Lettera aperta del Segretario Generale del (n)PCI a Elisabetta Trenta

Pubblichiamo la lettera che il Segretario generale del CC del (n)PCI ha inviato a Elisabetta Trenta dopo che il 3 giugno l’ex Ministro della Difesa del governo Conte 1 (1° giugno 2018-5 settembre 2019) aveva pubblicato sulla propria pagina Facebook le sue dimissioni dal Movimento Cinque Stelle.

 

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6 giugno 2021

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Lettera aperta del Segretario Generale del (n)PCI a Elisabetta Trenta

e ad altri ex ministri e autorevoli esponenti del M5S

Pubblichiamo la lettera che il Segretario generale del CC del (n)PCI ha inviato a Elisabetta Trenta dopo che il 3 giugno l’ex Ministro della Difesa del governo Conte 1 (1° giugno 2018-5 settembre 2019) aveva pubblicato sulla propria pagina Facebook le sue dimissioni dal Movimento Cinque Stelle. Infatti questa lettera del SG del (n)PCI è un incitamento a fare il bilancio della nascita, dello svolgimento e del risultato dei due governi Conte.

Con le elezioni del 4 marzo 2018 il malcontento, l’insofferenza, l’indignazione e la ribellione di un’ampia parte delle masse popolari italiane di fronte al corso delle cose imposto nel nostro paese dai governi delle Larghe Intese si erano espressi nell’assegnazione a candidati del M5S di una larga maggioranza relativa nel Parlamento e nel Senato della Repubblica Pontificia (RP). Per installare un governo che avesse l’approvazione della maggioranza assoluta alle Camere senza i voti dei parlamentari M5S i vertici della RP avrebbero dovuto farlo approvare dai parlamentari di tutti i partiti delle Larghe Intese. Questi, ridimensionati nel Parlamento e nel Senato dalle elezioni del 4 marzo a causa dei voti al M5S e delle astensioni, avrebbero perso ancora più seguito e consenso tra le masse popolari italiane. La loro aperta collaborazione come maggioranza governativa avrebbe accelerato la crescita del disgusto e del disinteresse delle masse popolari verso il teatrino delle politica borghese dove da trenta anni partiti tesi ad attuare il programma comune della borghesia imperialista danno spettacolo della contesa tra di loro. Ricorrere a nuove elezioni sarebbe stato un disastro per i vertici della RP: con tutta probabilità M5S avrebbe avuto da solo la maggioranza assoluta. In tre mesi di trattative, da marzo a maggio, i vertici della RP “lavorarono” gli esponenti più autorevoli del M5S per indurli a far approvare dai parlamentari M5S il governo meno ostile possibile al programma comune della borghesia imperialista, il Conte 1.

Costituito il governo Conte 1, l’obiettivo dei vertici della RP divenne 1. impedire l’attuazione delle promesse fatte dal M5S ai suoi elettori e alle masse popolari e 2. recuperare il terreno che avevano dovuto cedere. Un obiettivo per vari aspetti analogo a quello che si erano posti gli esponenti della borghesia e del clero nel periodo 1944-1947 dopo che avevano dovuto accettare l’ingresso nel governo dei partiti dei Comitati di Liberazione Nazionale (in particolare di PCI, PSI e Partito d’Azione). Come gli esponenti della borghesia e del clero avevano manovrato in quel periodo per raggiungere il risultato dell’instaurazione della Repubblica Pontificia sanzionata dalle elezioni del 18 aprile 1948 e dall’ingresso nella NATO nel 1949 fa parte del bilancio dell’attività del vecchio PCI. Da questo bilancio abbiamo tirato insegnamenti che ci hanno portato a tracciare la linea del Governo di Blocco Popolare (GBP). Il bilancio dell’attività del M5S nei governi Conte 1 e Conte 2 aiuterà chi lo farà a tirare insegnamenti a proposito della natura del M5S ma, più importante ancora, a tirare insegnamenti utili per la costituzione e l’attività del GBP.

Per questo invitiamo non solo l’ex ministro Elisabetta Trenta, ma anche gli altri ex ministri del governo Conte 1 (Danilo Toninelli, Barbara Lezzi, Sergio Costa, Giulia Grillo e altri) e gli ex ministri del governo Conte 2 (Alfonso Bonafede, Lucia Azzolina e altri) e tutti quelli che hanno seguito da vicino o hanno la possibilità di studiare l’attività dei due governi Conte e del M5S nel periodo che va dal marzo 2018 (ma potrebbero partire anche dal cedimento di Beppe Grillo all’intimazione trasmessa dai Carabinieri a non procedere alla manifestazione che il M5S aveva convocato a Roma nel 2013 contro il “golpe bianco” di Giorgio Napolitano) al febbraio 2021 e trarne insegnamenti per la lotta contro il governo Draghi, per il futuro del nostro paese.

All’ex ministro Elisabetta Trenta che ha annunciato che lascia il Movimento Cinque Stelle

il (nuovo) Partito comunista italiano augura che l’annuncio segni l’inizio del contributo che lei può dare alla trasformazione del nostro paese nelle circostanze concrete con le quali dobbiamo fare i conti. Sono gli uomini che fanno la loro storia e il ruolo che l’individuo svolge nella storia è determinato dalla sua personale attività nelle circostanze concrete in cui si trova a vivere. D’altra parte ogni individuo è fatto dalle circostanze concrete in cui è vissuto. Lei è stata per 15 mesi alla testa del Ministero della Difesa del governo che i vertici della Repubblica avevano dovuto affidare a Giuseppe Conte indicato dal M5S a questo ruolo.

L’esito delle elezioni del 4 marzo 2018 aveva imposto questa scelta ai vertici della Repubblica. Ovviamente non osarono affrontare nuove elezioni in cui il M5S avrebbe stravinto, tante erano le speranze riposte nel M5S da un’ampia parte delle masse popolari italiane e tanto era ed è ancora oggi il malcontento, l’insofferenza e la ribellione di una parte ben più ampia delle masse popolari del nostro paese per l’opera svolta dalla combinazione dei partiti che avevano fino allora governato il nostro paese. Le manovre di D’Alema e il Patto del Nazareno aveva ben messo in luce il legame vergognoso che esisteva tra i partiti succeduti al regime democristiano che aveva governato l’Italia dal 1947 fino agli anni Novanta. I partiti delle Larghe Intese erano in contesa sulla scena del teatro politico instaurato soffocando la Resistenza che nel 1945 aveva trionfato sul fascismo, ma in realtà svolgevano un’opera comune al servizio della classe dominante e contro la massa della popolazione della quale dovevano però raccogliere il consenso elettorale.

Lei come altri ministri del governo Conte 1 è nella posizione di esporre in dettaglio, “con nomi e cognomi”, a un pubblico vasto e attento, almeno una parte delle operazioni con cui il M5S ha tradito le promesse fatte e deluso le speranze suscitate in tanta parte delle masse popolari italiane. Costretti ad affidare il governo del paese al M5S, i vertici della Repubblica avevano cercato di imporre in posti decisivi del governo M5S il più possibile di uomini di loro fiducia, erano riusciti a farne accettare alcuni e per il resto avevano fatto affidamento 1. sull’inesperienza di tante delle persone decise a cambiare il sistema, 2. sulla collaborazione degli alti funzionari e dirigenti civili e militari che negli anni precedenti essi avevano collocato alla testa dell’Amministrazione Pubblica, delle Forze Armate e degli enti e istituzioni pubbliche e semipubbliche, 3. sulla comunanza di interessi tra i gruppi imperialisti italiani e stranieri.

Con la costituzione del governo Conte 1 nel giugno del 2018 si è aperta la partita tra organismi e individui che cercavano di tradurre in opere, in misure governative, in leggi e in istituzioni le promesse fatte e le speranze suscitate e i vertici della Repubblica che cercavano di riconquistare il terreno che avevano dovuto cedere. I primi potevano contare 1. su alcune posizioni di potere conquistate (e il Ministero della Difesa era una di queste) e 2. sulla mobilitazione in campo politico delle masse popolari che nel M5S avevano riposto fiducia e speranze. Come se ne sono giovati? Attraverso quale successione di operazioni 1. hanno lasciato agire gli uomini infiltrati nel governo Conte per contenere e sabotare il rinnovamento promesso dal M5S, 2. si sono lasciati emarginare fino ad essere esclusi dal governo Conte 2, 3. hanno ceduto il terreno nel governo e nel paese al punto che i vertici della Repubblica hanno imposto il governo Draghi? Con questo governo i vertici della Repubblica hanno ripreso in mano la situazione nel governo. Resta loro da regolare i conti con gli uomini che il governo Conte 1 aveva messo a capo di alcune istituzioni civili (e anche di alcune istituzioni militari?), da soffocare o corrompere alcune organizzazioni sindacali sorte nelle Forze Armate e nelle Forze dell’Ordine, da eliminare o stravolgere alcune misure che i governi Conte avevano preso e altre che in qualche misura avevano già messo in opera. Quanto alla mobilitazione delle masse popolari perché diventassero forza politica organizzata i due governi Conte e il M5S vi si sono impegnati ben poco.

Quindi la partita è chiusa? Assolutamente no! Il malcontento, l’insofferenza e la ribellione a fronte del corso delle cose imposto dai governi dei partiti delle Larghe Intese e che il governo Draghi ha ripreso, sono tra le masse popolari più ampi e profondi che nel 2018, la pandemia ha fatto deflagrare la crisi generale del sistema, i partiti delle Larghe Intese costretti a collaborare nel governo Draghi litigano più che mai tra loro e si contendono posti di sottogoverno e rendite, il corpo del M5S è in piena ebollizione tra spinte a una ribellione più cosciente e organizzata e tendenze all’integrazione nel regime, alla resa e alla rassegnazione.

Proprio per questo ci appelliamo anche a lei, perché faccia la sua parte, forte dell’esperienza vissuta e dei legami intessuti. Altri ministri dei governi Conte ed esponenti del M5S sono sul piede di guerra, si trovano di fronte allo stesso bivio. La trasformazione che il M5S aveva fatto balenare è nelle cose. Le masse popolari non possono integrarsi nel sistema, la loro ribellione troverà altre strade. Noi non ci arrendiamo. Sta a lei decidere la strada da prendere: ci auguriamo che lo faccia e le auguriamo di farlo con coscienza e con scienza.

Il Segretario generale del CC del (n)PCI.

http://www.nuovopci.it

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