“Il mondo ha un grande problema in più”

Per molti anni ogni giorno un numero infinito di container è partito dalla Cina con i prodotti “made in Cina” verso Usa ed Ue. Ogni giorno Usa ed Ue hanno rimandato indietro spazzatura. Ora però la Cina non prenderà più plastica da riciclare. Nelle ultime settimane Londra, Dublino, Berlino, Washington… hanno visto montagne di plastica accumularsi un po’ dappertutto, in magazzini abbandonati o all’aperto.

 

UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI [LA CAMPAGNA DI COMUNE]

HO MESSO A DISPOSIZIONE IL MIO TEMPO [SOFIA, BEIRUT]
“Ho conosciuto Comune-info per caso, su consiglio di una collega. Ho iniziato leggendo qualche articolo e non ho più smesso. Grazie a Comune mi sento meno sola e vedo una luce che non smette di brillare. Sono stata accolta, ho potuto partecipare e mettere a disposizione degli altri il mio tempo e trarre beneficio dal tempo che altri e altre hanno dedicato a questa bella comunità. Aderisco alla campagna di Comune perché non potrei farne a meno…” (Sofia, in servizio civile a Beirut)

 
 
IL MONDO HA UN GRANDE PROBLEMA IN PIÙ
Per molti anni ogni giorno un numero infinito di container è partito dalla Cina con i prodotti “made in Cina” verso Usa ed Ue. Ogni giorno Usa ed Ue hanno rimandato indietro spazzatura. Ora però la Cina non prenderà più plastica da riciclare. Nelle ultime settimane Londra, Dublino, Berlino, Washington… hanno visto montagne di plastica accumularsi un po’ dappertutto, in magazzini abbandonati o all’aperto. Usa e Ue non sanno che fare perché nessun è in grado di rimpiazzare la Cina. L’unica soluzione resta cambiare i nostri stili di vita, la soluzione dunque non è in mano soltanto a governi e imprese
MARIA RITA D’ORSOGNA
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L’ECONOMIA CHE SI AUTORIGENERA
La navigazione è ovviamente web ma è soprattutto facile, perché ordinata per regioni e ben suddivisa in tredici settori diversi, da quello agroalimentare ai mercatini dell’usato. Si passa naturalmente per i rifiuti, l’edilizia, l’abbigliamento, etc. L’imbarcazione è un atlante molto speciale, perché racconta più di cento storie italiane d’impresa segnate da un’economia circolare, cioè pensata per auto-rigenerarsi limitando, in ogni fase dell’esistenza del prodotto, l’apporto di materia ed energia in ingresso e riducendo al massimo gli sprechi. Non si tratta soltanto di bandire l’usa-e-getta, qui si parla di un’economia che prova a essere diversa davvero e dunque crea anche nuovo valore social e e territoriale con servizi, prodotti e processi di produzione equi e poco impattanti sulla vita dei lavoratori e delle persone che vivono i territori coinvolti. Se non è un atlante delle meraviglie, insomma, poco ci manca…
ALESSANDRA DE SANTIS

AIRES BUENOS SULL’ECONOMIA
Possiamo ancora provare a cambiare l’economia? Oppure dobbiamo solo costruirne un’altra? È ancora pensabile trasformare le relazioni sociali dell’economia per fare un mondo diverso? Dal 2001, in Argentina, paese che evoca più d’ogni altro la profondità delle crisi dell’economia moderne, sono cresciute rilevanti reti di economia sociale e solidale, lavoro autogestito e scambio non centrato sul lucro. Oggi quel salutare vento di rinnovamento investe il territorio e mette radici nel mondo della cultura. Un confronto con Rodolfo Pastore, preside della Facoltà di economia dell’Università Nazionale di Quilmes a Buenos Aires
R.C.
 

IL LINGUAGGIO DELLA POLITICA
Il linguaggio della politica è infarcito di metafore guerresche. I tempi del confronto vengono percepiti come una perdita di tempo. Il modo di pensare dualistico della cultura occidentale, che riduce le complessità e preferisce la gabbia amico/nemico, non smette di seminare. Insomma, siamo ancora completamente immersi nella visione di Thomas Hobbes dell’homo homini lupus, del bellum omnium contra omnes e, naturalmente, le consultazioni elettorali non fanno altro che mettere in evidenza e alimentare questi processi. Tuttavia, da tempo si capisce che qualche cosa non funziona. Viviamo una crisi di credibilità nel sistema democratico profonda, il “gioco parlamentare” si è impantanato. Secondo Paolo Cacciari è giusto segnalare l’esistenza di altri modi di intendere la politica, con i quali pezzi di società tentano di abbassare il baricentro delle decisioni, disseminano il potere, creano orizzontalità, pur tra inevitabili limiti e contraddizioni, nelle reti civiche solidali (foto: assemblea di Mondeggi bene comune dello scorso ottobre: la democrazia diretta, dopo la raccolta collettiva delle olive, ha tutto un altro sapore e spessore)
PAOLO CACCIARI
 

CAMBIARE LA SCUOLA E IL MONDO OGNI GIORNO
Per molti anni Luciana Bertinato ogni mattina, dopo aver salutato la sua gatta, ha raggiunto in bicicletta i bambini e le bambine della scuola elementare del borgo di Soave. Nelle sue classi ha sempre preso forma una scuola che ha radici nel passato (Lodi, Freinet, don Milani, Montessori, Rodari, Zavalloni) ed è aperta al mondo, dove si impara a scrivere, leggere ma anche ad ascoltare e, prima di tutto, a trasformare l’io in noi, dove spesso le aule sono senza mura, tra alberi, malghe e ortaggi, una scuola pensata per gestire i conflitti e pure per disobbedire, ad esempio alla guerra. Luciana Bertinato fa parte anche della Casa delle Arti e del Gioco, promossa da Mario Lodi, di cui è stata amica e collaboratrice: le sue classi hanno sempre avuto un’intensa e gioiosa corrispondenza con il maestro di Cipì. E proprio dalla cascina del maestro, nel 2011, ha preso vita la Rete di Cooperazione Educativa “C’è speranza se accade @”, alla quale aderiscono insegnanti, educatori e genitori. «Una scuola felice» (Franco Angeli), è lo straordinario diario con cui la maestra Luciana racconta la sua esperienza educativa. Martedì 30 gennaio (dalle 18 alle 21,30), la redazione di Comune, la scuola IC Manin e l’Associazione Genitori Di Donato promuovono un incontro-cena con Luciana Bertinato nella scuola di via Nino Bixio (piazza Vittorio): un appuntamento prezioso per Roma, per ragionare di come è possibile cambiare la scuola e il mondo ogni giorno
R.C.

LA GUERRA DEI CAFONI, UN VERO GIOIELLO
Uno dei film più importanti del cinema italiano degli ultimi anni è un film in pugliese. Ma non si tratta né di Checco Zalone né tanto meno del simildialetto di Diego Abatantuono. L’origine, in questo caso, è letteraria. Si parte dal bellissimo romanzo che porta lo stesso titolo, pubblicato nel 2008 da Carlo D’Amicis: «La guerra dei cafoni». Il film è un vero gioiello di freschezza e di profondità
CARLO RIDOLFI

CACCIA ALLE STREGHE MAESTRE
Ci chiedono di pigiare pulsanti, mettere Mi piace e votare partiti. Intanto i media fanno sapere che le maestre aguzzine sono un grande problema nazionale. Un’analisi di Bruno Tognolini, poeta e scrittore, delle parole di un telegiornale e una proposta
BRUNO TOGNOLINI

LA BIBLIOTECA DEL GIOCATTOLO
Come si ricompongono le relazioni sociali in periferia? Al Cubo LIbro di Tor Bella Monaca, a Roma, non lo sanno bene, però sanno molte altre cose, ad esempio come si fa a giocare insieme, come si prepara un pranzo in una piazza appena c’è un po’ di sole, come si mette su un carnevale popolare. E come si autogestisce una biblioteca ricca di libri e pure di giocattoli. Ecco come funziona la prima Biblioteca del Giocattolo romana
CLAUDIA BERNABUCCI

FRANCESCO NELLA TERRA DEI MAPUCHE
Non è un viaggio privo di difficoltà, quello di Papa Francesco in Sudamerica, per molte e diverse ragioni. Non tanto per le polemiche sui costi della visita, che hanno pur sempre un certo peso in paesi dove il grido dei poveri è lancinante e non cessa di infastidire i potenti come in Cile e in Perù. Tra le prove più impegnative, per la diplomazia vaticana alle prese con la suscettibilità dei governi nazionali, potrebbe esserci proprio l’incontro con il Popolo della terra, i Mapuche della Patagonia, tutt’ora oggetto di assurde accuse di terrorismo, violenta repressione e feroce discriminazione razzista da parte delle istituzioni cilene (ma anche argentine, al di là della Cordigliera andina). Il Papa ha speso diverse volte parole impegnative sui diritti negati agli indigeni e poi c’è il discusso precedente di una foto romana che ritrae l’incontro con una donna mapuche cui Francesco sembra voler chinare il capo, come a riceverne la benedizione (cosa che qualcuno non avrebbe esitato a considerare più che sconveniente). Enrique Antileo, giovane antropologo di origine mapuche, ha detto che “dalla visita del Papa in Cile ci si aspetta un messaggio a favore del riconoscimento dei Mapuche”, il solo popolo capace di resistere e sconfiggere le croci e le spade dei conquistadores spagnoli
PATRIZIA LARESE
 

I PIEDI NELLA SABBIA, A SUD DELLA LIBIA
Li chiamano migranti, o potenziali irregolari, illegali, criminali che osano sfidare il destino e dare l’assalto al cielo. Li derubano dopo averli prima perquisiti e poi detenuti in attesa di espulsione. Tutto si è deciso altrove coi soldi e le politiche che hanno fabbricato la clandestinità. Qui, a Sud della Libia, stiamo coi piedi per terra, anzi, nella sabbia. Vi facciamo credere di aver vinto la battaglia senza colpo ferire. Soldi, ricatti, commerci e minacce. Immaginatelo pure e venite a controllare i vostri piani di sviluppo coloniale. Avrete l’impressione che tanto, alla fine, vi ringrazieremo per le vostre elemosine umanitarie. Manderete fotografi, giornalisti e ministri per tagliare il nastro di una conquista senza vincitori. Quando meno ve lo asp ettate, torneranno tutti, gli assetati del deserto, i perduti nella polvere e i sepolti nel mare. Verranno portando in silenzio la dignità che ci avete rubato
MAURO ARMANINO
 

GIULIO, CHE AVREBBE COMPIUTO 30 ANNI
Due anni senza verità né giustizia. Un ricordo vivissimo e la consapevolezza che, al di là della retorica e della commozione più o meno ipocrita, chi poteva fare un po’ di luce su un episodio dell’orrore dei nostri tempi non l’ha fatto: l’interesse commerciale e geopolitico è sempre superiore. Prevale, ancora una volta, l’omertà, che qualcuno chiama realpolitik: in due anni, tra le altre cose che si potevano fare, non è mai stato davvero sospeso il flusso turistico verso l’Egitto, tanto meno sono stato messi in discussione gli accordi dell’Eni. Accordi intoccabili, come gli affari dell’industria italica degli armamenti, il sangue avvelenato della politica estera di questo Paese. Auguri a Giulio, che avrebbe compiuto trent&r squo;anniA
DANILO CHIRICO

ABBIAMO UN CADAVERE, CHI LO VUOLE?
“Roberto da un po’ si era sistemato sul marciapiede largo trenta centimetri proprio sotto l’arco del Cestello…”
MIGUEL MARTINEZ

SÌ, POSSIAMO RIDURRE AL MINIMO L’USO DELL’AUTO
Ottimo il titolo dell’ultima puntata di PresaDiretta, la bicicletta ci salverà. Ma se all’estero fare a meno dell’auto è scelto da molti, grazie a mezzi pubblici capillari, car sharing, reti ciclabili efficienti, l’Italia resta la patria della motorizzazione privata, con un tasso d’immatricolazione più alto della media europea. Nella maggior parte delle città e paesi italiani scarseggiano mezzi pubblici e piste ciclabili e vivere senz’auto sembra impossibile. Eppure famiglie senz’auto esistono anche in Italia…
LINDA MAGGIORI

NON È L’ISIS!
Non è neanche la Cina e non è quel mattacchione di Trump … A
GUARDATE LA FOTO DELL’ARTICOLO LINKATO…

AGENDA

ROMA, LA CURA DELLA MADRE TERRA

BOLOGNA. IL PORRAIMOS, LO STERMINIO DI ROM E SINTI

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