[SinistraInRete] Enrico Vigna: Turchia, Russia, USA, Israele in campo, nella scacchiera strategica siriana

Rassegna 08/12/2024

Enrico Vigna: Turchia, Russia, USA, Israele in campo, nella scacchiera strategica siriana

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Turchia, Russia, USA, Israele in campo, nella scacchiera strategica siriana

di Enrico Vigna*

Siria nuova soldati.jpgDopo aver occupato in poche ore la città di Aleppo, la seconda più grande del paese e aver travolto le difese dell’Esercito arabo siriano, stanno cercando di arrivare all’altra grande città di Hama. Ma qui hanno trovato una forte resistenza e risposta militare, dovendo abbandonare molte posizioni nelle aree circostanti. Ma come è potuto accadere, cosa comporta e può cambiare negli equilibri geopolitici e militari dell’area.

Premetto che questa è una sintesi, da me curata, di documentazioni, analisi, letture, di istituti, esperti, analisti geopolitici e militari, mediorientali, arabi e dei paesi eurasiatici, oltre che contatti e testimonianze sul posto, che hanno una valenza e conoscenza strategica interne alle dinamiche in corso, che può contribuire a conoscere e appropriarsi di elementi di comprensione profondi e spesso non svelati, che vanno al di là di opinioni, valutazioni o previsioni soggettive.

Una tragica e dolorosa partita a scacchi geopolitica si è riaperta nella martoriata terra siriana.

I cosiddetti ribelli siriani hanno attaccato e conquistato in poche ore, quella che era la città più grande del Paese, Aleppo, L’attacco è stato il primo da parte delle forze ribelli, così potente dal 2016, quando furono cacciate dai quartieri orientali della città dopo un’estenuante campagna militare condotta dall’Esercito Arabo Siriano, dalle milizie locali lealiste e palestinesi, con il sostegno di Russia e Iran. Il 27 novembre migliaia di combattenti si sono diretti verso Aleppo con un attacco a sorpresa contro l’esercito governativo, sorprendendolo nettamente.

Nello stesso tempo, i terroristi di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), i gruppi filo-turchi e i loro alleati del cosiddetto Esercito Siriano Libero (ELS), hanno lanciato un’offensiva su larga scala nel nord della Siria, i terroristi hanno catturato dozzine di insediamenti e sono entrati ad Aleppo, una città che aveva una popolazione di oltre 2 milioni di abitanti. Inoltre, i terroristi minacciano l’autostrada M-5, che collega Aleppo con la capitale Damasco e altre grandi città siriane.

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Marco Maurizi: La scuola tradizionale non esiste. Il falso conflitto tra destra sovranista e ultrapedagogia di sinistra

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La scuola tradizionale non esiste. Il falso conflitto tra destra sovranista e ultrapedagogia di sinistra

di Marco Maurizi

docente.jpgIl punto cieco

L’annuncio del governo Meloni di voler introdurre i voucher scolastici, permettendo alle famiglie di scegliere tra scuola pubblica e privata, si inserisce in una narrazione ben precisa: la destra sovranista e postfascista accusa le politiche scolastiche della sinistra di essere la causa del degrado della scuola pubblica. Rispetto ai classici temi neoliberisti sullo “spreco” delle risorse pubbliche, FdI ha seguito la linea populista introdotta da Ricolfi e Mastracola nel saggio Il danno scolastico. Secondo questa retorica, il modello progressista, centrato sull’inclusione, avrebbe sacrificato il merito e l’eccellenza, lasciando paradossalmente le classi lavoratrici intrappolate in un sistema scolastico inefficiente e incapace di offrire strumenti di mobilità sociale[1].

La pedagogia di sinistra, come noto, tende invece a negare l’idea stessa di un abbassamento del livello della scuola, interpretandolo come un attacco ideologico volto a giustificare modelli selettivi ed escludenti. Il problema, semmai, è che la scuola non è abbastanza inclusiva, confermando in modo speculare le chiacchiere interessate della destra sulla scuola e proponendo una falsa dicotomia tra nostalgici di Gentile e apostoli di Dewey. Questa negazione è infatti del tutto funzionale a una proposta moralistica di segno opposto: la scuola si riforma riformando l’insegnamento. È diventata quasi una barzelletta che la risposta a ogni problema della scuola si traduca sempre in “più formazione per i docenti!”.

È uno scontro tra ciechi. La crisi della scuola è profondamente legata alla natura iper-capitalistica della società in cui opera, una società segnata da conflitti di classe che determinano le sue istituzioni e ne modellano i limiti strutturali. La centralità delle dinamiche di mercato nelle scelte politiche degli ultimi decenni ha portato a un disinvestimento sistematico nella scuola pubblica, sia in termini di risorse economiche che di riconoscimento sociale. Il declino della scuola pubblica non è infatti un fenomeno contingente legato a cattive scelte pedagogiche o politiche.

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Eugenio Donnici: Lo spettro della sovrapproduzione nell’industria automobilistica internazionale

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Lo spettro della sovrapproduzione nell’industria automobilistica internazionale

di Eugenio Donnici

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1220x600.jpgLa divisione sociale del lavoro nell’industria automobilistica, a livello internazionale, è in subbuglio, non solo per la questione della transizione dal motore endotermico a quello elettrico, ma è costellata dallo spettro della sovra-capacità produttiva.

Se in Italia gli impianti produttivi del gruppo Stellantis lavorano, ormai da tempo, a singhiozzo (1), la situazione non è nemmeno tanto rosea in Germania: il colosso di Wolfsburg, per la prima volta nella sua storia, nel mese d’ottobre dell’anno corrente, ha annunciato la chiusura di tre stabilimenti, con la conseguente perdita di miglia di posti di lavoro e la riduzione del salario del 10%.

Per chi ha scarsa memoria storica, vale la pena ricordargli che stiamo parlando del marchio Volkswagen che, nei primi anni 90 del secolo scorso, ha avuto il coraggio di adottare la soluzione che mirava a salvaguardare i posti di lavoro, con uno storico accordo che prevedeva la riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore settimanali, a parità di salario.

Le ripercussioni della crisi automobilistica tedesca creano un effetto domino su quella italiana, in quanto in questo comparto, l’Italia ha ridotto notevolmente la produzione di automobili (prodotti finiti), mentre ha incrementato le quote di mercato dei pezzi di automobili, i quali vengono assemblati in altri contesti produttivi. In altri termini, ci siamo specializzati nella componentistica per i marchi francesi e tedeschi.

Se in Europa si respira un’aria asfittica, negli USA, sebbene il settore sia in ripresa, non è stata ancora raggiunta la produzione del periodo prima della pandemia. Tuttavia, nonostante la produzione di auto elettriche non sia decollata, anche per la difficoltà di approvvigionamento dei semiconduttori, le rivendicazioni degli operai sono più frizzanti.

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Salvatore Bravo: L’Inteferenza e il dibattito su Sahra Wagenknecht

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L’Interferenza1 e il dibattito su Sahra Wagenknecht

di Salvatore Bravo

Il dibattito-conferenza organizzato dall’Interferenza sul testo di Sahra Wagenknecht è iniziativa di alto profilo politico. Nel silenzio generale segnato dalla rassegnazione alla sconfitta e dalla paura generalizzata che ha sostituito l’azione politica, l’iniziativa, non è la prima, ha il coraggio di rompere la cappa del “politicamente corretto”. La paura è il sentimento più inquietante del nostro tempo senza opposizione; l’assedio verso i dissenzienti conduce verso la diaspora del disimpegno e dell’adattamento. La parola paura ha la stessa radice di pavimento, essa spinge verso il basso e paralizza l’azione come il pensiero. Il dibattito organizzato da Fabrizio Marchi e gli interventi posti in rete dimostrano che il comunismo libertario “esiste”. Gli interventi hanno colto i nodi essenziali per la riorganizzazione del comunismo. Sono stati posti una serie di problemi teorici, a cui ciascun comunista libertario deve dare il proprio contributo. Il primo è “il coraggio” di denominarsi comunista e di uscire dalla voce generica “sinistra”. Il timore di essere impopolari e poco spendibili a livello elettorale a seguito del crollo del Muro di Berlino ha accelerato la disintegrazione del comunismo e il dibattito sulle cause reali. La scomparsa della parola “comunismo” è il mezzo più efficace che il sistema usa per eternizzarsi. Le sinistre che la rigettano sono le fedeli complici di tale azione di cancellazione della memoria politica e della progettualità.

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Andrea Zhok: La terza guerra mondiale come guerra per procura

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La terza guerra mondiale come guerra per procura

di Andrea Zhok

Oggi esiste un unico grande fronte di guerra che passa dal Donbass si dirama in direzione di Tbilisi prosegue in Siria e Libano. Si tratta di una singola guerra composta da una pluralità di conflitti per procura. La geometria è variabile. Fino a qualche mese fa sul fronte sembravano stare anche la Serbia con il Kosovo e l’Armenia. Vedremo quali sorprese ci riserverà il futuro.

In nessuno di questi casi abbiamo mai a che fare con guerre ufficialmente dichiarate.

Il formato privilegiato è quello della militarizzazione di un conflitto politico interno attraverso il supporto e finanziamento estero (il modello “rivoluzioni colorate”, i cui meccanismi Laura Ruggeri ha analizzato dettagliatamente).

Nel caso ucraino questo meccanismo ha semplicemente superato una soglia di guardia tale da renderlo una guerra ad alta intensità di tipo classico, ma gli antecedenti da Maidan al 2022 rientrano nel canone delle “rivoluzioni colorate” fomentate e finanziate dall’estero.

Questa modalità operativa dipende dalle caratteristiche peculiari di un ordinamento di tipo imperiale che convive con forme di democrazia formale.

Forme di impero più tradizionali, dove la concentrazione di potere è istituzionalmente più esplicita, possono gestire la politica estera e le tensioni esterne in forme altrettanto brutali, ma più dirette e meno ipocrite: si pongono richieste, un po’ si minaccia, un po’ si negozia, un po’ si concede, talvolta si dà seguito alle minacce sul piano militare.

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Elena Basile: Lettera alla Senatrice Liliana Segre

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Lettera alla Senatrice Liliana Segre

di Elena Basile

Gent. ma Senatrice Segre,

non se ne abbia a male se continuo a rivolgermi a lei e a ribattere ai suoi interventi pubblici.

Il dialogo è un segnale di rispetto. In una democrazia, un’ambasciatrice come una ordinaria cittadina può rispondere all’intervento pubblico di una senatrice dello Stato.

Mi costa emotivamente rivolgermi a lei che mi ha querelato per razzismo. Mai mi era stata rivolta un’accusa così infamante in 38 anni di carriera diplomatica.

Ma proprio per questo non cedo al risentimento e mi rivolgo a lei in un monologo (purtroppo non credo che lei mi risponderà e questo è invece un segnale di disprezzo) che spero possa andare a beneficio dei miei lettori.

Mi riferisco alle sue parole sul genocidio in Palestina. Sabato c’è stata una manifestazione per la Palestina ed è stato quindi un giorno ottimo per tentare di spiegare come e perché a Gaza c’è un genocidio.

Naturalmente, non starebbe a me e neanche a lei stabilire qualcosa di cui è incaricata la Corte Internazionale di Giustizia, organo delle Nazioni Unite. Eppure, dati i tempi inevitabilmente lunghi del giudizio della Corte, tante voci si esprimono in materia.

Lei afferma che non c’è genocidio perché non c’è una sistematica azione di sterminio di un gruppo etnico. Vi sono crimini di guerra legati alla guerra.

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nlp: Da quale anno parla la CGIL?

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Da quale anno parla la CGIL?

di nlp

Lo sciopero generale è stato preceduto come d’abitudine da una serie di interviste del segretario generale della Cgil ai giornali di riferimento. Un format comunicativo che affonda le radici nei profondi anni ’80 e che, anche nei contenuti, sembra venire da quell’epoca tanto che le interviste sembrano concesse da Pizzinato piuttosto che da un sindacalista del 2024. Qui la fonte del problema non sta tanto nella mancanza di radicalità di contenuti quanto, piuttosto, nel contesto narrato da Landini che non esiste più dalla prima metà degli anni ’80: quello del maggiore sindacato italiano che parla a uno stato sovrano in grado, una volta costretto dalle lotte, a prendere decisioni nella direzione progressista voluta dal sindacato. Certo, se vogliamo interpretare tutto questo secondo la coppia oppositiva radicalità/riformismo si potrebbe dire, semplificando, che è saltata la base istituzionale per fare politiche di riforma ma veniamo, piuttosto, ai contenuti espressi da Landini:

  1. Pietra angolare delle politiche di riforma chieste dalla Cgil: recupero evasione fiscale e tassazione grandi patrimoni. Qui bisogna semplicemente ricordare che dal 1999, entrata in vigore dell’euro, la fuga dal regime fiscale italiano, da parte di aziende precedentemente basate nel nostro paese, tocca massicciamente due settori strategici (tecnologici e manifattura) ed è nell’ordine, a seconda degli studi, di diverse centinaia di miliardi di euro. Oggi, tra l’altro, il maggior contribuente italiano, di nazionalità, paga le tasse in Olanda e, per lui come per altri parlare di “recupero” è legalmente impossibile. In queste condizioni, di concorrenza fiscale tra paesi Ue subita dall’Italia, diventa difficile far pagare le tasse “per la redistribuzione sociale”.

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Gianandrea Gaiani: In Siria il punto di congiunzione tra le guerre in Ucraina e Medio Oriente

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In Siria il punto di congiunzione tra le guerre in Ucraina e Medio Oriente

di Gianandrea Gaiani

thumb800 261 0 3670 2560
148F36000D4EE573.jpgL’offensiva scatenata nel nord della Siria il 27 novembre dalle milizie jihadiste guidate dal gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS), un tempo noto come Fronte al-Nusra e inserito nella rete di al-Qaeda, finora sostenute o protette dalla Turchia nella provincia di Idlib, non può essere valutata solo per il suo aspetto di conflitto regionale.

La situazione in cui ha ripreso il via su vasta scala il conflitto siriano deve infatti venire collocato nel più ampio contesto conflittuale e di destabilizzazione che si estende dall’Ucraina alla Georgia, da Gaza alla Siria, da Israele all’Iran.

I miliziani raccolti intorno all’HTS con le diverse fazioni filo-turche, hanno lanciato un’offensiva-lampo contro le forze governative siriane, conquistando decine di villaggi nelle province di Aleppo, Idlib e Hama, l’aeroporto militare di Abu Dhuhur (tra Hama e Aleppo), ed espugnando gran parte della città di Aleppo anche se in quella città sono ancora presenti forze governative e nei sobborghi e nell’aeroporto si sono schierate le milizie curde.

Le forze di autoprotezione curde (YPG – nella foto qui sopra), che con alcune milizie tribali sunnite costituirono le Forze Democratiche Siriane (FDS), sostenute dagli Stati Uniti, con l’obiettivo di combattere l’ISIS e controllare i territori orientali, sono oggi impegnate a evacuare circa 200 mila cittadini curdi dai territori e dai quartieri della città caduti nelle mani dei jihadisti che hanno riconquistato anche Tal Rifaat, a nord di Aleppo, da anni in mano alle milizie curde.

Il comandante delle FDS, Mazloum Abdi ha detto il 1° dicembre che “gli eventi nella Siria nord-occidentale si sono sviluppati rapidamente e all’improvviso, mentre le nostre forze hanno dovuto affrontare attacchi intensi da più parti. Con il crollo e il ritiro dell’esercito siriano e dei suoi alleati, siamo intervenuti per aprire un corridoio umanitario tra le nostre regioni orientali, Aleppo e la regione di Tal Rifaat per proteggere la nostra gente dai massacri. Ma gli attacchi dei gruppi armati appoggiati dall’occupazione turca hanno interrotto questo corridoio”, ha affermato Abdi. “Continuiamo a resistere per proteggere la nostra gente nei quartieri curdi di Aleppo“, ha aggiunto.

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Giovanni Tosi: Tutela dei diritti umani e divieto di ingerenza: il caso del Sudan

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Tutela dei diritti umani e divieto di ingerenza: il caso del Sudan

di Giovanni Tosi

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790bb583fb98.jpgL’11 settembre 2024 il Consiglio di Sicurezza ONU ha adottato la terza risoluzione riguardante il Sudan dallo scoppio della guerra civile, nell’aprile 2023. Come per le due risoluzioni precedenti, tuttavia, anche questa non ha prodotto alcun effetto significativo. La risoluzione ha confermato sanzioni, esteso l’embargo sulle armi e ricordato alle parti belligeranti l’importanza di “assicurare la protezione dei civili”. Nel preambolo si richiamano numerose risoluzioni adottate in precedenza sul Sudan, risalendo fino al 2005. Si nota, tuttavia, l’assenza della risoluzione 1706 del 2006, che molto avrebbe a che fare con la situazione odierna. E non è la prima volta, tanto che questa delibera si è guadagnata il soprannome di “risoluzione dimenticata”.[1] Nonostante alcuni difetti, la 1706 è stata la prima risoluzione country-specific a contenere un riferimento alla dottrina di intervento umanitario detta Responsibility to Protect (R2P), adottata proprio per autorizzare una missione di pace nella guerra civile di allora, in Darfur (uno dei numerosi conflitti interni che hanno afflitto il Sudan fin dall’indipendenza). Ma perché la R2P non compare nei dibattiti del Consiglio di Sicurezza sulla questione sudanese?

 

La R2P e la situazione sudanese

La R2P, approvata dal World Summit dell’ONU nel settembre 2005, legittima l’intervento del Consiglio di Sicurezza (se necessario, anche con la forza) per sopperire a un governo che abbia “manifestamente fallito” nella propria responsabilità di proteggere la popolazione da crimini atroci. La R2P era stata ideata alla fine degli anni ’90 per risolvere il dilemma tra difesa della sovranità e difesa dei diritti umani, permettendo alla comunità internazionale, in casi gravi, di intervenire a scopo umanitario negli affari interni di Stati sovrani.[2]

L’origine dell’attuale guerra civile in Sudan è da ricercarsi nei contrasti sorti tra le due fazioni militari che da cinque anni determinano le sorti del paese: le Sudan Armed Forces (SAF), esercito governativo guidato dal generale e attuale presidente Abdel Fattah al-Burhan; e le Rapid Support Forces (RSF), milizia collaterale dell’esercito, ma autonoma, con a capo il generale Mohamed Dagalo “Hemedti”.

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Leonardo Sinigaglia: Il marxismo e l’era multipolare – Quarta parte

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Il marxismo e l’era multipolare – Quarta parte

di Leonardo Sinigaglia

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02 05 questione nazionale 03.jpg4- La questione nazionale, seconda parte

La sempre più profonda saldatura tra il movimento comunista internazionale e la lotta antimperialista dei popoli oppressi diede un intenso sviluppo alla riflessione sulla questione nazionale e sul patriottismo all’interno del mondo comunista, e anche in relazione al diffondersi del fascismo, che proprio sul recupero retorico dei temi patriottici e nazionali costruiva i propri progetti imperiali ed egemonici. 

Come sottolineato dal dirigente comunista bulgaro Georgi Dimitrov in occasione del VII Congresso dell’Internazionale Comunista, l’avvento al potere di partiti e formazioni fasciste era stato reso possibile anche da errori dei locali partiti comunisti, che non erano efficacemente riusciti a opporsi ai fascisti, permettendo a questi di egemonizzare i temi patriottici e nazionali, facendo riferimento in particolare alla Germania: “I nostri compagni in Germania, per molto tempo non tennero nella dovuta considerazione il sentimento nazionale offeso e l’indignazione delle masse contro Versailles[1]. Il riferimento è ai tentativi del KPD sotto la dirigenza di Ernst Thälmann  di riportare il partito su una linea leninista rifiutando il compromesso con le forze socialdemocratiche, accusate di essere “socialfasciste” e di “tradire il paese”, e attaccando il crescente partito nazista mettendo in risalto le sue ipocrisie e la sua vuota demagogia sul terreno della questione nazionale.

Sotto Thälmann il partito si oppose al Piano Young e al Trattato di Versailles, al pagamento delle riparazioni di guerra e del debito internazionale, mentre aprì alla volontaria unione di tutte le popolazioni di lingua tedesca in un solo Stato, nella consapevolezza che “[s]olo il martello della dittatura del proletariato può spezzare le catene del Piano Young e dell’oppressione nazionale”, e che “[s]olo la rivoluzione sociale della classe operaia può risolvere la questione nazionale della Germania[2].

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Militant: Palestinesi e “PAPestinesi”

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Palestinesi e “PAPestinesi”

di Militant

Smaltita la fatica di questi ultimi giorni torniamo a mente fredda sul corteo, anzi, sui due cortei nazionali che sabato hanno attraversato Roma, iniziando con il constatare che le polemiche e le difficoltà che hanno accompagnato la costruzione di questa giornata di lotta non hanno (incredibilmente) disincentivato almeno 30mila compagne e compagni dallo scendere in piazza per la Palestina. Da oltre un anno centinaia di manifestazioni più o meno grandi e azioni di protesta combattive si susseguono con cadenza settimanale, riuscendo spesso anche a intercettare la rabbia delle cosiddette seconde generazioni arabo discendenti, e questo senza che il movimento di solidarietà con la lotta di liberazione dei palestinesi mostri segni di stanchezza. In un paese in cui il conflitto sociale da anni è ridotto ai minimi termini e in cui la sinistra di classe lamenta un’estrema difficoltà anche solo nel parlare con le nuove soggettività razzializzate e subordinate. Si tratta di un dato politico di cui non si può non tener conto e di un patrimonio politico essenziale che va preservato, anche dai tentativi di strumentalizzazione e cooptazione che arrivano da più parti.

Le note positive “congiunte” della giornata che accomunano entrambe i cortei, quantitativamente più o meno simili, però finiscono qui. Perché alla fine l’accordo faticosamente raggiunto dalle diverse anime della diaspora per un corteo unitario con una testa palestinese è stato fatto saltare all’ultimo minuto (e non dai palestinesi), imponendo nei fatti quella divisione che a parole e a mezzo social tutti dicevano di voler di scongiurare.

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Fulvio Grimaldi: Conflitto sociale contro guerre, guerre contro conflitto sociale

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Conflitto sociale contro guerre, guerre contro conflitto sociale

“Tutto il mondo sta esplodendo…”

di Fulvio Grimaldi

https://www.youtube.com/watch?v=YqyZn-bORJc

https://youtu.be/YqyZn-bORJc

Eve of Destruction” (Era della distruzione, 1965) di Barry McGuire, nella versione di Lotta Continua del 1970: “Tutto il mondo sta esplodendo”. https://youtu.be/qQ0VPHdtcHA

Ho sbraitato alcune frasi sconnesse, come suole, dal soundsystem mobile della Resistenza palestinese, sul quale alcuni compagni generosi avevano voluto issarmi. Per questo mi permetto di integrare e dare un po’ di senso a quanto da lissù mi è stato concesso l’onore di gridare.

La manifestazione dei 30.000 per la Palestina – e non solo – sulla quale i soliti burloni da strapazzo del baraccone fascistoide hanno voluto inventarsi che sono stati inquinati da episodi di “cretini violenti” (copyright del solito cretino dei Trasporti), ha avuto un significato di una portata enorme. Non so in che misura tutti noi e chi ci ha osservato da vicino e ci ha sentito e letto da lontano, abbiamo saputo accorgercene. Vorrei darne una veloce lettura.

Ma prima voglio, pur nella felice leggerezza e nel ricco stimolo alla riflessione regalatici dal formidabile corteo, precisare una cosa. Mi aggiro dalle parti della Palestina da 60 anni. Ne ho conosciuto gli eroi e le vittime di un genocidio che dura dal 1947.

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Alessandro Visalli: Troppo presto Sahra

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Troppo presto Sahra

di Alessandro Visalli

A quanto si legge ieri è stata chiusa una bozza di accordo tra la Spd, la Cdu e la Bsw (la formazione di Sahra Wagenknecht) in Turingia, per guidare insieme il Land. Chiaramente è solo una bozza e dovrà essere approvata dagli iscritti della Sdp (tutt’altro che scontata) e dalle segreterie di Cdu e Bsw.

Sul nodo principale del nostro tempo, l’arresto dell’offensiva imperialista occidentale contro l’insorgente mondo multipolare, ci si è limitati a un “preambolo per la pace” che promosso da un Land appare come mera questione cosmetica per totale assenza di competenze. Un simbolo (se pure, talvolta, i simboli contano, ma quando sono sostenuti dalla forza). Sulle questioni materiali si vedrà.

E’ davvero difficile prendere posizione in corso d’opera su vicende così complesse, e per le quali la distanza priva di informazioni dettagliate e chiavi di lettura necessarie. Tuttavia, qualcosa rischierei a dirlo.

Ci sono due primi livelli, ai quali si può dire qualcosa, e uno molto più profondo al quale bisognerebbe dire molto.

Partiamo dai primi. Nei Quaderni (6°, 1930-32, 97) c’è un piccolo e prezioso frammento nel quale Gramsci si chiede in modo fulmineo se “può esistere politica, cioè storia in atto, senza ambizione?”.

Questa è la radice delle cose.

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Il Chimico scettico: Scienza e politica: un editoriale su Science

ilchimicoscettico

Scienza e politica: un editoriale su Science

di Il Chimico scettico

La National Academy Of Sciences è tra l’altro l’editore di PNAS (Proceedings Of The National Academy Of Sciences), quindi a tutti gli effetti “comunità scientifica”.

La presidente dell’Accademia, Marcia Mutt, si è prodotta in un editoriale non su PNAS ma su Science dove affronta il problema dei rapporti tra politica e scienza alla luce della presente situazione.

Molto prima delle elezioni presidenziali del 5 novembre, è creciuta la mia preccupazione riguardo alla scienza caduta vittima delle stessa divisione politica che lacera, a quanto pare, la società americana…

Dalla fondazione della National Academy of Sciences (NAS) durante la Guerra Civile. il periodo più divisivo della storia americana, la scienza e NAS (di cui sono attualmente presdidente) hanno servito la nazione indipendentemente dal partito politico al potere, Continuando la comunità scientifica a farlo, occore puntare una sguardo critico su quale responsabilità la scienza si prenda partecipando al contenzioso politico, e su come gli scienziati possano ricostruire la fiducia del pubblico verso di loro…

La National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine deve esaminare il modo in cui gli scienziati possano aver contribuito alla polarizzazione dell’uso della scienza… (gli scienziati) devono evitare la tendenza a ritenere che la scienza debba dettare le politiche.

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Stefano Baudino: Nuovo Ddl Sicurezza: i servizi potranno guidare gruppi terroristici “per il bene dello Stato”

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Nuovo Ddl Sicurezza: i servizi potranno guidare gruppi terroristici “per il bene dello Stato”

di Stefano Baudino*

In Parlamento è scontro aperto sulle novità normative in merito ai poteri attribuiti ai Servizi segreti italiani dal controverso “Pacchetto Sicurezza”, che ha ottenuto l’ok della Camera dei Deputati e ora è al vaglio del Senato. Le opposizioni puntano il dito contro l’art.31 del disegno di legge, attraverso cui vengono ampliati in maniera significativa i poteri dei membri dell’intelligence, esprimendo preoccupazioni sulla tenuta democratica del Paese.

Il nuovo dettato, in vista della tutela della sicurezza e degli interessi della Repubblica, autorizza infatti gli operatori di AISE e AISI non solo a infiltrarsi in organizzazioni criminali e terroristiche, ma addirittura a dirigerle, legittimando gravissimi reati quali associazione sovversiva, terrorismo interno e banda armata.

La norma obbliga inoltre enti pubblici, università, aziende statali e concessionarie di servizi pubblici a un ruolo di collaborazione e assistenza verso i Servizi. Se il provvedimento diventasse legge, esse potranno essere chiamate a fornire informazioni in deroga alle normative sulla privacy.

L’art. 31 del nuovo DDL Sicurezza introduce nuove disposizioni inerenti all’attività dei Servizi, prevedendo non solo che gli operatori di AISI e AISE possano partecipare con un ruolo defilato a organizzazioni illegali, ma perfino arrivare a guidarle.

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Roberto Iannuzzi: Ucraina, i giorni dell’incertezza

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Ucraina, i giorni dell’incertezza

di Roberto Iannuzzi

Kiev sta perdendo la guerra. Il lancio russo del missile Oreshnik è un “game changer”. Ma, in attesa di Trump, USA e Gran Bretagna sembrano non voler cogliere gli ammonimenti di Mosca

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1920x1280A partire dalla fine di ottobre, e ancor più dopo la vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane, l’amministrazione Biden ha cominciato ad alzare la posta in gioco in Ucraina.

Il 22 ottobre ha approvato un finanziamento di 800 milioni di dollari a favore dell’industria bellica di Kiev per la costruzione di droni a lungo raggio in grado di colpire in profondità il territorio russo.

L’8 novembre ha autorizzato il Pentagono a schierare ufficialmente contractor USA in Ucraina per mantenere in efficienza i sistemi d’arma americani in dotazione all’esercito di Kiev.

Nove giorni dopo, ha autorizzato l’impiego di missili USA a lungo raggio per colpire obiettivi in territorio russo.

E il 19 novembre ha annunciato che avrebbe fornito all’esercito ucraino mine antiuomo per rallentare l’avanzata delle truppe di Mosca, sebbene nel 2022 si fosse impegnata a limitarne l’impiego.

Biden ha anche cancellato 5 miliardi di debito al governo di Kiev, ed in generale sta compiendo ogni sforzo per rafforzare il più possibile l’Ucraina prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca.

 

Missili NATO contro la Russia

L’episodio che ha fatto più scalpore, in ogni caso, è costituito dall’autorizzazione a colpire il territorio russo con missili americani a lunga gittata.

Due giorni dopo, sei missili ATACMS sono stati lanciati contro un deposito di armi nella regione russa di Bryansk (cinque sarebbero stati intercettati).

A stretto giro di posta, è arrivato l’annuncio che Gran Bretagna e (seppur con meno convinzione) Francia avrebbero seguito l’esempio americano mettendo a disposizione i propri missili cruise (Storm Shadow e Scalp, rispettivamente) per colpire obiettivi in territorio russo.

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Amos Goldberg e Silvia Federici: Sì, è un genocidio

ilpungolorosso

Sì, è un genocidio

Interventi di Amos Goldberg e Silvia Federici

Riceviamo dai compagni Tiziano L. e Paolo B., e volentieri pubblichiamo questi due interventi contro il genocidio sionista in corso in Palestina che hanno un loro valore e una loro forza in sé, al di là della nostra concordanza o meno con le posizioni prese da questi due studiosi su altre questioni. (Red.)

gaza bambini uccisi 1068x712 1Dichiarazione di Amos Goldberg, storico israeliano, Professore di Storia dell’Olocausto al Dipartimento di Storia Ebraica dell’Università Ebraica di Gerusalemme:

“Sì, è un genocidio. È difficile e doloroso ammetterlo, ma non possiamo più evitare questa conclusione. La storia ebraica sarà d’ora in poi macchiata dal marchio di Caino per il “più orribile dei crimini”, che non potrà essere cancellato. È così che sarà considerata nel giudizio della Storia per le generazioni a venire. Gli obiettivi militari sono quasi obiettivi incidentali mentre uccidono civili, e ogni palestinese a Gaza è un obiettivo da uccidere. Questa è la logica del genocidio. Sì, lo so, quelli che lo dicono «Sono tutti antisemiti o ebrei che odiano se stessi». Solo noi israeliani, con la mente alimentata dagli annunci del portavoce dell’IDF ed esposta solo alle immagini selezionate per noi dai media israeliani, vediamo la realtà com’è. Come se non ci fosse una letteratura interminabile sui meccanismi di negazione sociale e culturale delle società che commettono gravi crimini di guerra. Israele è davvero un caso paradigmatico di tali società. Ciò che sta accadendo a Gaza è un genocidio perché livello e ritmo di uccisioni indiscriminate, distruzione, espulsioni di massa, sfollamenti, carestia, esecuzioni, cancellazione delle istituzioni culturali e religiose, disumanizzazione generalizzata dei palestinesi creano un quadro complessivo di genocidio, di un deliberato e consapevole annientamento dell’esistenza palestinese a Gaza.

La Gaza palestinese come complesso geografico-politico-culturale-umano non esiste più.

Il genocidio è l’annientamento deliberato di una collettività o di una parte di essa, non di tutti i suoi individui. Ed è ciò che sta accadendo a Gaza. Il risultato è senza dubbio un genocidio. Le numerose dichiarazioni di sterminio da parte di alti funzionari del Governo israeliano e il tono generale di sterminio del discorso pubblico indicano che questa era anche l’intenzione”.

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Capitalismo e guerra alla riproduzione sociale

di Silvia Federici

23 Novembre 2024 – https://comune-info.net/sviluppo-capitalistico-e-guerra-alla-riproduzione-sociale/

Ciò che è chiaro è che Israele sta conducendo una guerra totale contro tutto ciò di cui i palestinesi hanno bisogno per la loro riproduzione.

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Nevio Gambula: L’Europa che diventa “machista” e guerrafondaia

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L’Europa che diventa “machista” e guerrafondaia

di Nevio Gambula*

Illustre Kaja Kallas,

provo un senso di assoluto disgusto nei confronti della sua nomina a Commissario UE per la politica estera: perché mi pare evidente che si tratta di una decisione programmatica, dunque piena di significati e di esiti pensati e vissuti come esistenziali. Ora comprendo meglio il senso profondo della foto che la ritrae mentre imbraccia un lanciamissili Javelin; se gli incarichi si assegnano per affinità politica, in quella foto è racchiuso il futuro dell’Europa, e onestamente ne ho paura.

Perché questo è, ai miei occhi, lo sfoggio di tanta virilità militarista: una vera e propria débâcle dell’essenza aperta e pacifica dell’Europa. Lei, infatti, probabilmente senza neppure avvedersene, in quella foto lo ribadisce in una forma che è già il contenuto: il machismo come orizzonte culturale e la politica europea appiattita sulle armi.

Vorrei solo obiettarle che il militarismo è la secca sulla quale si arena la democrazia, ma temo che sia inutile; lei ha ormai adottato una sorta di “metafisica della guerra” e dubito possa modificare la sua attitudine bellica.

Io sono un ignorante, e non ho certo le sue competenze, però il senso stesso della democrazia esclude il godimento che viene dalle armi. Ci pensi un attimo, cosa rimanda quell’immagine? L’appagamento della potenza, l’autorevolezza della violenza; in sintesi, la delizia del “fallo”. Sì, il suo gesto è davvero “pornografico”, ossia distorce il desiderio di pace insito nella democrazia, poiché rappresenta in maniera esplicita quella cosa che ne è la negazione, la tendenza alla guerra.

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Andrea Zhok: Fuochi d’artificio al tramonto

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Fuochi d’artificio al tramonto

di Andrea Zhok

Che all’orizzonte ci sia una deflagrazione è certo. Se questa possa avere natura limitata o non invece il carattere proverbiale di Sansone che decide di morire portando con sé tutti i filistei (e ogni cenno alla vicenda mediorientale è puramente intenzionale), questo è tutto da vedere

Del tramonto dell’Occidente si parla da più di un secolo, e da ben prima della pubblicazione del fortunato volume di Oswald Spengler. Quando ne parlava Spengler si era all’indomani della grande distruzione della Prima Guerra Mondiale, e, paradossalmente, si era alle soglie di una possibile svolta nel processo di decadenza: l’Europa scossa profondamente da cinque anni di guerra e undici milioni di morti sembrava prendere coscienza della necessità di un cambiamento di paradigma.

Ma i tentativi che emersero in quel periodo, dapprima all’insegna della Rivoluzione d’Ottobre (i tentativi di rivoluzione degli spartachisti in Germania, il biennio rosso 1919-1920, ecc.) e poi sotto l’egida delle dittature degli anni ’20, non riuscirono a creare condizioni stabili per una ricostruzione alternativa. I “fascismi” cedettero molto rapidamente le pretese di rivoluzione popolare a favore di un patto strutturale con la grande borghesia liberale, mantenendo l’impianto aggressivo e “darwiniano” che era stato proprio dell’imperialismo prebellico.

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Giovanna Melia: Stalin e le quattro leggi generali della dialettica

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Stalin e le quattro leggi generali della dialettica

di Giovanna Melia

Nel loro stimolante saggio filosofico, intitolato Logica dialettica e l’essere del nulla (l’AD edizioni, introduzione di Giulia Bertotto), Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli contribuiscono indirettamente a riportare alla luce della teoria marxista due misconosciute leggi generali della dialettica materialista: e cioè la legge della trasformazione ininterrotta del cosmo e quella dell’interconnessione universale (la “rete di Indra”) tra i diversi enti e processi naturali.

Si tratta di una materia teoretica di notevole rilevanza anche ai nostri giorni e che era già stata sottoposta alle acute osservazioni – passate purtroppo sotto un clamoroso e quasi secolare silenzio – prodotte in precedenza da J. V. Stalin nel suo celebre scritto Materialismo dialettico e materialismo storico del 1938, il quarto capitolo del libro collettivo Storia del partito comunista (b) dell’Unione Sovietica. Breve corso.[1]

È noto che, seguendo le orme analitiche di Hegel, il grande rivoluzionario Friedrich Engels individuò tre leggi generali della dialettica, e cioè:

  • la compenetrazione di tendenze e controtendenze, di poli opposti all’interno di ogni cosa e processo materiale;
  • la trasformazione della quantità in qualità, raggiunta una determinata soglia critica e un punto nodale di accumulazione quantitativa;
  • la negazione della negazione, ossia la formazione di una nuova modalità di unità/lotta di tendenze opposte sulla base del processo ormai superato e sorpassato.[2]


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Alastair Crooke: La contro-insurrezione è “ in corso” contro la “tempesta” di Trump

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La contro-insurrezione è “ in corso” contro la “tempesta” di Trump

di Alastair Crooke* – StrategicCulture

Più che una pericolosa provocazione rivolta alla Russia, gli attacchi ATACM e Storm Shadow rappresentano un tentativo di ribaltare la politica estera

“Il Deep State ha sussurrato a Trump: ‘Non puoi resistere alla tempesta’. Trump ha risposto sottovoce: ‘Io sono la tempesta’. La guerra è iniziata.

Il Deep State ha lanciato una guerra di disturbo per disattivare la “tempesta” di Trump. L’attacco ATACM di questa settimana è stato solo una parte di una contro-insurrezione inter-agenzie – un attacco politico diretto a Trump; così come tutte le false narrazioni inter-agenzie attribuite al campo di Trump; e così anche l’escalation di provocazioni dirette all’Iran.

Siate certi che i Cinque Occhi partecipano a pieno titolo alla contro-insurrezione. Macron e Starmer hanno apertamente cospirato insieme a Parigi prima dell’annuncio statunitense per promuovere l’attacco ATACMS. I grandi dell’inter-agenzia sono chiaramente molto timorosi. Devono temere che Trump possa svelare la “bufala del Russiagate” (che Trump nel 2016 fosse una “risorsa” russa) e metterli in pericolo.

Ma Trump capisce cosa sta succedendo:

“Abbiamo bisogno di pace senza indugi… L’establishment della politica estera continua a cercare di trascinare il mondo in un conflitto. La più grande minaccia alla civiltà occidentale oggi non è la Russia.

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