Giulio Chinappi – 27/02/2023
La Transnistria, la repubblica indipendente filorussa, si trova in una situazione molto difficile a causa dell’ostilità congiunta dei due Paesi che la accerchiano, la Moldova e l’Ucraina.
La Transnistria, ufficialmente Repubblica Moldava di Pridnestrovie, è uno stato indipendente de facto non riconosciuto dalla maggioranza della comunità internazionale, che considera il suo territorio come parte integrante della Repubblica di Moldova. In effetti, ad oltre trent’anni dalla dichiarazione d’indipendenza del 2 settembre 1990, la Transnistria ha ottenuto il riconoscimento unicamente da parte di altri governi che ne condividono la condizione di stati non riconosciuti dall’ONU, ovvero l’Ossezia del Sud, l’Abkhazia e la Repubblica dell’Artsakh, con le quali nel 2006 ha costituito la Comunità per la democrazia e i diritti delle nazioni.
In questo momento, la Transnistria si trova al centro dell’attenzione della comunità internazionale, dopo che la Russia ha denunciato la possibile invasione di quel territorio da parte dell’esercito ucraino. In particolare, il ministero della Difesa russo ha affermato che Kiev starebbe tramando per inscenare una provocazione contro la Transnistria usando le sue forze armate regolari e l’unità neonazista del battaglione Azov. Il ministero ha inoltre affermato di seguire da vicino la situazione al confine tra Ucraina e Transnistria, e di essere pronto a reagire a qualsiasi cambiamento della situazione.
La Moldova, dal canto suo, che considera la Transnistria come parte integrante del proprio territorio, si trova attualmente in una situazione politicamente difficile, viste le recenti dimissioni del primo ministro Natalia Gavrilița. Maia Sandu, presidente dell’ex repubblica sovietica, ha provveduto a nominare Dorin Recean a capo dell’esecutivo, mantenendo inalterato l’orientamento filoeuropeista dello stesso.
Presentando il programma del suo gabinetto al parlamento, Recean ha chiesto il ritiro delle truppe russe dalla repubblica non riconosciuta della Transnistria e l’eliminazione dei depositi di armi presenti in quel territorio, pur sottolineando che avrebbe utilizzato mezzi diplomatici per raggiungere questi obiettivi. Il nuovo primo ministro dimentica forse che le forze di pace russe furono dispiegate nella zona delle operazioni di combattimento in Transnistria alla fine di luglio 1992 in base a un accordo sulla risoluzione pacifica del conflitto armato firmato anche dalla Moldova, dopo che un breve conflitto tra le parti aveva causato oltre mille vittime.
Vitalij Ignat’ev, ministro degli Esteri della Transnistria, ha denunciato le strategie utilizzate dal governo della Moldova per boicottare i negoziati tra le due parti e per isolare la repubblica indipendente: “Chișinău non risparmia sforzi per distruggere le strutture negoziali che abbiamo e per creare nuovi problemi per eludere l’attuazione delle sue responsabilità”, ha detto il diplomatico alla rete Rossija-24. Secondo Ignat’ev, la Moldova sta ostacolando le importazioni di cibo e medicinali nella repubblica non riconosciuta, mentre il governo ha approvato degli emendamenti al codice penale che prevedono pene detentive da due a sei anni per “azioni volte a separare parti della Repubblica di Moldova“, chiaramente volte a punire i separatisti della Transnistria.
La versione di Ignat’ev trova conferma anche nelle parole del vice ministro degli Esteri russo, Michail Galuzin, che ha affermato che attualmente la Transnistria si trova isolata a causa del blocco operato congiuntamente da Ucraina e Moldova. Kiev ha infatti deciso la chiusura della sezione transnistriana del confine ucraino-moldavo dopo l’inizio dell’operazione militare speciale lanciata da Mosca, mentre la Moldova sta intensificando il blocco economico e dei trasporti verso l’area indipendentista. Galuzin ha sottolineato che i funzionari moldavi hanno ignorato le ripetute richieste di Tiraspol di incontrarsi al tavolo dei negoziati.
Un altro argomento che attualmente tiene banco riguarda il possibile ingresso della Moldova nella NATO, fatto che contribuirebbe ad alzare ulteriormente il livello di tensione nella regione. “È molto pericoloso. I moldavi vogliono tranquillità, pace e neutralità. Sono categoricamente contrari all’adesione alla NATO o a qualsiasi destabilizzazione della situazione in Transnistria“, ha scritto attraverso Telegram l’ex presidente Igor Dodon, alla guida della Moldova dal 2016 al 2020. Dodon ha anche espresso preoccupazione per le notizie di una possibile provocazione contro la Transnistria da parte dell’Ucraina, avvertendo che qualsiasi incursione militare sarebbe considerata un’aggressione contro la Moldova: “Qualsiasi passo dell’Ucraina verso la Transnistria sarà un’aggressione contro la Repubblica di Moldova. L’Ucraina diventerà immediatamente un aggressore“.
Intervistato, l’ex presidente si è detto contrario a una soluzione militare della questione transnistriana: “Non abbiamo bisogno della vostra assistenza in Transnistria, occupatevi delle vostre questioni. Ci occuperemo noi stessi della Transnistria, questo è il nostro territorio, il nostro Paese, e risolveremo questo problema pacificamente. Non nel modo in cui vogliono loro, vale a dire dispiegando forze e così via”, ha dichiarato Dodon.
Tornando alla questione del possibile ingresso della Moldova nella NATO, il presidente del parlamento moldavo, Igor Grosu, ha affermato che “francamente, che lo vogliamo o no, la questione dell’adesione della Moldavia alla NATO non è all’ordine del giorno”. Attualmente, infatti, il Paese collabora con la NATO nell’ambito di un piano di partenariato individuale, ma la maggioranza della popolazione si oppone all’ingresso del Paese nell’alleanza militare.
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