Il voltafaccia dei verdi tedeschi: chiedevano il “rilascio immediato” di Assange e adesso tacciono

Michael Sontheimer –  19 dicembre 2023

Undici misere pagine (peacelink.it)

 

Fonte: taz.de – 30 ottobre 2023

In campagna elettorale l’esponente dei Grüne (Verdi) Baerbock si è spesa per Julian Assange. Da ministra degli Affari esteri le sue iniziative a favore del giornalista incarcerato sono assolutamente insufficienti

«Le finzioni deliberate», così si espresse una volta Hanna Arendt, fin dagli albori della storia «ci sono note come mezzo legittimo per raggiungere scopi politici». Che la ministra degli Affari esteri, Annalena Baerbock, conosca il saggio di Arendt apparso nel 1972 La menzogna in politica? Non è dato sapere. Tuttavia, le sue dichiarazioni in merito al giornalista australiano, perseguitato dal governo americano, Julian Assange la rendono un esempio perfetto delle riflessioni di Arendt.

Quand’era la candidata dei Grüne alla cancelleria, nel settembre del 2021, Baerbock chiese «il rilascio immediato di Julian Assange». Eppure, in veste di ministra degli Affari esteri, per mesi ha ignorato qualsiasi interpellanza concernente il fondatore del portale di divulgazione Wikileaks, detenuto a Londra da oltre quattro anni. Un modus operandi, questo, fino ad allora sconosciuto per un ministro della Repubblica. Taz è ora in possesso della replica, formulata da uno dei sottosegretari di Bearbock, all’interrogazione avanzata dal deputato di Die Linke Sevim Dağdelen. Illustra quanto Baerbock faccia poco per supportare Assange nella battaglia per la libertà.

Stella Assange, legale e moglie dell’editore bersagliato dal governo degli Stati Uniti fin dal 2012, lo scorso aprile ha preso parte al congresso taz.lab, tenutosi a Berlino. In quell’occasione intendeva incontrare anche Bearbock, un incontro, tuttavia, mai avvenuto. Viceversa, l’avvocata è stata ricevuta da un’incaricata del suo dicastero – a patto che il colloquio restasse riservato. Che si possa fare altrimenti, lo ha dimostrato la ministra di Stato per la Cultura, Claudia Roth. La sua collega di partito da Stella Assange si è fatta ragguagliare sulla situazione dell’illustre prigioniero politico e poco dopo, intervistata da taz, ha dichiarato: «Il rilascio di Julian Assange sarebbe un segnale positivo e importante per la libertà di stampa».

Il sottosegretario agli Affari esteri Thomas Bagger ha ora risposto all’interrogazione rivolta da Dağdelen, in concreto al quesito sulle misure intraprese dal governo tedesco, che lo stesso «non nutre dubbi sul fatto che la giustizia britannica applichi principi costituzionali e rispetti i diritti umani». Per il resto, «non è assolutamente» ammesso esprimersi riguardo al contenuto di colloqui riservati con altri governi.

Nessuna informazione

La risposta, lunga undici pagine, ai ventotto quesiti è insoddisfacente. Dağdelen intendeva sapere se il governo tedesco fosse a conoscenza del piano della Cia di rapire e uccidere Assange, come sostenuto da Yahoo-News sulla base delle dichiarazioni rilasciate da ex membri dell’amministrazione Trump. Risposta: «Non ci sono informazioni nel merito della questione».

Alla domanda se il governo tedesco è a conoscenza se Assange negli Stati Uniti sarà sottoposto a un processo equo, risponde che non esiste «dal punto di vista del governo alcun motivo per dubitare della legalità e dell’autonomia della magistratura statunitense». E ciò benché l’accusa di spionaggio mossa dagli Stati Uniti contro Assange, per cui rischia una pena fino a 175 anni di reclusione, si basi sulla testimonianza chiave di un criminale, cui l’Fbi ha in cambio garantito l’immunità.

taz Sevim Dağdelen esprime il suo disappunto soprattutto rispetto al fatto che il governo ignora completamente la decisione del Petitionsausschuss e della seduta plenaria del Bundestag affinché eserciti pressioni su Gran Bretagna e Stati Uniti per il rilascio di Julian Assange. Dağdelen è irritato dal silenzio di Bearbock sui «continui attacchi di Washington alla libertà di stampa».

I sostenitori di Assange potranno forse tirare un sospiro di sollievo per il fatto che in questo caso la Germania non ha un ruolo determinante. Ad avere molta più influenza è l’Australia, il cui primo ministro, Anthony Albanese, si è appena recato in visita a Washington dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. I due Paesi sono strettamente legati e, insieme a Gran Bretagna, Canada e Nuova Zelanda, formano l’alleanza di intelligence Five Eyes.

Il laburista Albanese già dal 2022 chiede che il cittadino australiano Assange venga rilasciato. «Enough is enough», non fa che ripetere; se abbia ottenuto qualcosa per Assange da Biden, non è dato sapere.

Tradotto da Stefano Porreca per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l’autore della traduzione.
N.d.T.: Titolo originale: “Unbefriedigende elf Seiten”

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