“Le domande di Bruxelles e Parigi”

Docente di pedagogia speciale all’Università di Bologna, attento osservatore dei processi interculturali e transculturali nell’apprendimento, Alain Goussot è morto improvvisamente sabato 26 marzo. Aveva sessant’anni.

 

 

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Considerato il grande e prezioso lavoro che Comune svolge ogni giorno, la Rete di Cooperazione Educativa. C’è speranza se accade @ aderisce con entusiasmo e convinzione..

 

LE DOMANDE DI BRUXELLES E PARIGI
Docente di pedagogia speciale all’Università di Bologna, Alain Goussot è morto improvvisamente sabato 26 marzo. Aveva sessant’anni. Attento osservatore dei processi interculturali e transculturali nell’apprendimento, Goussot ha dedicato i suoi studi e le sue passioni politiche mettendo sempre in discussione la rigida divisione delle discipline, privilegiando un approccio complementare e interdisciplinare, in particolare tra pedagogia, sociologia, antropologia, letteratura, psicologia, filosofia e storia. Autore di numerosi ricerche e libri, da oltre un anno aveva cominciato a inviare articoli e commenti a Comune occupandosi di pedagogia critica, movimento contro la Buona scuola, critica allo sviluppo e al con sumismo ma anche di migranti, nonviolenza e terrorismo. “Prima o poi ci inventiamo insieme una bella iniziativa”, aveva promesso qualche tempo fa alla redazione di Comune. In questa sezione dell’archivio sono leggibili oltre cinquanta suoi articoli. L’ultimo commento inviato pochi giorni fa dedicato a Bruxelles, dove aveva studiato prima di trasferirsi in Francia e poi in Italia, è qui. Questo infine è uno dei suoi migliori saggi: “I rischi di medicalizzazione nella scuola“. Ciao Alain, sentiremo molto la mancanza della tua cultura, della tua riservatezza, della tua ostinata voglia di guardare il mondo con gli occhi di quelli che vivono in basso

NON SMETTERE MAI DI LOTTARE ALAIN GOUSSOT
ELOGIO DELLA SPERANZA
ALAIN GOUSSOT
INSEGNANTI, QUESTO È IL MOMENTO DI RIBELLARSI
ALAIN GOUSSOT

I PERICOLI DELLA RIPETIZIONE
La cosa più rilevante per l’Isis resta la ripetizione degli attacchi, la presenza costante, il riuscire a fare della paura un ingrediente della vita quotidiana, combinando la territorialità delle conquiste (Siria, Iraq, Libia, Nigeria) con la globalità della minaccia. Non può trascurare il rapporto vivo tra territorio e periferie. E l’Europa è una delle periferie privilegiate dello Stato islamico, un bacino di reclutamento ma anche uno dei campi di battaglia in cui è più facile ottenere effetti simbolici e politici. Anche i governi occidentali insistono nella ripetizione delle reazioni e delle politiche – dalla criminalizzazione dei musulmani alle alleanze con i regimi arab i dittatoriali, amici e “moderati” (l’Egitto di Sisi e perfino Assad), dai bombardamenti e la vendita delle armi alla restrizione delle libertà interne. Politiche ripetitive quanto utili solamente a fingere di voler combattere l’Isis. Per fermare il collasso morale e materiale della civiltà europea servirebbero ben altri fatti e parole di verità
SANTIAGO ALBA RICO

KHALID E IBRAHIM EL BAKRAOUI
“Continuo a guardare la foto dei tre uomini all’aeroporto di Zaventem, gli attentatori. Due spingono il carrello – scrive Lanfranco Caminiti -, ci si appoggiano quasi, e hanno un guanto nero ciascuno, come fossero Tommie Smith e John Carlos alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, che alzeranno il pugno e chineranno il capo alla premiazione per ricordare le Pantere nere – come è strana la storia, tira brutti scherzi –, il terzo ha un cappello in testa. I due del carrello si faranno esplodere fra poco… I due che spingono il carrello sono fratelli… Eppure, i fratelli non vanno a morire insieme, mai… SEGUE QUI

PERCHÉ LA SCUOLA È STATA BOMBARDATA?
Nahed e Sara sono due maestre venute in Italia da “La Terra dei Bambini”, il centro per l’infanzia di Gaza distrutto dalle bombe nel 2014. Hanno incontrato bambini e bambine per parlare di pace, bambole, cartoline e muri da abbattere. Con mite pacatezza hanno risposto alle domande dei bambini, curiosi di conoscere la storia della Palestina, l’occupazione delle terre e la guerra delle pietre. “Perché la scuola è stata bombardata? Adesso chi vi aiuta a ricostruirla? Il muro vi fa sentire protetti o in trappola?”
LUCIANA BERTINATO

IL BRASILE HA PERSO LA SINISTRA E LA ROTTA
Il settimanale più venduto in Brasile, Veja, ripreso il 25 marzo dal Corriere della Sera, scrive che Lula avrebbe un piano segreto per non farsi arrestare: chiedere asilo politico a Roma. Pura fantasia, sostiene l’ambasciata italiana di un’ipotesi in effetti alquanto surreale. Quel che è certo, però, è che il caos che sta travolgendo il colosso del Sudamerica, nonché faro delle politiche progressiste latinoamericane, è sistemico, nonsemplificabile ma esplosivo. Tutti i partiti, quelli al governo come quelli dell’opposizione di destra, sembrano travolti dalla corruzione e dall’abissale crisi di una rappresentanza triviale e arrogante. Il paese &egrav e; diviso e instabile come non mai. Le proteste di piazza manipolate nelle scorse settimane dalle destre chiedevano esplicitamente l’intervento militare, il partito della presidente risponde avvinghiandosi come può al potere. Eppure, forse, per la società brasiliana ci sarebbe ancora la possibilità di un’uscita dal pantano dolorosa ma diversa. Una speranza per evitare di restare inchiodati a difendere l’indifendibile. Le tendenze e le controtendenze in campo nell’analisi di Raúl Zibechi

MA SIAMO CERTI CHE NON SUCCEDE NIENTE?
È da un pezzo che in Messico l’arroganza e la violenza criminale protetta dalle istituzioni hanno creato una situazione insopportabile che, in altri tempi, avrebbe probabilmente generato insurrezioni. Perché ora non accade? Non è per la paura, sebbene di certo la maggioranza della popolazione non vuole altra violenza. Il fatto è che l’esperienza ha già dimostrato in modo chiaro, in Messico e altrove, che il mero cambiamento dei dirigenti non è sufficiente a produrre cambiamenti reali, così come non lo sono le grandi riforme degli apparati. Eppure, a saper leggere le cose con occhi attenti, qualcosa sta accadendo
GUSTAVO ESTEVA

 

IL PANE, LE ROSE E GLI SPAZI COMUNITARI
Il 24 marzo hanno aperto il cancello di uno spazio abbandonato e hanno cominciato a prendersi cura del giardino di villa Capriati e della sua cascina. Quelli di Bread&Roses, spazio di mutuo soccorso di Bari, ne sono convinti: l’autorecupero di un bene comune è, prima di tutto, un atto di bellezza
BREAD&ROSES BARI

DA CLANDESTINI A SOGGETTI, I NOSTRI EROI
Uno straordinario antidoto alla noia e alla condanna a vivere nel luogo, nella condizione e nel contesto culturale identitario in cui si nasce. Che altro si può chiedere a un libro per ragazzi? Clandestini, uscito nel 2013 per le Edizioni Corsare, afferma la libertà di muoversi, di cambiare e ha molte altre rilevanti virtù. La prima ci è parsa il fatto che Filippo, Pepe e B 52, i protagonisti, lottano contro un destino che li vuole vittime in balia di eventi decisi da altri, per diventare soggetti pieni. Soggetti non solo capaci di far scelte decisive per la propria esistenza e quella della comunità ma ribelli in movimento, eroi di un popolo animale, certo antropomorfizzato ma anche oppresso, in modo esplicito, dagli umani. Grande o piccolo che sia, il lettore non può non sentirsi parte di quel popolo, pur comprendendo di non potergli appartenere. Nella migliore delle ipotesi, potrà infatti solo rifiutare un’indifferenza complice sui lager-laboratori e le cavie. Le righe di introduzione che Valentina Paravano e Valerio Tassara hanno scritto nel regalare ai lettori di Comune il Rap della libertà e quattro ampi stralci di questo prezioso racconto parlano chiaro: nella grande, eterna metropoli non si può lottare da soli
VALENTINA PARAVANO E VALERIO TASSARO

POSSIAMO FORMARE UNA ‪#‎VALANGADIPACE‬
Tutto era cominciato con un tweet, non si è mai saputo chi lo avesse preparato ma quel che conta è che il messaggio riuscì a propagarsi in modo esponenziale, una valanga. E quando alla fine di giugno, trascorsi i tre mesi di preparativi, arrivò finalmente il giorno indicato, le persone uscirono di casa e raggiunsero il confine più vicino. C’erano i contadini con le zappe e ragazzi coi tamburi, c’erano le famiglie… Portavano seghe, forbici e ogni altro utensile adatto a tagliare il filo spinato e ad abbattere i muri della fortezza. Quel giorno l’Europa è cambiata
GUSTAVO DUCH

VI PREGO
“Almeno 65 morti e oltre 300 feriti, donne, bambine e bambini in maggioranza: è l’ancora incerto bilancio dell’ennesimo giorno del terrore, questa volta a Lahore, in Pakistan, in un parco giochi. Parigi, Bruxelles, Istanbul… la lista è lunga e fa il giro del mondo… Siamo spinti ad adottare la loro visione del mondo… a credere che l’unica risposta sia un imperialismo ancora più bellicoso e razzista di quello esistente. Paura e arroccamento. Odio contro odio. Il terrorismo funziona perché divide… Io vorrei dare una risposta – scrive Maria G. Di Rienzo -, ma non posso darla da sola. Ho bisogno che il movimento pacifista, il movimento nonviolento e il movimento delle donne la diano con me, e a livello internazionale. Fissiamo un giorno e scendiamo davvero nelle strade, in tutto il mondo, come facemmo contro la guerra in Iraq, a dire che Noi siamo schierate e schierati contro la violenza. Che ogni vittima, ovunque, chiunque l’abbia strappata alla vita l’ha strappata anche al nostro cuore e non lo accettiamo. Vi prego…”
MARIA G. DI RIENZO

PORTARE I PICCOLI IN FASCIA. DIECI BUONI MOTIVI
Avete fatto caso che in giro si cominciano a (ri)vedere i bambini in fascia? Quest’antichissimo modo di portare i piccoli, comune alla nostra cultura contadina e frequentato in Africa, Asia e Sud America – anche grazia al consumo critico – sta tornando in auge in Europa e ormai tra botteghe e corsi è diventato una nuova tendenza per le mamme ma anche per i papà che così sperimentano una vicinanza con i neonati simile a quella delle compagne
ALESSANDRA MAGLIARO

SIRIA. COME IL FUOCO SOTTO LA CENERE
Quattro settimane e oltre trecento manifestazioni, proteste nonviolente in tutto il paese: Asad, Daesh, fuori dalla nostra terra! In Siria molte persone tornano in piazza per chiedere libertà, dignità, democrazia. Come avvenne nel 2011, quando questa parte di società siriana fu lasciata sola dalla distrazione dell’opinione pubblica mondiale e sabotata dalle molte potenze che avevano interesse a spargere benzina sull’incendio
FOUAD ROUELHA

17 APRILE, A UN PASSO DAL CULO MIO
«Adesso scrivo a Giovanna, poi sento Marcolino ma lui dovrebbe saperlo, Sandro no perché… Almeno tre persone al giorno, viva “la catena di sant’Antonio”… La mattina presto-presto vado al mercato. Sempre in mattinata vado all’uscita di scuola e lascio un po’ di volantini alle mamme che conosco e poi al bar. Le fotocopie affisse ai portoni dei palazzi restano fondamentali…». A seguire consigli utilissimi in vista del referendum del 17 aprile. L’obiettivo è chiaro: mettere in discussione in molti modi la teoria «A un passo dal culo mio», espressione (usata soprattutto a Roma) addotta a pretesto per disinteressarsi: ovvero “se non è a un palmo da me… non mi interessa”. Forza, abbiamo tre settim ane
MARCO VILLA

MARCELLO PITTELLA E IL REFERENDUM
“Ci mancava solo Marcello Pittella, il presidente della Regione Basilicata, che cambia parere come cambia il vento. Occorre ricordare che Pittella è (era?) uno dei nove presidenti di Regione in favore del referendum e che adesso, folgorato sulla via di Renzi, decide, cosi sembra, di cambiare idea… Pittella – scrive Maria Rita D’Orsogna – più di altri lei dovrebbe sapere cosa significhi avere petrolio in mare o in terra, visto lo schifo chel’Eni ha fatto in Basilicata… Perché non ci dice cosa ha fatto lei per la Basilicata? Quando chiederà una indagine sull’inquinamento Eni in Basilicata? Quando condannerà pubblicamente questa ditta che ha avvelenato Viggiano e tutta la democrazia lucana?… Avete tutta la stampa a vostro servizio: dal Sole 24 Ore all’Unità che manda gli editoriali di Chicco Testa, petroliere pure lui. Avete tutto. Se la gente non vi crede, forse è perché nel 2016 il tempo di giocare con l’opinione pubblica è finito da tempo!…”
MARIA RITA D’ORSOGNA

TRIVELLE. RACCONTO BREVE PER IL 17 APRILE
… E delle trivelle sai qualcosa? Le domanda Antonio una notte in cui osservano il riflesso bianco della luna sulla superficie nera del mare. Giulia scuote appena la testa. E così viene a sapere del petrolio sotto le montagne, il più grande giacimento in terraferma d’Europa, e scopre i piani del governo per trasformare in gruviera il terreno di quella splendida regione…
DIEGO REPETTO

MIGRANTI, VENT’ANNI DI VIOLENZE, ABUSI, DIRITTI NEGATI
La cronaca di questi giorni sta squarciando, una volta di più, il velo di propaganda, bufale e vere e proprie menzogne e deformazioni della realtà intorno all’arrivo dei migranti. La fortezza Europa non accoglie, non c’è buonismo e tappeto rosso. La fortezza Europa respinge con violenza, calpesta umanità, cancella ogni umana pietà
ALESSIO DI FLORIO

26 MARZO
Il 26 marzo 1974 un gruppo di 27 donne del villaggio di Reni decise di opporsi all’abbattimento degli alberi nella loro zona. Sorpresero tutti quando cominciarono ad abbracciare gli alberi per proteggerli, dando inizio allo straordinario Movimento Chipko in India. Quelle donne, che il Nord del mondo etichettava come analfabete e povere, stavano proteggendo le foreste perché la deforestazione e i tagli per il ricavo di legname provocavano inondazioni, siccità, frane. Da allora quel movimento non ha smesso di insegnare al mondo che legname e profitti non sono i veri prodotti della foresta: i veri prodotti della foresta sono suolo, acqua e aria pura
VANDANA SHIVA

 

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