Leggi razziali e repressione: ecco il vero volto del regime di Zelensky in Ucraina

Questa mattina, ore 11, nel Parlamento italiano ha fatto tappa il tour del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, fresco di chiusura nel suo paese di ben 11 partiti e dopo aver imposto le reti unificate h 24.

La tappa italiana giunge appena dopo quella in Israele, dove alla Knesset ha paragonato i russi ai nazisti e l’invasione dell’Ucraina all’Olocausto. Diversi politici, osservatori e partiti israeliani hanno espresso contrarietà rispetto a quanto affermato da Zelensky. Esponenti dei partiti arabo-israeliani riuniti nella Joint-List hanno inoltre disertato il collegamento con l’alleato dei nazisti di Kiev e ribadito che quanto accade in Ucraina è frutto delle scellerate politiche portate avanti dalla Nato.

Altro che “splendida democrazia”, l’Ucraina è un paese eterodiretto dove prospera il neonazismo

Qualcuno in Italia evidentemente fattosi prendere la mano dal clima di isteria russofoba che regna nel nostro paese come nel resto dell’Occidente, si è spinto sino a dipingere l’Ucraina come una “splendida democrazia”. La realtà però è ben diversa rispetto alla propaganda filo-Nato in onda a reti unificate in Italia.

Si credeva che il presidente ucraino Vladimir Zelensky fosse un riformatore e un liberale quando assunse la presidenza succedendo a Petro Poroshenko. Zelensky, comico e attore prima di diventare presidente, prometteva di portare la pace nel Donbass dopo la vittoria alle elezioni presidenziali del 2019. In Occidente era visto come qualcuno che avrebbe potuto portare il liberalismo occidentale in Ucraina.

Tuttavia poco dopo aver ottenuto la presidenza, il di 5 agosto, il presidente ucraino ha dimostrato di non aver cambiato strada rispetto all’ideologia reazionaria ed estremista del suo predecessore Poroshenko. Zelensky sul canale Dom TV affermava che “per il bene dei vostri figli e nipoti”, coloro che si identificano come russi nel Donbass dovrebbero “cercare un posto per voi stessi nella Federazione Russa”.

Insomma, dichiarava di volere la pulizia etnica dei russi nel Donbass, indipendentemente dal fatto che il Donbass è stato parte integrante della patria russa dal 1600. Non si può sorvolare sul fatto che l’appello di Zelensky alla pulizia etnica dei russi dal Donbass viola la Convenzione europea sui diritti umani e la Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite.

Non ha ricevuto alcuna condanna dall’UE o dall’ONU o da parte di qualsiasi governo occidentale.

Poiché la guerra nel Donbass è estremamente impopolare, la classe dirigente ucraina usa l’estrema destra del paese, comprese le forze neonaziste che hanno svolto un ruolo centrale nel golpe del 2014 e nella guerra che ne è seguita come manovalanza contro le popolazioni del Donbass.

Zelensky, nonostante sia lui stesso ebreo, conosce questa realtà e non si è astenuto dall’usare l’estrema destra nelle ostilità non solo contro il Donbass, ma anche la Crimea.

L’ex ministro degli Interni ucraino, Arsen Avakov, ha persino fatto appello a queste forze su Facebook, descrivendole come “patrioti” nelle sue esortazioni a prepararsi alla guerra contro la Russia per “proteggere la Patria”. Sebbene Avakov alla fine si sia dimesso a luglio, è stato sotto di lui che le milizie di estrema destra, incluso il battaglione neonazista Azov, sono passate sotto il controllo del Ministero degli affari interni. Andriy Biletsky, uno dei fondatori del Battaglione Azov, è uno stretto collaboratore di Avakov. Biletsky ha anche co-fondato il movimento neonazista dell’Assemblea Social-Nazionale.

Denys Monastyrsky è ora il ministro degli Interni di Kiev, ma viene considerato come “l’uomo di Avakov” a causa dei suoi noti legami con quelli all’interno della sua rete. In effetti, Zelensky ha sostituito Avakov, il cui figlio Oleksandr ha partecipato all’assedio di Slaviansk del 2014, con uno dei suoi lacchè che continuerà a servire i suoi interessi personali.

Tuttavia, i collegamenti del governo con le organizzazioni e l’ideologia dell’estrema destra non sono solo limitati al Ministero degli Interni, ma sono una caratteristica dell’intero apparato statale ucraino.

L’ultranazionalismo ha raggiunto livelli così assurdi nel paese che Zelensky è stato fotografato con in mano una maglia della nazionale ucraina prima del torneo di calcio Euro 2020 che recava il messaggio “Gloria ai nostri eroi”, un grido di battaglia durante l’aggressione militare ucraina del 2014 contro il Donbass . La UEFA, il principale organismo calcistico europeo, ha ritenuto che lo slogan sulla maglia fosse “di natura chiaramente politica” e ne ha imposto la rimozione. Sebbene uno slogan su una maglia possa a prima vista sembrare un non-problema, questo significa l’ideologia dello Stato ucraino e i tentativi di far passare questo messaggio genocida e guerrafondaio nella società.

Il CATO Institute, un influente think tank libertario fondato dal miliardario Charles Koch, ha persino dovuto ammettere che “ i funzionari degli Stati Uniti amano ritrarre l’Ucraina come una coraggiosa democrazia che respinge la minaccia dell’aggressione da parte di una Russia autoritaria. (…) Diverse azioni che il governo del presidente Volodymyr Zelensky ha intrapreso negli ultimi mesi sono chiaramente autoritarie” e quindi “cercare di ritrarre l’Ucraina come un modello di democrazia che merita la protezione degli Stati Uniti per motivi morali è ancora più inverosimile”.

Il CATO poi aggiunge che nonostante la situazione in Ucraina fosse tutt’altro che buona sotto Poroshenko, “è anche peggiorata sotto il suo successore, Zelensky”. Sotto la sua presidenza non solo l’ideologia neonazista non è stata per nulla contrastata, addirittura è divenuta mainstream.

Ma nei media occidentali – come evidenzia la rivista statunitense The National Interest – è diffusa l’opinione che, a differenza della Russia, l’Ucraina, seppur non senza problemi, stia seguendo un percorso di sviluppo democratico. Questa illusione si basa sul presupposto che la scelta a favore dell’integrazione nell’UE dichiarata dall’Ucraina significhi una scelta a favore della democrazia liberale, della realizzazione dei diritti e delle libertà civili. Zelensky al contrario di quanto aveva promesso di fare in campagna elettorale non ha democratizzato il sistema, cambiato la politica socioeconomica e terminato di fare la guerra alle popolazioni russofone del Donbass. Insomma, non ha fatto nulla di ciò gli elettori gli avevano dato mandato di fare.

Il leader ucraino ha invece scelto la strada del rafforzamento del potere personale. Oggi, il ramo esecutivo rappresentato dall’Ufficio del Presidente sta impiegando il NSDC (Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale) per controllare tutti gli altri rami del governo del paese. Il partito del presidente ha la maggioranza assoluta nella Verkhovna Rada, il che fornisce al presidente il controllo sul ramo legislativo del governo. Poiché il parlamento forma il governo e controlla anche il Gabinetto dei ministri. Un certo problema per il presidente era l’indipendenza della Corte costituzionale dell’Ucraina. Ma alla fine Zelensky ha emesso un decreto che ha sostituito quello del suo predecessore sulla nomina di due giudici della Corte costituzionale, e uno di loro era il presidente della Corte. La legge ucraina non prevede un tale modo di revocare un giudice. È come se il presidente Joe Biden avesse ribaltato le decisioni sulla nomina di due giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti nominati da Donald Trump per alterare gli equilibri di potere alla Corte a favore di giudici di mentalità liberale.

Zelensky ha inoltre intrapreso una campagna di repressione delle opposizioni. Le decisioni del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa, messe in atto dai decreti presidenziali, hanno imposto sanzioni contro un certo numero di persone fisiche e giuridiche ucraine. Una mossa fatta ignorando il divieto costituzionale diretto di imporre sanzioni contro i cittadini ucraini. Tali sanzioni comportano il sequestro stragiudiziale di beni senza alcuna evidenza di attività illecite delle persone fisiche e giuridiche interessate. Tre canali televisivi ucraini sono stati sanzionati. La prova che si tratta di una decisione illegale di matrice politica è che quando i giornalisti di questi canali ne hanno creato uno nuovo, questo è stato disconnesso dalle trasmissioni solo un’ora dopo l’avvio, questa volta senza alcun decreto presidenziale.

La politica di Zelensky è distruttiva per il paese – aggiunge The National Interest – non solo perché sta concentrando il potere nelle sue mani ignorando la legge, distruggendo così quei modestissimi risultati nello sviluppo democratico che esistevano un tempo in Ucraina, ma anche perché mina le basi dell’armonia civile. Zelensky dovrà probabilmente fare sempre più affidamento sulla soppressione con la forza di ogni resistenza e dissidenza.

Anche la politica religiosa dello Stato è divisiva e mira a fornire benefici alla Chiesa ortodossa ucraina (OCU) creata nel 2018 da Poroshenko e dal patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Allo stesso tempo, vengono esercitate pressioni sulla Chiesa ortodossa ucraina, la più grande delle confessioni ucraine, al punto da sorvolare sull’acquisizione ostile delle chiese e il pestaggio di sacerdoti e membri della chiesa.

La politica umanitaria basata sulla narrativa del nazionalismo etnico, portata avanti da Poroshenko e adottata da Zelensky, è collegata alla violazione dei diritti delle minoranze nazionali. Ciò non solo costringe i cittadini ucraini di lingua russa a guardare maggiormente verso Mosca, aprendo così opportunità per rafforzare l’influenza russa nel paese, ma serve anche da ostacolo alla cooperazione dell’Ucraina con l’Occidente. Pertanto, l’Ungheria, difendendo i diritti della popolazione ungherese dell’Ucraina, che, come la popolazione di lingua russa, è soggetta a una violenta ucrainizzazione, pone sistematicamente il veto all’approfondimento della cooperazione tra l’Ucraina e la NATO.

Ma il regime di Kiev è andato oltre. Si è spinto sino alle leggi razziali. Mentre la popolazione ucraina parla normalmente sia russo che ucraino, ma spesso anche ungherese (o magiaro), dal 1 settembre 2020 l’uso di qualsiasi lingua diversa dall’ucraino è severamente vietato nelle pubbliche amministrazioni e nelle scuole. Le scuole di lingua russa e magiara sono state chiuse, provocando proteste ufficiali da Russia e Ungheria.

Il 21 luglio 2021, il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato la legge sui “popoli indigeni dell’Ucraina”. Stabilisce che solo gli ucraini di origine scandinava, così come i tartari e i caraiti hanno “il diritto di godere pienamente di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali”, privando così gli ucraini di origine slava degli stessi diritti.

I neonazisti ucraini fanno ampio uso dei simboli nazisti, non solo dell’alfabeto runico delle lingue proto-germaniche, ma anche dei numeri 14 e 88.

Il primo si riferisce alle quattordici parole dello slogan suprematista bianco di David Lane: “Dobbiamo garantire l’esistenza del nostro popolo e un futuro per i bambini bianchi”. David Lane è uno dei leader dell’Ordine, un’organizzazione terroristica statunitense. Morì in carcere nel 2007.

Il numero 88 si riferisce all’ottava lettera dell’alfabeto: HH (abbreviazione di “Heil Hitler”) e alle iniziali del saluto nazista.

Ad esempio, il gruppo incaricato dal sindaco di Kiev ed ex campione mondiale di pugilato dei pesi massimi, Vitali Klitschko, per stanare e uccidere i “sabotatori” tra gli ucraini di origine slava si chiama C14. “C” sta per l’ex “Cento di Svyatoslav” e “14” per la loro ideologia suprematista bianca.

Nei fatti, con la presidenza di Zelensky si è instaurato a Kiev un regime autoritario filo-occidentale in Ucraina, dove il potere è concentrato nelle mani del presidente, la società è mobilitata per combattere i nemici esterni e interni, e ogni dissidenza è etichettata come appoggio al nemico ed è soppressa con la forza.

Zelensky può dire quel che vuole ai parlamentari italiani

Cosa si sarà inventato adesso l’ex comico ucraino davanti ad una platea che pendeva plaudente dalle sue labbra?

Ha paragonato il collaborazionista dei nazisti Stepan Bandera a Sandro Pertini? I nostri partigiani della resistenza ai suoi battaglioni nazisti Azov?

Poteva e ha fatto di peggio, sapendo che nessuno lo avrebbe contestato, nonostante la figuraccia fatta in Israele. Lui, amico e alleato dei nazisti – come abbiamo visto – che ha firmato leggi razziali e invocato la pulizia etnica del Donbass ha accusato di nazismo la Russia.

Non ha ricordato le armi che gli abbiamo inviato per contribuire ancora di più a distruggere il suo paese. E ha chiesto nuove e ulteriori sanzioni contro la Russia. Ci ha praticamente chiesto di morire per i nazisti di Kiev.

Visto il clima mediatico in Italia le richieste di Zelensky come la creazione una no-fly zone e altri interventi propedeutici alla terza guerra mondiale, troveranno sicuramente più favori.

Il presidente ucraino sa sicuramente che se ci sono servi sciocchi nella NATO, il nostro Paese è in prima fila, potrebbe essere solo scalzato dal suo paese, dove qualsiasi richiesta contro la Russia è lecita.

Saprà quanto siamo ingrati, appena due anni richiedevamo l’intervento di esperti russi durante i primi periodi della Pandemia da Covid-19 e adesso siamo in prima linea nella guerra economica contro la Russia a scapito dei nostri stessi cittadini.

Fabrizio Verde e Francesco Guadagni

22/03/2022

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