“La tormenta, la sentinella e la sindrome della vendetta”

“Le zapatiste e gli zapatisti vedono e sentono che sta arrivando una tormenta, qualcosa di terribile, di ancor più distruttivo di quel che stiamo vivendo. L’idra del capitalismo sembra aver rigenerato le sue molteplici teste”.

 

 

 

LA TORMENTA, LA SENTINELLA E LA SINDROME DELLA VENDETTA
Le zapatiste e gli zapatisti vedono e sentono che sta arrivando una tormenta, qualcosa di terribile, di ancor più distruttivo di quel che stiamo vivendo. L’idra del capitalismo sembra aver rigenerato le sue molteplici teste. Ma sono zapatisti, appunto, e, tra le molte altre cose – tante che nei dizionari non esistono termini per definirle – questo vuol dire che pensano di potersi sbagliare. Anche perché vedono persone che sanno molte cose dire, a volte a parole e sempre con i comportamenti, che non sta accadendo niente, che non c’è nulla di pericoloso da segnalare. Come se lo Stato fosse sempre lo stesso, con le funzioni di venti, quaranta, cento anni fa – perciò si ricorre alle ste sse forme di lotta: cortei, reali e virtuali, riunioni, elezioni. La riflessione dell’Ezln, che s’interroga a fondo sulla funzione di sentinella, segnala invece una catastrofe in arrivo. Possono sbagliare, certo. Così vogliono domandare ad altri, di altri calendari e di geografie diverse, che cosa vedono loro. E vogliono farlo in una riunione di pensieri grande, molto grande, mondiale. Un semenzaio di idee, analisi, critiche su come sta andando il sistema. Non si terrà in un solo luogo e in un solo momento ma comincia in un posto, un caracol. Perché gli zapatisti usano il caracol per richiamare la collettività
ARTICOLO DI SUBCOMANDANTE GALEANO

STRAGI, GUERRI E ORRORI PRIVATI HANNO UN SESSO
La violenza, in tutte le forme che conosciamo, è stata praticata finora dal sesso maschile, sia pure con l’aiuto e la complicità delle donne. Non possiamo cambiare il mondo senza questa consapevolezza
ARTICOLO DI LEA MELANDRI

FARE COME GLI ALBERI
La crisi è stata il risultato della crescita. La crescita è la malattia, la crisi il sintomo, la decrescita non è la medicina, piuttosto è la salute. La medicina siamo noi, e le nostre scelte quotidiane di produzione e di acquisto. L’unica crescita che posssiamo imitare è quella degli alberi, anche gli alberi crescono ma molto lentamente, prendendo l’energia dal sole, le foglie secche diventano concime, i rami crescono quanto le radici, consumano poca energia e poca materia. Gli alberi sono viventi e al tempo stesso habitat per migliaia di altri viventi
ARTICOLO DI MARCO GERONIMI STOLL
 

UN ORIZZONTE DI SENSO SERGE LATOUCHE

LE FAQ DELLA DECRESCITA

VIENI A VEDERE LA PERIFERIA TERREMOTATA
“Vieni nella periferia de L’Aquila terremotata” mi dice C. e ci vado. “Di notte ci stanno i lampioni accesi. Ci passi e senti le ante degli armadi che sbattono per il vento”. Qui siamo lontani da tutto. Lontani dalle risate dei lombrichi che sghignazzavano per i guadagni che il terremoto gli avrebbe portato. Lontani dal Caimano che disorientava il mondo portando il G8 tra le macerie e mischiando le casette antisismiche o quasisismiche o pseudosismiche alle passeggiate dei presidenti tra le macerie … Poi la sera vado a trovare un po’ di compagni (una volta si diceva così) in un posto che si chiama Piazza d’Arti. Subito dopo le scosse si sono mossi con un bus per port are libri tra gli sfollati. Poi hanno conquistati uno spazio dove fare teatro e anche mostre di arte contemporanea… “
ARTICOLO DI ASCANIO CELESTINI
 

LA TUNISIA È UN’ECCEZIONE?
La grande mobilitazione mediatica delle potenze occidentali per difendere la “differenza” tunisina dal caos e dai regimi autoritari dei paesi vicini è una pericolosa illusione. Serve soprattutto a far credere che la trincea contro l’avanzata jihadista si estende da Parigi a Tunisi. Quel che hanno a cuore i governi europei e i loro alleati non è la democrazia ma la stabilità di un governo condiviso tra destra laica e destra islamista. Un governo che, in nome della sacra lotta al terrorismo, sia pronto a giustificare le limitazioni dei diritti civili, un uso spregiudicato del tema “sicurezza” per trattare da crimini anche gli scioperi e le proteste sociali, e perfino la tortura, com e non si è mai smesso di fare. Tutto il contrario di quello che la gente, e i giovani in particolare, avevano chiesto a gran voce tre anni fa, cioè del solo vero antidoto al fanatismo e al terrore
ARTICOLO DI SANTIAGO ALBA RICO

L’ECATOMBE DELLA GUERRA AL TERRORE
Almeno un milione e trecentomila morti, dieci volte in più di quel che ci raccontano i media, i leader politici, gli esperti militari e perfino le principali organizzazioni non governative. Nel mese di marzo, tre gruppi di scienziati impegnati nel disarmo nucleare e contro la guerra hanno reso pubblico un rapporto sulle conseguenze dirette e indirette della strategia lanciata da George Bush nel 2001. Il primo nome in codice di quella strategia era Enduring Freedom, Libertà Duratura. Due anni dopo, con l’invasione dell’Iraq, fu invece elaborato il concetto di “guerra preventiva” per combattere il terrorismo e chiunque fosse ritenuto una minaccia per gli Stati Uniti. Il bilancio stimat o dagli scienziati pacifisti è quello di una vera ecatombe, le cifre che ci vengono raccontate sono clamorosamente sottostimate, cioè false. E non si tratta di una svista
ARTICOLO DI GIULIO BATTISTON

PER LA MORTE DEGLI ULIVI
Lo stridio delle motoseghe accese per massacrare gli ulivi del Salento dimostra che è ora di interrogarsi sulla manifestazione della fragilità della terra. È tempo di superare l’industrializzazione dell’agricoltura. Il rapporto fra l’uomo e la terra è sradicato dall’avanzata delle grandi monocolture di piante commerciali, ma anche dei pozzi petroliferi e delle miniere, delle fabbriche, dall’avanzata del cemento dei quartieri e delle rotaie delle ferrovie sempre più veloci, del catrame delle strade e autostrade e delle discariche di rifiuti. Tuttavia, esiste una un’agricoltura con cui riportare i lavoratori alla terra, non come passeggera passione, ma come necessità per “nutrire il pianeta” nel rispetto degli equilibri ecologici e dell’uso razionale delle acque, compatibile col clima e con le caratteristiche del suolo, con le leggi della natura. Perché, in fin dei conti, come scriveva il biologo Barry Commoner, “Nature knows best”, la natura sa le cose meglio di noi
ARTICOLO DI GIORGIO NEBBIA

VECCHIUMI
Viviamo un tempo in cui i vecchi sono stimati e valorizzati solo se fanno i giovani, lavorano fino a ottant’anni, fanno jogging, non oziano e si fanno il lifting. In realtà abbiamo tutti bisogno di rallentare e di silenzio
ARTICOLO DI ENRICO EULI

ASILO NEGATO: “DIA PROVA DELLA SUA OMOSESSUALITÀ”
L’Associazione studi giuridici per l’immigrazione parla di criteri di valutazione sulle domande di asilo spesso inadeguati, così come i colloqui dove scarsa è l’attenzione alle vicende dei singoli. C’è stato perfino il caso di alcuni migranti omosessuali provenienti da paesi dove l’omosessualità è considerato reato e punito con pene detentive alte, a cui è stata chiesta la “prova” dell’orientamento sessuale
LA NOTIZIA COMPLETA

LASCIAMOCI GUIDARE DAI RITMI DEI BAMBINI
“Cari ragazzi e cari genitori, vI auguriamo di trascorrere questo periodo di vacanze pasquali ritrovando il vero significato di Pasqua, al di là e nel rispetto di ogni convincimento religioso. In questi giorni è la Natura stessa a essere in Festa: spuntano promettenti gemme e germogli sui rami e sugli arbusti … un sole sempre più tiepido e brillante ispira sogni e pensieri vitali … Lasciamoci contagiare dalla prorompente bellezza e dalle promesse della Natura … Lasciamoci guidare dai ritmi dettati da loro: i bambini … Abbiamo scelto di limitare al massimo i compiti … condividete il più possibile tanto tempo insieme, ridete, fatevi tanti scherzi, cucinate, apparecchiate e lavate i piatti tutti insieme. Se potete andate a fare qualche passeggiata nei prati, nei boschi … Un incarico solo per tutti voi ragazzi: durante questi giorni vi capiterà di andare a fare qualche spesa, provate a cercare il luogo in cui sono prodotti gli oggetti o i vestiti o i giocattoli (Made in….) dopo che lo avrete fatto, con grande gentilezza, chiedete al commesso o alla commessa se conosce le condizioni di lavoro di chi li ha prodotti. I nostri giocattoli sono prodotti da persone felici? … “
LA LETTERA COMPLETA DI UNA MAESTRA E UN MAESTRO AGLI ALUNNI E AI LORO GENITORI

BIBLIOTECHE NELLE SCUOLE. LA RIVOLUZIONE PARTE DA UN CARRETTO
Hanno riempito un carretto di storie, le loro preferite, e poi sono usciti dalle aule. Sono andati per le strade, accompagnati dalle maestre, tirando tutti insieme il carretto. Un corteo di amanti della lettura, un’onda travolgente di bambini e bambine che con tamburelli e altri strumenti hanno rallegrato piazze e vicoli. Hanno “contagiato” le strade, portato la cultura alla gente, sono andanti incontro a chi legge ma anche a chi non è avvezzo ad un libro. Cosa altro potevano fare per dimostrare l’importanza delle biblioteche scolastiche?
ARTICOLO DI ALEX CORLAZZOLI

FARE UNA SCUOLA E UNA SOCIETÀ DIVERSE
«La scuola attraversa un momento molto critico… Manca un discorso politico, ma anche culturale, di ampio respiro che veda al centro ogni bambino o ragazzo – scrive il collettivo La Scuola ci riguarda tutti, composto da insegnanti, educatori, genitori, studenti – Una scuola delle “eccellenze” (che brutto modo di chiamare dei bambini) o una scuola dove ognuno possa ritrovare la possibilità di un riscatto e quindi un progetto di vita a sua misura? Una scuola che coltivi il pensiero critico o quello omologante?… Tuttavia, dobbiamo avere la consapevolezza che qualsiasi cambiamento importante cammina a passi lenti ed è un cammino che non ha mai fine. Dobbiamo sentire che il nos tro agire, anche nella quotidianità, anche nel nostro piccolo spazio di vita, può fare la differenza. Dobbiamo vivere con creatività cercando e ricercando, dobbiamo conoscere anche “la virtù della disobbedienza”, sapendo che la nostra ricerca non parte da zero… Scrive Eduardo Galeano: “Che ci sia dato di esseri degni della disperata speranza. Di avere il coraggio della solitudine e il valore di azzardarci a stare insieme, perché a nulla serve un dente fuori dalla bocca, o un dito senza la mano. Di ribellarci agli ordini, ogni volta che ci viene impartito un ordine che umilia la nostra coscienza o viola il nostro senso comune…”»
ARTICOLO COMPLETO

DISOBBEDIENZE. È TEMPO DI CIRCOLARE
Non sarà né facile né veloce il recupero di un paese, il Messico, dove è impossibile distinguere tra il mondo dei criminali e quello delle istituzioni e dove la società è in evidente decomposizione. Si tratta di una delle forme attuali dell’idra capitalista, anche se questo nome è impronunciabile per le classi politiche. Eppure non siamo senza speranza: i “risvegli” cominciati nel 1994 con il levantamiento in Chiapas ci indicano un cammino e possiamo perfino recuperare una utile categoria formulata trenta anni fa, quella della circolazione delle lotte popolari. Come testimoniano le magliette dei ragazzi che aderiscono alla Sexta di Tijuana e San Diego – con la scritta Ayotzinapa, Ferguson, Palestina – quella circolazione si allaccia naturalmente con il tessuto elettronico della lotta. Harry Cleaver lo aveva segnalato presentando il primo libro in lingua inglese sugli zapatisti già nel secolo scorso
ARTICOLO DI GUSTAVO ESTEVA

STORIA MILLENARIA DEL SEME DI PISTACCHIO
La regina di Saba ne aveva una piantagione riservata soltanto a lei e ai suoi cortigiani, Nabucodonosor II, re dei Caldei, li faceva coltivare nei giardini pensili di Babilonia. In Grecia sono arrivati con Alessandro Magno. In Spagna e Italia con Tiberio. Gli alberi di pistacchio hanno radici profonde, nobili e millenarie nella storia delle antiche civiltà. Tra i semi oggi considerati di maggior pregio, quelli raccolti alle falde dell’Etna. Terre aride, segnate dalla siccità e da una storia, più recente, di massacri, economia coloniale e interessi britannici. Per certi versi simile a quella della Palestina, dove il pistacchio, amato da tempo immemorabile, cresce quasi senz’ac qua ma regala un gusto straordinario a moltissimi dolci e si trova anche nel suq del più povero dei villaggi
ARTICOLO DI PATRIZIA CECCONI

I LADRI DELL’ACQUA CHE NESSUNO VUOLE VEDERE
Come una marea silenziosa, il water grabbing si diffonde sul pianeta. L’accaparramento di acqua è ovunque, in quanto si riferisce alla grande varietà di fenomeni caratterizzati dalla rimozione di acqua come bene comune liberamente disponibile a tutti, e l’alienazione del suo controllo a beneficio di un soggetto privato o pubblico con uno scopo speculativo: dalla sottrazione di risorse idriche per l’irrigazione insostenibile di colture da esportazione alla privatizzazione di servizi di distribuzione e gestione delle acque, dalla contaminazione dei bacini per progetti di estrazione mineraria alla costruzione di dighe grandi e piccole, passando per il fracking. Il water grabbing minaccia la sopravvivenza di comunit& agrave; ed ecosistemi
ARTICOLO DI LUCA RAINERI

SIAMO IL POPOLO DEGLI ALLUVIONATI
Il 2014 è stato l’anno più caldo da quando sono iniziate le misurazioni scientifiche globali. Lo ha ammesso anche la Nasa. Il Mediterraneo è tra le aree più calde del pianeta, conseguenza ovvia la tropicalizzazione del clima. Maltempo e malpaese alleati provocano a ogni cambio di stagione vittime e danni enormi. In attesa dell’unica “grande opera” che servirebbe all’Italia – un piano organico e dettagliato per bacini fluviali di messa in sicurezza degli argini, dei dirupi e delle coste – le popolazioni colpite dai ricorrenti disastri ambientali, riunite in svariati comitati e associazioni, non si sono scoraggiate e hanno avuto la forza di mettersi assieme e dare vita a una Rete nazionale delle comunità dei fiumi denominata: “Mai più bombe d’acqua e disastri ambientali nelle arre a rischio idrogeologico”. Sono i plurialluvionati del fiume Magra a Spezia e Massa Carrara, del Calore in Irpinia, del fiume Secchia nel modenese, delle Terre Joniche, dell’Isola d’Elba, di Genova, della Sardegna, della Sicilia, dell’Emilia Romagna, del Veneto …
ARTICOLO DI PAOLO CACCIARI

QUARANT’ANNI DI DESAPARICION IN ARGENTINA
Il 24 marzo 1976 un colpo di stato militare instaurava la dittatura in Argentina. Nel corso dei sette anni successivi 40.000 persone vennero fatte sparire dalla giunta militare e migliaia di altre scelsero l’esilio per fuggire la morte. Decine di migliaia di morti, tanto allora nelle prigioni argentine quanto oggi sui barconi che partono dalla Libia, non possono essere considerati una tragica fatalità. Bisogna sapere e potere individuare le responsabilità politiche di questi genocidi e chiedere, a tutti gli attori sociali coinvolti, l’assunzione di responsabilità concrete per mettere fine a questa mattanza e lavorare ad una riabilitazione di tutti quegli uomini, donne e bambini che hanno subito traumi a vo lte irreparabili
ARTICOLO E RADIOTRASMISSIONE TERRANAVE

RIFIUTARE L’INVASIONE DEI CARTELLONI PUBBLICITARI
Tra una villa palladiana e l’altra, tra un pendio coltivato a vite e il castello piemontese, tra l’acropoli e la spiaggia siciliana. A deturpare il paesaggio in modo tanto disordinato quanto invadente non ci sono solo costruzioni abusive ma anche centinaia di migliaia di cartelli pubblicitari disseminati lungo tutte le strade. Le banchine delle vie panoramiche sono ridotte a supporto per tralicci in metallo di ogni forma e dimensione. Siamo letteralmente bombardati da colori scelti a caso, lettere cubitali fosforescenti, immagini ammiccanti e display kitsch a luci intermittenti. Se poi siamo in campagna elettorale ci scrutano tanti bei faccioni dai pali dei lampioni…
ARTICOLO DI DOMENICO FINIGUERRA

SMETTIAMOLA DI CORRERE
Presto. È ciò che ci insegnano fin da piccoli. Bisogna fare presto. Correre. Muoversi. Accelerare. Il mondo non aspetta, non ha tempo. Cresciamo accumulando ritardi, mentre un senso di colpa latente ci avvolge con una patina quasi impercettibile. La tecnologia, se usata male, non aiuta. Semmai accelera l’affanno, perché moltiplica la nostra connessione con un presente ininterrotto che non ammette, appunto, ritardi… Ecco perché nasce il festival delle lentezza
ARTICOLO DI MARCO BOSCHINI

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