Solidarietà ai migranti e gratitudine per Medici senza Frontiere

Rassegna del 04/01/2024

 

Pressenza

Notizie da Pressenza IPA – 04.01.2024

Solidarietà ai migranti e gratitudine per Medici senza Frontiere

Redazione Italia

Non dimentichiamo che una delle principali causa dei flussi migratori è il disastro ecologico con le sue conseguenze.

Questa mattina ha attraccato al porto di Ravenna la nave soccorso di Medici Senza Frontiere. L’organizzazione umanitaria, che come noto è premio Nobel per la Pace (e che proprio in questi giorni – fra l’altro – ha anche perduto dei suoi operatori a Gaza sotto i bombardamenti israeliani), già dal 29 dicembre comunicava che «336 persone sono state soccorse dalla Geo Barents in 3 diverse operazioni. Erano in pericolo su barconi in legno instabili nel Mediterraneo centrale. Tutte le persone soccorse sono adesso a bordo della Geo Barents, ma ci vorranno circa 4 giorni di navigazione per raggiungere Ravenna, l’ennesimo porto lontano assegnatoci dalle autorità italiane».

Dal canto suo, la Prefettura attesta che con questo sbarco saliranno a 734 i migranti giunti in un anno a Ravenna con navi ONG.

Anche questa volta, la procedura adottata dal Governo italiano è stata quella di inviare le navi umanitarie verso porti lontanissimi dal luogo del soccorso, con il chiaro intento di mettere i “bastoni fra le ruote” a chi compie le operazioni di salvataggio.

Non possiamo che esprimere la nostra soddisfazione nel constatare che a Ravenna non si sono rilevate espressioni di fastidio o di ostilità, né da parte istituzionale né da parte dell’opinione pubblica. Adesso, confidiamo che altrettanto civili e solidali siano le scelte di accoglienza, senza sballottare queste persone in ulteriori eccessivi e spossanti spostamenti.

Si tratta di persone che hanno bisogno di cure e di umanità, di soluzioni a breve e lungo termine, soluzioni che a tutt’oggi non sono affatto scontate né a Ravenna né in regione, se è vero, per esempio, che le difficoltà a trovare un alloggio appena decente a prezzi affrontabili, sono enormi e spesso insormontabili anche per chi vive dalle nostre parti da anni e lavora regolarmente.

Per cui, mentre sentiamo di dover ringraziare con tutto il cuore Medici senza Frontiere e le altre organizzazioni che continuano a salvare vite nonostante le istituzioni centrali tendano costantemente a criminalizzare la solidarietà, da una parte rivolgiamo un caldo saluto di benvenuto alle 336 persone giunte al porto di Ravenna, dall’altra sollecitiamo ai poteri locali il massimo dell’impegno nella ricerca di soluzioni stabili di accoglienza e di inclusione.

Tuttavia, essendo una Rete formata da tante realtà nate per studiare le criticità imposte dalla crisi climatica e dai disastri ambientali ed intervenire su di essi, non possiamo esimerci dal proporre una riflessione più generale: una gran parte delle persone che cercano di arrivare in Italia, così come in tutti i Paesi del “nord del mondo”, è spinta proprio dalle catastrofi ecologiche che – sempre più – rendono impossibile la vita in vaste aree del Pianeta.

Infatti, moltissime sono le situazioni in cui il cambiamento climatico sta innescando grave crisi idrica, crollo delle produzioni agricole e dell’allevamento, desertificazione, scomparsa della biodiversità, impossibilità a mantenere le economie di sussistenza. Non solo, ma anche alla base dei conflitti armati e degli i scontri politici-religiosi, in cui le popolazioni civili sono le prime vittime, c’è quasi sempre la feroce contesa per il possesso e il controllo delle fonti energetiche fossili.

Pertanto, riteniamo che affrontare il tema dei flussi migratori e proporre soluzioni, debba significare compiere ogni sforzo perché si avviino a tutti i livelli, da quelli planetari a quelli strettamente locali, le giuste scelte per una decisa svolta nelle politiche energetiche e per la fuoriuscita dalla schiavitù delle fonti fossili, la tutela delle risorse naturali, costruendo un nuovo rapporto fra gli esseri umani e la natura nel suo insieme.

In questo senso, crediamo che la Regione Emilia-Romagna e i nostri Comuni non si debbano limitare ad ostentare la propria disponibilità a tenere un atteggiamento responsabile nel momento della prima accoglienza, ma debbano anche ripensare in profondità il proprio modello di sviluppo.

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