Intervista a Yurii Sheliazhenko, l’attivista ucraino che chiede una risoluzione pacifica del conflitto

Abruzzo Live – 10/08/2023

Intervista a Yurii Sheliazhenko, l’attivista ucraino che chiede una risoluzione pacifica del conflitto (photogallery) – AbruzzoLive

 

Ucraina. Sul gruppo telegram del movimento pacifista ucraino, il 28 giugno appare questo post: “il nostro obiettivo è la realizzazione del diritto alla pace, e in questo contesto le disposizioni della Costituzione sono particolarmente importanti per noi. La sicurezza umana, i diritti e le libertà nell’articolo 3, il divieto di basi militari straniere nell’articolo 17, la politica estera pacifica nell’articolo 18, l’uguaglianza indipendentemente dalla lingua e dalle convinzioni nell’articolo 24, il diritto di rifiutare in coscienza il servizio militare di cui all’articolo 35, nonché il divieto di incitamento alla guerra e all’inimicizia di cui all’articolo 37.

Anche la costituzione dell’Ucraina prevede lo stato di diritto all’articolo 8 e il rispetto dei trattati internazionali all’articolo 9, come la Carta delle Nazioni Unite che prescrive la risoluzione pacifica dei conflitti internazionali, e del patto internazionale sui diritti civili e diritti politici, che tutela il diritto umano di rifiutarsi di uccidere anche in tempo di guerra.” Il post è firmato Yurii Sheliazhenko, coordinatore del movimento pacifista ucraino. Questo giovane non è certamente un pacifista improvvisato, le radici delle sue idee risalgono al 2000, quando inviò una lettera pubblica al governo ucraino proponendo il discioglimento dell’esercito al fine di reindirizzare i fondi all’istruzione. “Mi hanno anche risposto” – dichiara – “con una lunga spiegazione sull’importanza dell’esercito nell’evitare la “decadenza”. La lettera portava la firma di un generale delle forze armate.”

Yuri, in quanto voce fuori dal coro, si definisce un animale in estinzione. “Mi cercano i giornalisti e mi danno la caccia i bracconieri. Non devo fare molto per saltare alla cronaca, sono forse l’ultimo pacifista ucraino”. La cameriera serve a Yurii un cappuccino, sulla schiuma, fatto con il cacao, c’è raffigurato un mitragliatore, a significare che una parte del ricavato andrà all’esercito. Yurii sorride e velocemente cancella il disegno con il cucchiaino. “È parte della violenza quotidiana alla quale ci stiamo abituando, anche io guardo costantemente le notizie dal fronte, sono pacifista, non menefreghista, la guerra mi interessa. Sai, credo che l’Ucraina sia riuscita a normalizzare la pratica della guerra non solo qui, ma anche all’estero, in Europa.”

“Penso che la posizione pacifista sia la più ragionevole. Non essere pacifisti è una mancanza di buon senso. Non ho mai avuto dubbi sul fatto che la violenza non sia un modo per trattare le altre persone. Ho sempre creduto che la guerra non avesse senso. Quando ero bambino credevo che nella la mia vita ci sarebbe stato un momento senza più armi nel mondo. Sono cresciuto leggendo e ho letto tanti bei libri sulla pace. Ovviamente è stata una delusione, crescere osservando le guerre lontane, riflettendo su come affrontare il problema, per poi ritrovarmene una addirittura qui, in casa. Vedere molte persone che a mio avviso erano relativamente ragionevoli, diventare favorevoli alla guerra e totalmente sorde a qualsiasi richiesta di pace. L’Ucraina è un paese corrotto e la guerra è un affare sanguinoso, è uno dei motivi per cui dobbiamo fermarla, il pacifismo è la sola posizione sensata.”

“Ci sono molte persone che si dicono pacifiste, quelle che credono che si debba condurre l’ultima guerra della storia, “War for Peace”, ma questo non è pacifismo coerente. La pace si raggiunge solamente con mezzi pacifici, è una scienza che va messa in pratica. C’è la conflittologia, ci sono gli studi sulla pace. C’è l’esperienza dei mediatori e dei costruttori di pace, delle agenzie umanitarie, in particolare l’esperienza di resistenza nonviolenta al militarismo, alle guerre, alle dittature, esperienza di protezione civile disarmata e, naturalmente, la di difesa dei diritti umani. Tutte queste esperienze sono molto complete, corpus sviluppati di conoscenze. Per ora, l’umanità, ha abbastanza conoscenza e praticanti esperti. Manca la decisione politica di raggiungere la pace con mezzi pacifici.”

“Se i governi non vogliono bisogna che le persone agiscano, difendendo i loro diritti. Per farlo non serve la violenza, non bisogna uccidere qualcuno, ma sostenere la propria causa con la verità. Ecco spiegato come la difesa non riguarda le armi. Non tutti i giovani ucraini maschi vogliono prendere un’arma e contribuire alla guerra, ma c’è l’obbligo. I giovani vengono arruolati in questi centri territoriali di reclutamento, nome ipocrita per camuffare i vecchi commissariati sovietici, vengono perseguiti, incarcerati per il loro rifiuto di uccidere, per le loro pretese di rispettare il  diritto di rifiutarsi a uccidere, diritto umano all’obiezione di coscienza al servizio militare garantito dall’articolo 18 del Patto internazionale, di cui l’Ucraina è parte e che anche in tempo di guerra esige il rispetto della libertà di coscienza.”

“Le persone si stancheranno, non è una frase fatta che la guerra è dolorosa, presto non se ne potrà più e la menzogna di una guerra rapida verrà a galla. Putin ha lanciato l’operazione speciale dicendo che sarebbe durata poco, invece sta richiedendo molto più impegno e risorse. Zelensky ha annunciato una resistenza vittoriosa che avrebbe in poco tempo ridato all’Ucraina i territori occupati, ma stiamo vedendo che anche la controffensiva arranca. Un possibile scenario è che l’indice di gradimento di questi politici scenderà e le persone chiederanno la pace, da un lato e dall’altro. Le sanzioni alla Russia sono una farsa, ci si illude che i cittadini russi chiedano la fine della guerra. Ma come possono pretendere, i paesi che armano il nemico, di spingere i russi a scendere in piazza per far si che il proprio paese perda la guerra? Bisognerebbe invece che il mondo intero faccia pressione affinché ci si sieda a trattare. Guarda la tragedia della diga di Kakhovka, in cui Ucraina e Russia si danno la colpa a vicenda e ci tirano dentro questa dinamica di tifoserie. Il mondo intero si è affrettato a puntare il dito, piuttosto che incolpare entrambe le parti per non essere state capaci di fare un cessate il fuoco e risolvere la catastrofe umanitaria, in un periodo, tra l’altro, in cui gli sforzi congiunti dei paesi del mondo dovrebbero concentrarsi sull’ambiente.”

“Penso che ci sia la capacità di trattare per entrambe le parti. Zelensky è un bravo negoziatore, è riuscito in un occasione a far consegnare dei terroristi alle autorità salvando gli ostaggi. Putin ha gestito diplomaticamente l’ammutinamento della Wagner senza alcun incidente, ha trattato con un mercenario con l’aiuto di un altro “dittatore”, il bielorusso Lukašėnka. In tempo di guerra, per via del dolore e delle perdite, si guardano le cose con gli “occhi insanguinati” ed è comune dipingere il nemico come una specie di demone, Putin e il suo esercito, o anche il popolo russo, vengono ritratti come dei mostri, invece di dire che Putin è una persona che sta commettendo degli errori, sta avendo un comportamento criminale e immorale, ma resta sempre una persona, e le persone possono essere recuperate.” “I paesi che inviano le armi all’Ucraina pensano veramente che serva a far finire la guerra?” “I paesi non pensano, le persone pensano e alcuni pensano ai loro profitti, come quelli che possiedono azioni della Raytheon, Lockheed Martin, o di produttori di armi europei tra gli altri. I leader politici pensano alla loro posizione politica piuttosto che alla moralità delle loro azioni. Sono sicuro che chi fornisce armi in questo momento è dalla parte sbagliata della storia, chi preme per la pace è da quella giusta. Mi sembra che dall’Italia vengano i segnali pacifici più concreti. A parte il Papa, il mio più grande rispetto va ai portuali che si sono rifiutati di caricare e far partire le armi. La carovana #StopTheWarNow è l’azione più pacifista che abbia messo piede in Ucraina ultimamente. Mi piacerebbe conoscere le radici di questo pacifismo italiano.” “L’Ucraina potrebbe riuscire a recuperare i propri territori pacificamente?” “L’ Ucraina ha avuto l’occasione di essere un esempio di pace nel mondo. Avrebbe potuto riprendersi i territori e diffondere nel mondo intero una politica di non violenza, utilizzando tutti i mezzi pacifici a disposizione. Prendere questa opportunità per trasformarsi a partire dall’educazione e dai media, mostrando al mondo come mettere in pratica il concetto di fratellanza tra i popoli e il rispetto del nostro pianeta madre. Sembrano fantasticherie ma in realtà è tutto scritto sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. L’Unione Sovietica non ha firmato questo trattato dell’ONU e forse per questo adesso abbiamo difficoltà a rispettare i diritti umani. Potremmo iniziare con l’educazione alla pace, facendo dei piccoli passi, c’è sempre la possibilità di fare un piccolo passo, non è mai sprecato. Qui non abbiamo un’educazione alla pace, le persone ne hanno un’idea distorta, perché quando c’è un conflitto, in televisione fanno parlare sempre gli esperti di guerra, non di pace.”

“Molti sedicenti pacifisti parlano della “pace giusta” da raggiungere con la vittoria bellica dell’Ucraina, sono pacifisti contro la pace, api contro il miele! Per me la pace deve essere inclusiva, nella società e tra le società, altrimenti finita la guerra, i leader “cannibali” si metteranno d’accordo sul non mangiarsi tra loro ma continuare a divorare ognuno la propria gente. Quando ora i politici parlano della risoluzione di questo conflitto, i punti principali sono la sovranità e l’integrità territoriale. Io critico entrambi i principi, molto cari agli attuali governi. Penso che non abbiamo bisogno di questa nozione medievale di potere assoluto su un territorio: sovranità. E non abbiamo bisogno di questo concetto dei tempi delle guerre mondiali di rigidi confini militarizzati: integrità territoriale. Abbiamo invece bisogno di un governo sociale e ambientale, che includa necessariamente un sistema di relazioni tra le persone e che eviti o precluda qualsiasi gestione violenta, nelle imprese, nelle corporazioni, nei confronti dei lavoratori.”

“Dicevi che le persone possono fare qualcosa difendendo i loro diritti, in che modo? E come la vostra associazione può aiutare in questo?” “Sfortunatamente adesso, con la guerra e la legge marziale, diventa molto difficile difendere i propri diritti e anche se l’ONU o le agenzie di diritti umani non sembrano farci caso, in realtà stanno osservando le violazioni commesse da ambo i lati. Per esempio il divieto di lasciare l’Ucraina per i cittadini maschi. Alcuni si rivolgono a me per capire come aggirare tale proibizione usando la corruzione o falsi certificati, ma sono un avvocato, non posso dirti di violare la legge anche se c’è chi crede il contrario. L’evasione alla leva è un reato punibile da tre a cinque anni secondo il tribunale penale ucraino e l’esercito nega il diritto all’obiezione di coscienza. Stiamo lavorando su un piccolo riconoscimento di questo diritto, ma per ora, nonostante alcuni piccoli successi come il rilascio di un prigioniero di coscienza, il problema persiste. Le leggi si possono sempre interpretare e in questo momento vengono interpretate per favorire lo sforzo bellico, non i diritti umani. Tuttavia l’ Ucraina ha gli occhi puntati e ci tiene a mostrarsi democratica, quindi c’è sempre una piccola possibilità di far valere i diritti universali. Stiamo facendo rete con altre ONG in Europa, USA e Russia. Purtroppo il movimento russo per l’obiezione di coscienza è stato designato come agente straniero, quindi l’associazione e i suoi componenti avranno difficoltà, ma continueranno il loro lavoro per evitare che chi non vuole venga inviato a questo tritacarne. L’invio di bombe Cluster, pericolosissime per i civili, è la dimostrazione di quanto il rispetto dei diritti umani non sia una priorità. Potremmo chiedere alla Romania di inviarci macchine da tortura dei tempi di Dracula e dire che le useremo solamente contro i russi, resterebbe comunque una violazione dei diritti umani.”

“Che ne pensi della NATO?” “Molti movimenti per la pace nel mondo hanno lo slogan: “Russia fuori dall’Ucraina, NATO fuori dal mondo.” La funzione della NATO non è indirizzata alla pace perché porta con se i piani di espansione degli stati membri. Armarsi non porta alla sicurezza, l’eliminazione delle armi porta alla sicurezza. Dovremmo evitare di polarizzarci ma cercare il dialogo tra i popoli.  Invece di prepararci alla guerra dovremmo prepararci alla pace.” Quale scenario vedi in futuro? “Come ho detto si può immaginare che le persone si stanchino della guerra e inizino a mettere pressione per una trattativa (che preveda una zona cuscinetto, indipendente, una regione commissariata o un governo compartecipato, non saprei) i leader quindi si mettono d’accordo senza dover fare i conti con le ingiustizie interne, ma pattuendo una pace armata fino ai denti, fittizia. Ma anche questa possibilità è remota perché i fatti invece parlano di piani per una guerra a lungo termine, decennale. C’è il gruppo di lavoro rappresentato da Andriy Yermak, braccio destro di Zelensky, e  il segretario generale NATO Anders Fogh Rasmussen. Stanno lavorando su un piano di sicurezza, il Kyiv Security Compact, che si basa sul rendere l’Ucraina in grado di sopraffare la Russia militarmente. All’interno di questo piano ci sono riferimenti al modello Israeliano. Ma tra Israele e Palestina non è forse stata firmata la soluzione a due stati, ma la guerra continua? Ecco, mi sembra di capire che il modello israeliano a cui ci ispiriamo significhi una sola cosa: guerra perenne.”

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