[Sinistrainrete] Piero Pagliani: La caduta. Lineamenti e prospettive del prossimo futuro

Rassegna del 20/10/2022

 

 

Piero Pagliani: La caduta. Lineamenti e prospettive del prossimo futuro

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La caduta. Lineamenti e prospettive del prossimo futuro

di Piero Pagliani

Caduta degli angeliIntroduzione: i lineamenti della crisi in breve

La formidabile espansione economica occidentale del dopoguerra, guidata dagli Stati Uniti, ultimi eredi dell’egemonia occidentale sulla maggior parte del mondo, che era culminata con l’Impero Britannico, è entrata in crisi verso la fine degli anni Sessanta del secolo scorso. Si tratta di una crisi sistemica. Una crisi è sistemica quando non coinvolge un gruppo limitato di comparti economici né un gruppo limitato di Paesi ma investe tutta una economia-mondo e la sua organizzazione intorno al potere economico, finanziario, politico e militare di un centro egemone. Da quanto detto si capisce che ogni crisi sistemica ha un carattere “ibrido”, per l’appunto politico, militare, economico e finanziario. Ne ha ovviamente anche uno sociale, perché le economie-mondo reggono sistemi sociali e sono rette da rapporti sociali. E ne ha uno ideologico che riguarda il complesso delle idee dominanti.

Oggi l’economia-mondo in crisi ha un’estensione planetaria e il centro egemone in crisi sono gli Stati Uniti d’America. Ma la natura più spettacolare della crisi sistemica corrente è data dal fatto che con essa potrebbe chiudersi la lunghissima sequenza di economie-mondo che a partire da Venezia sono state centrate sull’Occidente e, al suo interno, la sequenza dei cicli sistemici dominati dal mondo anglosassone. Da qui il carattere fortemente ideologizzato dello scontro che va oltre le ovvie manovre di propaganda e disinformazione. Oltre ad avere arruolato militarmente gli eredi più puri del nazismo hitleriano, l’Occidente collettivo ha infatti dovuto riesumare anche l’armamentario lessicale del fascismo. Gli alti funzionari della UE ormai parlano della Russia in termini di “Paese non civilizzato” e dei Russi come “solo apparentemente europei”, così come al momento del lancio dell’Operazione Barbarossa si parlava di “barbarie dei territori orientali” e di popolazione “semiasiatica”. In definitiva, una professione di fede razzista da parte di chi per il resto della giornata parla di “inclusione” e “democrazia”.

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Verdiana Siddi e Massimo Cascone: Rigassificatore, a Piombino si gioca il futuro energetico dell’Italia

comedonchisciotte.org

Rigassificatore, a Piombino si gioca il futuro energetico dell’Italia

di Verdiana Siddi e Massimo Cascone

465rfghjioC’era una volta una terra baciata da tramonti struggenti e accarezzata dalla schiuma che diede luce alla dea Venere, e sette son le perle che dal suo collo andarono in dono al mare davanti a Piombino.

In cerca del brivido degli affari se ne andava in giro un certo Roberto Cingolani, da docente a direttore scientifico per importanti istituti, poi per grandi multinazionali, fino a diventare direttore non esecutivo nel consiglio di amministrazione della Ferrari, ma fu da ministro che egli si occupò di enormi rigassificatori di gas liquido statunitense, il più osceno di tutti lo volle in dono al mare davanti a Piombino.

***

Sono passati solo pochi mesi da quel fatidico 7 aprile, quando Mr. Draghi pronunciò in conferenza stampa l’altrettanto fatidica frase:

Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Di fronte a queste due cose, cosa preferiamo: la pace oppure star tranquilli con l’aria condizionata accesa tutta l’estate?

Da allora molte cose sono cambiate – per non dire peggiorate: la guerra non è stata affatto fermata dalle famose sanzioni che “avrebbero dovuto mettere in ginocchio l’economia russa” (semi-cit.), ma anzi continua a essere alimentata dall’invio di armi; l’inflazione, o meglio la speculazione, ha portato i costi delle materie prime alle stelle; i più recenti avvenimenti (1) hanno messo in serio pericolo la nostra fonte sicura di metano, quella russa, il cui impianto è ancora funzionante ma con un flusso drasticamente ridotto a causa delle sanzioni e, Austria a parte, adesso non si tratta più di accendere l’aria condizionata d’estate ma piuttosto di non morire di freddo d’inverno.

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Franco Berardi Bifo: La guerra come automatismo di de-globalizzazione

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La guerra come automatismo di de-globalizzazione

di Franco Berardi Bifo

Schermata 2022 10 05 alle 14.31.00 1130x641Il nazionalismo come forma generale della de-globalizzazione

In un libro del 1946 Die Schuldfrage, Karl Jaspers, uno degli ispiratori del movimento esistenzialista, disse che dovremmo distinguere tra il nazismo come evento storico e il nazismo come corrente profonda della cultura europea, che può riemergere.

Le dinamiche sociali e culturali che hanno dato origine al nazismo nel secolo passato hanno qualcosa di simile alle dinamiche sociali contemporanee, ma il contesto storico, psichico, e soprattutto tecnico è molto differente.

Jaspers scrive in quel testo che la caratteristica per eccellenza del nazismo è il tecno-totalitarismo e sostiene che una piena manifestazione della natura del nazismo potrebbe riapparire in futuro.

Ci si può chiedere se quel futuro sia adesso, e la mia risposta è che le condizioni di una riproposizione su scala enormemente allargata del nazismo stanno emergendo dalla proliferazione di movimenti identitari, neo-reazionari, e nazionalisti che prendono forme diverse e anche tra loro conflittuali come nel caso del conflitto tra Russia e Ucraina, in cui due modelli ugualmente nazionalisti si scontrano militarmente.

Anche Timothy Snyder il quale, in Black Earth: The Holocaust as History and Warning, osserva che la l’impotenza e il terrore provocato da situazioni di emergenza di massa, come le catastrofi ecologiche o le prolungate crisi economiche sono le condizioni più inclini alla formazione di regimi totalitari.

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Karin Kneissl: Finanza globale vs energia globale: chi ne uscirà in testa?

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Finanza globale vs energia globale: chi ne uscirà in testa?

di Karin Kneissl

Finanza globale vs energia globale: chi ne uscirà in testa? Chi vincerà questa guerra feroce e criminale fra le élite globali per il possesso e il dominio delle fonti energetiche? C’è di più nell’attuale lotta tra l’Occidente consumatore di petrolio e le nazioni produttrici di petrolio di quanto non sembri e va molto più in profondità della guerra in Ucraina

Il 6 ottobre, quando l’Unione Europea (UE) ha deciso di imporre un tetto massimo al prezzo del petrolio russo nell’ambito di un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, 23 ministri del petrolio del gruppo OPEC+ dei paesi produttori di petrolio si sono espressi a favore di un taglio netto nella loro quota di produzione comune.

La loro decisione collettiva di ridurre la produzione di circa due milioni di barili di petrolio al giorno ha suscitato forti reazioni negli Stati Uniti in particolare, e si è parlato persino di “dichiarazioni di guerra”. L’UE si sente ingannata, poiché i tagli alla produzione dell’OPEC+ potrebbero aumentare i prezzi del carburante e smorzare i loro otto pacchetti di sanzioni. Nonostante la narrativa del mondo stia andando verso un’”era post-petrolifera”, sembra che ci sia ancora vita nel vecchio cane, poiché l’OPEC rimane l’attore principale nel discorso della città.

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Branko MIlanovic: L’ONU esiste ancora?

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L’ONU esiste ancora?*

di Branko MIlanovic

Branko Milanovic critica severamente l’ONU e il suo segretario generale per la mancanza di iniziative a difesa della pace. Ricordando che l’ONU è l’unica istituzione creata dall’umanità con il compito di preservare la pace, Milanovic ne ripercorre la storia e indica alcuni fattori in grado di spiegare la sua latitanza nella guerra russo-ucraina: oltre agli interessi delle grandi potenze, il ruolo di miliardari e donatori del settore privato che, per l’insufficienza delle risorse dell’ONU, hanno assunto un ruolo sempre più importante

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite solo una settimana fa ha concluso la sua sessione annuale a New York. Non avevano mai partecipato così tanti capi di Stato e di governo. Ognuno di loro ha tenuto un discorso (per la maggior parte delle delegazioni limitato a 15 minuti). Il traffico a New York per un’intera settimana è stato caotico, con tutti quei delegati che facevano la spola tra alberghi e ristoranti.

L’ONU sembrerebbe, quindi, ben viva. In realtà, sulla più grande questione del pianeta, una guerra che è entrata nell’ottavo mese tra due Paesi che hanno una popolazione congiunta di 200 milioni di abitanti e uno dei quali possiede il più grande arsenale di armi nucleari – e minaccia di usarlo – l’ONU è stata una semplice spettatrice.

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Manolo Monoreo: L’Unione Europea somiglia molto a Giorgia Meloni

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L’Unione Europea somiglia molto a Giorgia Meloni

di Manolo Monoreo*

“Storicamente, la democrazia non esiste come cosa in sé, come astrazione formale. Al contrario, la democrazia è un movimento politico concreto, guidato da forze e classi sociali che lottano per obiettivi particolari”

(Arthur Rosenberg)

Da mesi c’è un allarme generale: il fascismo è alle porte dell’Italia. Decine di articoli, conduttori di programmi di vario orientamento difendono l’essenza di una democrazia liberale, ancora una volta in pericolo. Ci sono state proposte e controproposte, sono stati creati cordoni di protezione e alcuni si sono spinti a sostenere la necessità di staccare l’Italia dall’UE. Prevedibilmente, la destra unita – una variante di quello che Luciano Canfora chiama il partito unico articolato internamente – ha vinto le elezioni, sconfiggendo un Partito Democratico che, non so perché, lo chiamano socialdemocratico, e facendo emergere il movimento 5 Stelle, fino ad allora in crisi, come terza forza politica del Paese.

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Mario Lettieri e Paolo Raimondi: Agenzie di rating: riecco le tre moschettiere! Ne sentivamo la mancanza…

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Agenzie di rating: riecco le tre moschettiere! Ne sentivamo la mancanza…

di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

Eccole di nuovo. Le tre sorelle del rating ritornano a farsi sentire con le loro superficiali pagelle sull’economia e la politica italiana. La prima è l’agenzia Moody’s e a ruota le altre due, la Standard & Poor’s e la Fitch.

Che l’Italia abbia un debito pubblico elevato lo sappiamo tutti. Così come sappiamo degli altri problemi di carattere politico ed economico. Naturalmente conosciamo anche i lati positivi dell’Italia, tra cui la propensione al risparmio, la capacità imprenditoriale, le sue eccellenze nei campi della scienza, della tecnologia e della cultura in generale. Cose che sono ovviamente neglette dai critici.

Moody’s ripete le stesse, ritrite, litanie degli anni passati. Ad esempio, ci sarà un indebolimento delle prospettive di crescita se non si attuano le riforme, oggi anche quelle previste dal Pnrr. Poi, che le incertezze geopolitiche e la crisi energetica siano un aggravamento della situazione economica e sociale lo sanno tutti gli italiani che pagano le bollette della luce, del gas e l’aumentato costo della vita.

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Rete dei Comunisti – Cambiare Rotta – OSA: Sarà la guerra! Contro Macron e le multinazionali

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Sarà la guerra! Contro Macron e le multinazionali

di Rete dei Comunisti – Cambiare Rotta – OSA

“Sarà la guerra!”. Con queste parole di Emmanuel Lépine, segretario della Federazione Nazionale delle Industrie Chimiche (FNIC) della CGT, ha commentato l’intensificarsi degli scioperi nel settore petrolchimico in Francia che da circa tre settimane paralizzano le raffinerie di Total e ExxonMobil. Nello scorso fine settimana, numerosi distributori di benzina sono rimasti a secco a causa dei mancati rifornimenti, causando file anche chilometriche di automobilisti in molti casi “intimoriti” dai toni drammatici dell’informazione mainstream sul rischio di una prolungata penuria di carburante.

Ancor più vergognose sono state le dichiarazioni del Presidente Macron che, in un’intervista su France 2, ha fatto appello “affinché la CGT permetta al paese di funzionare”, facendo eco alle parole della prima ministra Elisabeth Borne secondo la quale “un disaccordo salariale non giustifica il fatto di bloccare la Francia”. Nessuna parola né tantomeno misura concreta sull’inflazione che, attraverso i rincari dei prezzi al consumo e delle fatture energetiche, sta distruggendo il potere d’acquisto delle classi popolari già impoverite da anni di massacro e smantellamento dello Stato sociale e di liberalizzazione del mercato del lavoro.

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Michael Roberts: La terapia d’urto sull’economia mondiale

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La terapia d’urto sull’economia mondiale

di Michael Roberts

“Chiaramente, le banche centrali non conoscono le cause dell’aumento dell’inflazione. Come ha affermato il presidente della Fed Jay Powell: “Capiamo meglio ora quanto poco sappiamo dell’inflazione”. Ma è anche un approccio ideologico dei banchieri centrali. Tutti i discorsi da parte loro sono la paura di una spirale salari-prezzi. Quindi la loro argomentazione sostiene che, poiché i lavoratori cercano di compensare l’aumento dei prezzi negoziando salari più elevati, ciò alimenterà ulteriori aumenti dei prezzi e di conseguenza le aspettative di inflazione.”

jw mason samir La terapia d’urto era il termine usato per descrivere il drastico passaggio da un’economia pianificata di proprietà pubblica nell’Unione Sovietica nel 1990 a un modo di produzione capitalista in piena regola. È stato un disastro per il tenore di vita per un decennio. La dottrina dello shock era il termine usato da Naomi Klein per descrivere la distruzione dei servizi pubblici e dello stato sociale da parte dei governi a partire dagli anni ’80. Ora le principali banche centrali stanno applicando la propria “terapia d’urto” all’economia mondiale, intente a far salire i tassi di interesse per controllare l’inflazione, nonostante la crescente evidenza che ciò porterà a una recessione globale il prossimo anno.

Questo è quello che dicono. Il membro del consiglio della Federal Reserve Chris Waller chiarisce che “non sto considerando di rallentare o fermare gli aumenti dei tassi a causa di problemi di stabilità finanziaria”. Quindi, anche se l’aumento dei tassi di interesse cominciasse a fare buchi nelle istituzioni finanziarie e nelle loro attività speculative, non importa. Allo stesso modo, il capo della Bundesbank Nagel è risoluto, nonostante l’Eurozona e la Germania in particolare stiano già scivolando in recessione: “I tassi di interesse devono continuare a salire – e in modo significativo”.   Nagel non vuole solo tassi di interesse più alti; vuole che la BCE riduca il suo bilancio, cioè non solo smetta di acquistare titoli di stato per mantenere bassi i rendimenti obbligazionari, ma in realtà venda obbligazioni, portando a rendimenti in aumento.

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Antonio Alia: «Un po’ di ansietta, ragazzi?»

kamomodena

«Un po’ di ansietta, ragazzi?»

Per una lettura politica della condizione giovanile

di Antonio Alia

Di ansia individualizzazioneStare in pace con sé, oggi, vuol dire entrare in guerra con il mondo».

Mario Tronti, Dello spirito libero.

Un bel mondo di merda, non c’è dubbio. Che la guerra sta portando sull’orlo della crisi di nervi. O viceversa.

Guerra. Crisi. Nervi. Dei primi due abbiamo già parlato. Il mondo di domani e il destino della globalizzazione; i figli della crisi e la scuola di oggi. Era giunta l’ora di parlare di nervi. Ansia, angoscia, sofferenza mentale. Un vissuto sempre più diffuso, quasi pandemico. Che sembra attanagliare soprattutto i giovani. O che essi – grazie alla loro età, unita a una maggiore consapevolezza e a una meno pressante assuefazione – riescono a far emergere in modo più radicale. Perché loro necessità, bisogno. Chi ci ha raggiunti, nonostante la stanchezza, le pressioni e l’ansia di un quotidiano senza tregua già a sedici anni, lo ha fatto non a caso, evidentemente.

Abbiamo voluto provare a costruire un punto di vista di parte. Il metodo che sempre ci muove: mettere in prospettiva, produrre discorso politico, stimolare formule organizzative. Ma prima di tutto, inchiestare. Individuare le domande, saper ascoltare. Tentare di trovare le risposte nel processo. Ci interessava una lettura politica dell’ansia, legata alle trasformazioni produttive, all’individualizzazione del disagio, alle nuove logiche del comando. Andare dallo psicologo va benissimo, ma non può essere una soluzione per problemi politici. Denunciare la catastrofe siamo capaci tutti, il difficile è capire con chi dobbiamo prendercela. Invece di diventare specialisti del malessere, rendere un’arma il punto di vista – lo sguardo parziale di chi, come militante politico, può rovesciare il proprio destino.

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Enrico Tomaselli: Big clash

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Big clash

di Enrico Tomaselli

NATO RussiaAnche se siamo ormai assuefatti ad un ritmo informativo incalzante, che ci porta ad una percezione accelerata degli avvenimenti, e che al tempo stesso induce un parallelo bisogno di velocità – per cui abbiamo fretta di consumare le notizie, così da poter passare ad altre – la guerra non è una faccenda rapida. Anche se il nostro immaginario ci fa pensare che lo sia, nella gran parte dei casi è invece una questione di lunga durata. Quando poi parliamo di conflitti geopolitici, possiamo star certi che la guerra guerreggiata è sempre preceduta da un lungo periodo di accumulo ed è seguita da un non meno breve periodo di assestamento.

 

Wolfowitz e Brzeziński

La caduta del muro di Berlino, la dissoluzione del Patto di Varsavia e poi il collasso dell’URSS sicuramente indussero gli Stati Uniti a credere che si stesse aprendo un secolo di assoluto dominio globale per il capitalismo liberista incarnato negli states. L’apertura della successiva stagione della globalizzazione nasce da questa certezza di presupposta supremazia. Ma, al tempo stesso, nelle segrete stanze del deep state non si abbassava la guardia: già nel 1992, l’allora sottosegretario alla Difesa di George W. Bush, Paul Wolfowitz ebbe cura di pubblicare la Defence Policy Guidance (1), che divenne poi la base su cui si costruiranno le strategie imperiali di lungo periodo. Nella sua analisi sullo stato delle cose, Wolfowitz mette subito in chiaro che “la nostra politica deve ora concentrarsi nuovamente sull’impedire l’emergere di qualsiasi potenziale futuro concorrente globale”. Non appena archiviato il loro unico competitor, l’Unione Sovietica, già si preoccupavano di impedire l’emergerne di nuovi. E, nello stesso documento, Wolfowitz non mancava di sottolineare che “la Russia rimarrà la potenza militare più forte in Eurasia”.

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Daniela Bezzi: Free Julian Assange

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Free Julian Assange

di Daniela Bezzi

Nella più vergognosa disattenzione da parte dei media mainstream, si moltiplicano in tutto il mondo le manifestazioni di protesta “Free Julian Assange” che reclamano a gran voce libertà per il fondatore di Wikileaks Julian Assange.

Sabato scorso è stata la volta di Londra, con migliaia di persone che fin dalle prime ore del mattino si sono date appuntamento nella zona lungo le sponde del Tamigi dove ha sede il Parlamento, per formare una spettacolare Catena Umana: tenendosi l’un l’altro per mano, persone di tutte le età e stazze, fino a chiudere il cerchio intorno a quello che per il Regno Unito rappresenta da sempre il centro del potere. Incredibilmente ignorate persino dalla BBC, ma il flusso dei filmati su You Tube e vari social non si è mai fermato.

Nelle stesse ore una situazione analoga succedeva a Washington D.C. con un partecipato presidio di fronte al Dipartimento di Giustizia per ribadire che “non c’è democrazia senza libertà di stampa, perché solo un giornalismo senza bavaglio può vigilare sulla condotta del governo e finché Julian Assange non verrà liberato tutto questo è in pericolo” come ha detto Ben Cohen, tra i principali organizzatori.

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Piccole Note: I raid russi in Ucraina e i guai di Musk e di Trump

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I raid russi in Ucraina e i guai di Musk e di Trump

di Piccole Note

 

Iniziano a circolare preoccupazioni di un allargamento del conflitto alla Bielorussia, sviluppo che farebbe alzare drammaticamente la scala della guerra e per questo accarezzato dai suoi costruttori fin dall’inizio dell’invasione russa, quando propalavano informazioni, risultate false, che questi stavano attaccando l’Ucraina dal territorio del Paese alleato. Ma per ora non c’è nulla di concreto. In attesa di sviluppi, val la pena registrare alcuni cenni significativi della stampa americana.

Anzitutto sui raid che la Russia sta conducendo sull’Ucraina. Da mesi sui media e negli interventi di politici e analisti si rincorrono voci sul possibile uso dei russi di atomiche tattiche. Una tesi irragionevole sia perché Putin ha sempre detto che userebbe l’atomica solo in caso di un’aggressione alla Russia, sia perché sarebbe da pazzi gettare un’atomica nel giardino di casa. Le radiazioni avvelenerebbero il suo esercito e i cittadini russi che vivono nella zona più occidentale del Paese, la più popolata.

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comidad: Sacri imbecilli a guardia del sacro occidente

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Sacri imbecilli a guardia del sacro occidente

di comidad

Michel Foucault oggi non avrebbe nessuna difficoltà a spiegare che il potere non va affrontato con concetti antidiluviani come la sovranità o la legittimità, bensì analizzandolo in base alla rete dei cosiddetti “saperi” che regolano la società. Anzi, forse lo stesso Foucault sarebbe sconcertato dai toni troppo vistosi, di auto-parodia, che il fenomeno ha assunto. Ad esempio in Italia una Presidentessa del Consiglio in pectore prende a calci i propri collaboratori ed alleati, per andare a caccia di “competenti”, di “tecnici di alto profilo” da nominare ministri nel suo governo. Andando poi a vedere in cosa effettivamente consiste il crisma dei detentori di “saperi”, ci si accorge che si tratta di conflitti di interesse: sei “competente” perché hai le mani in pasta sia nel pubblico, sia nel privato. I “saperi” sono l’ideologia, la falsa coscienza, ma anche la mappa, di questo intreccio di interessi e di porte girevoli tra potere accademico, potere politico e potere finanziario. Insomma, la parola “tecnico” si traduce in linguaggio concreto come “lobbista”.

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Redazione: Putin propone un grande hub del gas in Turchia con le forniture di Nord Stream, se l’Europa lo desidera

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Putin propone un grande hub del gas in Turchia con le forniture di Nord Stream, se l’Europa lo desidera

di Redazione

La Russia potrebbe reindirizzare le forniture destinate al danneggiato gasdotto Nord Stream verso il Mar Nero per creare un importante hub europeo del gas in Turchia.

“Il più grande hub di trasporto del gas per l’Europa potrebbe essere creato in Turchia, se l’Europa fosse interessata”, ha proposto il presidente russo Vladimir Putin durante una sessione del quinto forum internazionale della Settimana dell’energia russa.

“Potremmo spostare il volume perso a causa della chiusura dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 verso la regione del Mar Nero”, ha suggerito, e “fare in modo che le principali vie di approvvigionamento di gas verso l’Europa” passino attraverso la Turchia.

“Questo, naturalmente, se i nostri partner sono interessati”, aggiunto il leader russo.

All’appello di Putin per un hub del gas in Turchia ha fatto eco Alexei Miller, presidente di Gazprom.

Miller ha detto che l’hub potrebbe essere creato al confine dell’Unione Europea con la Turchia.

Putin ha poi nuovamente accusato gli Stati Uniti di essere probabilmente dietro le esplosioni che hanno squarciato entrambi i collegamenti del gasdotto Nord Stream 1 e uno dei due collegamenti del gasdotto Nord Stream 2, causando una massiccia perdita di gas e mettendoli fuori servizio.

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Marco Cattaneo: Bruciare soldi con i surplus di bilancio pubblico

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Bruciare soldi con i surplus di bilancio pubblico

di Marco Cattaneo

Nelle conversazioni da bar, o da talk show televisivo, si parla spesso e volentieri del deficit pubblico come di soldi che vengono “sperperati”, o quantomeno impiegati per finalità che il commentatore ritiene dubbie e discutibili.

Al di là del giudizio di merito sulla qualità e utilità della spesa pubblica netta, comunque, chi ascolta questi commenti rimane con l’impressione che si stia parlando dell’impiego di una risorsa che scarseggia. Ogni volta che spendiamo, ci ritroviamo con meno soldi di prima – se siamo un privato. Perché non dovrebbe avvenire la stessa cosa per il settore pubblico ?

Normalmente, invece – per la maggior parte degli Stati – è vero esattamente il contrario. Perché con l’unica eccezione dell’Eurozona, in ogni paese il settore pubblico PRODUCE la moneta che si utilizza nel paese stesso.

Di conseguenza quando lo stato spende immette moneta nell’economia: i mezzi di pagamento in circolazione non si riducono, SI ESPANDONO.

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