[Sinistrainrete] Alessandro Valentini: Guerra e pace

Rassegna dell’11/06/2023

 

 

Alessandro Valentini: Guerra e pace

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Guerra e pace

di Alessandro Valentini

0 97964La guerra tra Russia e Ucraina, e in termini più complessivi tra Russia, Nato e Stati Uniti, viene spesso presentata come un ritorno alla “guerra fredda”. Il paragone però è fuorviante, non regge. Nella “guerra fredda” vi erano due sistemi, politici, economici e sociali ben definiti: da una parte il capitalismo, dall’altra parte il socialismo realizzato. Tutta la diplomazia e le relazioni internazionali ruotavano attorno a questa realtà, anche i numerosi paesi cosiddetti non allineati, come la Jugoslavia, l’India e la stessa Cina, si muovevano dentro questo contesto. E pure le strategie militari, compresa la corsa al riarmo delle due superpotenze, Usa e Urss, non prescindevano dai rapporti di forza usciti dalla Seconda Guerra Mondiale. Tant’è che, nonostante la contrapposizione tra blocchi, vi erano spazi, per una serie di paesi, anche europei, per poter condurre iniziative diplomatiche in parte autonome, che comportavano anche scambi commerciali e relazioni economiche. Si pensi all’azione delle socialdemocrazie, in primis di quelle tedesche e scandinave, o ai rapporti economici fruttuosi che i governi italiani di centro-sinistra stabilivano con l’Unione Sovietica e gli altri paesi socialisti. Nessuno statista occidentale, in quegli anni, fece mai dichiarazioni bellicose nei confronti dell’Urss o tentò di praticare una linea volta a smembrarla. Unica eccezione fu Churchill, che subito dopo il ’45, sconfitta la Germania nazista, si avventurò in dichiarazioni forti di aggressione militare all’Urss di Stalin, che non aveva ancora la bomba atomica, ma rimase una voce isolata e non fu ascoltato, per fortuna, dagli statunitensi. Tutti gli Stati di entrambi i blocchi si muovevano all’interno di quanto stabilito dagli accordi di Yalta che sancivano la presenza di due sfere di influenza, quella degli Usa e quella dell’Urss.

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Giorgio Gattei: Solo una divagazione? Dal “dono” di Mauss al Codice di Hammurabi. Cronache marXZiane n. 11

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Solo una divagazione? Dal “dono” di Mauss al Codice di Hammurabi. Cronache marXZiane n. 11

di Giorgio Gattei

Senza titolongvb1. Insomma, sul pianeta Marx, questo inedito corpo astronomico comparso nel cielo dell’economia politica sul finire del XVIII secolo, si producono sia grano che tulipani e la loro contemporanea presenza ne modifica in maniera indelebile il paesaggio. Ma dettagliamo: mentre il grano è “merce-base” (secondo la nomenclatura introdotta da Piero Sraffa) perché serve alla produzione di ogni altra merce essendo l’alimento dei lavoratori impegnati nelle loro produzioni, il tulipano è invece “merce non-base” dato che non vi partecipa (a che serve un tulipano se non a rimirarlo?) e che noi considereremo, facendo nostra una esagerazione sraffiana, che non entri nemmeno nella produzione di se stesso, così da «non trovarsi fra i mezzi di produzione di nessuna industria». E a questo proposito Sraffa ha fatto il caso, in una corrispondenza privata, degli elefanti bianchi, mentre in Viaggio di merci per merci pubblicato nel 1960 ha indicato le uova di struzzo e i cavalli da corsa (cfr. H. D. Kurz, Neri Salvadori, White elephants and other non-basic commodities: Piero Sraffa and Krishna Bharadwaj on the role and significance of the distinction between basics and non-basics, “The Indian Economic Journal”, June 3, 2021). Però a me è piaciuto prendere il tulipano a tipo ideale di “merce non base”, anche perché nel XVII secolo in Olanda è stato fatto oggetto della prima speculazione finanziaria della storia moderna (vedi l’immagine ch ho posti in apertura: Il trionfo di Flora/Tulipano di Hendrik Pot, circa 1640). E a chi venisse da sorridere su simili esempi strampalati, basterebbe ricordargli che anche gli armamenti sono “merci non base” e che un carro armato non serve alla produzione di alcunché, men che meno di se stesso, eppure lo si produce e fa danni.

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Giacomo Gabellini: Il “rimpasto” di Erdogan e il futuro delle relazioni con la Russia

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Il “rimpasto” di Erdogan e il futuro delle relazioni con la Russia

di Giacomo Gabellini

Dopo aver ottenuto il suo quinto mandato presidenziale, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha attuato un inaspettato, radicale rivoluzionamento della preesistente struttura di governo che ha investito tutti i Ministeri di maggiore rilevanza.

Alla Difesa è stato piazzato il Capo di Stato Maggiore Güler. All’Economia si è invece insediato Mehmet Simsek, manager di spessore i cui trascorsi presso Merrill Lynch sono risultati particolarmente – e prevedibilmente – graditi al mondo della grande finanza, come si evince dalla consistente e repentina svalutazione dei Credit Default Swap (Cds) a cinque anni sui titoli di Stato turchi verificatasi non appena è divenuta ufficiale la notizia relativa alla sua nomina.

La svolta di maggiore rilievo interessa tuttavia il Ministero degli Esteri, a capo del quale è stato piazzato l’ex direttore del Mit (Millî Istihbarat Teskilâti, il servizio di intelligence turco) Hakan Fidan in sostituzione di Mevlüt Çavusoglu, accreditatosi lo scorso anno come mediatore rispetto alla guerra russo-ucraina e spesosi più recentemente per il ripristino delle relazioni diplomatiche con la Siria guidata dal presidente Bashar al-Assad.

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Francesco Galofaro: Elly Schlein perde il centro ma non convince la sinistra. Considerazioni sulle recenti elezioni

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Elly Schlein perde il centro ma non convince la sinistra. Considerazioni sulle recenti elezioni

di Francesco Galofaro

A urne chiuse e risultato consolidato, mi propongo una non semplice riflessione sulle scorse amministrative. Se la vittoria del centrodestra guidato da Giorgia Meloni è netta, lo sono molto meno le possibili cause e soluzioni per le numerose formazioni che, con progetti e programmi molto diversi, si oppongono al governo. La sconfitta è spesso usata per dimostrare i teoremi più astrusi: così alcuni giornalisti di Repubblica e della Stampa hanno sostenuto che il cattivo risultato del PD fosse da imputarsi allo scarso sostegno a Fabio Fazio e a Lucia Annunziata e hanno invitato Elly Schlein all’unità coi Cinquestelle ma anche a non deludere le istanze degli elettori moderati e centristi; al contrario, secondo la mia lettura gli elettori si sono espressi chiaramente contro le soluzioni di compromesso.

Mi baserò prevalentemente su dati dell’Istituto Cattaneo circa i flussi elettorali disponibili. Il primo dato da considerare è l’astensionismo: 59% al primo turno, al 49% al secondo. Conferma la disaffezione degli italiani (alle politiche aveva votato il 64% degli elettori).

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Agata Iacono: “La scuola nell’epoca della sua aziendalizzazione”: intervista ai docenti che hanno redatto il documento

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“La scuola nell’epoca della sua aziendalizzazione”: intervista ai docenti che hanno redatto il documento

di Agata Iacono

Docenti della scuola pubblica in alcune regioni italiane, tra cui Calabria e Sardegna, hanno espresso la loro visione critica sulla direzione presa dalla scuola italiana. Ritenendo che la società nel suo complesso stia seguendo un percorso sbagliato, essi sostengono che i problemi della scuola non siano altro che una manifestazione dei conflitti sociali presenti. Al fine di partecipare a un dibattito iniziato da altri, hanno redatto un documento intitolato “La scuola nell’epoca della sua aziendalizzazione”. Questo contributo, ancora in evoluzione, mira a evidenziare due limiti nel dibattito attuale.

Il primo limite è rappresentato dalla mancanza di comunicazione e discussione tra coloro che lavorano nella scuola e sono insoddisfatti della situazione attuale. Ognuno sembra accontentarsi di sfruttare i margini di indipendenza che ancora rimangono, senza cercare un confronto collettivo per proporre alternative. Questa mancanza di unità fa sì che l’impatto di tali insegnanti sia minore di quanto potrebbe essere, impedendo loro di esistere come forza significativa per il resto del mondo.

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Ascanio Bernardeschi: I rischi e le opportunità del nuovo scenario mondiale

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I rischi e le opportunità del nuovo scenario mondiale

di Ascanio Bernardeschi

La guerra in Ucraina fa parte di uno scontro globale fra la maggiore potenza imperialista, contornata dagli imperialismi, suoi vassalli e un blocco in via di formazione di paesi emergenti che non si rassegnano al predominio del dollaro e delle politiche neoliberiste e che vogliono decidere autonomamente i loro destini. Da che parte stare?

Le due guerre mondiali determinarono l’affermazione della superpotenza degli Stati Uniti su buona parte del mondo. Nel 1944, a Bretton Wood, gli States, grazie alla convertibilità con l’oro della loro moneta, che le altre nazioni non riuscirono a mantenere, imposero il dollaro come valuta universale negli scambi internazionali e nelle riserve dei singoli paesi. Anche quando Nixon, nel 1971, dovette abbandonare la convertibilità, il dollaro continuò a spadroneggiare sia perché richiesto dalla maggior parte delle nazioni produttrici di petrolio – i famosi petrodollari – sia per la potenza militare degli Usa che si fece valere ogni qual volta qualche stato si mostrava recalcitrante. Ciò ha consentito fin qui agli Usa di finanziare i propri deficit commerciali e il proprio debito pubblico stampando dollari.

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Guido Carpi: FOTTUTI! La formazione del rivoluzionario: Lenin e i bolscevichi

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FOTTUTI! La formazione del rivoluzionario: Lenin e i bolscevichi

di Guido Carpi

la formazione del rivoluzionario1Non si fa la rivoluzione senza rivoluzionari e rivoluzionarie.

È la lezione, ancora oggi tutta da conquistare, dei bolscevichi, che con l’Ottobre sovietico incendiarono il Novecento. Lenin ha speso l’intera propria opera a formare questo tipo di nuovo militante politico. Ogni sua riga è rivolta ai militanti, anche quando essi erano ancora di là da venire. Ipocriti e professori, invece, li voleva fuori dai piedi.

È questo il Lenin di cui abbiamo voluto parlare, nel secondo incontro del ciclo MILITANTI: giovane e sovversivo, audace e sognatore, pieno di intelligenza e odio di parte, lucida rabbia e realismo rivoluzionario, dentro il proprio tempo ma contro di esso, con gli stessi problemi, errori e contraddizioni da affrontare dei militanti di oggi – tra guerra, sfruttamento, mancanza di un orizzonte di trasformazione e l’urgenza del “Che fare?”. Un Lenin quindi ancora vivo, perché non mummificato dalle tristi parrocchie (e spesso inquietanti sette) “marxiste-leniniste-trozkiste-maoiste-sinistre” e chi più ne ha più ne metta, che hanno finito per renderlo inoffensivo.

L’idea-prassi centrale di Volodja, il nucleo della sua forza, è infatti l’«attualità della rivoluzione», la sua declinazione e articolazione concreta in ogni passaggio, momento, sia tattico che strategico, della militanza comunista: dall’inchiesta in fabbrica all’insurrezione nelle strade, dalla stesura di un volantino alla guerra civile. Una rivoluzione che scoppia e vince in Russia non perché fossero mature le condizioni storiche ed economiche del suo capitalismo, ma perché lì era più forte la lotta di classe e l’organizzazione politica degli operai. La lezione leniniana ci dice insomma che c’è da cogliere l’occasione quando si presenta – non solo: l’occasione c’è da prepararla.

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Alessandro Volponi: Relazione introduttiva all’Assemblea di costituzione del Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo”

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Relazione introduttiva all’Assemblea di costituzione del Centro Studi Nazionale “Domenico Losurdo”

di Alessandro Volponi*

LOGO LOSURDO 1024x320Si svolge questo nostro incontro sullo sfondo di un Paese segnato da una decadenza pluridecennale, nel corso della quale conformismo e opportunismo sono dilagati ben oltre l’orto della politica politicante. Non mancano, però, focolai di rivolta o movimenti monotematici che perseguono obbiettivi sacrosanti, episodi straordinari di protagonismo operaio (GKN) e minuscoli partiti antisistema invisibili e immobili, insomma “non tutto è di plastica, qualcosa ancora freme, frigge” per dirla con Paolo Volponi, ma il panorama è desolante e, apparentemente, senza via d’uscita. Costituire un Centro Studi intitolato a un grande del marxismo, fondato su inequivocabili premesse teoriche, mirato a socializzare conoscenze, a proporre temi di ricerca e a preparare, in definitiva, un programma di alternativa di società, è un progetto ambizioso e impegnativo che va realizzato con umiltà e tenacia.

“Solo da un lavoro comune e solidale di rischiaramento, di persuasione e di educazione reciproca nascerà l’azione concreta di costruzione”, questa asserzione, contenuta in un articolo intitolato “Democrazia operaia” apparso ne L’ordine nuovo del 21 giugno 1919, ci ricorda lo straordinario esordio di un intellettuale collettivo formato da giovani eccezionali studiosi e da addetti alla produzione, l’avanguardia operaia torinese, che insieme progettarono di governare le fabbriche e lo Stato.

Potrà sembrare stravagante, a questo punto della relazione, un panegirico della memoria finché non si consideri che la memoria è un nemico giurato del trasformismo, del malgoverno, della criminalità organizzata, del fascismo e dell’imperialismo ed è chiaro che la Storia e il suo uso pubblico sono un grande, importante, terreno di lotta tra progresso e reazione.

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Roberto Quaglia: La falsa singolarità tecnocratica contro la vera singolarità tecnologica

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La falsa singolarità tecnocratica contro la vera singolarità tecnologica

di Roberto Quaglia

visionetv2Quando si profila una tempesta mai vista all’orizzonte, hai voglia a chiuderti in casa e nasconderti sotto le coperte: la tempesta arriverà comunque perché la natura ha deciso così. Abbiamo messo in moto quel vortice di algoritmi che chiamiamo intelligenza artificiale e il turbine ora sta rapidamente montando alle dimensioni di uragano, ed è una tempesta che ci travolgerà inevitabilmente perché ormai così è nella natura delle cose. Buona fortuna a tutti!

Bene, dopo questa umile premessa, in effetti una promessa, proviamo ad affrontare uno degli argomenti più ostici di questo tempo ossia la creazione da parte nostra di una intelligenza artificiale in grado di risolvere tutti i nostri problemi, oppure – chi lo sa – di distruggerci e magari anche estinguerci.

Purtroppo, in gran parte delle discussioni a riguardo si dicono un sacco di scemenze, frutto del fatto che nessuno sa di che cosa si stia parlando. Probabilmente, nemmeno io lo so bene. E ad ascoltare gli stessi progettisti di queste intelligenze artificiali scopriamo con sconcerto che neppure loro lo sanno con esattezza. Ma il problema vero non consiste tanto in ciò che non sappiamo, quanto piuttosto in ciò che non sappiamo di non sapere. È riguardo a questo che ovunque si esagera.

A beneficio degli ultimi arrivati sull’argomento, facciamo quindi un breve riassunto delle puntate precedenti. Già nel 1950 Church e Turing formularono l’ipotesi che una macchina calcolatrice relativamente semplice sarebbe in grado di emulare un cervello umano, a patto di disporre di tempo e memoria infiniti. Ovviamente, questi non sono infiniti, per lo meno dalle nostre parti, quindi, è ovvio che dobbiamo scordarci la semplicità.

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Carlo Formenti: Quando la denuncia ideologica serve solo a coprire l’assenza di linea politica

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Quando la denuncia ideologica serve solo a coprire l’assenza di linea politica

di Carlo Formenti

Con questo post inauguro il nuovo corso di questo blog. Infatti ho deciso di smettere di alimentare il mio profilo Facebook (in considerazione dei limiti sempre più stringenti che tendono ad allineare la piattaforma ai criteri imposti dal “pensiero unico” veicolato dai media mainstream; della sua efficacia limitata come veicolo di informazione/mobilitazione relativa a eventi politici, culturali e sociali; dell’insipienza di dibattiti in cui la ricerca narcisistica di visibilità prevale sul confronto costruttivo delle idee; dell’impossibilità di andare a fondo sui temi affrontati nei post in quanto quelli troppo lunghi non vengono letti, per cui si finisce per esprimere “opinioni” piuttosto che pareri motivati). In conseguenza di questa scelta il blog non ospiterà solo articoli lunghi di taglio teorico come è stato finora, ma anche brevi commenti sull’attualità politica, culturale e mediatica, come quello che trovate qui di seguito.

* * * *

Non sono un fan di Travaglio, anche se gli riconosco straordinarie doti di polemista.

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Geraldina Colotti: L’integrazione euro-asiatica in un mondo multipolare

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L’integrazione euro-asiatica in un mondo multipolare

di Geraldina Colotti

Grandi manovre in vista di Vilnius, il nuovo vertice della Nato che si terrà nella capitale della Lituania, il prossimo 11 e 12 di luglio. Lì si preciseranno e si consolideranno le linee strategiche decise lo scorso novembre nel summit di Madrid. Una grande operazione di resettaggio dell’Alleanza Atlantica, braccio armato dell’imperialismo nordamericano, in cerca di una nuova egemonia.

Si preciseranno i nuovi compiti di vassallaggio imposti all’Unione Europea con l’adozione di sanzioni alla Russia, e una nuova spartizione di profitti in base al potenziamento dell’economia di guerra. La Germania, la più penalizzata delle economie Ue dall’”embargo” alla Russia, ha deciso di aumentare le spese militari di 100 miliardi di euro, l’Italia governata dall’estrema destra in funzione del complesso militare-industriale, è al sesto posto per esportazioni di armi a livello globale. E il Parlamento europeo ha approvato la relazione Asap (Act to Support Ammunition Production).

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Il Chimico Scettico: E per qualcuno questa sarebbe “scienza”

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E per qualcuno questa sarebbe “scienza”

di Il Chimico Scettico

I social sono le più grandi finestre sull’umana idiozia che siano mai esistite. E quindi in 5 anni là sopra ho appreso cose che preferivo non sapere, tipo che per qualcuno l’equazione di Dirac è “l’equazione dell’amore” e altre boiate ispirate al non avere la minima idea di cosa sia la meccanica quantistica, però insistere in demenzialità “quantistiche”.

Doverosa precisazione: la meccanica quantistica non è solo roba da fisici. Da struttura atomica a legame chimico fino alle spettroscopie atomiche e molecolari la chimica è, quantitativamente, la seconda disciplina, quanto a uso massiccio di meccanica quantistica. Sapevatelo.

Detto questo, arriviamo al principio di indeterminazione di Heisemberg, che è molto banalmente:

Δx Δpx ≥ħ/2

Sarebbe a dire che, per una particella elementare – e ribadisco, particella elementare – l’incertezza statistica sulla sua posizione moltiplicata per l’incertezza statistica sul momento (massa*velocità) non può essere piccola a piacere. Ovvero possiamo conoscere con precisione arbitraria la sua posizione, oppure il suo momento, ma non entrambi. Ed ecco come la cosa viene raccontata sul corriere:

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Francesco Galofaro: Così Zelensky ha chiuso alla pace e al dialogo. Considerazioni sparse su guerra e morale

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Così Zelensky ha chiuso alla pace e al dialogo. Considerazioni sparse su guerra e morale

di Francesco Galofaro*

Il 27 maggio il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato ufficialmente la controffensiva ucraina con i consueti tweet trionfali. Il giorno precedente, l’Ucraina aveva definito irricevibile la proposta cinese di pace, perché includerebbe una rinuncia a parte dei territori rivendicati dai russi. Si è trattata di una “rivelazione” del Wall Street Journal che alcuni giornalisti nostrani (esempio: Giulia Berardelli sull’Huffington post) si sono affrettati a spacciare per metafisica; la realtà è diversa. Non solo l’inviato speciale del governo cinese per gli Affari eurasiatici, Li Hui, ma anche fonti UE e perfino il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba hanno smentito che la proposta cinese contenesse richieste di lasciare territori ucraini alla Russia (il che, va detto, è uno spiraglio per una ripresa del dialogo, in futuro). Dunque, per il momento Washington e Kiev perseguono la soluzione militare e usano i media per screditare ogni alternativa politica.

Nient’altro che una passerella mediatica cinica era stata la visita di Zelensky al Papa, lo scorso 14 maggio. “Non abbiamo bisogno di mediatori”, aveva dichiarato in quell’occasione il presidente.

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