvvisamente avuto un crollo del 49% del valore dei suoi titoli azionari su Wall Street. Il motivo? Nella pubblicazione quadrimestrale dei bilanci pubblici è venuto fuori che nel mese passato depositi pari a 100 miliardi di dollari sono stati ritirati dalla banca.

Tutti continuano a porsi la domanda – sbagliata – se le banche siano sicure, se il sistema finanziario sia sicuro, oculatamente regolamentato e capace di evitare effetti domino, se “i nostri soldi in banca” siano al sicuro.

Nessuno si pone la domanda causale: perché 100 miliardi di capitale vengono ritirati e per andare non si sa dove?

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Cristina Quintavalla: “Rompiamo l’assedio, tentiamo il futuro”. Cosa rimane della lotta della GKN

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“Rompiamo l’assedio, tentiamo il futuro”. Cosa rimane della lotta della GKN

di Cristina Quintavalla

Che fine ha fatto la GKN e la sua vertenza? Dopo manifestazioni nazionali, mobilitazioni, editoriali, promesse della politica ecc. tale lotta sembra uscita dal cono di luce dei media anche meno allineati. Eppure si cerca ancora di costruire una prospettiva che non sia la deindustrializzazione del sito per arricchire l’ennesimo fondo speculativo. In che modo? Ce lo racconta questo testo di Cristina Quintavalla (nota della Redazione).

Il Collettivo di fabbrica della GKN non ha mai nutrito illusioni sulle promesse di reindustrializzazione di fabbriche fallite o abbandonate dagli imprenditori. Aveva sotto gli occhi anni di operazioni fallite. Stesso copione: prendi i soldi e scappa. Multinazionali e/o fondi che hanno investito, hanno goduto di finanziamenti pubblici, hanno tagliato senza pietà manodopera, e poi se ne sono andati. Passaggi di proprietà successivi, promesse di reindustrializzare, impegni industriali non mantenuti, anni di logoranti ed estenuanti trattative per i lavoratori. Con le fabbriche in crisi gli stessi indotti sono spariti, migliaia di persone sono rimaste senza lavoro e interi territori si sono ritrovati dall’oggi al domani desertificati e impoveriti.

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Andrea Zhok: Il bullismo degli inetti

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Il bullismo degli inetti

di Andrea Zhok

Oggi Primo Maggio, vorrei spendere due parole non sul “Lavoro” in qualche accezione astratta (ne ho parlato anche troppo) ma del “lavoro” in una di quelle istanze prosaiche, ricche di dettagli noiosi che però incidono sulle vite delle persone – e che di solito passano sotto silenzio.

Recentemente sono venuto a conoscenza di una vicenda che coinvolge alcune centinaia di docenti precari dell’AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica), vicenda emblematica e non dissimile da molte altre vicende in altri comparti dell’istruzione pubblica.

In breve: per circa vent’anni era stato in funzione un sistema di reclutamento cui si era arrivati per inerzia più che per pianificazione. Per poter ambire ad essere assunti in un Conservatorio bisognava riuscire a totalizzare tre anni di servizio presso un’Istituzione di alta formazione musicale, dopo di che, occasionalmente, ciò consentiva di entrare in un listone nazionale da cui si poteva venir stabilizzati, se una sede ne faceva richiesta. Per riuscire a raggiungere i tre anni di servizio i docenti dovevano concorrere a reiterate graduatorie in tutta Italia, saltabeccando ovunque, lavorando spesso in sedi remote, con gran parte dello stipendio che se ne andava in viaggi e alloggi fuori sede.

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Alberto Giovanni Biuso: Le parole

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Le parole

di Alberto Giovanni Biuso

L’umano è l’animale che comunica. Non è l’unico, naturalmente. La relazione con i conspecifici è una caratteristica di gran parte del mondo animale. Tra gli altri strumenti e modalità, l’umano utilizza le parole. Esse costituiscono gran parte del suo mondo. Anche il mondo che in questo momento mette in comunicazione l’autore di queste parole con il lettore. Le parole sono dunque fondamentali. La politica e la storia sono in gran parte una lotta tra parole per il dominio di alcune di esse sulle altre. In questo dominio infatti non soltanto si esprime ma anche si fonda il potere di un gruppo di umani – tribù, nazione, chiesa, città, classe – su altri gruppi. Nel dominio delle parole si esprime e si fonda l’egemonia politica.

A questo scopo le parole vengono portate in primo piano oppure taciute, vengono imposte oppure nascoste, vengono consacrate oppure proibite. La forma più completa e insieme più insidiosa di questa guerra è l’ovvio. Il dominio viene infatti raggiunto e realizzato quando alcune parole cominciano a non avere alternative, a non poter subire una valutazione critica, a diventare una forma etica della vita, a presentarsi come il Bene in forma fonetica.

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