La corsa contro il tempo per la tutela del Ex Snia

Parco Lago ex-Snia – 21/10/2022

Riportiamo qui la ricostruzione dei fatti che la giornalista Ylenia Sina mette in fila dall’annuncio di Nicola Zingaretti per includere la ex fabbrica nel perimetro del Monumento Naturale, alla diffida della proprietà del Gruppo Pulcini verso l’amministrazione.

A quanto si evince l’iter del Decreto presidenziale è stato bloccato dalla Regione Lazio, da luglio ad oggi, per una ignobile e irricevibile intimidazione di un privato, con il rischio concreto di vanificare per la città di Roma questo importante obiettivo pubblico, per la salvaguardia della natura e il riconoscimento di un patrimonio storico unico.

Preannunciamo che dall’assemblea convocatasi ieri sera alla Casa del Parco delle Energie, per sbloccare e chiudere il procedimento per la tutela ambientale del Ex Snia prima delle dimissioni di Zingaretti, si è deciso di lanciare una mobilitazione permanente sul territorio e una manifestazione fuori la sede del Consiglio regionale alla Pisana, per giovedì 27 ottobre alle ore 10:00. Seguirà il comunicato di lancio del Forum del Parco delle Energie.

 

“Vi ricordate l’annuncio del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, in merito all’ampliamento del perimetro del monumento naturale del Lago Bullicante ExSnia?

Meglio rinfrescare la memoria. Perché anche se al momento dell’annuncio – avvenuto un anno, cinque mesi e quindici giorni fa – la cosa sia stata data per certa e ancora oggi la Regione Lazio abbia assicurato che “l’istruttoria sta proseguendo regolarmente con i tempi e le modalità previste”, il procedimento è in bilico. E i motivi sono tutti da chiarire.
Di seguito metto in fila un po’ di informazioni che mi sembrano di interesse pubblico. Le scrivo su Facebook ma sono tutte verificate come se stessi scrivendo un articolo.
Premessa (per chi già conosce la storia si può saltare)
A Roma c’è un lago nato all’inizio degli anni ’90 dagli scavi di un cantiere all’interno di un’ex area industriale. La presenza dell’acqua non solo ha bloccato la costruzione del centro commerciale, ma ha anche favorito la rinaturalizzazione selvatica dell’area dando vita a un ecosistema molto ricco in quanto a biodiversità. Praticamente il progetto di rigenerazione urbana più prezioso di Roma, considerato che l’area in cui sorge è talmente urbanizzata da non avere gli standard minimi di verde per abitante e considerata l’urgente necessità di adattamento ai cambiamenti climatici del quadrante cittadino. Gli abitanti l’hanno capito da tempo e da trent’anni si battono per evitare la ri-cementificazione dell’area, tentata più volte con vari progetti dal proprietario costruttore. Tra gli obiettivi raggiunti dai cittadini, c’è l’apertura al pubblico della parte già espropriata e l’istituzione, nel 2020, di un Monumento naturale.
E qui inizia la storia che sto per raccontare: al momento dell’istituzione del Monumento la Regione Lazio ha preferito escludere la porzione privata dell’area sulla quale sorgono i ruderi dell’ex fabbrica, di proprietà di uno storico costruttore romano, temendo ricorsi. Nel decreto di istituzione si prevedeva però che Roma Natura, l’ente regionale che oggi ha in gestione il monumento, avrebbe potuto proporre entro un anno l’ampliamento dando vita a un’ulteriore istruttoria.
La proposta di Roma Natura è arrivata alla fine di aprile e il 4 maggio 2021 il presidente Nicola Zingaretti ha annunciato che la Regione Lazio ha dato il via libera all’ampliamento del perimetro del monumento. Parla di “raggiungimento di un obiettivo” (e lo sarebbe davvero e questo a Zingaretti va riconosciuto).
Alla notizia viene dato ampio spazio sui giornali perché nel mese e mezzo precedente le ruspe del proprietario avevano distrutto buona parte della vegetazione presente attirando l’interesse di molti quotidiani e spingendo il Comune di Roma ad avanzare una segnalazione per danno ambientale alla Prefettura che ha portato all’apertura di una procedura presso il Ministero dell’Ambiente, di cui non conosco l’esito finale (la fotografia di questo post rimanda a quel periodo).
La proposta di decreto viene però firmata dal presidente Zingaretti solo un anno dopo, il 19 maggio 2022. Durante quest’anno gli uffici della direzione Ambiente hanno portato avanti l’istruttoria per verificare che le motivazioni favorevoli all’ampliamento avanzate dall’ente regionale Roma Natura fossero valide. L’esito è stato positivo perché il presidente ha firmato la proposta di decreto.
L’avvio del procedimento viene reso noto il 16 giugno 2022. Da quel giorno sono scattati i 30 giorni per la presentazione delle osservazioni. Termine: 13 luglio 2022.
Secondo quanto riporta un’interrogazione depositata il 14 ottobre dai consiglieri Marco Cacciatore e Marta Bonafoni (pubblicata sulla pagina Facebook del consigliere) il proprietario dell’area, la società Ponente 1978 srl “ha presentato osservazioni acquisite al protocollo regionale in data 29 luglio 2022, sembrerebbe oltre i termini prestabiliti”. Osservazioni “tese a dimostrare che l’ampliamento del Monumento Naturale non ha fondatezza scientifica”. Una parte del testo di queste osservazioni viene riportata integralmente e, tra le altre cose, si legge che i proprietari avrebbero ottenuto la documentazione dalla Regione solo il 14 luglio.
Nell’interrogazione i consiglieri chiedono a Zingaretti e all’assessora all’Ambiente Roberta Lombardi, che pur non essendosi mai spesa pubblicamente sta seguendo da tempo questa vicenda essendo di sua competenza, come intende operare la Giunta “per dare seguito alla proposta”, “quali sono le tempistiche” e “se le tutte le osservazioni siano state depositate nei termini”.
Ho chiesto informazioni alla Regione Lazio e ha risposto così:
“L’iter per l’allargamento del monumento naturale dell’ex Snia a Roma non si è assolutamente fermato. L’istruttoria sta proseguendo regolarmente con i tempi e le modalità previste. La Regione Lazio ha messo a disposizione dei consiglieri tutta la documentazione richiesta, come ad ogni altro interlocutore interessato alla vicenda ai sensi della normativa vigente.
Nonostante ci si stia avviando verso la chiusura della legislatura, l’intenzione della Giunta regionale resta quella di chiudere l’istruttoria nei tempi che ci consentano al meglio di valutare la proposta oggetto del decreto di ampliamento avvalendosi anche del supporto scientifico di ISPRA (che era già stata coinvolta anche nelle valutazioni in merito al possibile danno ambientale, ndr)”.
In pratica, nonostante una prima istruttoria fosse già stata conclusa portando Zingaretti a firmare la proposta di decreto, oggi si sta chiedendo all’Ispra una valutazione aggiuntiva. Una precauzione che, secondo quanto mi è stato riferito, gli uffici regionali preferiscono prendere per paura di un possibile ricorso, ipotizzato dalla stessa società proprietaria che nelle già citate osservazioni scrive: “Si invita e per quanto occorrer possa si diffida codesta amministrazione ad archiviare il procedimento” e “a rivedere l’istruttoria alla luce di quanto sino ad ora prodotto e non considerato, avvisando che, in difetto, la scrivente procederà avanti a tutte le sedi competenti” per il ristoro dei danni e per vagliare la “liceità del comportamento tenuto da codesta Amministrazione e dal responsabile del procedimento”.
“L’obiettivo raggiunto” il 4 maggio del 2021 è a rischio, nonostante le rassicurazioni della Regione. Nicola Zingaretti ha già detto che, una volta approvato il collegato al bilancio, si dimetterà. Potrebbe avvenire prima della fine di ottobre. Fonti ben informate hanno spiegato che i poteri del presidente verranno assunti dal suo vice e che quindi per mettere la firma sul decreto c’è teoricamente tempo fino a febbraio. Altre fonti ben informate, però, hanno sottolineato che prima di tornare sulla scrivania del presidente per la firma definitiva il decreto dovrebbe passare per la commissione Ambiente per un parere che, seppur non vincolante, va rilasciato.
I tempi, quindi, potrebbero non esserci e l’intero provvedimento potrebbe saltare per sempre lasciando l’area con una tutela in meno di fronte a possibili nuove ri-cementificazioni future mascherate da rigenerazione urbana.” Ylenia Sina.
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