“Ricostruire la speranza”

Finito il tempo in cui tutti potevano essere considerati manodopera esistente o potenziale, il sistema basato sull’accumulazione del capitale ha creato una nuova classe: gli scarti, le persone non utilizzabili, né adesso né in futuro. Di loro – certo i più poveri, ma ora anche gran parte delle classi medie –, bisogna disfarsi. Non solo espellendoli dall’apparato economico o dai loro territori, ma con l’eliminazione fisica.

 

LA TAVERNA DELLA YOGURTA
Manziana è un paese a due passi dal lago di Bracciano e a un’ora di treno da Roma. È nota per le sue due meravigliose aree protette: la Caldara, una palude di acque solfuree, e il Bosco Macchia Grande. Da alcuni mesi a Manziana ha trovato dimora una bellissima Yogurta, uno spazio per creazioni artistiche, seminari, formazioni residenziali, danze, laboratori. Un luogo ricco di relazioni sociali che si ispira alla yurta, la tenda dei popoli nomadi dell’Asia, “yogurta” perché diventa ogni giorno di più spazio fermentazione sociale e culturale. Sabato 5 maggio è possibile conoscere questo luogo speciale partecipando alla Taverna della Yogurta, promossa per sostenere la fragile quanto entusiasmante avventura editoriale della nostra tenda chiamata Comune: una giornata con pranzo, teatro-forum, aquiloni e libri
PRENOTATE SUBITO
 

 

RICOSTRUIRE LA SPERANZA
Finito il tempo in cui tutti potevano essere considerati manodopera esistente o potenziale, il sistema basato sull’accumulazione del capitale ha creato una nuova classe: gli scarti, le persone non utilizzabili, né adesso né in futuro. Di loro – certo i più poveri, ma ora anche gran parte delle classi medie –, bisogna disfarsi. Non solo espellendoli dall’apparato economico o dai loro territori, ma con l’eliminazione fisica. Si genera così una paura diffusa e intensa che i media incrementano di continuo. Gustavo Esteva racconta il Messico alla vigilia delle elezioni presidenziali (ma notate differenze sostanziali con le miserie di qui?), dove i candidati sfruttano la fragilità e il bisogno di rifugio psicologico per promettere protezione contro le catastrofi alle porte. La soluzione è alla portata di tutte e di tutti: basterà votare per la persona giusta il primo di luglio. Abbiamo bisogno di ben altro, invece. Di recuperare la speranza come forza sociale, di confidare nelle nostre capacità per ricostruire la società dal basso, di lottare contro la natura patriarcale di tutti i dispositivi istituzionali, nonché degli atteggiamenti e delle pratiche che configurano il regime dominante e sono profondamente radicati tra la gente. A volte, tutto ciò sembra una piccola cosa, persino insignificante, altre volte sembra qualcosa di gigantesco. L’importante è che si trova sempre alla nostra portata
GUSTAVO ESTEVA
 

CERTI GIORNI
Chissà che imbarazzo per grandi media, partiti e forze dell’ordine: prima un documento della presidenza del Consiglio dei ministri riconosce quello che i No Tav dicono da trent’anni (il progetto della linea Torino–Lione è basato su stime a dir poco sbagliate) poi, nella stessa giornata, la Cassazione annulla la sentenza per 38 imputati delle proteste dell’estate 2011 organizzate in Val di Susa mentre nel Salento sequestrano il nuovo cantiere Tap (purtroppo dopo l’espianto di molti ulivi) per diverse violazioni, sollevate da mesi dal movimento No Tap. Tre notizie impreviste quanto devastanti per i signori del profitto che avrebbero dovuto essere al centro dei notiziari, ma così non è. Insomma nel giro di poche settimane la macchina schiaccia sassi delle Grandi opere, contro la quale resistono movimenti determinati che sperimentano ogni giorno modi diversi di vivere i territori trascinando dietro di loro perfino alcuni giudici, si ritrova con molta sabbia negli ingranaggi. “In certi giorni – scrive Claudio Giorno dalla Val di Susa – non si può restare soli: si parte e si torna assieme…”
CLAUDIO GIORNO
 

IL LUNGO ’68
Il movimento delle donne e quello non autoritario degli insegnanti, riviste come l’Erba voglio (diretta per diversi anni da Lea Melandri), le assemblee, le manifestazioni: è tempo non solo di riscoprire il ’68 ma quanto accaduto subito dopo. Le radicali pratiche politiche sperimentate negli anni successivi aiutano a immaginare e a creare un presente diverso e magari a riconoscere tracce che preparano qualcosa di poco prevedibile
LEA MELANDRI

DIECI MOTIVI PER NON FARSI INVALSAMARE
1. Non possono misurare abilità importanti come la capacità di riflessione critica, la capacità di esporre il proprio pensiero, l’impegno, la partecipazione, la creatività.
2. Non sono interessati al percorso di apprendimento degli studenti ma al risultato, seppur parziale.
3. Sono decontestualizzati ed uguali per tutti e non considerano i bambini con disabilità, quelli con disturbo dell’apprendimento o quelli che stanno imparando la nostra lingua.
4. ….. SEGUE QUI
MAURO PRESINI

PRESI SINGOLARMENTE
Arriva un certo punto dell’anno a scuola in cui la soglia di sopportazione dell’altro si abbassa vertiginosamente. È il momento in cui inizia lo spudorato conto alla rovescia, ovvero il countdown al termine delle attività didattiche, tutti e tutte immersi in un micidiale clima di delirio, follia, aggressività e violenza verbale e fisica, generale e diffusa. È proprio quando il gioco si fa duro, ovvero quando si comincia a parlare di promozioni e bocciature, simulazioni e ammissioni forzate, esami di maturità e competenze acquisite, o di «livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione», che i duri cominciano a giocare, ricorrendo, se necessario, anche al gioco sporco. Eppure presi singolarmente rest ano fragili e soli
CATTIVE MAESTRE
 

PER UN’EDUCAZIONE ALLA TENEREZZA
Viviamo in società cosparse di violenza educativa. La violenza educativa è solo la parte manifesta di una violenza diffusa in tutti gli ambiti della nostra vita. “È urgente riconoscere gli spazi della vita quotidiana dove si praticano le differenti forme di violenza e trasformarli in spazi di trasformazione dei conflitti, in opportunità di cambiamento… – scrive Antonio Graziano, fondatore del Teatro della Tenerezza – Per cambiare noi stessi. Per cambiare il mondo…”. Si tratta prima di tutto di imparare a utilizzare la nostra capacità di creare relazioni partecipative ed orizzontali, “basate sulla tolleranza, l’ascolto, la cura reciproca, la condivisione e la tenerezza…”
ANTONIO GRAZIANO
 

UNA BARBARIE CHIAMATA AMORE
Non avevo previsto di dover spiegare cos’è l’aborto a mia figlia di sette anni, visto che non sa ancora come vengono concepiti i bambini, scrive amareggiata Laura, collaboratrice e grande amica di Comune, migrata a Dublino da qualche anno. Lei e il suo compagno irlandese avrebbero magari voluto scegliere come e quando affrontare certi discorsi ma la loro bambina ha imparato a leggere, così ogni mattina deve affrontare gigantografie di feti e testi insanguinati, strategicamente affissi davanti alle scuole elementari, che la invitano a votare No il 25 maggio. La campagna contro la legalizzazione dell’aborto è invasiva e ha toni forsennati: enormi manifesti esortano a non concedere la “licenza di uccidere”, chiedono ai cittadini se li disturba ammazzare un bambino e sguazzano nel resto dell’armamentario propagandistico che quasi ogni altro paese “democratico” ha archiviato diversi anni fa. Priva di finanziamenti milionari, la campagna per il Sì, ha lanciato invece un modesto crowfunding. Tra le anime più inquietanti del fronte anti-abortista, si distingue quella che usa il linguaggio dell’amore. È il gruppo Love Both, Ama Entrambi, che si guarda bene dal nominare le donne ma giura di amarle, magari quando muoiono grazie all’ottavo emendamento che, per dirne solo una, impedisce loro di curarsi un tumore se incinte. Lo stesso amore che tutela le nascite da mamme adolescenti vittime di stupro o i piccoli costretti a nascere per vivere solo qualche settimana di sofferenze infernali e poi morire in nome dell’amore
LAURA FANO
 

UN AVATAR PER QUALSIASI COSA
“Buongiorno, signorina”, fa il nostro. “Vorrei qualche informazione sui vostri prodotti.” “Dica pure”, fa l’avvenente ologramma a forma di commessa…
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER

UN PUZZLE OLTRE IL DOMINIO DEL DENARO
La distruzione delle relazioni per avanzamento dei rapporti mercantili è una realtà che qualcuno ha deciso di combattere riempendo di nuovi contenuti i meccanismi stessi che hanno contribuito al deragliamento della società: così, tra inevitabili limiti e contraddizioni, sono nate le Botteghe del commercio equo e solidale, i Gruppi di acquisto solidale, le esperienze di finanza critica (come nella periferia di Firenze dove si è formato un gruppo di microcredito che effettua prestiti a tasso zero!). Hanno ragione Francesco Gesualdi e i partecipanti alla due giorni “Storie del possibile”: c’è vita contro e oltre il monstrum economicus
FRANCESCO GESUALDI

STORIE
Nel fine settimana abbiamo messo in comune storie di chi fa ricerca come ricerca-azione nei territori, storie di chi pensa alla riqualificazione delle periferie cercando di dare ogni giorno significato alla parola autorganizzazione, storie di chi non si accontenta del consumo critico nato ormai più di trent’anni fa, storie di chi ha voglia di ragionare ma a partire dalle esperienze. Nella pagina dedicata a “Storie del possibile” trovate anche un breve VIDEO-RACCONTO sulla due giorni
VIDEO

C’È VITA OLTRE IL DEBITO?
Il debito pubblico mondiale ha superato i 50mila miliardi di dollari che, sommati agli oltre 180mila miliardi del debito privato (imprese e famiglie), trasforma il pianeta in un gigantesco crac finanziario. Una morsa che viene ogni giorno sottolineata dai tecnocrati dell’Ue e del Fondo monentario, dalle lobbies bancarie e finanziarie e dai media mainstream. Del resto grazie alla costruzione del debito come colpa, quelli che sono in alto non hanno bisogno di alcuna repressione (“il mio nemico non ha divisa… nella fondina tiene le carte Visa” canta Daniele Silvestri), per controllare il nostro presente e il nostro futuro. Ha ragione Marco Bersani: “Occorre mettere in campo non solo parole di verità e di giustizia sul debito pubblico, svelando la truffa su cui è stato costruito , bensì anche pratiche concrete che reimmettano le persone dentro circuiti collettivi, aiutandole a superare il panico…”
MARCO BERSANI

AMAZON ADDIO
Un invito a compiere un gesto di resistenza qui e ora
LE PRIME ADESIONI

 

LA CAMPAGNA PER SOSTENERE COMUNE:
UN MONDO NUOVO COMINCIA DA QUI

 

AGENDA

TARANTO, CONCERTO UNO MAGGIO LIBERO E PENSANTE

ROMA 3 MAGGIO, RAPPORTO “I DANNATI DELLA TERRA”

MANZIANA-ROMA, 5 MAGGIO LA TAVERNA DELLA YOGURTA

RIACE-RC 25/27 MAGGIO, INCONTRO DELLA RETE DEI COMUNI SOLIDALI

 

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