Resta alta la temperatura intorno a Taiwan. Ma non si tratta di una questione climatica, a rendere decisamente l’aria irrespirabile è l’improvvida decisione della presidente Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, che si vorrebbe recare in quel di Taiwan che la Cina considera – a giusta ragione – parte del suo territorio.
Pelosi ha annunciato domenica le tappe del suo viaggio in Asia, che comprende Singapore, Malesia, Corea del Sud e Giappone, senza menzionare Taiwan, tuttavia il pericolo di una sortita a Taipei è molto concreto e a tal proposito la Cina ha più volte ribadito che non rimarrà inerte di fronte a una provocazione di tale portata.
È ancora possibile che Pelosi voglia fare una mossa rischiosa e pericolosa cercando di atterrare in un aeroporto di Taiwan utilizzando il pretesto di un’emergenza come un guasto all’aereo o un rifornimento di carburante, quindi le pattuglie militari cinesi, i rilevamenti radar e le relative esercitazioni militari rimarranno in stato di massima allerta nei prossimi giorni.
Secondo una giornalista dell’emittente taiwanese TVBS, Tingting Liu, l’arrivo di Pelosi a Taiwan è previsto per domani sera. La giornalista cita fonti statunitensi a sostegno di quanto afferma.
Dalla Cina fanno sapere che se l’aereo di Pelosi dovesse davvero avere problemi di emergenza durante il suo viaggio in Cina, gli aerei dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) possono fornire protezione al suo aereo e farlo atterrare negli aeroporti della città cinese di Sansha, nella provincia di Hainan, nel Mar Cinese Meridionale, o in altri aeroporti della Cina continentale che potrebbero fornire servizi professionali e assistenza, a patto che l’aereo della speaker rimanga lontano dalla regione cinese di Taiwan.
Se Nancy Pelosi è decisa a recarsi a Taiwan realizzando una clamorosa provocazione nei confronti di Pechino perché si ostina a nascondere le sue reali intenzioni?
Lü Xiang, esperto di studi sugli Stati Uniti presso l’Accademia cinese delle scienze sociali, ha dichiarato al Global Times che il piano annunciato senza alcuna menzione di Taiwan potrebbe essere il risultato di una comunicazione tra Pelosi e la Casa Bianca, il Pentagono e lo Stato Maggiore degli Stati Uniti.
“Ancora più importante, dopo la conversazione telefonica tra i presidenti cinese e statunitense, in particolare le parole del leader cinese che ha detto che “chi gioca con il fuoco perirà”, l’avvertimento da parte cinese è stato ulteriormente rafforzato, il che significa che gli Stati Uniti devono esercitare cautela su questa questione”, ha spiegato al Global Times.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian si è espresso chiaramente sulla questione in conferenza stampa: “Il presidente Xi Jinping ha sottolineato che la posizione del governo cinese e del popolo cinese sulla questione di Taiwan è coerente e volta a salvaguardare risolutamente la sovranità nazionale e l’integrità territoriale della Cina. Riflette inoltre la ferma volontà degli oltre 1,4 miliardi di cinesi.
Se Pelosi andasse a Taiwan, sarebbe una grave ingerenza negli affari interni della Cina, danneggerebbe gravemente la sovranità e l’integrità territoriale della Cina, calpesterebbe il principio della Cina unica, minaccerebbe seriamente la pace e la stabilità dello Stretto di Taiwan e minerebbe gravemente le relazioni tra Cina e Stati Uniti portando a conseguenze e sviluppi molto gravi”.
Sulla risposta cinese alla provocazione statunitense, la risposta è chiara: “La Cina prenderà sicuramente risposte risolute e forti contromisure per difendere la sua sovranità e integrità territoriale. Quello che gli Stati Uniti dovrebbero fare è rispettare il principio della Cina unica e i tre comunicati congiunti sino-americani, onorare la promessa del presidente Biden di non sostenere l’indipendenza di Taiwan e non permettere che Pelosi visiti Taiwan”.
Secondo il Financial Times e Politico, la Pelosi, la terza carica della gerarchia statale USA, aveva programmato di visitare l’isola all’inizio di aprile, ma avrebbe rinunciato perché risultata positiva al Covid.
L’eventuale visita di Pelosi a Taiwan potrebbe diventare la prima visita di un presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti a Taiwan negli ultimi 25 anni. Pechino ha ripetutamente avvertito Washington che se Pelosi avesse visitato l’isola, avrebbe avuto ripercussioni e la Cina avrebbe preso misure severe.
Taiwan è governata dalla una propria amministrazione locale dal 1949, quando le rimanenti forze del Kuomintang guidate da Chiang Kai-shek (1887-1975) si rifugiarono sull’isola dopo essere uscite sconfitte nella guerra civile cinese. Da allora, Taiwan ha conservato la bandiera e alcuni altri simboli della Repubblica di Cina che esistevano nella Cina continentale prima dell’ascesa al potere dei comunisti guidati da Mao Tse-tung. Pechino considera l’isola come una delle sue province e questa posizione è sostenuta dalla maggior parte dei Paesi del mondo.
L’AntiDiplomatico
01/08/2022
I quattro interessi degli Stati Uniti sulla questione Taiwan
La speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, arrivata oggi a Singapore per la prima tappa del suo tour in Asia che la porterà anche in Malesia, Corea del Sud e Giappone, potrebbe essere già domani sera a Taiwan.
Una provocazione bella e buona nei confronti della Cina che ritiene – a giusta ragione – l’isola un proprio territorio.
La scelta di visitare Taiwan in questa fase storica appare davvero immotivata e provocatoria.
Quali sono gli interessi strategici degli Stati Uniti su Taiwan?
Secondo Jin Carong – professore alla School of International Relations, Renmin University of China, esperto di questioni americane – intervistato da Guancha, sono quattro i punti di interesse degli Stati Uniti:
«Il primo grande interesse è cercare di contenere la Cina continentale nella prima catena di isole controllando Taiwan. La situazione geografica della Cina è in realtà molto strana: la superficie terrestre è di quasi 10 milioni di chilometri quadrati, l’area d’acqua del mare interno e del mare di confine è di circa 4,7 milioni di chilometri quadrati e ci sono 7.600 isole grandi e piccole nel zona di mare. Si scopre che abbiamo un’idea sbagliata che la Cina sia un paese continentale, ma in realtà la Cina è un paese complesso terra-mare. Tuttavia, abbiamo un posto imbarazzante in mare, cioè siamo sigillati nella prima catena di isole composta da Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Filippine. Se Taiwan torna nella madrepatria, la prima catena di isole sarà completamente spezzata e la Cina affronterà l’Oceano Pacifico.
Il secondo grande interesse è quello economico. Taiwan ha ancora un certo valore economico per gli Stati Uniti.Oltre ai semiconduttori, Taiwan è anche l’8° partner commerciale degli Stati Uniti (dati 2021).
Il terzo grande interesse è che Taiwan è considerata un “modello di democrazia” dagli Stati Uniti e gli Stati Uniti così sperano di influenzare lo sviluppo politico della Cina continentale sostenendo Taiwan.
Il quarto grande interesse è quello che ha esposto Ray Dalio, ed è legato alla credibilità strategica degli Stati Uniti. Alcuni statunitensi pensano che gli Stati Uniti abbiano un impegno nei confronti di Taiwan: se questo impegno non può essere mantenuto, perderanno la faccia e in futuro non sarà facile andare nell’arena internazionale».
Ragionando sulle motivazioni che spingono Nancy Pelosi a volersi recare a Taiwan, Mike Chinoy, ex direttore dell’ufficio della CNN di Pechino e ricercatore senior presso l’Istituto USA-Cina della University of Southern California, su Foreign Policy scrive: «Dobbiamo porci una domanda preoccupante: cosa spera di ottenere esattamente Pelosi? Vuole chiaramente mostrare il suo sostegno a Taiwan, ma le sue attività non sembrano essere correlate alla più ampia strategia statunitense, come promuovere il coordinamento e la cooperazione degli Stati Uniti con gli alleati regionali per contrastare le minacce di Pechino, o incoraggiare Taiwan a imparare le lezioni della guerra in Ucraina per migliorare le proprie capacità di difesa. Poiché la Casa Bianca ha inviato messaggi contrastanti, anche la visita di Pelosi a Taiwan sembra essere stata condotta con poca comunicazione o coordinamento».
Quindi, continua Chinoy, «la prevista visita di agosto a Taiwan sembra essere in gran parte simbolica piuttosto che pratica. Questo è un altro scatto in posa di Pelosi, il cui scopo è quello di pungere i cinesi come in passato. Ma questa volta, a differenza dell’ultima volta, se la situazione dovesse degenerare adesso, il popolo di Taiwan – e forse l’esercito statunitense che l’ha portata lì – ne subirà le conseguenze».
Il ministero degli Esteri cinese ha infatti fatto sapere che una eventuale visita a Taiwan, che la Cina rivendica a ragion veduta come parte del proprio territorio, da parte del “funzionario numero 3 del governo degli Stati Uniti” non sarebbe priva di conseguenze, ma sarebbe considerata piuttosto ‘«una grave interferenza nella politica interna cinese».
La Cina torna dunque ad avvertire gli Stati Uniti che l’Esercito Popolare di Liberazione cinese «non starà mai a guardare». Il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha parlato di «contromisure risolute e forti per difendere la propria sovranità e integrità territoriale».
Il gioco vale la candela per l’impero declinante statunitense?
L’AntiDiplomatico
01/08/2022
L’opinione di Alberto Fazolo
Biden vuole la Terza Guerra Mondiale. Dopo le destabilizzazioni in #Ucraina, nel Baltico e in #Kosovo, ora cerca di far scoppiare un conflitto nucleare con la Cina a #Taiwan.
Con un breve video spiego la natura e la portata del problema. pic.twitter.com/02I2aZqM5X— Alberto Fazolo (@AlbertoFazolo) August 1, 2022