[SinistraInRete] Enrico Cattaruzza: Il male nel giardino di Höss. “Zona di interesse” di Jonathan Glazer

Rassegna 10/03/2024

Enrico Cattaruzza: Il male nel giardino di Höss. “Zona di interesse” di Jonathan Glazer

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Il male nel giardino di Höss. “Zona di interesse” di Jonathan Glazer

di Enrico Cattaruzza

ZonaInteresse.pngUna domenica come tante, in fila fuori da un cinema – il più giovane in fila, nonostante l’età non più verdissima – aspettando un film di cui nulla so se non il voto altissimo su almeno due siti specializzati, e il seguente commento occhiato in una recensione: “Zona di interesse, il film di Jonathan Glazer tratto da un libro di Martin Amis, parla della banalità del male”, il concetto reso celebre dal titolo di un saggio di Hannah Arendt. Quello che dalla lettura come sempre frettolosa pare interessante è che, rispetto alla cospicua filmografia sul tema, stavolta il punto di vista non sia di una vittima né di un eroe, ma di un nazista, e nemmeno di un roboante Hitler o di un romantico Hess, ma del comandante del campo di Auschwitz, Rudolf Höss. Un tecnico, diciamo, un po’ più in alto di Eichmann, ma siamo lì.

Assidue ed estreme frequentatrici dei cinema della città sono le signore in odore o fresche di pensione, sole, con amiche o accompagnate dai riluttanti mariti, e sono senz’altro anche le più ciarliere: in attesa di comprare i biglietti, giocoforza ne ascolto i commenti mentre escono dalla proiezione precedente, sconsigliando la visione dell’opera di Glazer a noi del turno successivo: “Mai visto un film così brutto”; “Guarda, per una roba del genere non merita andare al cinema”.

Almeno cinque o sei di loro sono concordi nel bocciare senza appello quello che hanno appena visto. Un’ora e tre quarti dopo, non potrei essere più discorde.

Anzi, durante il film già comincio mentalmente a scrivere una recensione senza pericolo di spoiler, perché non c’è assolutamente nulla da spoilerare. Nemmeno è una recensione, questa cosa che mi scappa in diretta come la pipì, ma un semplice commento, una nota a margine: non si può riassumere o compendiare l’opera di Glazer, che è priva peraltro di una trama precisa, e che nemmeno indugia a disegnare personaggi compiuti.

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Enzo Pellegrin: Italia ed Europa verso il suicidio economico: A quando la resistenza?

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Italia ed Europa verso il suicidio economico: A quando la resistenza?

di Enzo Pellegrin

SuicidiQualche tempo fa, dalle pagine del quotidiano Domani, Gianluca Passarelli compiva un’impietosa fotografia della spettrale pace sociale che avvinghiava l’Italia.

I dati economici erano e sono da horror-movie, anche per le categorie sociali che sinora hanno avallato di tutto, sposando l’individualismo e l’ideologia liberale in nome del mito dell’opportunità, gioco che sinora pochissime volte ha valso la candela.

Il dato sistemico più impressionante è il crollo della produzione industriale, dato che più rappresenta lo stato dell’economia e della produzione reale, al netto della speculazione finanziaria e dei profitti speculativi dei rentiers. Ad aprile 2023 il dato precipitava al – 7,2%. Un crollo peggiore lo si era registrato solo nel luglio 2020, in piena pandemia. Del resto, a ottobre 2023, si registrava il nono mese consecutivo di calo della produzione induistriale italiana.

Sempre nell’ottobre del 2023, l’Istat decretava la brusca frenata della crescita del PIL. Se nel 2021 il rimbalzo post-pandemia attestava la crescita intorno all’8,3%, nel 2022, durante il governo Conte, si registrava ancora una crescita del 3,7%. Nel 2023, con la gestione di Draghi e Meloni, la crescita scendeva a un misero 0,7% che verrebbe cautamente confermato anche per il 2024, ma – come vedremo – con mille riserve.

Il dato che attesta come il sistema produttivo italiano abbia ingranato violentemente la retromarcia è quello sugli investimenti: Se nel 2021 e nel 2022 questi erano cresciuti rispettivamente del 20 e del 10 per cento, nel 2023 gli investimenti scendono a un misero + 0,6%, dato anche qui prudentemente solo confermato per il 2024. (1)

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Fosco Giannini: Comunisti: lo spettro della frammentazione continua e l’esigenza dell’unità

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Comunisti: lo spettro della frammentazione continua e l’esigenza dell’unità

di Fosco Giannini*

merthyr tydfil red flag graffiti.jpgDi fronte allo scenario della polverizzazione del movimento comunista in Italia, ridotto a “isole” che non riescono, per mancanza di forze o per disabitudine a relazionarsi al di fuori della propria bolla, a uscire dalla loro “comfort zone”, l’impegno per l’unità è cruciale, e può trovare fondamenta solo nella presenza concreta nei luoghi di conflitto sociale e in una ritrovata compattezza culturale, politica e ideologica, nutrita da una ricerca teorica aperta e antidogmatica. Solo così si possono gettare le basi per la costruzione del tanto mancante partito comunista in Italia.

Uno spettro s’aggira tra il movimento comunista italiano: lo spettro della frammentazione compulsiva, della moltiplicazione parossistica. Sembra che non passi giorno senza che un’impercettibile parte comunista si stacchi da un’altra piccola parte e si organizzi come fronte, associazione, gruppo, sito comunista on-line. Il movimento comunista italiano, in preda a una crisi profonda e che può contare tra i sei e i settemila iscritti complessivi dei tre partiti più conosciuti (Prc, Pc, Pci), sembra poi “soffriggere” nella sua continua riapparizione, seppur molecolare, nelle città e nei paesi e, di questo passo, persino nei condomini. Persino il dissanguamento prolungato, e in corso ormai da tempo, di militanti e dirigenti che ha segnato di sé, estenuandolo, il Pc (di Rizzo, si dice) non ha trovato una strada univoca per “uscire” e riorganizzarsi, ma, a sua volta, si è ripresentato e si va ripresentando in tante forme diverse e autonome l’una dall’altra, in tanti, diversi e, uno dall’altro “indipendenti”, territori. In un quadro complessivo di feudalizzazione totale del movimento comunista italiano.

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Konrad Nobile: Achtung alle trappole antifasciste e meloniane: al varco eravamo e saremo soli

comedonchisciotte.org

Achtung alle trappole antifasciste e meloniane: al varco eravamo e saremo soli

di Konrad Nobile

Mercoledì 28 febbraio il presidente del Consiglio, nel corso di un’intervista condotta dal direttore del TG2, ha dichiarato di non essere disposto a prendere lezioni da quelli che, precedentemente al governo, facevano inseguire gli italiani dai droni o “sparavano con gli idranti sui lavoratori seduti a terra”.

Questa è stata la sferzata che la premier Meloni ha rivolto alle opposizioni parlamentari impegnate strumentalmente nell’incalzarla sulle cariche pisane della Celere.

Il tema della carica degli uomini del Reparto Mobile sugli studenti di Pisa è diventato infatti oggetto di interessate strumentalizzazioni sia da parte dei partiti d’opposizione, PD e 5 Stelle in primis, che naturalmente dei molti figuri, partitini e movimenti sinistri dal manto più radicale e “antagonista”, avvezzi a gridare come papere all’onnipresente “pericolo fascista” e alla democrazia sotto attacco. Realtà, queste, tanto pronte a stringere il pugno contro il “fantafascismo” quanto a sostenere i più grandi scempi (come il fanatismo LGBTQIA+) e ad avvallare le più plateali privazioni di libertà, queste sì veramente di stampo fascista, della nostra storia recente e le correlate politiche discriminatorie, manifestatesi con l’introduzione delle tessere verdi e degli obblighi vaccinali.

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Giuseppe Masala: Il Rubicone della NATO

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Il Rubicone della NATO

di Giuseppe Masala

È chiaro a tutti che dopo la caduta di Avdeevka per l’Ucraina la situazione del conflitto con la Russia si è fatta pressoché insostenibile: truppe esauste e prive di quella rotazione tra reparti fondamentale per avere un esercito efficiente, carenza di munizioni e attrezzature, copertura aerea ormai sempre più scarsa se non inesistente e, infine, il rubinetto dei finanziamenti del governo di Washington ormai chiuso a causa delle barricate elevate nel Congresso da parte dei Repubblicani.

Pesa su Kiev, come è evidente, soprattutto il mancato finanziamento da parte di Washington perché ciò ovviamente comporta una sostanziale interruzione del flusso di attrezzature, armi e munizioni necessarie per tenere testa all’esercito russo. In questo tornante difficilissimo l’Europa sta provando in tutti i modi a sopperire al blocco dei flussi di risorse finanziarie e militari provenienti da Washington con il fine di tenere in piedi l’esercito ucraino evitando una disfatta di proporzioni simili a quelle che l’Italia subì a Caporetto.

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Roberto Iannuzzi: Il genocidio culturale di Gaza

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Il genocidio culturale di Gaza

di Roberto Iannuzzi

Ciò che sta accadendo a Gaza è un processo di annientamento che compromette il patrimonio culturale, l’identità, l’esistenza fisica e spirituale dell’intera popolazione della Striscia

Dall’inizio della campagna israeliana di bombardamenti a Gaza, lo scorso 7 ottobre, la Striscia è divenuta un’enclave di morte, sradicamento e distruzione. Oltre 30.000 palestinesi sono rimasti uccisi, più di 70.000 sono i feriti, molti dei quali hanno perso arti e/o saranno soggetti a disabilità permanenti.

Fra i civili, sono stati colpiti anche medici, operatori umanitari, professori, scienziati, artisti – cancellati insieme alle loro famiglie. Oltre 100 giornalisti sono caduti sotto il fuoco israeliano.

Le operazioni belliche di Israele nella Striscia costituiscono uno dei più violenti attacchi militari dalla fine della seconda guerra mondiale. Non vi è alcuna reciprocità nel conflitto, visto che Gaza non ha un esercito, e che i miliziani di Hamas, si limitano ormai – al più – ad azioni di guerriglia.

Ampie porzioni della Striscia sono state “ripulite” dai loro abitanti. Circa l’85% della popolazione è sfollata all’interno dell’enclave. I bulldozer israeliani hanno raso al suolo e devastato terreni agricoli, serre, frutteti che avevano impiegato anni per crescere, condannando alla fame gli abitanti di Gaza che sopravviveranno ai bombardamenti.

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Marco Cattaneo: Debito pubblico non è aver vissuto sopra le proprie possibilità

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Debito pubblico non è aver vissuto sopra le proprie possibilità

di Marco Cattaneo

La confusione tra debito pubblico e debito estero è una delle più letali, tra le molte in cui si inciampa leggendo i commenti economici dei giornaloni e dei media più o meno paludati.

Il debito pubblico, secondo questi commenti, è l’espressione di “aver vissuto sopra le proprie possibilità”. E a chi non è adeguatamente informato questo può sembrare ovvio e logico. No ?

Beh, non è né ovvio, né logico, né vero.

E una pulce nell’orecchio dovrebbe metterla la constatazione che TUTTI i paesi di un qualche rilievo economico hanno un debito pubblico.

Sì vabbè, si ribatte in genere a chi fa questo osservazione, ma è un problema di livello. Il debito pubblico italiano è “mostruosamente alto” (in realtà è più alto della media ma è poco più di metà di quello giapponese, rispetto al PIL. Ma non è questo il punto). “Un po’” di debito pubblico è normale ma noi ne abbiamo “decisamente troppo”.

Vediamo di chiarire.

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Francesca Fulghesu: L’illusione meritocratica e il potere attrattivo dell’aristocrazia del talento

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L’illusione meritocratica e il potere attrattivo dell’aristocrazia del talento

di Francesca Fulghesu

Lo slittamento semantico si verifica quando il significato di una parola o di un’espressione muta nel tempo, spesso assumendo connotazioni diverse da quelle originarie. Un termine può cambiare rimandi e senso per varie ragioni, tra cui l’evoluzione culturale, l’uso comune o il cambiamento di contesto. Ma spesso è la politica ad appropriarsi di un vocabolo e travisarne – volutamente o meno – il valore. Distorcendo, così, anche la percezione socialmente condivisa.

Al giorno d’oggi in pochi negherebbero di voler aspirare a una società meritocratica. In Italia, del resto, persino i ministeri contengono la parola “merito” nel nome. Ma cosa significa “merito”? E quanto è insidioso usare questo termine – e addirittura elevarlo a paradigma di riferimento – in modo neutrale, pacificato, presupponendo che sia evidente e inequivocabile cosa è meritevole (o chi è meritevole) e cosa non lo è?

“Meritare” deriva dal latino “mĕrĕo”, verbo della seconda coniugazione con numerosi significati. A seconda del contesto linguistico d’uso, può essere tradotto come meritare, meritarsi, essere degno di qualcosa, guadagnare, ottenere, incassare, ricevere in pagamento, prestare servizio militare, essere o rendersi colpevole, commettere un errore, comportarsi bene o male verso qualcuno, rendere buono o cattivo servizio, prostituirsi, mantenersi prostituendosi.

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Luciano Vasapollo: Riscoprire Marx contro la comunicazione deviante, risorsa strategica del capitale

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Riscoprire Marx contro la comunicazione deviante, risorsa strategica del capitale

Salvatore Izzo intervista Luciano Vasapollo

Marx icona.jpg«L’informazione e la comunicazione hanno ormai assunto un ruolo dominante sia sul terreno della produzione e dell’accumulazione sia su quello del consumo, reinventando l’impresa non solo nei suoi assetti strutturali ma come fabbrica sociale generalizzata; una fabbrica flessibile che si rigenera soprattutto nei suoi meccanismi di condizionamento di ogni struttura sociale in modo da imporre la cultura e i parametri di efficienza aziendale come valori sociali, come nuovi paradigmi del divenire sociale. E i nuovi media, il cui sviluppo prorompente è la conseguenza della ancor più incontrollabile espansione di Internet, rappresentano oggi fattori decisivi in tutti i processi economici». Lo afferma il prof. Luciano Vasapollo, esperto docente di economia dell’Università La Sapienza, in un’intervista a FarodiRoma.

«Per rispondere alla complessità dei bisogni aziendali postfordisti in un’ottica di accumulazione flessibile, la quantità e la qualità dell’informazione si trasforma dalla classica comunicazione aziendale in una comunicazione strategica sociale deviante che invade il territorio per imporre la cultura del profitto e del mercato come ultima spiaggia per l’umanità», spiega il docente, fondatore della Scuola di economia marxista decoloniale, d’ispirazione marxista, nell’ambito dell’ateneo romano, che è il più grande d’Europa.

* * * *

S.I.: Professore, è possibile analizzare con le categorie di Marx lo sviluppo imperioso dell’informazione nel mondo di oggi?

Siamo davanti a un capitalismo selvaggio che punta su un nuovo ruolo svolto dallo Stato-Impresa, da un Profit State del dominio tecno-economico con sempre più forti connotati di coercizione globale sociale.

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Fabrizio Verde: Cosa succede in Transnistria?

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Cosa succede in Transnistria?

di Fabrizio Verde

720x410c50i87uhv.jpgCosa succede in Transnistria? Ha fatto molto rumore a livello internazionale la richiesta di aiuto alla Russia che si è alzata da Tiraspol, capitale della Repubblica non riconosciuta. Il presidente Vadim Krasnoselsky durante il suo intervento al Congresso ha dichiarato che contro la Transnistria si sta applicando una politica di genocidio. Il riferimento è alle politiche della Moldavia miranti allo strangolamento economico, distruzione fisica di una parte del popolo, negazione della difesa legale, tentativo di imporre con la forza la lingua. “La voce dei transnistriani deve essere ascoltata. Dobbiamo parlare delle nostre libertà, dei nostri diritti, della nostra libera attività economica, del processo negoziale e, in ultima analisi, della pace in Transnistria”, ha denunciato Vadim Krasnoselsky.

A tal proposito le autorità di Tiraspol hanno approvato una risoluzione dove si rileva che la Moldavia “ha essenzialmente lanciato una guerra economica contro la Transnistria, creando deliberatamente i presupposti per un deficit di bilancio multimilionario”. I deputati hanno affermato che la Moldavia sta bloccando la fornitura di medicinali e attrezzature mediche. Quindi Tiraspol chiede alla Russia di tenere conto del fatto che “più di 220mila cittadini russi hanno la residenza permanente sul territorio della Repubblica Moldava Pridnestroviana e l’esperienza positiva unica del mantenimento della pace russo sul Dniester, così come lo status di garante e mediatore nel processo negoziale” e attuare misure per proteggere la Transnistria in condizioni di crescente pressione da parte della Moldavia.

Come già riferito, la richiesta di aiuto alla Russia ha ottenuto grandissima risonanza all’estero. In passato sono stati adottati molti appelli di questo tipo e nel 2006 è stato addirittura indetto un referendum dove l’esplicito quesito era: “Sostenete il corso dell’indipendenza della Repubblica moldava di Transnistria e la successiva libera adesione della Transnistria alla Federazione Russa?”.

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Francesco Dall’Aglio: In Ucraina va sempre peggio, quindi gli Usa provocano la Cina

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In Ucraina va sempre peggio, quindi gli Usa provocano la Cina

di Francesco Dall’Aglio*

Al terzo tentativo in un anno la NATO è finalmente riuscita ad affondare il pattugliatore “Sergey Kotov”: la prima volta attaccato con due droni, la seconda con cinque, stanotte con una decina.

Ho già scritto fino alla nausea del motivo sostanzialmente propagandistico di questi attacchi e delle conseguenze sul prosieguo delle operazioni militari, scarsissime dal punto di vista pratico, ma molto grandi per il dilemma strategico che comportano per la Russia, e non mi ripeterò.

Diciamo che la carta che ieri campeggiava alle spalle di Medvedev ne è un buon indicatore, soprattutto considerando che era circolata per poco tempo all’inizio del conflitto, era sparita dalle posizioni ‟ufficiali” russe e ora torna ad affacciarsi con tempismo sospetto (Medvedev è pur sempre l’ex Presidente della Federazione Russa, ed è sciocco chi crede che parli a caso o solo per fornire una sponda ai nazionalisti per farli fessi e contenti e tenerli buoni. I nazionalisti, se vuoi davvero farli contenti, devono ricevere qualcosa).

Intanto, come volevasi dimostrare, lo scopo è stato raggiunto.

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Luca Pisapia: Le prime gocce della tempesta siamo noi

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Le prime gocce della tempesta siamo noi

di Luca Pisapia

In Occidente è in atto una contro-rivoluzione, fatta con le armi della politica e della comunicazione dell’estrema destra globale, dove sono incisi i nomi, le date e gli slogan della costruzione di una fortezza chiusa, pura e inalienabile

C’è questa foto di puro orrore, è quella di un ragazzo con il suo fucile. Il ragazzo si chiama Brenton Harrison Tarrant. Il 15 marzo 2019 a Christchurch, in Nuova Zelanda, armato di fucile e di una telecamera montata sul casco, compie nel giro di pochi minuti due stragi. Prima dentro una moschea e poi nei pressi di un centro islamico. Muoiono oltre cinquanta persone: la più piccola ha tre anni, la più anziana settantasette.

Le immagini sono trasmesse in diretta dalla sua telecamera su un noto social network. Sul fucile ci sono incisi dei nomi. C’è il nome di Sebastiano Venier, protagonista della battaglia di Lepanto del 1571 in cui la Lega Santa sconfigge l’Impero Ottomano. C’è il nome di Novak Vujošević, che nella battaglia di Fundina il 2 agosto 1876 uccide 28 nemici turchi. C’è il nome di Nikitas Stamatelopoulos, il greco «mangiatore di turchi» e simbolo della guerra greco-ottomana.

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Dante Barontini: Il “dossieraggio” travolge l’Antimafia

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Il “dossieraggio” travolge l’Antimafia

di Dante Barontini

Il mondo politico, soprattutto di destra, è in rivolta contro una struttura fin qui osannata pubblicamente da tutti, ma che le prime indagini mostrano esser diventata un “potere indipendente” cresciuto in barba a molte regole e a tutte le “opportunità” proprie di una democrazia liberale.

Vicenda complicata, come tutte quelle che si svolgono a metà strada tra poteri “segreti” e ruoli pubblici, ma che si può riassumere così: un ex sostituto procuratore dell’Antimafia e il suo braccio operativo, un tenete della Guardia di Finanza, avrebbero usato il sistema “Sos” (’segnalazioni di operazioni sospette’) per monitorare – senza alcun mandato – le operazioni bancarie di una lunga serie di personalità pubbliche che va da politici in attività (Crosetto, Urso, ecc) fino a “vip” che con la politica (e soprattutto con la mafia) non hanno nulla a che vedere (il sempre presente Fedez, Cristiano Ronaldo, ecc).

Il sistema Sos ha come scopo quello di portare a conoscenza dell’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia le operazioni per le quali «si sa, si sospetta o si hanno ragionevoli motivi» per sospettare che vi siano in corso oppure che siano state compiute o tentate operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo.

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Carlo Rovelli: Dissenso, élites e “anelare alla dittatura”

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Dissenso, élites e “anelare alla dittatura”

La risposta di Carlo Rovelli a Mattia Feltri sull’intervista pubblicata da l’AntiDiplomatico

di Carlo Rovelli

Non è rimasta inosservata l’eccezionale intervista di Luca Busca al fisico e grande intellettuale italiano, Carlo Rovelli, pubblicata da l’AntiDiplomatico. Decine e decine le testimonianze di apprezzamento che ci sono giunte in redazione. Una qualità di contenuti e una capacità di comprensione dei fenomeni attuali che è linfa vitale nei tempi bui. Non è rimasta inosservata al punto da urtare la suscettibilità atlantica di Mattia Feltri, direttore dell’Huffington Post, che gli ha dedicato una risposta – “Una storia spaziale” – pubblicata, oltre che dal suo giornale online, anche su La Stampa. Di seguito pubblichiamo la risposta magistrale che Carlo Rovelli ha inviato all’Huffington Post. Non bisogna fare alto che leggerla e rileggerla (A.B.)

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Caro Mattia Feltri,

ti ringrazio per il tuo commento a una mia intervista. Ti ringrazio per le parole di stima, per l’invito che rivolgi ai lettori a cercare la mia intervista online, e anche per le forti critiche: queste sono sempre buone occasione di scambi di idee. Accolgo l’invito al dialogo e provo a rispondere, in amicizia.

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