Il Caso Skripal spiegato magistralmente da Lewis Carroll

…Arrivati, videro il Re e la Regina di cuori seduti in trono… il Fante stava davanti, incatenato, con un soldato da un lato e l’altro: accanto al Re stava il Coniglio bianco con una tromba nella destra e un rotolo di pergamena nella sinistra. Nel mezzo della corte c’era un tavolo, con un gran piatto di torte d’apparenza così squisita che ad Alice venne l’acquolina in bocca. “Vorrei che si finisse presto il processo, — pensò Alice — e che si servissero le torte!”

 

Prima la sentenza, poi il verdetto. Il Caso Skripal spiegato magistralmente da Lewis Carroll

…Arrivati, videro il Re e la Regina di cuori seduti in trono… il Fante stava davanti, incatenato, con un soldato da un lato e l’altro: accanto al Re stava il Coniglio bianco con una tromba nella destra e un rotolo di pergamena nella sinistra. Nel mezzo della corte c’era un tavolo, con un gran piatto di torte d’apparenza così squisita che ad Alice venne l’acquolina in bocca. “Vorrei che si finisse presto il processo, — pensò Alice — e che si servissero le torte!”

I dodici giurati erano affaccendati a scrivere su delle lavagne. — Che fanno? — bisbigliò Alice nell’orecchio del Grifone. — Non possono aver nulla da scrivere se il processo non è ancora cominciato. — Scrivono i loro nomi, — bisbigliò il Grifone; — temono di dimenticarseli prima della fine del processo. — Che stupidi! — esclamò Alice sprezzante, ma tacque subito…

— Usciere! leggete l’atto d’accusa, — disse il Re. Allora il Coniglio diè tre squilli di tromba, poi spiegò il rotolo della pergamena, e lesse così:

“La Regina di cuori fece le torte in tutto un dì d’estate: Tristo, il Fante di cuori di nascosto le torte ha trafugate!”

Ponderate il vostro verdetto! — disse il Re ai giurati. — Non ancora, non ancora ! — interruppe vivamente il Coniglio. — Vi son molte cose da fare prima! — Chiamate il primo testimone, — disse il Re; e il Coniglio bianco diè tre squilli di tromba, e chiamò: — Il primo testimone! Il testimone era il Cappellaio. S’avanzò con una tazza di tè in una mano, una fetta di pane imburrato nell’altra. — Domando perdono alla maestà vostra, disse, — se vengo con le mani impedite; ma non avevo ancora finito di prendere il tè quando sono stato chiamato. — Avreste dovuto finire, — rispose il Re. Quando avete cominciato a prenderlo? Il Cappellaio guardò la Lepre di Marzo che lo aveva seguito in corte, a braccetto col Ghiro. — Credo che fosse il quattordici di marzo, — disse il Cappellaio. — Il quindici, — esclamò la Lepre di Marzo. — Il sedici, — soggiunse il Ghiro… Cavatevi il cappello, — disse il Re al Cappellaio. — Non è mio, — rispose il Cappellaio. — È rubato allora! — esclamò il Re volgendosi ai giurati, i quali subito annotarono il fatto…

— Chiamate l’altro testimone! — gridò il Re. … il Coniglio bianco chiamò con voce stridula: Alice!

— Che cosa sai di quest’affare? — domandò il Re ad Alice. — Niente, — rispose Alice. … Allora il Re, che era stato occupatissimo a scrivere nel suo taccuino, gridò: — Silenzio!

— e lesse dal suo libriccino: “Norma quarantaduesima: — Ogni persona, la cui altezza supera il miglio deve uscire dal tribunale.” … — Ponderate il vostro verdetto, — disse volgendosi ai giurati, ma con voce sommessa e tremante. — Maestà, vi sono altre testimonianze, — disse il Coniglio bianco balzando in piedi. — Giusto adesso abbiamo trovato questo foglio.

— Che contiene? — domandò la Regina

Non l’ho aperto ancora, disse il Coniglio bianco; — ma sembra una lettera scritta dal prigioniero a… a qualcuno.

— Dev’essere così — disse il Re, — salvo che non sia stata scritta a nessuno, il che generalmente non avviene.

— A chi è indirizzata — domandò uno dei giurati.

— Non ha indirizzo, — disse il Coniglio bianco, — infatti non c’è scritto nulla al di fuori. — E aprì il foglio mentre parlava, e soggiunse: — Dopo tutto, non è una lettera; è una filastrocca in versi.

— Sono di mano del prigioniero? — domandò un giurato.

— No, no, —rispose Il Coniglio bianco, questo è ancora più strano. (I giurati si guardarono confusi.)

— Forse ha imitato la scrittura di qualcun altro, — disse il Re. (I giurati si schiarirono.)

— Maestà, — disse il Fante, — io non li ho scritti, e nessuno potrebbe provare il contrario. E poi non c’è alcuna firma in fondo.

— Il non aver firmato, — rispose il Re, non fa che aggravare il tuo delitto. Tu miravi certamente a un reato; se no, avresti lealmente firmato il foglio.

Vi fu un applauso generale, e a ragione, perché quella era la prima frase di spirito detta dal Re in quel giorno.

— Questo prova la sua colpa, — affermò la Regina.

— Non prova niente, — disse Alice.

— Ma se non sai neppure ciò che contiene il foglio!

— Leggilo! — disse il re.

Il Coniglio bianco si mise gli occhiali e domandò: — Maestà, di grazia, di dove debbo incominciare ? — Comincia dal principio, — disse il Re solennemente… — e continua fino alla fine, poi fermati…

— Questo è il più importante documento di accusa, — disse il Re stropicciandosi le mani; — ora i giurati si preparino. — Se qualcuno potesse spiegarmelo, — disse Alice (la quale era talmente cresciuta in quegli ultimi minuti che non aveva più paura d’interrompere il Re) — gli darei mezza lira. Non credo che ci sia in esso neppure un atomo di buon senso.

I giurati scrissero tutti sulla lavagna: “Ella non crede che vi sia in esso neppure un atomo di buon senso”. Ma nessuno cercò di spiegare il significato del foglio. — Se non c’è un significato, — disse il Re, — noi usciamo da un monte di fastidi, perché non è necessario trovarvelo…

— Che i giurati ponderino il loro verdetto — ripetè il Re, forse per la ventesima volta quel giorno.

— No, disse la Regina. — Prima la sentenza, poi il verdetto.
 

(Lewis Carroll, Alice nel Paese delle meraviglie – Londra, 1865)

*Su segnalazione di Fabrizio Poggi

da: www.lantidiplomatico.it

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