Andrea Vento: L’ampliamento dei Brics ulteriore passo in avanti nella ridefinizione degli assetti internazionali

Rassegna del 14/01/2024

 

Andrea Vento: L’ampliamento dei Brics ulteriore passo in avanti nella ridefinizione degli assetti internazionali

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L’ampliamento dei Brics ulteriore passo in avanti nella ridefinizione degli assetti internazionali

di Andrea Vento*

BRICS members.jpgIl Bric: da aggregato geoeconomico a soggetto geopolitico La genesi dell’acronimo Bric viene ricondotta all’economista inglese Jim O’Neil quando a fine 2001 in un documento[1], redatto in qualità di Chief Economist della Banca di investimenti Goldaman Sachs, identificò il nuovo aggregato geoeconomico composto da Brasile, Russia, India e Cina come il gruppo di Paesi che, in base a caratteristiche comuni, avrebbero verosimilmente dominato l’economia mondiale del secolo appena iniziato. Pertanto, secondo O’Neil, agli Stati Uniti per poter mantenere la leadership globale anche nel XXI secolo sarebbe stato dunque necessario inglobarli nella governance economica e finanziaria mondiale egemonizzata fino a quel momento dal sistema occidentale.I quattro paesi risultavano, infatti, accomunati da alcune caratteristiche simili da consentir loro nell’arco di alcuni lustri di posizionarsi nei piani alti della graduatoria delle potenze economiche mondiali: la condizione di economie in via di sviluppo, una popolazione numerosa, un vasto territorio, abbondanti risorse naturali strategiche e prospettive di forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale.La tesi sostenuta da O’Neal non venne, tuttavia, pienamente percepita nella sua portata strategica negli ambienti di Washington, in quegli anni, peraltro, impegnati nella ridefinizione dell’assetto geopolitico mediorientale con gli interventi militari in Afghanistan e Iraq. Finì, invece, per fornire un inaspettato input aggregativo per i quattro paesi che fino ad allora avevano scarsamente cooperato dal punto di vista economico[2] e geopolitico, i quali, a partire dal settembre 2006, iniziarono a effettuare annualmente riunioni informali a margine dell’Assemblea generale dell’Onu.

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Gabriele Lolli: Le scorie dentro di noi, 2200 torri Eiffel sopra di noi

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Le scorie dentro di noi, 2200 torri Eiffel sopra di noi

La plastica dimostra come l’umanità non sia in grado di gestire il pianeta

di Gabriele Lolli

INDICE DEL MESE 1078x516.pngLa prima azione che ho fatto dopo aver letto le prime venti pagine del libro è stata quella di cambiare i pantaloni della tuta che indossavo in casa, che sono al 70 per cento cotone e al 30 per cento di poliestere. Le microplastiche sono particelle dell’ordine di un micron (un millesimo di millimetro, e più piccole ci sono anche le nanoplastiche, nella scala di virus e molecole); in casa, oltre che dai vestiti (di acrilico, nylon, elastan) per sfregamenti e usura, scorie di plastica sono rilasciate da lavatrici, coperte, divani, tappeti, e ci sono quelle volutamente inserite nei prodotti acquistati come dentifricio, detersivi, cosmetici (oltre alle plastiche note a tutti, dalle bottiglie agli imballaggi dei supermercati ecc.). Nel 2022 è arrivato l’annuncio che la plastica è presente nel sangue, sospettata finora, adesso provata con esperimenti che ne hanno rilevato la presenza nell’80 per cento circa dei soggetti esaminati; piccole quantità per ora, ma misurabili, e a ruota scoperte anche nei polmoni, nelle urine, nel latte materno, nel liquido seminale: sono il polietilene tereftalato, il polistirene, il polietilene, altri con quote a scendere. Non si sanno ancora gli effetti, ma incombe il ricordo delle polveri di amianto.Le microplastiche sono introdotte anche con il cibo, perché usate nella produzione agricola, dove si cospargono i campi con piccole pastiglie plastificate a lento rilascio: col tempo i prodotti chimici entrano nel suolo, ma la plastica resta lì; e comunque i vasi linfatici delle piante portano nutrienti ai semi e insieme anche microplastiche assorbite dal terreno; la frutta più che la verdura è inquinata per i tempi più lunghi di maturazione ed elevata vascolarizzazione del frutto.

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Cassetti Aperti: Lo strano caso del caso Moro by Report

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Lo strano caso del caso Moro by Report

di Cassetti Aperti

174983 600 338.jpg 1495388618.jpgDomenica sera è andata in onda una puntata di Report sul caso Moro: una serie di inesattezze e omissioni davvero imbarazzante per una trasmissione del servizio pubblico. Le paventate incredibili rivelazioni annunciate via social nei giorni precedenti, in realtà non sono altro che i soliti argomenti già analizzati, le solite congetture cavalcate dalla Commissione Moro 2, le quali però inevitabilmente cozzano con le ben 4 sentenze e i lavori di altre due commissioni. Sarà forse anche per questo che tale commissione non produsse mai una relazione finale non chiudendo i lavori? Di seguito solo alcune delle questioni affrontate da Report che necessitano perlomeno di chiarimenti, non escludo di ritornarci con un altro articolo di aggiornamento…troppa roba!
1) Il presunto covo di Via Massimi.In numerose sentenze, in particolare nel Moro Quinques si ricostruisce con dovizia di dettagli, (grazie soprattutto alla testimonianza dell’Ingegner Altobelli, alias Germano Maccari poi condannato all’ergastolo come quarto carceriere), la genesi del covo di Via Montalcini, indicato da tutte le sentenze come unica prigione dell’On. Moro per tutti i 55 giorni: acquistato dalle BR con i proventi del sequestro Costa, fu individuato perché possedeva tutte le caratteristiche necessarie e ristrutturato dallo stesso Altobelli/Maccari per ricavare l’intercapedine e la cella insonorizzata dove fu rinchiuso Moro per 55 giorni; lo stesso Maccari fu infatti ingaggiato dalle BR per le sue doti da costruttore ed esperto di muratura. Dopo la conclusione tragica che conosciamo infatti, fu lo stesso Maccari a smantellare il tutto insieme a Prospero Gallinari, l’altro carceriere.

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Piccole Note: La guerra di Gaza avvicina l’India alla Russia

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La guerra di Gaza avvicina l’India alla Russia

di Piccole Note

India e Russia per un mondo multipolare. La débacle morale degli USA a Gaza“Quando il ministro indiano degli Affari esteri, Subrahmanyam Jaishankar, si è recato a Mosca la settimana scorsa, è sembrato che avesse voltato pagina nei rapporti India-Russia, dopo due anni di funambolismo”. Così inizia un articolo di Mohamed Zeeshan pubblicato su The Diplomat il 3 gennaio.Zeeshan spiega che, dopo l’inizio della guerra ucraina, l’India era stata molto prudente nel suo approccio verso la Russia, con la quale in precedenza aveva un rapporto consolidato quanto pubblico. Tale cautela discendeva dalla necessità di non far percepire al mondo un “allineamento verso una Mosca isolata [in realtà, tanto isolata non è mai stata… ndr]. Infatti, si è registrata una pausa negli incontri bilaterali annuali tra il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente russo Vladimir Putin”.“Inoltre, l’India aveva scelto di tenere il vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) praticamente l’anno scorso piuttosto che ospitare Putin a Nuova Delhi. E aveva anche evitato di ospitare Putin al vertice dei leader del G20″ tenutosi a Nuova Delhi (anche se, in realtà, Modi ha permesso a Putin di partecipare online, facendo infuriare gli Stati Uniti che, in reazione, hanno inviato al summit una delegazione di basso profilo).

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Francesco Prandel: La soluzione finale

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La soluzione finale

di Francesco Prandel

“Un’atmosfera pesante, opaca e soffocante si è stabilita sul paese, gli uomini sono depressi e scontenti e, tuttavia, sono disposti a subire qualsiasi cosa senza protestare e senza stupirsene. È la situazione caratteristica dei periodi di tirannia. Il generale malcontento, che gli osservatori superficiali considerano come un indice di fragilità del potere, significa in realtà esattamente il contrario. Un malcontento sordo e diffuso è compatibile con una quasi illimitata sottomissione per decine di anni.” (SIMONE WEIL)Le malattie e le guerre che si sono messe in fila negli ultimi anni hanno avuto e stanno avendo, tra gli altri effetti, quello di distogliere l’attenzione da due processi cruciali che stanno avvenendo pressoché inosservati e indisturbati, quasi come fossero nell’ordine naturale delle cose. Si tratta invece di sviluppi che conseguono a precise scelte, di trasformazioni chiaramente intenzionali la cui portata sociale resta difficile da sopravalutare: la digitalizzazione e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. La posta in gioco si lascia scorgere nel discorso che Klaus Schwab ha tenuto al G20 d’Indonesia, nel 2022. Ne riporto un estratto.

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Paolo Ferrero: Gaza, smettiamola di fare ‘la scorta’ al genocidio dei palestinesi

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Gaza, smettiamola di fare ‘la scorta’ al genocidio dei palestinesi

di Paolo Ferrero

Quello che sta succedendo a Gaza in questi ultimi tre mesi è indicibile. Sotto gli occhi di tutti e tutte sono state assassinate oltre 20.000 persone di cui oltre 10.000 bambini. Gli ospedali non funzionano più e ogni giorno tra i bambini sopravvissuti ve ne sono dieci che subiscono un’amputazione. Le scene di violenze gratuite dell’esercito israeliano sulla popolazione civile palestinese non si contano più. Ministri israeliani hanno parlato esplicitamente dei palestinesi come di bestie e le strategie militari poste in essere sono fondate sulla violenza da infliggere alla popolazione civile. Parte integrante di questa strategia militare è basata sulla distruzione delle case di abitazione e delle infrastrutture civili in modo da rendere impossibile la vita agli abitanti di Gaza e di porre le condizioni per una deportazione di massa della popolazione palestinese. Siamo, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, al genocidio deliberato e pianificato finalizzato alla pulizia etnica e alla deportazione della popolazione palestinese.Mentre scrivo inorridisco, perché i crimini posti in essere con tragica e regolare pianificazione, sono puro orrore che accade alla luce del sole.

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Fronte della Primavera Triestina: L’imperialismo americano-occidentale colpisce ancora! Piena solidarietà al popolo yemenita!

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L’imperialismo americano-occidentale colpisce ancora! Piena solidarietà al popolo yemenita!

di Fronte della Primavera Triestina

[Riceviamo e diffondiamo il comunicato fatto dai giovani del Fronte della Primavera Triestina sull’attacco sferrato dai soliti capibastone imperialisti contro le postazioni degli Houthi yemeniti nella notte di giovedì 11 gennaio.Condividiamo e sottoscriviamo la lettera e lo spirito in esso contenuto e trasmesso. Invitiamo tutti coloro che, come noi, ne condividono il senso a darne la massima diffusione possibile.Vogliamo solo aggiungere brevemente:Noi non sappiamo se questo colpo e scambio di colpi resti un episodio ancora limitato e localizzato nella guerra in corso aperta dall’attacco del 7 ottobre condotto dalla Resistenza palestinese e spalleggiato dai paesi e dalle forze dell’Asse della Resistenza, oppure se da adesso si aprano per davvero le cataratte. Si aprano le cataratte non solo in tutta l’area ma coinvolgendo tutti. Tutti, inteso anche noi “spettatori” occidentali. Ci auguriamo non solo che “i ribelli” Houthi yemeniti, spalleggiati dalle forze dell’Asse, siano in grado di far pagare il più salato dazio possibile alla forza imperialista.

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Fulvio Bellini: L’Italia nel Triangolo delle Bermuda tra Pnrr, Mes e Patto di Stabilità

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L’Italia nel Triangolo delle Bermuda tra Pnrr, Mes e Patto di Stabilità

di Fulvio Bellini

La politica economica e quella estera dettate dagli Usa, confezionate dall’Unione Europea e applicate dal Partito Unico in salsa urbana (Pd) e da quello in salsa burina (Fratelli d’Italia), ci stanno conducendo fuori dal tunnel, dove ci sta… l’Argentina e il suo default720x410nbgtrs.jpg“L’uomo è immortale; la sua salvezza viene dopo. Lo Stato non è immortale, la sua salvezza si ottiene ora o mai più”.Cardinale Armand-Jean du Plessis duca di Richelieu
Premessa: alcune questioni sul senso di uno StatoHenry Kissinger ha spesso dimostrato di essere affascinato dalla figura del Cardinale Richelieu, dal suo pensiero politico e dal suo modo di condurre lo Stato. Anche quando analizza l’operato di Otto von Bismark di un paio di secoli dopo, l’ex Segretario di Stato Usa ci infila il pensiero del Cardinale che abbiamo citato, ad esempio accostandolo al seguente passaggio di una lettera sul concetto di realpolitik indirizzata dal Cancelliere di Ferro al suo mentore, generale Ludwig von Gerlach, aiutante di campo del Re di Prussia: “Sono pronto a discutere con voi il punto di vista dell’utilità, ma se porrete antinomia fra diritto e rivoluzione, cristiani e infedeli, Dio e il diavolo, non potrò più discutere e mi limiterò a dire: ‘Non sono della vostra opinione e voi giudicate in me ciò che non vi spetta giudicare’. Questa amara dichiarazione di fede era l’equivalente funzionale dell’asserzione di Richelieu che, essendo l’anima immortale, l’uomo deve sottoporsi al giudizio di Dio, ma, essendo lo Stato mortale, questo può essere giudicato solo da come funziona” (Henry Kissinger, l’Arte della Diplomazia). Richelieu e Bismarck pongono alcune questioni di filosofia della politica assai utili da considerare nell’analisi della situazione italiana odierna, di un paese cioè che pare non veda nessuna luce nel tunnel di decadenza nel quale si è infilato ormai trent’anni fa. A titolo di aggiornamento, nell’ultimo mese del 2023 il Bel Paese è finito, consapevolmente oppure meno, addirittura al centro di una sorta di Triangolo delle Bermuda, foriero di foschi presagi per il 2024 e gli anni a venire.

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Paolo Arigotti: Yemen: un paese strategico nella scacchiera geopolitica

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Yemen: un paese strategico nella scacchiera geopolitica

di Paolo Arigotti

720x410nbgtrs.jpgLa narrazione del mainstream sovente ci presenta gli Houthi – altrimenti detti Ansar Allah (“partigiani di Dio”) – come un gruppo ribelle, quasi a sottolinearne la natura non ufficiale di quello che, piaccia o meno, rappresenta il governo dello Yemen, perlomeno di una buona parte di questa martoriata nazione, ivi compresa la capitale Sanaa[1]. E non sarebbe neppure il caso di sminuirne il potenziale militare, tenuto conto che parliamo di un movimento di resistenza sciita che è stato in grado di tenere testa, a partire dal 2015, alla coalizione a guida saudita, nell’ambito di una lunga e sanguinosa guerra civile che ha funestato la nazione più povera della penisola arabica.Gli Houthi sono tornati all’onore delle cronache quando hanno apertamente sfidato la potenza talassocratica per eccellenza, quella statunitense, nel contesto di uno dei più importanti e strategici “colli di bottiglia” del mondo: lo stretto di Bab al-Mandeb, sul mar Rosso, lo snodo di collegamento con l’oceano Indiano. Nessun dubbio circa le ragioni degli Houthi, che possono essere lette nelle dichiarazioni ufficiali del governo yemenita, nelle quali traspare la natura ritorsiva della strategia messa in atto a partire dallo scorso 14 novembre, per quanto il primo attacco si sia verificato il 19 ottobre, quando il cacciatorpediniere americano USS Carney aveva intercettato tre missili sparati dalle coste dello Yemen. Il gruppo sciita, quale risposta alle violenze perpetrate dalle forze armate israeliane nella striscia di Gaza, già costate la vita a oltre ventimila persone (per lo più donne e bambini), ha annunciato l’intenzione di prendere di mira, con droni e missili, qualsiasi nave legata a Israele che transiti da Bab al-Mandeb, che funge da porta d’accesso anche al Canale di Suez, per il cui tramite – giova ricordarlo – transita circa il 10 per cento del commercio globale e qualcosa come 8,8 milioni di barili di petrolio, corrispondenti più o meno a un decimo delle forniture globali, senza contare il circa 8 per cento di gas liquido.

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Roberto Gabriele – Paolo Pioppi: Come è possibile sciogliere in questa fase il nodo della questione comunista in Italia?

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Come è possibile sciogliere in questa fase il nodo della questione comunista in Italia?

di Roberto Gabriele – Paolo Pioppi

Riceviamo e pubblichiamounnamedndhioaugLe note che seguono servono a rinvigorire la discussione iniziata il 19 novembre col primo Forum. Ci auguriamo che l’interesse dei compagni sia rimasto vivo e per questo ci aspettiamo altri interventi sull’argomento prima che inizi la preparazione del secondo Forum su “I comunisti e la situazione internazionale” che si terrà alla fine di gennaio e della cui preparazione vi daremo conto.* * * *L’interrogativo va posto in modo assolutamente onesto e oggettivo non solo valutando i risultati dei ‘comunismi’ che si sono espressi nel nostro paese dopo lo scioglimento del PCI, che sono quelli che conosciamo, ma partendo dal dato degli effetti nella società italiana, e in particolare sui ceti di riferimento del partito comunista. Questo non vuol dire abbandonarsi a un pessimismo senza sbocchi, ma prendere atto della realtà e partire da questa per capire il Che fare?In una società come quella italiana, in cui l’egemonia del PCI sul movimento dei lavoratori e sui ceti democratici e di sinistra è stata costante per decenni, la mutazione genetica del partito ha prodotto effetti devastanti. Per milioni di uomini e donne che avevano il partito come riferimento, la denuncia degli ‘errori e degli orrori’ del comunismo, l’azione propagandistica della borghesia e dei suoi organi di informazione, il venir meno del ruolo di difesa sociale del sindacato di classe, hanno fatto sì che la parola ‘comunista’ sia diventata qualcosa di estraneo. Se non si fanno i conti con questa realtà, che pesa come un macigno, si riesce solo a smuovere i cocci dei fallimenti registrati finora, ma non si fanno passi in avanti.

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Giacomo Gabellini: Lo scenario più temuto da Israele

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Lo scenario più temuto da Israele

di Giacomo Gabellini

Lo scorso 12 dicembre, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant assicurava che Hamas si trovava ormai sull’orlo del collasso. «Abbiamodichiarò trionfalmente Gallant – circondato le ultime roccaforti di Hamas a Jabaliya e Shejaiya. Le stese forze considerate invincibili, preparatesi per anni a combatterci, sono sul punto di essere smantellate».A un mese di distanza, sembra che il conflitto abbia preso una piega ben diversa da quella ricavabile dalle dichiarazioni del ministro della Difesa di Tel Aviv. Non soltanto perché l’Israeli Defense Force è ancora lontano dall’acquisire il completo controllo dei territori della Striscia di Gaza, ma anche in virtù delle fughe di notizie dal contenuto tutt’altro che rassicurante che giungono dal fronte. Anzitutto per quanto concerne il numero reale dei caduti tra le fila israeliane.Il 10 dicembre, il Ministero della Difesa israeliano informava che, a partire dal 7 ottobre, le forze armate israeliane avevano registrato in 425 morti e 1.593 feriti. Nello specifico, 255 soldati avevano riportato lesioni gravi, 446 ferite moderate e 892 escoriazioni o poco più. Cifre tutto sommato “contenute”, divenute tuttavia oggetti di pesanti contestazioni da parte di «Haaretz», che in una sua inchiesta ha sottolineato una macroscopica discrepanza tra i dati forniti dal Ministero della Difesa di Tel Aviv e quanto si ricava dall’analisi dei registri ospedalieri.

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Mike Whitney: Sarà lo Zio Sam a combattere le guerre di Israele?

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Sarà lo Zio Sam a combattere le guerre di Israele?

di Mike Whitney

L’attacco con un drone di questa settimana contro l’importante leader di Hamas Saleh al-Arouri, a sud di Beirut, fornisce la prova inconfutabile che Israele vuole espandere il conflitto oltre i suoi confini. Nelle ultime settimane, Israele ha assassinato il vice leader politico di Hamas (al-Arouri), un alto consigliere delle Guardie rivoluzionarie iraniane (Sayyed Razi Mousavi) e “quasi una dozzina di alti ufficiali militari iraniani” (Fox News) in un aeroporto di Damasco. Allo stesso tempo, Israele ha lanciato numerosi attacchi aerei non provocati contro il Libano e la Siria. Tutte queste provocazioni fanno capire che Israele sta facendo di tutto per espandere le ostilità oltre Gaza, al fine di far entrare in guerra l’intera regione.Le provocazioni israeliane in tutto il Medio Oriente sono un tentativo di coinvolgere gli Stati Uniti in un conflitto a livello regionale. I leader israeliani sanno che il loro Paese non diventerà la potenza regionale dominante a meno che i suoi nemici – soprattutto Hezbollah e Iran – non vengano fortemente indeboliti. Ma Israele sa anche che i suoi nemici non saranno indeboliti senza l’assistenza degli Stati Uniti. Pertanto, gli Stati Uniti devono trovarsi in una situazione in cui si sentano costretti a impegnare militarmente l’Iran ed Hezbollah per salvare il loro più stretto alleato in Medio Oriente.

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Mario Lombardo: Genocidio a Gaza, Israele alla sbarra

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Genocidio a Gaza, Israele alla sbarra

di Mario Lombardo

Inizieranno questa settimana a L’Aia, in Olanda, le udienze sull’istanza presentata dal governo sudafricano contro Israele in merito al massacro in corso contro la popolazione palestinese a Gaza. I giudici della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) delle Nazioni Unite dovranno stabilire se le azioni dello stato ebraico rientrano nella definizione di genocidio e, nel caso, se emettere un’ingiunzione teoricamente vincolante contro il governo di Tel Aviv per fermare la strage. Il caso si basa su solidissimi elementi di prova, facilmente documentabili grazie alle immagini, alle testimonianze dirette dei fatti e alle stesse numerose dichiarazioni auto-incriminanti di politici e militari israeliani.Il fattore politico risulterà tuttavia ancora una volta decisivo, visto soprattutto il sostegno incondizionato degli Stati Uniti a Israele. Il governo di Netanyahu si è a sua volta già attivato per esercitare pressioni su molti paesi, così da ottenere dichiarazioni di condanna nei confronti della causa avanzata dal Sudafrica. La testata on-line americana Axios ha citato in esclusiva un “cablo” diramato dal ministero degli Esteri di Tel Aviv che invita i propri diplomatici a lavorare per orchestrare una campagna internazionale che convinca la Corte di Giustizia a “non emanare un’ingiunzione che imponga a Israele di sospendere la campagna militare nella striscia di Gaza”.

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Geraldina Colotti: Palestina, abituarsi all’orrore. La guerra sporca dell’Occidente

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Palestina, abituarsi all’orrore. La guerra sporca dell’Occidente

di Geraldina Colotti*

Abituarci all’orrore. Rendere inoperanti i pronunciamenti degli organismi internazionali. Screditare come fonte inattendibile e come “antisemita” qualunque voce che si levi a denunciare quell’orrore. Così funziona la propaganda sionista, una potente macchina ben consolidata negli anni, soprattutto dopo la caduta dell’Unione sovietica, sostenuta dagli interessi economici che hanno incrostato un corpo estraneo, come loro gendarme, nella terra che storicamente appartiene ai palestinesi.In Italia, e così nel resto d’Europa, ogni sera i telegiornali si dedicano a consolidare questa versione, bollando come “terrorista” ogni azione di resistenza dei palestinesi, inventando sempre nuove presunte turpitudini commesse “da Hamas su donne e civili innocenti”, e così mettendo la sordina agli atti di genocidio che si perpetrano ogni giorno contro i palestinesi, con sempre maggior ferocia. È propaganda di guerra: la guerra sporca dell’imperialismo, che dilaga quanto più cala il velo di maya sulle radici strutturali del colonialismo, e sulla vera natura di quello israeliano, che ha costruito la sua potenza di vassallo impunito, a forza di massacri e di occupazioni violente, ripetute.

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