“Shell & embargo: ecco come gli olandesi foraggiano l’Iran”

Centinaia  di  aziende  USA hanno venduto tecnologie sensibili e know-how agli iraniani ma anche note multinazionali europee. Come Royal Duch Shell.


SHELL & embargo: ecco come gli olandesi foraggiano l’IRAN.


Centinaia  di  aziende  USA hanno  venduto tecnologie sensibili e know-how agli  iraniani ma  anche note   multinazionali europee. Come  Royal Duch Shell.

Prodotti  chimici,  armi,  tecnologie  avanzate, software, spares per l’industria bellica, nucleare e  petrolifera. Da  sempre in  Iran  arriva  di  tutto. E da tutti. Specialmente  dalla  Shell. Che  si  diverte  pure  a  prendere per  il  culo  gli  Stati  Uniti.

Per  scomodare  le  autorità  americane  e  chiedere  una  rogatoria  internazionale  contro  la  società  Irasco (ottobre  2009)  c’è  voluto  un’esposto ufficiale alle  autorità  governative  italiane. Prima tutti dormivano  sonni più  o  meno tranquilli.

Un conto  è  la  ricostruzione  romanzata di  tanti  gialli e  telefim  americani un altro è  mettere per  iscritto – nero  su  bianco – gli  affari  loschi  degli  iraniani come ha  fatto  in  un  suo  rapporto uno  007  del  Sismi.  Altana  Pietro,  ritenuto  un  agente  dei  servizi  segreti lo scrive senza  mezzi  termini in una  lettera  riservata  al generale  Nicolò  Pollari (Sismi), al  generale  Mario  Mori (Sisde), alle  autorità  di  governo  italiane il 15  settembre 2004:

da  anni  lavoro  per  il  Sismi (servizio segreto  militare)  a  tempo  pieno  ed occasionalmente  per  il  Sisde (servizio  segreto  civile)  in  qualità  di  consulente  nei  settori  di mia  competenza quali: … Società iraniane … sono  stato  fermato  dai  Carabinieri  della  Stazione  di Genova  Pontedecimo … ed è  stato  posto  sotto  sequestro copioso materiale  afferente  le  società  iraniane  che  son  al  centro delle  nostre  investigazioni … il  materiale  in  questione  concerne società  di trading  iraniane (tutte  controllate direttamente  dal  Governo Iraniano) quali  le  società: IRASCO, NISCO, IRITEC, IRISAIRITAL, IRAN  AIRTEEN  TRANSPORT, e  molte  altre,  tutte  società  che  hanno rapporti con  i  servizi  di  intelligence iraniana e   che  dalle  ns.  indagini  risulta  che  abbiano favorito  l’export –  da  Genova  per  l’Iran –  di  alta  tecnologia Made  in USA (vietata  dall’embargo) ed  inoltre  tecnologie  militari e  tecnologie  nucleari. Moltissima  di  questa  riservata  documentazione  era depositata  in  files nei   miei  computers (tutti  posti  sotto  sequestro) … e sono  ora  al  vaglio  degli  inquirenti… i  miei  legali  di  fiducia  m’han  anche  paventato  l’ipotesi  che gli  inquirenti (pm  Anna  Canepa  e GIP Todella) possano  interpellare  le  società  iraniane  per  una  verifica  della  documentazione  trovata  in  mio possesso.  A  questo  proposito Le  segnalo – ill.mo  sig.  Presidente – il  potenziale  rischio  (peraltro  reale) che  le  società  iraniane (e  quindi  induttivamente  anche  il  Governo  Iraniano) possano  venire a   conoscenza  delle  ns.  indagini espletate  in  questi  anni  sul  loro  conto.  Con  tutte le  gravi, irreparabili  e conseguenti  negative implicazioni  di  carattere  diplomatico per  il  ns.  Paese…”.

 

http://piemonte.indymedia.org/attachments/dec2008/rapporto_sismi_sisde.pdf

http://piemonte.indymedia.org/attachments/nov2009/articolo_stampa_altana_pietro_2.pdf

http://piemonte.indymedia.org/attachments/sep2010/altana_pietro_sismi_roppo_articoli_secolo_xix_corsera.pdf

 

6  anni  dopo  quell’esposto pare  sia  rimasto tutto come  prima. L’Iran continua a fare affari d’oro con l’occidente in ogni  campo. William Hague, ministro degli Esteri britannico (che per fatale   coincidenza porta  lo  stesso  nome della città  dove ha sede  il  quartier  generale  della Shell in Olanda) ha recentemente  ribadito che il Regno Unito non incoraggia gli scambi e  gli  investimenti con l’Iran a causa di “gravi preoccupazioni circa la natura del programma nucleare iraniano“. Ecco  il paradosso. Gli  iraniani  continuano  a fare grandi  business, in  particolar  modo con le  multinazionali europee. Come  il gigante  petrolifero  Shell.

Sentite (o  meglio leggete) ciò che  scrive Michiel Brandjes, General  Counsel Corporate  di  Royal Duch Shell Plc,  all’ambasciatore  Mark D. Wallace (United  Against Nuclear  Iran)  quando  quest’ultimo – visti gli  stretti  rapporti  Shell-Iran – minacciò iniziative presso la  SEC, FSA, il  New  York  Stock  Exchange, il London Stock  Exchange:   “we  have  not  yet taken a decision as  to  whether to  proceed with  the  persian NLG Project”.

 

Dorma  sonni  tranquilli sig.  ambasciatore  che  la  Shell “… non ha ancora preso una decisione se procedere con il progetto iraniano NLG”. Rispondeva serafico il top manager di Shell  il 14  gennaio  2010. Neanche  tanto  tempo  fa (vedi  documento pdf allegato  a margine  del  presente articolo).

Ovviamente s’è  trattato d’una  presa  per  il  culo colossale. Brandjes era consapevole di mentire  spudoratamente. Qualche anno prima,  esattamente il 30  novembre  2006,  a  La  Hague,  in  Olanda, presso  il  quartier  generale  della  Shell International  BV era  presente anche lui e  l’IP Counsel di  Shell Int. BV Mr. Anouk Boon quando venne siglato  un  riservatissimo Agreement tra Shell  Research  Limited e l’amministratore  Delegato  di Irasco  Srl Dr  Kamyab Tehrani Soroosh (quest’ultima  è  una società  di  trading con  base  a Genova, controllata  dal  governo  iraniano).

L’accordo top secret porta  il  nome  di “Secrecy  and restricted  use Agreement  for  Sulfinol process”.  In  questo  negoziato sono  coinvolte diverse  società europee e canadesi:    Shell  Research  Limited, Irasco  Srl, Royal Duch Shell, Gas  Liquids Engineerings Limited, IOOC-Iran Offshore Oil  Company, Iritec, Siirtec  Nigi, e Thermo  Design Engineering  Limited. Da almeno   un  paio  di  anni  il  progetto è  pienamente  avviato (Kharg  Islands Gas  Gathering and  NLG Recovery  ProjectEPC  contract for  Onshore Reception Facilities, Pipelines, NLG Process, Storage  and Export  Facilities – Contract No. 3660-85-2FC).

Il processo oggetto  del Secrecy  Agreement denominato  “Sulfinol Process” è stato brevettato dalla Shell nel 1960 ed è un altissimo know-how tecnologico che ha  una miriade  di  applicazioni  specialmente nell’industria petrolifera,  per la produzione di composti aromatici  e per la purificazione di flussi di gas acidi.

Il processo Shell per la produzione di composti aromatici è di primaria importanza nell’estrazione di benzene, toluene e xilene, riuscendo ad ottenere prodotti con purezza fino al 99,9% con il recupero quasi totale. Da quando il sulfolano è utilizzato in questi processi di estrazione, i capitali investiti sono minimizzati, i costi sono diminuiti, è accresciuta la capacità degli impianti ed è stata aumentata la purezza dei composti sintetizzati. Il frazionamento delle benzine per l’arricchimento con composti aromatici, ha portato a miscele con un maggior numero di ottani e raffinati combustibili per motori a propulsione”.

http://it.wikipedia.org/wiki/Sulfolano

Il “Sulfinol Process” è un   business  con  i  controfiocchi che  ha  generato a  Shell  una  montagna  di  quattrini (in  rials  ed  in  dollari) e   ha  decuplicato gli  utili  degli  iraniani  a  Kharg Islands.

E’  anche  grazie  a  questa  tecnologia  che  a Kharg Island (Iran) si  è  potuto installare un  immenso deposito di prodotti petroliferi. Grazie  ai  crescenti livelli di  produzione  Kharg Island è diventato anche il terminale di esportazione più importante nella  zona  del Golfo Persico. Secondo le stime del governo americano l’Iran è uno dei  maggiori esportatori di petrolio al  mondo, il quarto  paese  in  ordine  di  grandezza,  e il  commercio di greggio rappresenta l’80% delle esportazioni.  Nonostante  le  sanzioni  e  l’embargo  in atto contro  l’Iran il  colosso  petrolchimico  Shell quest’anno,  anziché ridurre le  forniture  di  greggio  dall’Iran,  le ha  addirittura aumentate  del  30% beneficiando –  tra  l’altro  –  di  forti  sconti sul  prezzo ufficiale di  mercato.

Certo le ultime sanzioni hanno reso più difficile fare affari con l’Iran. Per  fortuna  ci  sono  compagnie  come  la  Shell  che  continuano a foraggiare il  paese persiano, portando  nelle  casse degli  Ayatollah  miliardi  di  $ cash (solo nei 2-3 mesi estivi  del  2010 Shell ha  versato nelle  casse della repubblica  islamica oltre 2  miliardi  di $ per forniture  di greggio). E badate  bene.  Tutto sto  business non è realizzato  clandestinamente. E ‘ tutto  alla luce  del  sole

Uno  schiaffo micidiale  per  gli  USA.

L’Iran  incalzato dallo  strettissimo  isolamento  economico  e militare? L’Iran sotto rigido embargo  economico  (con  tutta quella  montagna di  quattrini)? Ma  non  fateci   ridere.

Il fiume  di  soldi versati da  Shell va alla compagnia petrolifera che è di proprietà statale, la  quale  lo  gira al governo  di Tehran. A  sua volta il  Presidente  iraniano Mahmoud Ahmadinejad dispone  di  queste  immense  risorse finanziarie per  sovvenzionare  la ricerca  nucleare (dal  civile  al  militare),  l’acquisto di missili balistici di  ultima  generazione, armamenti hi  tech, tutto  il  know  how  tecnologico e  scientifico possibile  ed immaginabile, nonchè  tutti  i  giocattolini  bellici  che gli  iraniani  come  bimbi capricciosi bramano  possedere. E  subito. Sennò frignano,  battono  i  piedi per  terra  e  fanno  ueeee.

Fortuna  che  c’è papà Shell che  paga bene   in contanti.

Alla  faccia  dell’embargo, delle  sanzioni, dell’US Securities  Act of  1933,1934,   di Barak Obama.

Thank  you  Shell.

Doc. pdf.: “Shell_Iran_&_embargo”

http://piemonte.indymedia.org/attachments/nov2010/shell_iran_and_embargo.pdf

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http://piemonte.indymedia.org/article/10730

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