[SinistraInRete] Gaetano Colonna: NATO: gli stolti di Stoltenberg

Rassegna 05/06/2024

Gaetano Colonna: NATO: gli stolti di Stoltenberg

clarissa

NATO: gli stolti di Stoltenberg

di Gaetano Colonna

campobat e1717326144396.jpg

Nel comunicato finale della Assemblea Parlamentare della NATO, tenutasi a Sofia dal 24 al 27 maggio scorso, si auspica «l’abolizione di alcune restrizioni sull’uso di armi fornite dagli alleati della NATO per colpire obiettivi legittimi in Russia».

Finora, infatti, gli attacchi ucraini contro obiettivi in Russia sono stati in gran parte limitati alla vicina città di Belgorod, nel raggio d’azione dei missili costruiti dall’Ucraina, anche se la Russia ha dichiarato che armi statunitensi sono già state utilizzate ripetutamente per colpire il suo territorio.

In questa occasione, la NATO, come ripetutamente affermato dal suo oramai decennale segretario generale, Jens Stoltenberg, ha chiesto alle potenze occidentali di permettere all’Ucraina di utilizzare i missili Storm Shadow, SCALP, Taurus e ATACMS, forniti dalla NATO, per colpire obiettivi in profondità nella Russia.

 

La NATO di Stoltenberg

Dopo che il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha dichiarato che l’Ucraina potrebbe usare i missili britannici Storm Shadow per attacchi sulla Russia, il ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore britannico Nigel Casey, ed ha avvertito che la Russia avrebbe potuto rispondere colpendo obiettivi in Gran Bretagna.

Il 27 maggio scorso, durante un vertice a Meseberg, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron hanno anch’essi entrambi chiesto che l’Ucraina possa colpire la Russia con missili della NATO. Macron ha dichiarato:

Leggi tutto

Piero Bevilacqua: Ucraina/Gaza: Un po’ d’ordine nella situazione globale

cambiailmondo

Ucraina/Gaza: Un po’ d’ordine nella situazione globale

di Piero Bevilacqua

bevilacqua geopolitica ordine globale.jpgLe sorti della guerra in Ucraina

Non lasciamoci fuorviare dai proclami e dalle irresponsabili dichiarazioni di guerra mondiale da parte di dirigenti della Nato, dai politici-pubblicitari e dai giornalisti padronali a pieno servizio. La “guerra americana” in Ucraina è perduta. Le nuove armi messe a disposizione dagli USA e dalla Nato non cambieranno le condizioni sul campo di battaglia. Come ha ricordato Putin in una intervista di qualche mese fa, in previsione di questa escalation: «ci faranno del male, certamente, ma non cambieranno le sorti del conflitto». I missili che colpiranno obiettivi in territorio russo produrranno morte e distruzione in questo o in quel luogo, ma l’esercito russo proseguirà il suo corso sul fronte ucraino. Il popolo russo è abituato a sopportare ben altre sofferenze. Gli attacchi occidentali avranno l’effetto di rinserrare i ranghi della popolazione e di renderla più impegnata nei compiti di produzione e difesa, rinsaldando lo spirito nazionale e il consenso a Putin e all’attuale classe dirigente.

Ricordiamo che la mira fondamentale degli USA e dei suoi alleati è, come voleva l’istituto di studi strategici USA Rand Corporation, in un rapporto del 2019, “Sovraccaricare e destabilizzare la Russia” con una lunga guerra di logoramento. Prospettiva a cui Mosca si è prontamente preparata, evitando di ripetere gli errori dell’Unione Sovietica, che era arrivata a impiegare il 13% del PIL in spese militari (finendo coll’implodere), e indirizzando l’economia verso lo sviluppo di tecnologie a doppio uso, bellico e civile e destinando solo il necessario alle spese di guerra. Non a caso di recente Putin ha sostituito il ministro della Difesa Sergei Shoigu, un militare, con un abile economista, Andrei Belousov. Nel frattempo le relazioni economiche russe si sono quasi tutte spostate verso le regioni dell’Asia e soprattutto della Cina, oltre che verso l’Africa e l’America Latina.

Leggi tutto

Riccardo Leoncini: Complessità e ambiente. Perché non siamo all’altezza della sfida

economiaepolitica

Complessità e ambiente. Perché non siamo all’altezza della sfida

di Riccardo Leoncini

intelligenza artificiale.jpgAbstract. Viviamo in un mondo non lineare, ma pensiamo in modo lineare. L’esistenza di una retroazione negativa dovrebbe garantire che un sistema, di fronte a una perturbazione, si stabilizzi in maniera endogena grazie alle forze che innesca. In questo modo, comportamenti prevedibili sono il risultato “naturale” di ogni possibile perturbazione che colpisce il sistema. Tuttavia, l’esistenza di retroazioni positive, lungi dal costringere il sistema a gravitare intorno all’equilibrio, è più probabile che porti in disequilibrio il sistema e contribuisca a tenerlo lontano da esso.

Le seul véritable voyage […] ce ne serait pas d’aller vers de
nouveaux paysages, mais d’avoir d’autres yeux, de voir
l’univers avec les yeux d’un autre, de cent autres, de voir les
cent univers que chacun d’eux voit, que chacun d’eux est
Marcel Proust, La Prisonnière
El hombre es disipación […] y el miedo a la disipación
Juan Carlos Onetti, Juntacadaveres

Introduzione

Viviamo in un mondo non lineare, ma pensiamo in modo lineare. Non riusciamo a capire che per percorrere 100 km, aumentare la velocità della nostra automobile da 60 a 80 km/h consentirà un risparmio di 25 minuti di tempo di viaggio, mentre aumentando di altri 20 km/h fino a 100 km/h non otterremo la stessa riduzione del tempo di viaggio, ma una riduzione minore.[1]

Viviamo in un mondo non lineare, ma pensiamo in modo lineare. Se oggi il bilancio della Covid-19 fosse di 1.000 persone infette, domani ci aspetteremmo poco più di 1.000 persone, perché non siamo in grado di pensare in termini esponenziali.[2]


Leggi tutto

Fabrizio Poggi: La “pianificazione nucleare” dei pazzi NATO pronti alla terza guerra mondiale

contropiano2

La “pianificazione nucleare” dei pazzi NATO pronti alla terza guerra mondiale

di Fabrizio Poggi

Tra un paio di settimane (15-16 giugno) dovrebbe riunirsi sul lago di Lucerna la declamata “conferenza per la pace in Ucraina”, da svolgersi secondo i dettami della cosiddetta “formula Zelenskij” e che prevede espressamente l’esclusione di una delle due parti in conflitto: la Russia.

L’altra parte sarà invece ben presente al completo, sia al precedente (13-14 giugno) summit dei Ministri della guerra NATO, a Bruxelles, sia, appunto alla sceneggiata di Bürgenstock. Non è necessario, hanno detto tra Bruxelles e Kiev, che Mosca venga in Svizzera; ci penseremo noi, a cose fatte, a recapitarle le nostre decisioni con le “regole di pace” nazigolpiste.

Peccato che, sin da subito, l’altro principale attore mondiale, che i paperi euroatlantici credevano di poter convincere a venire sul lago alpino, abbia detto chiaro e tondo che una “conferenza per la pace” che escluda la Russia non fa ridere nemmeno i polli: Xi Jinping in quei giorni se ne rimarrà a Pechino.

Per accrescere la stizza dell’illegittimo Zelenskij, sembra che anche Joe Biden abbia altro da fare: manderà qualcun altro. In fondo, sia a Bruxelles che a Washington, sanno perfettamente (scusate la parafrasi) che “le conferenze vanno e vengono; le armi che spediamo, rimangono” – quantomeno, quelle che non vengono immediatamente intercettate e distrutte dai russi – e ora possono colpire il territorio russo.

Leggi tutto

Franco Beradi Bifo: Cattive vibrazioni

comuneinfo

Cattive vibrazioni

di Franco Beradi Bifo

Elezioni e campagne elettorali sono quasi sempre una lente di ingrandimento deformata per leggere la società. Tuttavia alcune analisi sulle prossime elezioni statunitensi fanno emergere elementi di riflessione interessanti, soprattutto quando non sono schiacciate sulla prospettiva economica. Perché, ad esempio, gli Stati uniti che non vivono una recessione economica voteranno in massa un individuo come Donald Trump? Secondo Bifo l’anima statunitense è sopraffatta dall’umiliazione e dal disprezzo di sé, perché la storia di quel paese è una storia di violenza seminata nel mondo, di orribili periferie, di città piene di armi, di spregio per i poveri.

* * * *

Negli innumerevoli editoriali che ha pubblicato negli ultimi due anni, Paul Krugman ha ripetuto mille volte lo stesso ritornello: l’economia statunitense va a pieno ritmo, la disoccupazione è ai minimi storici, tutto va bene, gli statunitensi vivono nel miglior mondo possibile. Allora come mai non vogliono votare per Biden, il buon presidente che ha reso possibile questo miracolo? Alcuni giorni fa, sul New York Times, Krugman ha insistito con un articolo intitolato Americans are still having a delusional vibe-cession. Non c’è nessuna recessione economica, dice Krugman, c’è solo una cattiva vibrazione che fa credere agli statunitensi che l’economia va male.

Leggi tutto

Salvatore A. Bravo: Il multiculturalismo del niente

linterferenza

Il multiculturalismo del niente

di Salvatore A. Bravo

Il caso degli studenti musulmani esentati dallo studio della Divina Commedia

Il caso della scuola trevigiana in cui si è dispensato alcuni alunni musulmani dallo studio della Divina Commedia di Dante fa discutere e a esso si reagisce con le ispezioni ministeriali o con un senso di scandalo. Siamo in un’epoca di superficie, in cui il pensiero critico e profondo è stato sostituito da forme di autoritarismo e reazioni il cui scopo è il consenso politico. Si evita in questa maniera l’analisi sulle condizioni materiali e storiche che conducono a soluzioni didattiche che lasciano interdetti. Si possono ipotizzare altre verità sul caso, che sembra più il sintomo di una patologia generale in corso che la vera malattia. Da anni la scuola è oggetto di un assedio che ha come fine la sua trasformazione in una costola del mercato. Si ripete ai docenti di tagliare i programmi e di eliminare le nozioni. I risultati di tali scelte-imposizioni didattiche benedette dai pedagogisti di turno è il tonfo generale di alcune abilità di base: la lettura e la scrittura anche nei licei sono ormai a un livello elementare. Dinanzi ai risultati della scuola-azienda che nessuno pone in discussione – è un dogma simile all’Immacolata concezione – si continua a ripetere “più autonomia e meno nozioni, più tecnologie e meno impegno, più scuola crociera e meno lavoro disciplinare”.

Leggi tutto

Marco Cattaneo: La definizione di austerità

bastaconeurocrisi

La definizione di austerità

di Marco Cattaneo

A sentire gli euroausterici – ne avevo già parlato in post precedenti, ad esempio in questo – in Italia non si è mai fatta austerità, dopo la Grande Crisi Finanziaria del 2008, se non (forse) nel periodo 2011-2013. Perché viene sostenuta questa tesi ? Perché c’è sempre stato un deficit pubblico, e perché il debito pubblico in rapporto al PIL non è diminuito.

E’ un’affermazione insensata perché deficit e debito sono la risultante non solo delle politiche fiscali, ma anche e soprattutto dei loro effetti di retroazione. Che in parole povere significa: se io adotto politiche restrittive, l’effetto sul deficit e sul debito può essere di innalzarli e non di abbassarli, in quanto le restrizioni riducono il gettito fiscale e riducono il PIL.

Detto altrimenti, se deficit e debito non calano, ciò NON significa necessariamente che si stiano adottando politiche espansive. Può essere che le politiche siano restrittive – MA CONTROPRODUCENTI, anche dal punto di vista dei saldi di finanza pubblica. E in Italia è avvenuto esattamente questo.

Il che rende però necessaria una definizione più precisa di che cosa si intenda per austerità. E la definizione che propongo è la seguente.

Leggi tutto

Giorgia Audiello: Kiev ha colpito in Russia con armi USA

lindipendente

Kiev ha colpito in Russia con armi USA

La Russia avvisa: “non fate errori di calcolo”

di Giorgia Audiello

Le forze armate ucraine avrebbero utilizzato armi americane, nella fattispecie missili HIMARS, per colpire un sistema di difesa aerea con missili S-300 e S-400 nella regione russa di Belgorod, tra il primo e il due giugno: lo riferiscono fonti non ufficiali russe riprese da diversi media occidentali. Nonostante l’enfasi conferita alla notizia, non è di certo la prima volta che l’esercito ucraino colpisce nei territori russi di confine. Questo però sarebbe il primo caso documentato di utilizzo da parte di Kiev di armi americane per colpire siti militari all’interno del territorio russo, dopo che a fine maggio il presidente americano Joe Biden aveva autorizzato un uso localizzato delle armi americane sul suolo di Mosca. La Casa Bianca, però, non ha concesso a Kiev di colpire ovunque il territorio nemico, ma solo nelle retrovie dell’offensiva di Kharkov. Ciò è sufficiente a far crescere le tensioni tra Washington e Mosca. Quest’ultima ha avvertito, infatti, la Casa Bianca di valutare attentamente la serietà delle conseguenze degli attacchi con armi americani in Russia: «Vorrei mettere in guardia i funzionari americani contro gli errori di calcolo che potrebbero avere conseguenze fatali. Per qualche ragione sconosciuta, sottovalutano la gravità del rifiuto che potrebbero ricevere», ha detto ieri il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov.

Leggi tutto

Big Serge: La guerra russo-ucraina: l’allargamento del fronte

sinistra 

La guerra russo-ucraina: l’allargamento del fronte

La quinta battaglia di Kharkov

di Big Serge

06a7fb2e 96fb 4061 b725 3fc36780ed1dCi sono alcune regioni del mondo che sono sembrate destinate per il crudele capriccio della geografia e del caso a essere perenni campi di battaglia. Spesso queste terre travagliate si trovano al crocevia di interessi imperiali, come nel caso dell’Afghanistan o della Polonia, che hanno visto tante volte il passaggio di eserciti che andavano di qua o di là, oppure sono semplicemente afflitti da forme di governo perennemente instabili o da turbolenti conflitti etnici. A volte tuttavia è la logica peculiare delle operazioni militari a portare la violenza nello stesso luogo, ancora e ancora. Una di queste note vittime è la grande città industriale di Kharkov, nel nord-est dell’Ucraina. 

Fondata originariamente come modesta fortezza nel XVII secolo, Kharkov era destinata a giocare un ruolo insolito nella Seconda Guerra Mondiale. La città divenne una sorta di simbolo della frustrazione per gli eserciti sovietico e tedesco in guerra: era il luogo che entrambi gli eserciti volevano raggiungere, ma che sembrava non riuscissero del tutto a conquistare e mantenere. Nel 1941 la città fu conquistata nelle fasi declinanti della colossale invasione tedesca dell’URSSi, e venne occupata durante l’inverno. Nel 1942 i dintorni della città divennero teatro di un’enorme battagliaii quando i tedeschi progettarono di lanciare un’offensiva da Kharkov proprio nello stesso momento in cui l’Armata Rossa pianificava un’offensiva verso di essa. L’anno successivo, la città fu per breve tempo riconquistata dall’Armata Rossa mentre inseguiva le armate tedesche in ritirata lontano da Stalingrado, prima di passare nuovamente di mano dopo un rapido contrattacco tedescoiii. Infine, alla fine dell’agosto 1943, i sovietici ripresero definitivamente la città mentre iniziavano il loro inarrestabile slancio verso Berlino.

Leggi tutto

Jean-Pierre Page: Le “relazioni pericolose” di Ursula Von der Leyen

contropiano2

Le “relazioni pericolose” di Ursula Von der Leyen

di Jean-Pierre Page*

von der
Leyen.jpgTra circa due settimane ci saranno le elezioni europee. Per i popoli e i lavoratori, l’Unione Europea (UE) è al cuore di una crisi profonda e il loro divorzio si è ormai ampiamente consumato. Il 16 maggio a Montauban in una riunione di militanti della CGT in Tarn et Garonne, Jean-Pierre Page ha parlato in un intervento di Unione Europea, di estrema destra, di fascistizzazione e dei nuovi rapporti di forza internazionali.

* * * *

La credibilità politica, economica, sociale e culturale delle istituzioni europee ha regredito considerevolmente. Sono emerse divisioni e spaccature sempre più numerose tra i Paesi membri, in tutti i settori: il sociale, la sicurezza, i rifugiati, quello economico e monetario, ecc.

La corruzione, grazie a migliaia di lobby, colpisce la Commissione di Bruxelles e il suo Presidente quanto il Parlamento stesso. l’UE per esistere cerca di compensare il suo funzionamento antidemocratico ricorrendo all’autoritarismo e attaccando le libertà fondamentali.

Come abbiamo visto in Ucraina, in Medio Oriente e nei confronti della Cina, il suo servilismo nei confronti degli Stati Uniti dà la misura di come questa crisi esistenziale derivi dalla natura stessa dell’Unione.

Come ai loro inizi, le istituzioni europee continuano a sviluppare un legame stretto con le forze politiche più retrograde dell’estrema destra neofascista. L’UE sta crollando sulle sue fondamenta, è isolata e non c’è modo di scommettere sul suo futuro. In realtà, non ha prospettive, e il peggio deve ancora arrivare.

D’altra parte, questo innegabile sviluppo dell’Europa non è indifferente o separato agli inizi di un cambiamento significativo negli equilibri di potere nel mondo a cui stiamo assistendo: anzi, quest’evoluzione ne è un elemento rivelatore.

Leggi tutto

Ilaria Padovan e Graziano Gala: LombarDie: morte di una regione

iltascabile

LombarDie: morte di una regione

Miserie e malesseri della “regione più ricca d’Italia”

di Ilaria Padovan e Graziano Gala

213A0108.jpegOgni anno, puntuali, le classifiche. La narrazione è la solita: un luogo dinamico, ricco, desiderabile. Un’autentica occasione: il mercato del lavoro lombardo è un polo di attrazione a livello nazionale e, negli ultimi decenni, internazionale, stando al Rapporto Lombardia 2023 – pigro e ingrato chi pensa il contrario. A parlare bastano i dati: Milano si riconferma tra le prime dieci nella classifica sulla qualità della vita stilata dal Sole24Ore, la Brianza si distingue per operosità e ricchezza, la regione traina l’economia nazionale rappresentandone il 20% del PIL.

È sufficiente per ignorare i problemi globali che la interessano? Secondo un’intervista rilasciata a Milano Correre da Manfredi Catella, presidente del gruppo immobiliare COIMA, leader nell’investimento, sviluppo e gestione di patrimoni immobiliari per conto di investitori istituzionali, c’è troppo pessimismo: dovremmo gloriarci, anzi, del fatto che la Lombardia è una regione che riesce ad attrarre gli investimenti. Eppure, a volerle vedere bene, le classifiche, esistono anche ben altri primati. Dimenticarsi “dei deboli, dei fiacchi e dei vinti che levano braccia disperate” (G. Verga, Introduzione al ciclo dei vinti, Treves, 1881) è facile, forse troppo. Da qui la necessità di rivalutare Milano, cuore pulsante dell’illusione, e un’intera regione che fino ai suoi confini risulta ammalata per scongiurare pericolose proiezioni che, noi per primi, speriamo fallaci.

 

Più che una città, un prodotto di consumo

Milano capitale morale, della finanza, dell’economia, della moda, del design. Nell’immaginario comune la città è l’emblema di quelli che ce l’hanno fatta. Anzi, di più: l’unico luogo plausibile al farcela, soprattutto dopo la campagna Expo 2015 che ha ripulito la città dal caratteristico grigio di nebbia e asfalto per far risaltare ancora meglio la sua attrattività (si veda L. Tozzi, L’invenzione di Milano, Cronopio, 2023).

Leggi tutto

Antonio Di Siena: Quando la pace è un vuoto slogan elettorale

futurasocieta.png

Quando la pace è un vuoto slogan elettorale

di Antonio Di Siena

In relazioni alle recenti dichiarazioni di Michele Santoro sulla Nato rilasciate dallo stesso ad «affaritaliani.it» (https://www.affaritaliani.it/amp/politica/ucraina-santoro-non-possiamo-uscire-adesso-dalla-nato-intervista-920822.html), riportiamo a seguire la brillante risposta scritta sul proprio account Facebook, in un post pubblico, dallo scrittore e blogger Antonio Di Siena.

Caro Michele Santoro, sono parecchio perplesso dalla tua intervista rilasciata ad «affaritaliani.it» in cui – pur dicendoti “favorevole in futuro a un superamento dell’Alleanza” – definisci la Nato “necessaria” e affermi che in questo momento “sarebbe sbagliato uscire dall’Alleanza atlantica” perché “se attaccati ci protegge e non possiamo rinunciare alla nostra difesa […] perché c’è una guerra e non possiamo disarmarci unilateralmente”. Anche se, concludi “deve essere un’alleanza difensiva”.

Sono perplesso sia perché sei stato di persona a Belgrado durante la guerra di aggressione alla Jugoslavia, e quindi sai benissimo che la Nato non è MAI stata una alleanza “difensiva”. Ma lo sono ancora di più perché, parlando di scenari di difesa in cui se veniamo attaccati “ci protegge”, dimostri di sposare a pieno la narrazione dominante che vuol far passare tutto ciò che non è sottoposto all’egemonia statunitense come una minaccia costante alla nostra sicurezza.

Leggi tutto

Giuseppe Masala: Il “framework Pilko”: ecco come potrebbe iniziare la guerra nucleare

lantidiplomatico

Il “framework Pilko”: ecco come potrebbe iniziare la guerra nucleare

di Giuseppe Masala

«Ci vuole un’idea russa semplice e chiara per poterla spiegare a qualsiasi stronzetto di qualsiasi Harvard: così e cosà, e vai a fare in culo invece di guardarmi in quel modo. E lo dobbiamo sapere bene anche noi, da dove veniamo.»

Viktor Pelevin, Babylon

Con le azioni di bombardamento dei radar di Allarme Strategico Precoce situati negli Oblast di Krasnodar e di Orenburg si è certamente superata una linea rossa di primaria importanza, perché si è tentato di menomare la capacità della Federazione Russa di individuare un attacco nucleare (o potenzialmente nucleare) partito da altri paesi.

Bisogna innanzitutto dire che l’attacco ucraino contro questi radar non si è rivelato del tutto inefficace: il radar situato nella regione di Krasnodar è stato chiaramente danneggiato, così come dimostrato da video amatoriali postati in rete del manufatto nonchè da rilevazioni satellitari, mentre per quanto riguarda il radar situato nell’oblast di Orenburg non si hanno immagini del manufatto successive agli eventi ma informazioni in mio possesso [e provenienti da fonte occidentale] indicano come il radar sia completamente distrutto e inutilizzabile.

Leggi tutto

Adriana Bernardeschi: Sull’orlo del baratro. Nessuno ha più il diritto di non lottare contro la guerra

futurasocieta.png

Sull’orlo del baratro. Nessuno ha più il diritto di non lottare contro la guerra

di Adriana Bernardeschi

Biden approva i bombardamenti contro la Russia e la terza guerra mondiale è più vicina. Uscire dalla Nato, salvare il paese e i lavoratori è il nostro compito imprescindibile.

30 maggio 2024: il teatrino internazionale che affidava a Biden la parte di “colui che riflette” ed è “preoccupato” della svolta “folle” di Jens Stoltenberg – che con la modifica delle regole di ingaggio permette ai missili Usa-Nato di bombardare direttamente la Russia – ha chiuso il sipario, e Biden, tornato sul vero palcoscenico mondiale, ha autorizzato l’Ucraina a colpire la Russia con armi fornite dagli Usa.

La (rapida) “conversione” di Biden è stata resa pubblica, appunto lo scorso 30 maggio, da un alto funzionario nordamericano su «Politico», importante e verosimile punto di riferimento dell’intera catena mediatica Usa.

La decisione di Biden potrebbe essere la dichiarazione della terza guerra mondiale, come è stato immediatamente affermato da Putin, dagli organi di stampa e dai media russi, e da una vastissima parte degli Stati e dei governi del mondo, quello non tenuto alla catena del padrone americano.

Leggi tutto

Paolo Ferrero: Serve uno sciopero generale contro la guerra in Ucraina e per fermare la follia

fattoquotidiano

Serve uno sciopero generale contro la guerra in Ucraina e per fermare la follia

di Paolo Ferrero

Con ogni evidenza gran parte dei governanti occidentali ha deciso di attuare una escalation nella guerra con la Russia. In primo luogo l’orientamento espresso da vari paesi di inviare ufficialmente truppe di terra a combattere in Ucraina. In secondo luogo la decisione di permettere all’esercito ucraino di utilizzare le armi fornite dall’occidente per colpire obiettivi militari siti nel suolo russo.

Entrambi questi indirizzi rappresentano una assoluta novità: per oltre due anni tutti i paesi della Nato avevano escluso nel modo più netto queste evenienze.

Si tratta di ipotesi folli. Da un lato perché rappresentano a tutti gli effetti un ulteriore passo per l’entrata in guerra dei paesi Nato contro la Russia. In secondo luogo perché queste decisioni sono destinate a non restare senza conseguenze: la Russia ne prenderà atto e risponderà.

Si tratta di una follia criminale senza senso, perché è evidente che i paesi occidentali, a partire dagli Usa, dopo aver posto le basi per il conflitto con l’allargamento della Nato a est, aver sostenuto il golpe di Piazza Maidan, aver violato gli accordi di Minsk firmati con la Russia e dopo aver impedito al governo ucraino di accordarsi con la Russia per impedire il conflitto prima e per fermarlo dopo, adesso che l’Ucraina sta palesemente perdendo la guerra, invece di chiuderla attraverso il negoziato, la vogliono allargare.

Leggi tutto

 

Sharing - Condividi