Roma, al Pigneto famiglie pronte a “occupare” il giardino chiuso

Chiuso nel 2006 per la cantierizzazione della Metro C, il giardino è l’unico in un quartiere minacciato da spaccio e criminalità. E’ pronto da mesi ma resta chiuso. Ora le famiglie pronte alla “inaugurazione dal basso”.

 

Pigneto, famiglie pronte a “occupare” il giardino: è pronto, ma non si può entrare

17 novembre 2014

Mercoledì 19 “occuperanno simbolicamente il giardino proibito” con canti e giochi, i genitori e i bambini del Pigneto: sarà una grande festa, una specie di “inaugurazione dal basso”, a partire dalle 16.30, all’uscita dell’Istituto comprensivo Alberto Manzi. Quel giardino, l’unico del quartiere, è pronto da mesi, ma i bambini non possono entrare: possono solo guardarlo attraverso le maglie della rete metallica, aspettando che il groviglio burocratico finalmente si sciolga e apra finalmente quello spazio a lungo sognato. Accade al Pigneto, uno dei quartieri “caldi” della capitale: non periferico, ma per così dire “sotto osservazione”, perché lo spaccio e il degrado lo hanno trasformato, negli ultimi anni, in una miccia che da un momento all’altro potrebbe esplodere. Le manifestazioni degli abitanti, che si sono susseguite in questi anni, hanno richiamato l’attenzione del sindaco e del vicesindaco, ma non hanno ottenuto l’unica risposta che a gran voce si chiedeva: un contrasto forte al degrado, attraverso interventi sociali e culturali ad ampio raggio, che permettessero alle famiglie residenti di riprendere possesso di un territorio oggi conteso dalle diverse “bande” di spacciatori. E l’apertura, di quel giardino, proprio sopra la fermata “Pigneto” della nuova metro C, ormai prossima all’apertura, è parte integrante di questo percorso di riappropriazione e di “ripopolamento” dello spazio urbano.

Quel giardino, in verità, c’era e, fino al 2006, è stato uno dei pochi spazi di ritrovo di giovani e meno giovani, Poi, la cantierizzazione ne ha imposto la chiusura, lasciando il quartiere privo di una “piazza” e costringendo la scuola, oggi Istituto comprensivo Alberto Manzi (migliaia di bambini, tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado) alla difficile convivenza con il cantiere: otto anni sono passati da allora. Il che significa che una generazione di bambini ha iniziato e concluso il suo ciclo dentro la scuola, senza poter vedere oltre quei bandoni gialli che nascondevano il “giardino dei sogni”, disegnato nel corso di sei laboratori pubblici di progettazione partecipata, tra il 2012 e il 2013: il municipio ha fatto propria la proposta emersa da quei laboratori, assumendosi l’impegno di realizzare il progetto. E il progetto, in effetti, nonostante le tante difficoltà e gli intoppi burocratici, alla fine è stato realizzato: il giardino c’è ed è, più o meno, come lo avevano immaginato gli abitanti. Non una colata di cemento, ma un prato con alberi da frutto, una pista ciclabile, i pergolati per i rampicanti e i giochi per i bambini. Una “perla rara”, nel desolante panorama delle altre stazioni della Metro C, tutte grigie e completamente prive di verde.

L’apertura del giardino era prevista per la fine di agosto, cioè prima dell’anno scolastico: dopo tanti rinvii e ritardi, finalmente, poco dopo l’inizio della scuola, metro C ha concluso i lavori, con l’installazione dei moduli giochi richiesti dall’associazione. Ma siamo a fine novembre e il giardino è ancora chiuso. L’uscita dalla scuola avviene in uno spazio delimitato dalle reti metalliche che impediscono l’accesso all’area.. Nonostante i numerosi solleciti da parte dei genitori, nessuna spiegazione arriva dai responsabili: solo ufficiosamente, si viene a sapere che Metro C è pronta per”consegnare per l’uso” il giardino, in attesa del collaudo di tutta l’area. Ma c’è ancora qualche impedimento, non si capisce quale. Il municipio non sa a chi affidare l’apertura e chiusura di uno spazio che deve essere salvaguardato e protetto; mancano ancora le panchine e i secchi; forse c’è una pavimentazione che non è posizionata bene: le voci si rincorrono, ma non arriva nessuna comunicazione ufficiale.

Ora, dopo tanti tentativi di dialogo, le famiglie hanno deciso di rendere pubblica la propria esasperazione: i bambini sono costretti a giocare su angusti marciapiedi, o a saltare sulle grate d’areazione della sottostante stazione. Nel quartiere, non c’è un solo giardino di cui il municipio riesca a farsi carico. E l’attesa, dicono, “è durata troppo – spiega una mamma – Il nostro municipio è lo stesso di Tor Sapienza e capiamo bene che in questo momento ci sono problemi più grandi da risolvere. Ma qui ci sono migliaia di bambini che non hanno un posto sicuro e protetto in cui giocare. E anche qui, l’emergenza degrado è già scattata da anni. Abbiamo bisogno di spazi per una socializzazione sana, sia per i bambini che per gli adulti. Solo così potremo salvare il nostro quartiere. Continuano ad aprire locali e birrerie, ma l’unico giardino che abbiamo resta chiuso. Abbiamo aspettato tanto, ora vogliamo che il giardino apra. Mercoledì inizieremo a prenderne possesso: lo faremo a modo nostro, con i nostri bambini, la loro allegria, i loro giochi, la musica della banda. Sarà una grande festa, a cui abbiamo invitato tutte le istituzioni referenti a prendere parte. Per essere ammessi alla festa, però, dovranno portare con sé risposte certe e impegni concreti”. (cl)

 

http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/473417/Pigneto-famiglie-pronte-a-occupare-il-giardino-e-pronto-ma-non-si-puo-entrare

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