Piazza Fontana 50 anni dopo, la bomba che voleva fermare il movimento operaio

Oggi ricorre l’anniversario della bomba di Piazza Fontana a Milano, la bomba che voleva fermare il movimento operaio italiano.

In quell’anno, nel 1969, gli operai spiazzarono gli studenti del ’68 e organizzarono l’autunno caldo. Crotone fu protagonista, gli operai chiedevano la fine delle gabbie salariali.

La protesta coinvolse tutte le fabbriche d’Italia, si attuò il cosiddetto gatto selvaggio, il sabotaggio della produzione. Scioperi ovunque. Vinsero battaglie, si avviò lo Statuto dei Lavoratori, ma già nel 1972 i sindacati imbrigliarono il movimento operaio con il contratto dei metalmeccanici che fu l’anticamera del neocorporativismo.

I proletari non accettarono, la protesta sociale andò avanti per tutti gli anni settanta, sfociata nel 1977. La Prima repubblica concesse misure di stato sociale, ma fece l’errore di delegare la protesta alle autorità giudiziarie. La repressione fu durissima, l’eroina fece il resto. Il decennio della lotta gloriosa del movimento operaio italiano si concluse a Torino con la marcia del 40 mila del 1980. Il capitale nel 1973 disse “profitto zero”. Avviò la controffensiva. Il movimento resistette, fu tradito dai sindacati e dal Pci voglioso di andare al governo e rassicurare il patronato.

Ci riuscì nel 1989 con la Bolognina e lo smantellamento della memoria del fu partito comunista italiano.

Negli anni novanta prese il potere, iniziò la Seconda Repubblica, la tomba del proletariato italiano. Nel decennio glorioso ci fu l’assalto al cielo, se abbiamo la sanità è grazie a loro. Che la memoria li perpetui.

di Paquale Cicalese

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