“Gli errori nella lotta all’epidemia da virus Ebola”

“Numerosi sono stati gli errori commessi nella risposta all’epidemia. La prima e forse la più grave è stata la sottovalutazione del rischio agli inizi dell’epidemia, quando i casi erano pochi e maggiori le possibilità di contenere il contagio”.


Comunicato

 

Gli errori nella lotta all’epidemia da virus Ebola


L’epidemia di Ebola che sta dilagando in Africa occidentale e che minaccia l’Europa e l’America non ha fino ad ora trovato una valida opposizione da parte dei Paesei interessati e delle organizzazioni sanitarie internazionali.

Numerosi sono stati infatti gli errori commessi nella risposta all’epidemia. La prima e forse la più grave è stata la sottovalutazione del rischio agli inizi dell’epidemia, quando i casi erano pochi e maggiori le possibilità di contenere il contagio. 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità forse riteneva che l’epidemia in Liberia, Guinea e Sierra Leone si sarebbe esaurita da sola, come successo per le tante altre epidemie dei vari ceppi di virus Ebola che si sono susseguite dal 1976 ad oggi nella Repubblica Democratica del Congo, in Uganda e in Sudan. Quelle epidemie si verificavano in aree rurali remote, avevano una mortalità superiore al 90% e per questo motivo si spegnevano abbastanza rapidamente a causa dell’elevatissima mortalità. Quella in corso nei tre stati dell’Africa occidentale ha invece una mortalità di poco superiore al 50% e per questo motivo può diffondersi molto di più. La sensibilità degli Stati Uniti e dell’Europa nei confronti di Ebola era naturalmente molto minore quando l’epidemia interessava solo piccoli stati africani, ma l’OMS avrebbe dovuto considerare il rischio che la miccia potesse esplodere e divenire un problema di sanità pubblica mondiale con chiare conseguenze sul piano dell’ economia mondiale, del commercio e dell’ordine pubblico. D’altra parte l’OMS, nella gestione della cinese Chan, aveva già manifestato gravi carenze in occasione della gestione della pandemia influenzale da virus H1N1 sopravvalutando il rischio e facendo spendere agli Stati membri milioni di euro per vaccini inutilizzati.

L’ European CDC, l’organizzazione dell’Unione Europea con sede a Stoccolma, creata per la prevenzione e controllo delle malattie infettive in Europa, pare essere solo un costoso carrozzone politico, occupato da burocrati slegati dal contesto della realtà.

I Centri di Controllo e prevenzione delle malattie americani (CDC) con sede ad Atlanta hanno tutt’altro spessore sul piano scientifico ed organizzativo, ma anch’essi hanno mostrato evidenti carenze nei sistemi di prevenzione del contagio e nell’addestramento del personale sanitario, come dimostrato dai casi delle infermiere contagiate dal paziente liberiano morto a Dallas.

In mancanza di vaccini e terapie efficaci, l’umanità affronta oggi l’epidemia da virus Ebola con gli stessi mezzi con cui affrontava la peste nei secoli passati, con la differenza che il contagio si diffonde ora non più con le navi, ma con il mezzo aereo. Come per le epidemie del passato, in particolare la peste, si dovranno affrontare paure ingiustificate, comportamenti irrazionali, fughe di sanitari, panico, ricerca di untori. E’  molto probabile che il contagio si estenda a breve ad altri paesi africani  rendendone sempre più difficile il controllo. 

E’ molto importante che si realizzi la massima collaborazione tra gli Stati, come è altresì importante che la gestione dell’epidemia possa contare su una leadership autorevole, in campo internazionale ed anche nazionale.  Non credo  che lo staff dell’OMS e dell’ONU, quello per intenderci che ha gestito la pandemia influenzale sia all’altezza di fronteggiare una minaccia reale quale è quella rappresentata da Ebola.

 

Walter Pasini

Presidente Società Italiana di Medicina del Turismo

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *